“Una tipologia di coltello, un multiruolo, qualcosa che andasse bene per un po' tutte le occasioni sulla base sia dei miei trascorsi che i suoi (titolare di knife Research, ndr), di escursionisti abbastanza estremi. Infatti nelle varie uscite si tende a portare il minimo indispensabile, cercando poi di sopperire alle varie mancanze cercando e costruendo quello che manca sul posto.”
Ciao gentaglia,
Il passaggio riportato sopra è tratto dal sito di Michele Pensato, meglio noto come Molletta.
E’ stata la scintilla che mi ha portato ad acquistare il Lionsteel M7.
Mi riconosco molto nella filosofia di quel passaggio, scovato nella sezione dedicata al KR Legion mentre leggevo qua e là nel sito per ammirare i molti lavori di Molletta.
Il legion mi è sempre piaciuto, ma l’M7 di più.
Inizialmente bisognerebbe menzionare il progetto Carthago, il primo coltello progettato da Molletta fuori dai gruppi di produzione, e che ha quindi goduto della totale libertà di progettazione e sviluppo, sia in termini di design che di materiali.
Il Carthago
Estremamente simile all’M7, prima della produzione e commercializzazione da parte di Lionsteel, oltre al nome sono state modificate alcune caratteristiche del coltello, come lo spessore, più snello nell’M7, ed i materiali, acciaio sleipner su M7 anziche l’Unimax del Carthago.
Una micrografia dell’acciaio sleipner
Ho avuto uno scambio di email con Molletta, davvero gentile e disponibile, mi ha tolto alcuni dubbi e risposto a diverse domande.
Ne è sorto che il concept del Carthago/M7 sia stato quello di cercare l’affidabilità assoluta, tanto in termini di robustezza quanto in potenza, il tutto cercando di mantenere le dimensioni tipiche di un 7 pollici.
Ecco che allora in aiuto ai suoi trascorsi di escursionista e al suo talento di designer gli viene in aiuto la tecnologia; Cad, Catià, Inventor e Solidworks sono solo alcuni dei software di disegno e progettazione tridimensionale parametrica che sono stati utilizzati da Molletta per sviluppare al meglio i suoi progetti cercando di minimizzare le zone di stress, e se consideriamo che alla prova charpy il Carthago ha segnato la bellezza di 350joule forse a qualcosa l’impiego di questi software è servita.
Se parliamo di qualità manifatturiera, qualità dei materiali e ricerca costante di innovazione, Lionsteel può certo definirsi un azienda fra le migliori del settore, e non mi riferisco certo al solo mercato Italiano.
Qualche mese fa ho parlato di Lionsteel in questa discussione, lodandone i meriti per i molti premi vinti oltreoceano in questi anni nelle più grandi e importanti manifestazioni dedicate al mondo della coltelleria, leggetela per farvi un idea di come il made in Italy sia ancora al top in questo settore.
Arriviamo Quindi all’M7 prodotto da Lionsteel.
Lunghezza totale: 315 mm. - 12.40 in.
Lunghezza lama: 180 mm. - 7.09 in.
Spessore lama: 5.5 mm. - 0.22 in.
Spessore al filo: 0,7 mm
Manico: Micarta
Acciaio lama: Sleipner 60-61 HRC
M7 si presenta come un multiruolo dal design elegante pur senza nascondere una robustezza che traspare ancor prima di impugnarlo.
Le linee appaiono sin da subito ben studiate, senza fronzoli, mi dà l’idea che ogni millimetro di questo coltello sia frutto della più pura funzionalità, senza voler aggiungere nemmeno il più piccolo dettaglio che non possa definirsi parte integrante dello studio sopracitato.
L’impugnatura, estremamente comoda e dalle texture per nulla aggressive come potrebbero apparire ad alcuni, è composta da un singolo pezzo di micarta fresato a 4 assi montata sul codolo parzialmente nascosto, una lavorazione atta sia ad alleggerire il codolo quanto ad offrire più comfort durante i lavori pesanti minimizzando vibrazioni e contraccolpi sulla mano.
Sulla lama sono presenti da un lato il logo lionsteel e dall’altro quello del designer.
Il fodero.
Il fodero è in kydex con pad posteriore in cordura, è di tipo pancake (due fogli fissati assieme), ben fatto e di grande impatto estetico (almeno per me).
Sinceramente per il kydex ho sempre preferito il foderi di tipo taco, cioè un unico foglio avvolto sul coltello e chiuso da un solo lato, mi piacciono molto esteticamente e li trovo decisamente meno ingombranti ed impegnativi da portare, prerogativa molto importante su coltelli importanti come i camp knife.
Ci sono altre due fettucce per sistemi molle sul retro del fodero, ma non ne vedo nessuna utilità, forse possono essere fissate su un pad cosciale o su un vest jacket con sistemi molle, ma ad ogni modo penso che per un coltello di queste dimensioni qualsiasi porto che non sia il classico al fianco o al massimo il porto orizzontale dietro la schiena sia una scelta poco pratica e comoda.
La fettuccia con bottone da chiudere sul manico è removibile, io l’ho tolta sin dall’inizio vista la grande capacità di ritenzione del fodero sul coltello.
Il fodero è reversibile per il porto sul fianco SX, e io in quanto mancino non posso che apprezzare questa modularità.
La prima generazione di questo fodero era stata criticata da alcuni utenti in quanto seppur l’M7 restasse ben bloccato nel fodero, la lama ballava leggermente al suo interno.
Lionsteel ha quindi optato per inserire all’interno del fodero una guaina di gomma a ridosso della punta.
Il mio M7 presenta questa miglioria e non balla affatto, però devo sottolineare che, appena acquistato, ogni qual volta mi trovavo ad estrarre il coltello, la punta presentava sempre residui di gomma nera, pezzetti della guaina che venivano asportati ad ogni inserimento.
Ora questo problema è svanito, e il coltello continua a restare ben saldo all’interno del fodero senza alcun movimento o rumore.
Inizialmente la ritenzione era quasi eccessiva, tanto da non riuscire ad estrarre il coltello con una mano, ma anche qui dopo un po’ di utilizzo l’estrazione si assesta su livelli ottimali, costringendoci ad utilizzare un po’ di forza per estrarlo, ed a utilizzarne altrettanta per inserirlo nuovamente nel fodero, operazione che viene sempre accompagnata dal “CLACK!” che ci garantisce il corretto inserimento nel fodero ed una buona presa in sicurezza del coltello.
Sono presenti due passanti principali per il porto al fianco, una soluzione intelligente in quanto permette di inserire le fettucce nella cintura lasciando al centro un passante dei pantaloni in modo tale che il fodero non possa spostarsi dal punto scelto; oppure più semplicemente per ovviare al problema di molti pantaloni che hanno un passante per cintura proprio sul fianco, esattamente nel punto dove vorremmo portare il coltello, costringendoci, nel caso di avere un solo passante sul fodero, a tenerlo più frontale o più arretrato.
Sto andando per le lunghe vero? Mi sto annoiando io con tutte queste considerazioni da table top review, figuriamoci voi….
Andiamo a spaccare un po’ di legna và…
Prima prova, ancor prima di saggiarne il filo faccio un po’ di batoning su dei legni ben stagionati.
Nessun problema, l’M7 fa valere lo spessore e la solidità.
C’era un nodo, è stato tagliato di netto senza sforzo
Continuo fino ad ottenere pezzi più piccoli, poi di nuovo su altri due legni delle stesse dimensioni.
Ora prendo una parte appena tagliata e faccio un po’ di feather stick.
Davvero semplice, il coltello è davvero molto affilato, la lama scivola facilmente creando bei riccioli.
Nel ponte vicino a casa la vegetazione si fa largo velocemente, devo tagliare un po’ di piante infestanti.
L’impugnatura rende agevole colpire di slancio con l’M7 come fosse un machete.
Non so che pianta sia, ma nonostante l’anima tenera ed il legno verde, questo ramo è stato tagliato di netto.
Questo sacco di pulci non sembra affatto sorpreso del risultato…
Prendo un pollone di nocciolo e faccio un try stick
Lo spessore al filo ed il bisello dell’M7 rendono semplice penetrare il legno sia verde che stagionato, ha ottime doti di taglio; in merito alla maneggevolezza l’M7 si impugna bene in tutte le prese, l’impugnatura è comoda anche dopo diverso tempo, la guardia inferiore l’avrei preferita decisamente meno pronunciata, e volendo si potrebbe apportare una modifica per ridurla così come ha fatto @copacunici in questa discussione, per il resto la punta è molto robusta ma per il carving risulta un po’ ottusa in certi frangenti in cui è necessario guidarla per rifinire alcuni tagli.
C’è un intruso nel ceppo porta coltelli?
Tagliare un anguria non è decisamente un compito avvezzo all’M7 che a causa del suo spessore di 5,5mm tende a spaccare l’anguria aprendo crepe anziché tagliarla.
Provando invece a sbucciare e pulire un mango maturo le cose cambiano.
Qua in campagna ci sono un paio di gatte selvatiche con micini piccoli, ho preso un po’ di carne di scarto dal macellaio.
Cotenna un po’ vecchiotta.
La faccio a bocconcini colpendola rapidamente dall’alto in basso.
C’è anche un cuore.
Certo non posso dire che l’M7 in cucina rispetto ad altri camp knife mostra prestazioni da master chef come ad esempio il Tops silent Hero, però a parte le limitazioni dovute allo spessore, le doti di taglio e la comodità nel maneggiarlo nonostante la mole lo rendono assolutamente utilizzabile per preparare il cibo in escursione, dal taglio della carne, allo sminuzzare le verdure, allo sbucciare e affettare frutta.
Prendo una porzione di gomma di due metri e inizio a tagliarla come fosse un salame.
Ho già utilizzato questa vecchia gomma per altre prove con altri coltelli, ma fino ad ora non avevo mai riscontrato tanta facilità nel tagliarla a pezzo come con l’M7.
Ora testo un po’ la punta per aprire questo tronco.
Ho aperto un bel varco senza sforzo, la punta sembra davvero robusta.
Raccolgo un paio di nocciole e una noce.
Il modo più comodo per rompere il guscio (almeno per me), non è quello di sfruttare il codolo, ma il dorso del coltello.
In ricordo di quando ho ripulito la vegetazione dal ponte senza sforzo, decido di provare a tagliare queste piante che pendono davanti al garage.
Ancora molto affilato, l’M7 non ha avuto difficoltà nel tagliare di netto questa vegetazione laddove un machete o una roncola sarebbero stati gli attrezzi ideali.
Sempre nella casa di campagna, un pomeriggio decido di aprire un barattolo di pesche sciroppate per uno spuntino, ma davvero non trovo l’apriscatole, per cui improvviso con l’M7.
A questo punto ci prendo gusto coi metalli, prendo un cavo elettrico a tre conduttori.
Lo taglio come fosse un salame.
La guaina non si sente nemmeno, e c’è giusto un po’ di resistenza quando la lama tocca i cavi di rame, ma la prova è superata senza problemi.
Trovo una vecchia latta, è più spessa di quella delle pesche sciroppate, decido di trasformarla in un fornello pirolitico per farmi un the, una situazione che potrei dover replicare in escursione, vediamo che ne esce.
Non ho avuto problemi, il metallo cede ad ogni pressione dell’M7, ma solo verso la fine ho capito il movimento corretto per tagliare in maniera ottimale e dritta il metallo.
Già che ci sono tanto vale concludere la prova in modo realistico ed accendere la stufetta.
Prendo un pezzo di legno, lo separo in pezzi più piccoli, faccio un po’ di riccioli e tengo da parte un po’ di pezzi per quando il fuoco sarà avviato.
E' possibile utilizzare l'acciarino sfruttando il finger choil dell'M7, io sono solito utilizzarlo così: poggio il coltello a terra col dorso rivolto in basso, poi tenendolo fermo saldamente faccio scorrere il firesteel sul finger choil tirandolo verso di me.
Accendo il pezzo con i trucioli più fini con l’acciarino, lo metto dentro la stufa assieme agli altri trucioli ed inserisco nell’apertura gli altri pezzi un po’ per volta.
La fiamma è alta e potente, ma quando poggio la tazza mi accorgo che forse avrei dovuto fare una serie di fori anche in alto a ridosso del bordo.
Per capire se l’M7 è un vero mangia ferro o no, decido di utilizzarlo per aprire una breccia in un barile d’olio.
Prima tiro un veloce affondo.
Poi, impugnando meglio l’M7, colpisco una seconda volta, accompagnando il colpo con tutto il corpo
Inserisco di nuovo la punta, e inizio a torcere il coltello su e giù tagliando il metallo.
Al banco da lavoro prendo un pezzo di filo di ferro, di quello grosso.
Ammetto che inizialmente avevo pensato di colpire violentemente il dorso del coltello col martello per tranciare il cavo con un solo colpo, ma poi ho colpito per due volte, inclinando il coltello prima un po’ a dx e poi un po’ a sx, infine un ultimo colpo centrale con la quale ho tranciato il filo.
Ho aperto un barattolo di latta, un altro l’ho lavorato per renderlo un fornello pirolitico, ho tagliato a pezzi un cavo elettrico a tre conduttori, ho perforato quel grosso barile di metallo, infine tranciato il cavo di ferro; La lama non ha riportato alcun danno, se non un micro schiacciamento, quasi impercettibile, proprio qui:
Non so se questo piccolo danno sia stato causato dal metallo o da alcuni sassolini colpiti nel terreno in Croazia (vedrete poi) dato che non l’ho mai notato prima e mai mi sono curato di verificare a fondo lo stato della lama, però è un danno minimo se si tiene conto dei test fatti con l’M7.
Ho fatto un po’ di prove di chopping con l’M7, è un coltello da campo tosto, solido, ben bilanciato, e molto tagliente.
L’impugnatura è comoda, ha un buon grip a mani nude, e risulta buona anche con i guanti.
Al banco da lavoro piazzo un asse nella morsa, come vedrete nelle foto sono presenti altri due coltelli, il Tops Tahoma Field knife ed Orco, un custom di @henri . Volevo avere un riscontro con questi altri due coltelli che apprezzo particolarmente e con cui mi sono sempre trovato bene, e dato che entrambi sono ottimi chopper ho deciso di provarli tutti e tre assieme.
Se desiderate vedere tutte le prove effettuate, con altre foto e prove dei tre all’opera, potete trovarle in
questa discussione dedicata.
Ecco il risultato sui 15 colpi (solo 13 per il TFK)
Poi un asse quadrata, più grossa e stagionata.
Uso quest’albero secco, tagliato qualche tempo fa, per altri test con l’M7
Ripulisco un area dai rami ed inizio col chopping, circa 30 colpi.
Piazzo un legno stagionato su un ceppo e colpisco con l’M7 dall’alto in basso, come fosse un accetta.
La lama penetra ed apre una bella crepa nel legno.
I Test svolti a casa sono conclusi, così come la prima parte della recensione.
A breve la seconda parte, con altre foto e, soprattutto, i veri test sul campo dell'M7.
Stay tuned!
gabry