Dati
Data: 06 / 11 / 2015
Regione e provincia: Valle D'Aosta
Località di partenza: Lignan (1675 m.), frazione di Nus
Località di arrivo: Santuario di Cuney (Notre Dame Des Neiges) (2652 m.) - Col De Chaleby (2653 m.)
Tempo di percorrenza: 6 ore
Chilometri: ?
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato:
Segnaletica:
Dislivello in salita: 1000 m.
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2653 m.
Accesso stradale: Lignan, da Nus.
Descrizione
Salve a tutti.
Eccomi qua a descrivere la seconda delle due escursioni svolte lo scorso autunno insieme a Flavio, stavolta effettuata sull'arco di una sola giornata e, pur sempre in Vallèe, in un ambiente abbastanza distante e diverso da quello del massiccio del Bianco.
Anche questa, esattamente come l'altra, ha un "prodromo" risalente all'anno prima : un'escursione descritta e raccontata da Flavio in questo link la cui lettura, proprio come per l'altro, si è rivelata per me galeotta e determinante quando si è trattato di decidere di comune accordo una meta.
http://www.avventurosamente.it/xf/threads/tra-autunno-e-inverno-valle-di-saint-barth%C3%A9lemy.41514/
"Di comune accordo" per modo di dire : in realtà Flavio mi ha lasciato carta bianca e allora, stavolta come nella precedente, mi è venuto istintivo e naturale far coincidere la mia curiosità per i luoghi visti nelle foto con la possibilità, per lui, di sanare le "incompiutezze" di quelle escursioni di un anno prima.
Incompiutezze che, nel caso del bivacco Pascal, consisteva nel proposito di pernottarci prima o poi, rimasto in sospeso da allora ; mentre, in questo caso, consisteva nel vero e proprio mancato obiettivo a causa delle condizioni improvvisamente invernali subentrate a metà novembre 2014, in particolare una neve troppo fresca ed alta a prova anche di ciaspole, tale da imporre il dietrofront.
La meta mancata di allora, che adesso ci prefiggiamo, è il Santuario di Cuney. situato nella conca omonima, a sua volta ricompresa nel vallone di St. Barthelemy. La doppia particolarità del Santuario è di essere molto alto (2656 m.) e molto antico (risalente al 1659, sebbene parzialmente ricostruito nel 1869), tale quindi da essere restato per secoli, fino a pochi decenni fa, il santuario mariano più alto d'Europa.
La leggenda vuole che sul posto dove sorge fosse stata trovata da alcuni pastori una statua della Madonna, la quale venne quindi portata al più vicino centro abitato, Lignan, per poi tornare - miracolosamente - sul luogo dov'era stata rinvenuta. Per questo motivo il santuario si chiama anche "Notre Dame des Neiges" (Nostra Signora delle Nevi).
Considerando che l'epoca della sua costruzione coincise proprio con il periodo più acuto e rigido (1645 - 1715) di quella fase meteorologica di alcuni secoli che in tutta Europa prese poi il nome di "piccola era glaciale", risulta sicuramente affascinante immaginare il contesto assolutamente ostile nel quale avvenne la costruzione dell'edificio, rispetto ai parametri sia meteorologici sia tecnologici odierni : un vero e proprio atto tangibile di fede, si potrebbe dire.
In tempi infinitamente più recenti (1980), proprio accanto al Santuario di Cuney è stato poi costruito l'omonimo rifugio, il quale ha così reso ben più trafficato di prima il percorso che noi affronteremo.
Ma questo soltanto nei mesi di apertura, che sono quelli estivi ; in quest'occasione è pieno autunno, quindi è chiuso (come, purtroppo, anche il Santuario). Ed è anche per questo che, neanche a dirlo, la covata speranza di un'escursione senza incontrare anima viva, davvero in spirito di pellegrinaggio nel senso più ampio del termine, si farà via via certezza.
E' proprio questo insieme di considerazioni ad avermi intrigato spingendomi a sceglierla come meta, oltre al fatto che quest'ultima, anche per Flavio, era ancora di fatto inedita.
Nella sua escursione del 2014, Flavio si avviò dalla frazione di Praz (1756 m.) seguendo un percorso che lo avrebbe portato a ricongiungersi da un altro versante con quello più diretto che invece, almeno all'andata, seguiremo in questa occasione. Con la macchina da Courmayer ci dirigiamo dunque verso Nus, oltrepassando il grande centro fino appunto alla frazione di Lignan (1675 m.) che costituisce l'effettivo punto di partenza per un grande giro che sarà ad anello.
Proprio a Lignan, a pochi metri dal parcheggio, c'è un'altra curiosità : l'Osservatorio Astronomico e Planetario della Regione Val D'Aosta, una moderna struttura inaugurata nel 2003 che, a dire il vero, meriterebbe una visita specifica e dedicata, visto che è appositamente concepito non solo per l'attività scientifica ma anche per quella divulgativa a beneficio di tutti gli appassionati di astronomia.
Credo che il modo migliore di introdurre il set fotografico commentato sia ricorrere ad un flashback, estrapolando un passaggio dalla relazione di un anno prima dello stesso Flavio:
"Non dirò molto: questa escursione mi è rimasta nella mente soprattutto per la miscela di colori che il paesaggio ha saputo offrire. Un vero e proprio incontro di stagioni, tra un autunno ormai che tirava a campare e un inverno che tardava ad arrivare. Purtroppo al tempo dell'escursione avevo in dotazione una macchina fotografica non proprio delle migliori: dovete credermi se dico che le foto che vi propongo rendono (come al solito) l'1% del reale.
Altro valore aggiunto: la completa solitudine. La Valle di Saint-Barthélemy non è certo un posto frequentato (anche tra i valdostani) ma passare una domenica in una valle tutta per me è stato quantomeno surreale".
Da allora ad oggi, la macchinetta è cambiata ma si potrebbe dire che il progresso nella cattura del reale si sarà portato, credetemi, tutt'al più dall' 1 al 10%. : la luce d'autunno è un'altra cosa, trasfigura qualsiasi luogo. Verrebbe da dire coinvolgente al punto che sono anche gli occhi di chi guarda ad illuminare ciò che vede.
E' cambiato anche il contesto : pur trattandosi in entrambi i casi del mese di novembre, con appena una settimana di differenza, allora (2014) l'ambiente era diventato repentinamente invernale, stavolta (2015) è autunnale, anzi verrebbe da dire persino tardo-estivo viste le temperature decisamente settembrine : ennesima conferma di quanto affermato nella relazione al Pascal, ossia dell'estrema volatilità e fuggevolezza di questa stagione.
E' rimasto invece identico quel "valore aggiunto" citato da Flavio, ossia la completa solitudine : a guardare quelle parole da lui così sottolineate mi viene da sorridere nel leggerci in trasparenza il compiacimento che ne trasuda.
Ma è proprio così : esattamente come ai bambini piace avere una stanza tutta per loro e per i loro giochi, così in questa stagione l'escursionismo fa tornare bambini. La natura ci regala territori che rimangono spontaneamente off limits per chiunque altro, nei quali svolazzare liberi come farfalle semplicemente mulinando le gambe e attivando tutti gli organi sensoriali.
Di seguito il corredo fotografico : come al solito, i commenti scritti qua e là non saranno altro che una sorta di punteggiatura vocale fuori campo, un po' sregolata, frutto della reimmersione in quei momenti.
E' trascorso parecchio tempo, ma quando le cose sono vissute sembrano sempre avvenute il giorno prima.
L'imprinting dei fotogrammi è mentale prim'ancora che digitale: quest'ultimo, in fondo, serve soltanto a condividerli con gli altri.
(copyright photos by Flavio V. alias @berserker
)
------------------------------------------------------------
E' dunque novembre ma la giornata è decisamente settembrina, la temperatura è da fine estate. La cosa è vieppiù accentuata dal fatto, che come al solito, ce la prendiamo comoda
e, complice il trasferimento in auto, non riusciremo a sbrigarcela prima delle 11 inoltrate. 
In autostrada si "scivola" verso est, oltre Aosta, fino all'uscita di Nus, quindi su tortuosa e ripida strada di montagna ci si inerpica verso nord sulla valle laterale che conduce alla frazione di Lignan.
Ed ecco subito fuori l'abitato l'Osservatorio Astronomico. Al suo esterno, vari cartelli piazzati lungo il bordo della stradine rappresentano i vari pianeti del sistema solare, con la simpatica particolarità di essere collocati e distanziati in proporzione alla rispettiva lontananza dal Sole.
Cosicché, mentre vicino alll'ingresso si affollano la Terra, Marte e Venere, i poveri Urano e Nettuno ce li ritroveremo, soli soletti, svariate decine di metri più sopra.
La particolarità altimetrica del percorso è che il dislivello pari a circa 1000 metri è concentrato, per due terzi, tutto in una sorta di "muro" iniziale della cui pendenza le foto non rendono a sufficienza l'idea. Si procede praticamente senza respiro dai 1675 m. di Lignan fino ai 2300 dell'Alpetza Fontaney (uno dei grandi alpeggi di cui è disseminata la zona). Da qui la salita si farà più dolce fino ai 2548 del Col du Salvè. Gli ultimi cento metri di salita fino al Santuario saranno impercettibili in quanto "spalmati" tra un vasto pianoro ondulato e un lungo sentiero a mezzacosta affacciato sulla valle sottostante.
Il volto "asciutto" della Vallèe. Proprio un anello come questo farà risaltare in modo stridente il differente aspetto che può assumere il paesaggio semplicemente a seconda della sua esposizione a sud o a nord: coltri di neve oppure una tundra color mela renetta, come in questo caso. Ma anche la luce solare è profondamente diversa a seconda dell'andamento longitudinale o trasversale delle valli : certi luoghi, stretti ed incassati, sembrano quasi assomigliare al Circolo polare Artico per quanta poca luce diurna riescono a ricevere.
Caratteristiche veramente peculiari di questa regione, che sa proporre l'ariosità sottile dei grandi spazi come anche il volto cupo e un po' opprimente delle pareti incombenti.
Ed ecco l'unica breve fascia boschiva dell'intero percorso che ci troveremo ad attraversare, una prima volta qui e poi, al ritorno, più spostati sulla sinistra.
Osservata da dietro, risalta la saturazione dei colori.
Un albero isolato un po' malridotto. Così simile a un povero soldato mandato in avanscoperta dall'esercito retrostante e colpito dal fuoco nemico.
Finalmente la pendenza si comincia ad attenuare.
E svalichiamo su un grande falsopiano, a tratti torbiera, dove si erge (a sinistra) un grande alpeggio accanto al quale transitiamo...
...l'Alpetza Fontaney (2302 m.) . "tza" è un tipico suffisso valdostano (informazione semantica appresa dal mio amico, che se ne assume la responsabilità
).
Siamo ancora nella parte esposta pienamente a sud, e le prime avvisaglie della neve ancora assomigliano a spolverate di zucchero a velo nelle screpolature di una torta di mele un po' troppo cotta.
Ma la Vallèe non tradisce ed il laghetto, per piccolo che sia, non manca mai (ma più su ne troveremo di migliori)
E' sempre lì, al centro, perfettamente mimetizzato
Ed arriviamo al Col Du Salvè (2548 m.), oltrepassato il quale cambia completamente scenario. Il 90% del dislivello è già superato.
La neve non è certo alta, non più d'una ventina di centimetri, tale da potersi superare nella parte iniziale, con un po' d'accortezza, anche senza scarponi. Ma sufficiente a creare un'atmosfera del tutto diversa.
Ed ecco da lontano comparire, per la prima volta, il Santuario con accanto il rifugio.
C'è anche la possibilità di scegliere un'alternativa. No grazie, il brivido della Variante di Valico sarà per un'altra volta
E qui ci si comincia ad affacciare, costeggiandola, sulla valle da cui sarebbe dovuto salire Flavio l'anno prima, provenendo però dalla frazione di Praz. Quel 16 novembre era sepolta di neve, questo 6 novembre, invece....
Il sentiero a mezzacosta.
Un altro specchio d'acqua, ben più panoramico.
Il ricongiungimento sul classico dell'inopinata variante per adrenalinici.
E finalmente eccoci alla meta !
Le foto immaginate da quando lessi per la prima volta la relazione galeotta.
"Quella piacevole sensazione di veder realizzati i propri intenti di vecchia data..." (cit. Flavio)

Foto dedicata solo ad alcune persone e a certi loro tormentoni, loro sanno perché ( "Ma mangi ? ")
Nel corso di oltre tre secoli e mezzo le pareti del Santuario si sono praticamente mimetizzate col colore delle montagne circostanti.
Se la merita tutta, "incastonato" nel paesaggio. Cittadino onorario della Vallèe più degli stessi che ci abitano, perché amare un luogo è ben più che risiederci.

Declivi innevati, un cielo "spugnato" dalle nuvole, un sole bianco abbagliante. Nient'altro.
Al ritorno, dopo essere leggermente ridiscesi percorrendo la stessa via dell'andata fino al Col Du Salvè, abbiamo piegato a destra per compiere un semianello in senso antiorario, col quale dovremo prima risalire una selletta e quindi transitare dal Col De Chaleby, tornando quindi alla stessa quota del Santuario, prima della definitiva discesa.
Ecco in alto la selletta che dovremo raggiungere.
Si possono apprezzare gli effetti delle differenti esposizioni dei versanti.
Ed eccoci sul Col De Chaleby, "cima Coppi" dell'itinerario praticamente ex aequo col Santuario (2653 m.), e punto di transito dell'Alta Via n. 1 - il più importante itinerario escursionistico valdostano a lunga percorrenza - nonché del Tor Des Geants, uno dei più noti e massacranti ultratrail, del quale troveremo - poco più avanti - qualche bandierina abbandonata che provvederemo a raccogliere come souvenir oltre che in veste di improvvisati netturbini
Ancora qui, e fino alla fine, spazi solo e soltanto per noi. Non c'è nessun altro.
Meravigliosa sensazione che disintossica da mesi e mesi di viaggi in metropolitana ed infinite altre forme di intruppamento urbano.
Le ultime foto sono tutte per raccogliere i giochi e gli effetti prodotti da una luce ormai calante nel suo insinuarsi tra le pieghe dei vari declivi e contrafforti. Qui, ad esempio, una sorta di minuscolo "faro" creatosi chissà come in una vallata ormai ghermita dall'incombente oscurità.
Torniamo ormai in pieno crepuscolo. La consueta, piacevole sensazione di quando si traduce un'idea o un desiderio in realtà, e dove niente tradisce, anzi congiura in positivo per esaudirlo.
Data: 06 / 11 / 2015
Regione e provincia: Valle D'Aosta
Località di partenza: Lignan (1675 m.), frazione di Nus
Località di arrivo: Santuario di Cuney (Notre Dame Des Neiges) (2652 m.) - Col De Chaleby (2653 m.)
Tempo di percorrenza: 6 ore
Chilometri: ?
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato:
Segnaletica:
Dislivello in salita: 1000 m.
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2653 m.
Accesso stradale: Lignan, da Nus.
Descrizione
Salve a tutti.
Eccomi qua a descrivere la seconda delle due escursioni svolte lo scorso autunno insieme a Flavio, stavolta effettuata sull'arco di una sola giornata e, pur sempre in Vallèe, in un ambiente abbastanza distante e diverso da quello del massiccio del Bianco.
Anche questa, esattamente come l'altra, ha un "prodromo" risalente all'anno prima : un'escursione descritta e raccontata da Flavio in questo link la cui lettura, proprio come per l'altro, si è rivelata per me galeotta e determinante quando si è trattato di decidere di comune accordo una meta.
http://www.avventurosamente.it/xf/threads/tra-autunno-e-inverno-valle-di-saint-barth%C3%A9lemy.41514/
"Di comune accordo" per modo di dire : in realtà Flavio mi ha lasciato carta bianca e allora, stavolta come nella precedente, mi è venuto istintivo e naturale far coincidere la mia curiosità per i luoghi visti nelle foto con la possibilità, per lui, di sanare le "incompiutezze" di quelle escursioni di un anno prima.
Incompiutezze che, nel caso del bivacco Pascal, consisteva nel proposito di pernottarci prima o poi, rimasto in sospeso da allora ; mentre, in questo caso, consisteva nel vero e proprio mancato obiettivo a causa delle condizioni improvvisamente invernali subentrate a metà novembre 2014, in particolare una neve troppo fresca ed alta a prova anche di ciaspole, tale da imporre il dietrofront.
La meta mancata di allora, che adesso ci prefiggiamo, è il Santuario di Cuney. situato nella conca omonima, a sua volta ricompresa nel vallone di St. Barthelemy. La doppia particolarità del Santuario è di essere molto alto (2656 m.) e molto antico (risalente al 1659, sebbene parzialmente ricostruito nel 1869), tale quindi da essere restato per secoli, fino a pochi decenni fa, il santuario mariano più alto d'Europa.
La leggenda vuole che sul posto dove sorge fosse stata trovata da alcuni pastori una statua della Madonna, la quale venne quindi portata al più vicino centro abitato, Lignan, per poi tornare - miracolosamente - sul luogo dov'era stata rinvenuta. Per questo motivo il santuario si chiama anche "Notre Dame des Neiges" (Nostra Signora delle Nevi).
Considerando che l'epoca della sua costruzione coincise proprio con il periodo più acuto e rigido (1645 - 1715) di quella fase meteorologica di alcuni secoli che in tutta Europa prese poi il nome di "piccola era glaciale", risulta sicuramente affascinante immaginare il contesto assolutamente ostile nel quale avvenne la costruzione dell'edificio, rispetto ai parametri sia meteorologici sia tecnologici odierni : un vero e proprio atto tangibile di fede, si potrebbe dire.
In tempi infinitamente più recenti (1980), proprio accanto al Santuario di Cuney è stato poi costruito l'omonimo rifugio, il quale ha così reso ben più trafficato di prima il percorso che noi affronteremo.
Ma questo soltanto nei mesi di apertura, che sono quelli estivi ; in quest'occasione è pieno autunno, quindi è chiuso (come, purtroppo, anche il Santuario). Ed è anche per questo che, neanche a dirlo, la covata speranza di un'escursione senza incontrare anima viva, davvero in spirito di pellegrinaggio nel senso più ampio del termine, si farà via via certezza.
E' proprio questo insieme di considerazioni ad avermi intrigato spingendomi a sceglierla come meta, oltre al fatto che quest'ultima, anche per Flavio, era ancora di fatto inedita.
Nella sua escursione del 2014, Flavio si avviò dalla frazione di Praz (1756 m.) seguendo un percorso che lo avrebbe portato a ricongiungersi da un altro versante con quello più diretto che invece, almeno all'andata, seguiremo in questa occasione. Con la macchina da Courmayer ci dirigiamo dunque verso Nus, oltrepassando il grande centro fino appunto alla frazione di Lignan (1675 m.) che costituisce l'effettivo punto di partenza per un grande giro che sarà ad anello.
Proprio a Lignan, a pochi metri dal parcheggio, c'è un'altra curiosità : l'Osservatorio Astronomico e Planetario della Regione Val D'Aosta, una moderna struttura inaugurata nel 2003 che, a dire il vero, meriterebbe una visita specifica e dedicata, visto che è appositamente concepito non solo per l'attività scientifica ma anche per quella divulgativa a beneficio di tutti gli appassionati di astronomia.
Credo che il modo migliore di introdurre il set fotografico commentato sia ricorrere ad un flashback, estrapolando un passaggio dalla relazione di un anno prima dello stesso Flavio:
"Non dirò molto: questa escursione mi è rimasta nella mente soprattutto per la miscela di colori che il paesaggio ha saputo offrire. Un vero e proprio incontro di stagioni, tra un autunno ormai che tirava a campare e un inverno che tardava ad arrivare. Purtroppo al tempo dell'escursione avevo in dotazione una macchina fotografica non proprio delle migliori: dovete credermi se dico che le foto che vi propongo rendono (come al solito) l'1% del reale.
Altro valore aggiunto: la completa solitudine. La Valle di Saint-Barthélemy non è certo un posto frequentato (anche tra i valdostani) ma passare una domenica in una valle tutta per me è stato quantomeno surreale".
Da allora ad oggi, la macchinetta è cambiata ma si potrebbe dire che il progresso nella cattura del reale si sarà portato, credetemi, tutt'al più dall' 1 al 10%. : la luce d'autunno è un'altra cosa, trasfigura qualsiasi luogo. Verrebbe da dire coinvolgente al punto che sono anche gli occhi di chi guarda ad illuminare ciò che vede.
E' cambiato anche il contesto : pur trattandosi in entrambi i casi del mese di novembre, con appena una settimana di differenza, allora (2014) l'ambiente era diventato repentinamente invernale, stavolta (2015) è autunnale, anzi verrebbe da dire persino tardo-estivo viste le temperature decisamente settembrine : ennesima conferma di quanto affermato nella relazione al Pascal, ossia dell'estrema volatilità e fuggevolezza di questa stagione.
E' rimasto invece identico quel "valore aggiunto" citato da Flavio, ossia la completa solitudine : a guardare quelle parole da lui così sottolineate mi viene da sorridere nel leggerci in trasparenza il compiacimento che ne trasuda.
Ma è proprio così : esattamente come ai bambini piace avere una stanza tutta per loro e per i loro giochi, così in questa stagione l'escursionismo fa tornare bambini. La natura ci regala territori che rimangono spontaneamente off limits per chiunque altro, nei quali svolazzare liberi come farfalle semplicemente mulinando le gambe e attivando tutti gli organi sensoriali.
Di seguito il corredo fotografico : come al solito, i commenti scritti qua e là non saranno altro che una sorta di punteggiatura vocale fuori campo, un po' sregolata, frutto della reimmersione in quei momenti.
E' trascorso parecchio tempo, ma quando le cose sono vissute sembrano sempre avvenute il giorno prima.
L'imprinting dei fotogrammi è mentale prim'ancora che digitale: quest'ultimo, in fondo, serve soltanto a condividerli con gli altri.
(copyright photos by Flavio V. alias @berserker

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E' dunque novembre ma la giornata è decisamente settembrina, la temperatura è da fine estate. La cosa è vieppiù accentuata dal fatto, che come al solito, ce la prendiamo comoda



In autostrada si "scivola" verso est, oltre Aosta, fino all'uscita di Nus, quindi su tortuosa e ripida strada di montagna ci si inerpica verso nord sulla valle laterale che conduce alla frazione di Lignan.
Ed ecco subito fuori l'abitato l'Osservatorio Astronomico. Al suo esterno, vari cartelli piazzati lungo il bordo della stradine rappresentano i vari pianeti del sistema solare, con la simpatica particolarità di essere collocati e distanziati in proporzione alla rispettiva lontananza dal Sole.
Cosicché, mentre vicino alll'ingresso si affollano la Terra, Marte e Venere, i poveri Urano e Nettuno ce li ritroveremo, soli soletti, svariate decine di metri più sopra.
La particolarità altimetrica del percorso è che il dislivello pari a circa 1000 metri è concentrato, per due terzi, tutto in una sorta di "muro" iniziale della cui pendenza le foto non rendono a sufficienza l'idea. Si procede praticamente senza respiro dai 1675 m. di Lignan fino ai 2300 dell'Alpetza Fontaney (uno dei grandi alpeggi di cui è disseminata la zona). Da qui la salita si farà più dolce fino ai 2548 del Col du Salvè. Gli ultimi cento metri di salita fino al Santuario saranno impercettibili in quanto "spalmati" tra un vasto pianoro ondulato e un lungo sentiero a mezzacosta affacciato sulla valle sottostante.
Il volto "asciutto" della Vallèe. Proprio un anello come questo farà risaltare in modo stridente il differente aspetto che può assumere il paesaggio semplicemente a seconda della sua esposizione a sud o a nord: coltri di neve oppure una tundra color mela renetta, come in questo caso. Ma anche la luce solare è profondamente diversa a seconda dell'andamento longitudinale o trasversale delle valli : certi luoghi, stretti ed incassati, sembrano quasi assomigliare al Circolo polare Artico per quanta poca luce diurna riescono a ricevere.
Caratteristiche veramente peculiari di questa regione, che sa proporre l'ariosità sottile dei grandi spazi come anche il volto cupo e un po' opprimente delle pareti incombenti.
Ed ecco l'unica breve fascia boschiva dell'intero percorso che ci troveremo ad attraversare, una prima volta qui e poi, al ritorno, più spostati sulla sinistra.
Osservata da dietro, risalta la saturazione dei colori.
Un albero isolato un po' malridotto. Così simile a un povero soldato mandato in avanscoperta dall'esercito retrostante e colpito dal fuoco nemico.
Finalmente la pendenza si comincia ad attenuare.
E svalichiamo su un grande falsopiano, a tratti torbiera, dove si erge (a sinistra) un grande alpeggio accanto al quale transitiamo...
...l'Alpetza Fontaney (2302 m.) . "tza" è un tipico suffisso valdostano (informazione semantica appresa dal mio amico, che se ne assume la responsabilità

Siamo ancora nella parte esposta pienamente a sud, e le prime avvisaglie della neve ancora assomigliano a spolverate di zucchero a velo nelle screpolature di una torta di mele un po' troppo cotta.
Ma la Vallèe non tradisce ed il laghetto, per piccolo che sia, non manca mai (ma più su ne troveremo di migliori)
E' sempre lì, al centro, perfettamente mimetizzato
Ed arriviamo al Col Du Salvè (2548 m.), oltrepassato il quale cambia completamente scenario. Il 90% del dislivello è già superato.
La neve non è certo alta, non più d'una ventina di centimetri, tale da potersi superare nella parte iniziale, con un po' d'accortezza, anche senza scarponi. Ma sufficiente a creare un'atmosfera del tutto diversa.
Ed ecco da lontano comparire, per la prima volta, il Santuario con accanto il rifugio.
C'è anche la possibilità di scegliere un'alternativa. No grazie, il brivido della Variante di Valico sarà per un'altra volta
E qui ci si comincia ad affacciare, costeggiandola, sulla valle da cui sarebbe dovuto salire Flavio l'anno prima, provenendo però dalla frazione di Praz. Quel 16 novembre era sepolta di neve, questo 6 novembre, invece....
Il sentiero a mezzacosta.
Un altro specchio d'acqua, ben più panoramico.
Il ricongiungimento sul classico dell'inopinata variante per adrenalinici.

E finalmente eccoci alla meta !

Le foto immaginate da quando lessi per la prima volta la relazione galeotta.
"Quella piacevole sensazione di veder realizzati i propri intenti di vecchia data..." (cit. Flavio)

Foto dedicata solo ad alcune persone e a certi loro tormentoni, loro sanno perché ( "Ma mangi ? ")

Nel corso di oltre tre secoli e mezzo le pareti del Santuario si sono praticamente mimetizzate col colore delle montagne circostanti.
Se la merita tutta, "incastonato" nel paesaggio. Cittadino onorario della Vallèe più degli stessi che ci abitano, perché amare un luogo è ben più che risiederci.

Declivi innevati, un cielo "spugnato" dalle nuvole, un sole bianco abbagliante. Nient'altro.
Al ritorno, dopo essere leggermente ridiscesi percorrendo la stessa via dell'andata fino al Col Du Salvè, abbiamo piegato a destra per compiere un semianello in senso antiorario, col quale dovremo prima risalire una selletta e quindi transitare dal Col De Chaleby, tornando quindi alla stessa quota del Santuario, prima della definitiva discesa.
Ecco in alto la selletta che dovremo raggiungere.
Si possono apprezzare gli effetti delle differenti esposizioni dei versanti.
Ed eccoci sul Col De Chaleby, "cima Coppi" dell'itinerario praticamente ex aequo col Santuario (2653 m.), e punto di transito dell'Alta Via n. 1 - il più importante itinerario escursionistico valdostano a lunga percorrenza - nonché del Tor Des Geants, uno dei più noti e massacranti ultratrail, del quale troveremo - poco più avanti - qualche bandierina abbandonata che provvederemo a raccogliere come souvenir oltre che in veste di improvvisati netturbini
Ancora qui, e fino alla fine, spazi solo e soltanto per noi. Non c'è nessun altro.
Meravigliosa sensazione che disintossica da mesi e mesi di viaggi in metropolitana ed infinite altre forme di intruppamento urbano.
Le ultime foto sono tutte per raccogliere i giochi e gli effetti prodotti da una luce ormai calante nel suo insinuarsi tra le pieghe dei vari declivi e contrafforti. Qui, ad esempio, una sorta di minuscolo "faro" creatosi chissà come in una vallata ormai ghermita dall'incombente oscurità.
Torniamo ormai in pieno crepuscolo. La consueta, piacevole sensazione di quando si traduce un'idea o un desiderio in realtà, e dove niente tradisce, anzi congiura in positivo per esaudirlo.
Ultima modifica: