Sono un iniziato alla disciplina della sopravvivenza ma penso di averne già capito qualche meccanismo. La "sopravvivenza", quella dei libri, è una branca che ti fa uscire da una situazione estremamente critica e di emergenza con l'utilizzo di tecniche che spaziano dal bushcrafting alle teorie alimentari e di idratazione, dall'allenamento fisico alle dinamiche di psicologia del confronto.
Non è campeggio, non è solo bushcraft, non è fare i selvaggi. Soprattutto non è da improvvisare! Questo prevede una miriade di situazioni, indescrivibili e innumerevoli.
Con l'avvento dei grandi commercializzatori di "sopravvivenza" ci siamo ristretti all'idea di surviving nella giungla, nel deserto, nella pampa e sui ghiacciai. Ma non è solo questo.
Quindi l'idea di racchiudere tutto il sapere in materia è pretenziosa, irrealizzabile e folle.
Allora, se uno cerca il libro più concreto fallisce perchè dovrebbe intitolarsi
"
Surviving, sì ma quello in Italia, dalle mie parti, non in guerra, in montagna, sopra i 1000 metri ma sotto i 3000, col tempo bello ma forse cambia, se di salute stai bene e principalmente parlo di bushcraft".
E il libro non divagherebbe e non avrebbe situazioni difficili da incontrare.
Per questo, mi ripeto, il libro migliore è quello che ti ricavi tu, dopo averne sfogliati tanti che avevano solo alcune informazioni che ti servivano, aver cercato anche altrove e aver sperimentato.
Per Ciccio: hai ragione, fintanto che la tua "sopravvivenza" è racchiusa nei limiti di uno stato occidentale, civilizzato e finchè quello che vuoi fare è fare del sanissimo bushcraft o un campeggio "wild". La zanzariera a 2000 metri mica la usi.
L'oro però ti può veramente servire. In piccole dosi e in diversi posti: chiedi a chi è andato a far gite in caravan oltreconfine europeo e troverai alcune storie di come una collana/ orecchini/ orologio/ mazzetta nascosta preventivata o piccola riserva d'oro li ha salvati da polizie corrotte/ malviventi/ burocrazie da turisti/ tecnici corruttibili.
Non è detto che serva e non è detto che basti, ma una piccola riserva di oggetti da "baratto" può fare la differenza: è l'unica valuta universale, si fa capire meglio della lingua inglese e spagnola messe assieme. Virtualmente, in condizioni di civiltà, può trasformarsi in qualsiasi strumento che ti serva. Al massimo te lo riporti a casa.
Per il coltello, è vero, il full tang non regge confronti, se devi fare il boscaiolo e usi il tuo coltello in modo "aggressivo". Tipo nel bushcraft. Ma nella "sopravvivenza" più tradizionale non ti porti il full tang. Hai il surviving kit, una scatoletta grossa circa come un pacchetto smilzo di sigarette. Dentro ci puoi mettere una lametta di emergenza. Non sono per gli aitor jungle o simili ma, in sopravvivenza, in condizioni di vera emergenza, ringrazierai l'avere con te un fiammifero antivento, un antiinfiammatorio e un coltello da usare con più cautela rispetto a un coltellaccio indistruttibile e basta a parità di spazio e peso. Tutto dipende dalla situazione. Se ti dicessi quante volte mi ha quasi salvato la vita un tagliacalli nel mio kit...
Certo che hai ragione, il manuale della hoepli (ma anche moltissimi altri) è troppo generico ma non potrebbe essere altrimenti. E' un punto di partenza verso qualcosa di più personalizzato.