Lo spirito d'avventura, questo sconosciuto

L'errore è ontologico,non si può dare una definizione di "avventuroso" e in base a questo dare dei giudizi,dire se quella esperienza sta sotto o sopra l'asticella avventurosa.
Ho percorso tre diversi cammini di Santiago,ho attraversato l'Islanda in bici+tenda,quest'estate attraverserò in trekking la Lapponia...ma se dovessi dire quale sia stata la mia esperienza più avventurosa direi un giorno di tanti anni fa,avevo 10 anni e con i miei due amici più cari ci avventurammo in bici a non più di 3 km da casa. Pranzammo al sacco,vedemmo un cavallo pascolare,attraversammo un ruscello,catturammo dei girini,tornammo a casa con più fango che vestiti addosso.
Questa è stata la mia avventura più bella,ed è giusto così.Tutto è relativo,ci sono migliaia di condizioni a contorno che ci permettono di valutare un'esperienza,una emozione.
 
Non giudichiamo le persone da come le vediamo vestite perchè si potrebbe andare in contro a figure di m***a. Anche a me è capitato di vedere gente super vestita e accessoriata camminare in sentieri da famigliole...ma ciò non significa che un mese prima si son fatti 2 settimane in nepal! E usano quei vestiti sempre per non rovinare degli altri.
Secondo me ognuno di noi l' avventura se la crea a proprio modo, chi va in montagna col gps perchè è bello avere lo schermino con i sentieri e poi riportare i singoli metri di dislivello, che si attacca pannelli solari sullo zaino per una giornata ecc. Ma a me non è che fanno ridere come mi pare di capire a tanti qui, anzi, li ammmiro perchè si cimentano in cose che alla fine "acculturano".
 
Io non ho mai scritto, e neanche pensato, che l'avventura debba essere rischiosa. Il rischio è una cosa a parte che con l'avventura non c'entra niente.

Avventura è, per me, immergersi nella natura senza una meta, senza conoscere il percorso né tantomeno l'arrivo, in luoghi più o meno accessibili. Si può vivere un'avventura anche nel bosco dietro casa. In italia gli unici pericoli reali sono burroni, precipizi e maltempo (valanghe, frane etc..).

Se vai fuori pista dopo una grande nevicata e una giornata calda, se tenti di scalare una vetta con il maltempo non sei un avventuroso, sei un incoscente che è ben diverso.

Se per salire a fontecellese, per citare una vetta a me cara, invece di fare il solito sentiero passi per i boschi orientandoti con bussola o sole, farti largo tra i rovi etc..ecco, stai vivendo un'avventura per come la intendo io.

Se ti inoltri in un bosco fitto in una giornata di pioggia per ammirare i colori brillanti è un'avventura. Avventura è immergersi nella natura piuttosto che viverla semplicemente. Il tutto, rigorosamente, imho.

Kamioka intendeva dire: vi travestite e attrezzate da avventurosi per fare una passeggiata di mezz'ora nel verde.
No, diciamo che questa è la contraddizione che mi ha spinto a riflettere ma non è nell'equipaggiamento che vedo lo spirito di avventura ma, come oramai ripetuto allo sfinimento, nel percorso e nel modo di approcciarlo. :D
 
@ kamioka

ho capito quello che intendi, ma ogni qual volta esci da un sentiero battuto aumenti il rischio, per un fatto puramente statistico (dato che scegli percorsi con un numero di incognite maggiori, quindi hai maggiore probabilità anche soltanto di inciampare e ferirti)

l'avventura comporta sempre un maggiore rischio rispetto alle semplici passeggiate programmate su sentieri battuti, c'è poco da fare...

se così non fosse, snatureremmo il vero significato di questo termine, il cui senso può essere qualsiasi (proprio perchè soggettivo) ma il cui significato è uno solo: esperienza a discreto/alto rischio
 
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@ kamioka

ho capito quello che intendi, ma ogni qual volta esci da un sentiero battuto aumenti il rischio, per un fatto puramente statistico (dato che scegli percorsi con un numero di incognite maggiori, quindi hai maggiore probabilità anche soltanto di inciampare e romperti un arto)

l'avventura comporta sempre un maggiore rischio rispetto alle semplici passeggiate programmate su sentieri battuti, c'è poco da fare...

se così non fosse, snatureremmo il vero significato di questo termine, il cui senso può essere qualsiasi (proprio perchè soggettivo) ma il cui significato è uno solo: esperienza a discreto/alto rischio

Discreto alto? io direi medio basso. O dovremmo pensare che tutti i fotografi naturalisti o i cercatori di funghi e lumache rischiano seriamente di farsi male?

Il rischio non va sottovalutato ma neanche sopravalutato altrimenti neanche dovremmo uscire di casa.
 
Il problema è che fotografi e cercatori di funghi possono anche sentirsi degli avventurosi, ma non sono degli avventurosi nel significato proprio del termine.

Una cosa è il senso della parola "avventura" (che è soggettivo proprio perchè varia di persona in persona), altra cosa è il suo significato (che è oggettivo e designa un esperienza con un discreto/elevato numero di incognite, quindi di per sè più rischiosa)

D'altronde, il termine "avventura" deriva dal latino "adventura" (="ciò che accadrà")

Ora è chiaro che un agire "all'avventura", quindi esporsi a "ciò che accadrà", può portarti incontro ad eventi piacevoli ed inaspettati (andare una sera in un locale, conoscere una bella donna e farci sesso, senza nessuna conseguenza se non il bel ricordo) ma ti espone anche a rischi maggiori rispetto ad un'agire più razionale e ponderato (la donna in questione ha più probabilità di trasmetterti una malattia venerea rispetto ad una donna dalla vita meno promiscua)

L'esempio è volutamente a carattere sessuale, visto che noi uomini siamo particolarmente sensibili su questo tema :p
 
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Scusa, ciò che è sconosciuto non è più rischioso di ciò che è conosciuto?

La treccani mi dice questo:

Rischio: 1. a. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili (è quindi più tenue e meno certo che pericolo)
 
Buondì a tutti.
Abbandonare il sentiero per fare da A a B è un'esperienza fenomenale, abbandonare il sentiero per fare da A ad una qualsiasi meta incognita lo è ancora di più. Personalmente ho potuto più volte sperimentare l'esperienza del "vado e poi scopro dove sono arrivato" e la cosa è stata molto appagante, nonostante fossero zone di montagna Norditaliana (che spesso già a duecento metri fuorisentiero battutto è ancora capace di mostrare mondi inimmaginabili).
Premetto che per natura sono "estremamente essenziale" nella decisione di ciò che deve accompagnarmi in escursioni/viaggi.
Credo che Kamioka abbia lanciato lo spunto giusto: Cosa ci trattiene dall'uscire dal sentiero tracciato? e cosa ci porta invece a tradurre lo spirito d'avventura negli oggetti che ci portiamo appresso? Ovviamente non vedo la tua domanda come una questione generalizzata, o come una critica ai frequentatori del forum, anzi, la trovo una domanda "avventurosa" e quasi antropologica (conta che la mia richiesta d'informazione su questo forum riguarda una cima da 1600 metri!! ma ciò non vuol dire che magari son stato ieri l'altro sul Grosser Priel dei Totes Gebirge in Austria vagando senza una meta e non l'ho scritto :D ).
Scusate la lunghezza della mia risposta, solo guardiamo l'essenza della domanda espressa da Kamioka, che non ritengo volesse essere un giudizio sui contenuti postati dai singoli frequentatori del forum quanto una ricerca di uno spirito di "iniziativa avventurosa" (di qualsiasi grado) che troppo spesso riusciamo a nascondere e non ascoltare, nonostante le mille soddisfazioni che sicuramente ci riserverebbe.
Ciao a tutti! (Kamioka, se poi non ho ben capito il tuo discorso correggimi pure)
 
Si si, venite qua sul carso dietro casa mia a navigare tra i rovi...altro che avventura, tra morsi di vipera e 50 zecche attaccate al culo, l' avventura te la fai al pronto soccorso!
 
Scusa, ciò che è sconosciuto non è più rischioso di ciò che è conosciuto?

La treccani mi dice questo:

Rischio: 1. a. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili (è quindi più tenue e meno certo che pericolo)

Può essere più o meno rischioso, come dirlo se non li prova? e provarlo è avventura :D

Ciao a tutti! (Kamioka, se poi non ho ben capito il tuo discorso correggimi pure)

Hai capito benissimo :D
 
Concettualmente è poi questo il succo anche se alla parola "appagata" la sostituirei con "più garantita" ma potrei dirti anche che è per lo stesso motivo per il quale uno si porta la gomma di scorta nella macchina, conosco gente che in vent'anni vuoi per fortuna, vuoi per capacità, vuoi per quello che vuoi non ne ha mai avuto bisogno e macinando chilometri su chilometri eppure, molto sinceramente, non mi sentirei sicuro se non l'avessi nel bagaglio (anche perchè sono convinto che SICURAMENTE sarebbe la volta buona che bucherei :D).
Poi ovviamente c'è un limite a tutto ..... anche a livello di garanzia che uno vuole e magari non ti porti la legna da casa per l'eventualità che non ne trovassi nel bosco ;) ma magari hai una scatoletta metallica dimenticata nello zaino da due anni che non mangia e non beve ..... stà lì e tu dici "se incontro un orso grizly sono sicuro di avere abbastanza carta igienica" :rofl: oppure "se un lupo mi ruba lo zaino con quello che ho in tasca mi posso costruire una villetta su un albero e ti senti felice".

Alla fine, ad alcuni, basta poco per sentire "felice" ;)

Ciao :), Gianluca



Gianluca ha fatto il mio stesso identico ragionamento nonchè l'esempio che avrei fatto :D (si deve preoccupare :rofl:? )
Secondo la mia modestissima esperienza ci sono cose che se non ti porti dietro potresti (auguriamoci di no ) rimpiangere. Parlo del semplicissimo cordino con cui abbiamo rimesso insieme un paio di scarponi vissuti e, purtroppo, il kit medico senza il quale una ragazza del gruppo avrebbe avuto problemi. In un trekking di una settimana? No, in una tranquilla escursione giornaliera :-?
Io sono all'inizio, e senza l'esperienza di altre persone esperte e competenti (stefanobi è una delle mie fonti più accreditate) non mi sarei mai sognato di portarmi dietro determinati "surplus". Se non a noi potrebbero servire ad altri del gruppo, se il peso è un problema almeno uno dovrebbe averne.
Lo stesso concetto della ruota di scorta, è li nascosta ma se arriva il momento ti permette di rovesciare una situazione scomoda (sgrat sgrat :biggrin: ).


Per il resto quoto Emanuele:
Vado in montagna per ricercare il contatto con la natura, non per cercare la sensazione di avventura, che poi, per me è semplicemente un termine per descrivere una situazione di rischio finita bene e raccontata.
Posto come imprescindibile il piacere di stare genericamente all'aperto (compresi gli speleologi) il bello è di cimentarsi fisicamente e psicologicamente in situazioni più o meno difficili e venirne fuori.

Diversamente il concetto di avventura sembra quasi diventare sinonimo di "andarsela a cercare" per poi finire sui giornali o in questo forum dove tutti noi siamo i primi a dire cose tipo:

  • la cosa non era stata organizzata bene;
  • il tizio non era preparato/abbigliato a dovere;
  • bear grylls docet.... ;
  • la cosa che non deve mai mancare è il cervello;
  • prima regola: nessuno deve restare indietro.






:)
 
Molto bella questa discussione.

Può essere più o meno rischioso, come dirlo se non li prova? e provarlo è avventura

Che poi, se ci pensi, ogni comportamento umano è rischioso.
Da bambini neanche impareremmo a camminare e a correre, ma la curiosità ci spinge e ci muove... cadi, ti sbucci, piangi, ti rialzi, cammini e corri di nuovo... scopri poi gli amici e gli attrezzi: la bici, i pattini, la fionda, la cerbottana...

e forse qui sta una (possibile) risposta alla domanda:

Cosa ci spinge a comprarci kit e ammennicoli carini ma superflui,

sono i giocattoli che ti compri quando sei grande e, come per tutte le cose, c'è chi sa, chi esagera, chi fa finta.

Tu giustamente citi Zulo, che però bisogna vederlo da vicino per capire.
Per me è un grande ed ha veramente tutta la mia stima.
Ho avuto la fortuna di uscirci insieme una sola volta, tra l'altro in una passeggiata di estrema semplicità, eppure mi sono resa conto che lui vede un mondo dentro il quale io sono quasi totalmente cieca.
 
l'utilità...

L'utilità della riflessione sullo spirito di avventura e quali che siano le sue caratteristiche non dovrebbe essere cosa poi così peregrina se Omero, tanto per citarne uno, ci ha costruito sopra, intorno e dentro il mito di Ulisse.
Personalmente credo che l'importante non sia attraverso quali azioni e con quali strumenti questo spirito si esprime, quanto essere consapevoli di avercelo, di trovare la maniera di assecondarlo utilizzando innanzi tutto ciò che siamo e poi anche ciò che ancora non siamo, che potremmo essere o che non saremo mai.
E forse questa parte a volte sembra perduta quando si enfatizza troppo il mezzo anziché lo scopo.
 
Molto bella questa discussione.

Grazie

Che poi, se ci pensi, ogni comportamento umano è rischioso.
Da bambini neanche impareremmo a camminare e a correre, ma la curiosità ci spinge e ci muove... cadi, ti sbucci, piangi, ti rialzi, cammini e corri di nuovo... scopri poi gli amici e gli attrezzi: la bici, i pattini, la fionda, la cerbottana...

Da bambini si ha quel desiderio profondo di esplorare, di conoscere. Da adulti perdiamo, per forza di cose, questi desideri ed è proprio nella natura che io, personalmente, cerco in parte di ritrovarli. Vivo in Abruzzo, a un passo da Carseolani e Simbruini, a uno e mezzo da Lucretili e velino a due da Gran Sasso, Pnalm, monti della laga e Maiella. Eppure è più facile incontrarmi in un fosso nei boschi, fermo sulla sponda ad aspettare che esca una gallinella d'acqua o una volpe o per il solo piacere di respirare i profumi della natura. :)

sono i giocattoli che ti compri quando sei grande e, come per tutte le cose, c'è chi sa, chi esagera, chi fa finta.

Anche a me piacciono i giocattoli. Non esco senza Fotocamera, Binocolo, Coltello e Kit di primo intervento. Ma quello che conta, per me, non è cosa ti porti ma l'approccio che hai con la natura. E' li che sento lo spirito d'avventura e la voglia di immergimi in essa.

Tu giustamente citi Zulo, che però bisogna vederlo da vicino per capire.
Per me è un grande ed ha veramente tutta la mia stima.
Ho avuto la fortuna di uscirci insieme una sola volta, tra l'altro in una passeggiata di estrema semplicità, eppure mi sono resa conto che lui vede un mondo dentro il quale io sono quasi totalmente cieca.

Io me ne sono accorto dai sui post, dai video e da alcuni pvt scambiati. Non avessi famiglia (compagna e bimbo di 3 anni) chiederei la possibilità di accompagnarlo in una delle sue avventure. Per il piacere di imparere e per il piacere, più semplice e primordiale, di vivere la natura in totale simbiosi con essa.

Si, preferisco l'escursione al trekking :p

pura curiosità di quelli che sono i pensieri degli altri può bastare?

Perfetto. Che poi, a che serve un forum se non ci si confronta tra modi di pensiero che sono oggettivi solo in apparenza? conoscere nuovi materiali e leggere altrui esperienze è interessante ma un po' a senso unico, quasi da blog. Un forum è confronto. :D
 
L'utilità della riflessione sullo spirito di avventura e quali che siano le sue caratteristiche non dovrebbe essere cosa poi così peregrina se Omero, tanto per citarne uno, ci ha costruito sopra, intorno e dentro il mito di Ulisse.
Personalmente credo che l'importante non sia attraverso quali azioni e con quali strumenti questo spirito si esprime, quanto essere consapevoli di avercelo, di trovare la maniera di assecondarlo utilizzando innanzi tutto ciò che siamo e poi anche ciò che ancora non siamo, che potremmo essere o che non saremo mai.
E forse questa parte a volte sembra perduta quando si enfatizza troppo il mezzo anziché lo scopo.

Per molti l'utilità deve essere qualcosa di materiale, di tangibile. Fermarsi a riflette non ce lo possiamo quasi più permettere nei frenetici ritmi del vivere moderno.
 
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