Navigando tra i consigli su equipaggiamento, abbigliamento e consigli tecnici noto che molto spesso vengono esibiti o consigliati equipaggiamenti da far invidia ad una spedizione geografica. Kit medici cui manca solo il tavolo operatorio, coltelli da far crepare di invidia Rambo se esistesse realmente, kit da sopravvivenza adatti a sopravvire una vita su un atollo in mezzo al pacifico, kit per accendere il fuoco anche in mezzo all'acqua e via andare.
Poi vado a leggere le escursioni e noto che i reportage, le richieste di informazione, i resoconti di trekking sono quasi tutti su sentieri e itinerari frequentatissimi e conosciutissimi, più o meno difficili, più o meno tecnici, da esperti o da principianti ma sempre quasi tutti percorsi battuti giornalmente da decine di altri appassionati che si possono fare, esclusi i percorsi alpinistici, con un paio di scarponi decenti e una borraccia d'acqua.
Finita la premessa, vengo al punto.
Cosa ci spinge a comprarci kit e ammennicoli carini ma superflui, non necessari o addirittura inutili se poi preferiamo andare sul sicuro con i soliti, sempre belli ovviamente, percorsi fatti e rifatti più volte? a cosa serve un kit per accendere il fuoco in una escursione sul monte Gennaro? o un coltellaccio più grande di un machete per fare la direttissima del Gran Sasso?
Indeciso se postare qui o in riflessioni, se ritenete, sposta pure.
Quanti di noi, fanno eccezione pochi utenti davvero avventurosi, mi viene in mente Zulo ad esempio, sono mai partiti alla ricerca di nuovi percorsi o itinerari non segnati su carta, partendo dal punto A per arrivare al punto B orientandosi con la sola bussola o con una cartina senza usare un sentiero battuto? Certo, non è facile e neanche comodo conciliare l'avventura con la realtà di tutti i giorni quale lavoro, famiglia, scuola etc... ma è lo spirito di avventura che non c'è, o almeno io non riesco a vederlo. Siamo in Italia, un paese molto bello e interessante da un punto di vista naturalistico ma molto antropizzato e, se escludiamo le montagne più pericolose dove affidarsi a piste battute è necessario per un escursionista amatoriale, abbiamo centinaia di boschi e foreste dove poterci avventurare e dove, forse, tutti quei gingilli che tanto amiamo potrebbero tornarci utili realmente e pure, ripeto, salvo eccezioni sempre più rare, non lo facciamo mai.
Perché, paura? pigrizia? mancanza di stimoli? praticità?
Poi vado a leggere le escursioni e noto che i reportage, le richieste di informazione, i resoconti di trekking sono quasi tutti su sentieri e itinerari frequentatissimi e conosciutissimi, più o meno difficili, più o meno tecnici, da esperti o da principianti ma sempre quasi tutti percorsi battuti giornalmente da decine di altri appassionati che si possono fare, esclusi i percorsi alpinistici, con un paio di scarponi decenti e una borraccia d'acqua.
Finita la premessa, vengo al punto.
Cosa ci spinge a comprarci kit e ammennicoli carini ma superflui, non necessari o addirittura inutili se poi preferiamo andare sul sicuro con i soliti, sempre belli ovviamente, percorsi fatti e rifatti più volte? a cosa serve un kit per accendere il fuoco in una escursione sul monte Gennaro? o un coltellaccio più grande di un machete per fare la direttissima del Gran Sasso?
Indeciso se postare qui o in riflessioni, se ritenete, sposta pure.
Quanti di noi, fanno eccezione pochi utenti davvero avventurosi, mi viene in mente Zulo ad esempio, sono mai partiti alla ricerca di nuovi percorsi o itinerari non segnati su carta, partendo dal punto A per arrivare al punto B orientandosi con la sola bussola o con una cartina senza usare un sentiero battuto? Certo, non è facile e neanche comodo conciliare l'avventura con la realtà di tutti i giorni quale lavoro, famiglia, scuola etc... ma è lo spirito di avventura che non c'è, o almeno io non riesco a vederlo. Siamo in Italia, un paese molto bello e interessante da un punto di vista naturalistico ma molto antropizzato e, se escludiamo le montagne più pericolose dove affidarsi a piste battute è necessario per un escursionista amatoriale, abbiamo centinaia di boschi e foreste dove poterci avventurare e dove, forse, tutti quei gingilli che tanto amiamo potrebbero tornarci utili realmente e pure, ripeto, salvo eccezioni sempre più rare, non lo facciamo mai.
Perché, paura? pigrizia? mancanza di stimoli? praticità?