- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati
Data: 3 dicembre 2015
Regione e provincia: Molise - Abruzzo
Località di partenza: Pianoro Le Forme o Valfiorita (Pizzone - IS)
Località di arrivo: cresta della Metuccia
Tempo di percorrenza: 5,30 ore
Chilometri: circa 14
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: nessuna, ma la lunghezza del percorso con l'innevamento può richiedere un notevole impegno fisico.
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: ottima fino al passo dei Monaci, molto scarsa lungo la cresta della Metuccia
Dislivello in salita: circa 800 mt. totali
Quota massima: 2155 mt.
Accesso stradale: lungo la strada a scorrimento veloce che da Venafro (IS) porta a Roccaraso, procedere fino al bivio per Alfedena e poi passare per Pizzone, attraversarlo nella parte bassa e seguire i cartelli per Valfiorita.
Descrizione
Lasciata la macchina nell'ampio piazzale di Valfiorita, o piana delle Forme, 1400 mt. inizio a camminare tra spettacolari faggete lungo il comodo sentiero della val Pagana, abbondantemente innevata dalle recenti nevicate.
Supero una presa d'acqua con rifugio annesso, e continuo in costante salita, sempre immerso in una fitta faggeta che non lascia intravedere nessun tipo di panorama.
Pizzone (IS) la porta d'ingresso delle Mainarde molisane
Dopo quasi due ore di traversata nel bosco, rallentato dal manto nevoso che dopo i 1700 metri è diventato davvero molto consistente, esco dal bosco e mi si apre una delle più straordinarie viste panoramiche dell'intero Parco Nazionale d'Abruzzo. Una vista che mozza il fiato e che scatena forti emozioni.
Vedersi di colpo apparire il monte Meta, la regina del Parco, in tutta la sua selvaggia eleganza, è uno dei più bei regali che la montagna possa offrire dopo la lunga e monotona traversata in un bosco dal sapore quasi opprimente.
Ed eccomi finalmente giunto al passo dei Monaci, 1968 mt.
Il passo dei Monaci e verso sinistra, l'inizio della lunga cresta della Metuccia che andrò ad affrontare
L'inizio della traversata in cresta presenta alcuni tratti senza neve a causa del forte vento che ha accompagnato le recenti nevicate e che ha distribuito il manto nevoso in maniera molto irregolare.
Camminando lungo il filo di cresta si ha quasi la sensazione di volare sulla sottostante val Pagana
Rocce verticali precipitano a strapiombo su circhi glaciali tra balzi rocciosi e canali che spesso mi ricordano il versante orientale del Sirente.
Ancora panorami dagli stupendi e vertiginosi affacci in cresta
Lontano, oltre le pendici parzialmente innevate a macchia di leopardo del monte Miele, si riconosce la struttura del monte Greco.
Ancora un affaccio molto suggestivo sulle pareti orientali della catena.
Qui si riconosce in alto a destra l'aguzzo profilo del Monte A Mare, 2160 mt. la vetta più alta delle Mainarde.
Ma ogni tanto è doveroso voltarsi indietro, per vedere il monte Meta, 2242 mt. che si allontana sempre di più, scoprendo nuove prospettive...
Proseguo la mia traversata in cresta.
La neve a tratti è molto alta a causa degli accumuli eolici ed è piuttosto difficoltoso procedere.
Ormai sono quasi due ore che cammino in cresta dopo aver lasciato il Passo dei Monaci e la cima della Metuccia, che dal valico si raggiunge in meno di un'ora, l'ho superata senza accorgermene, probabilmente con il sasso che ne indica il punto esatto ricoperto dalla neve.
La Metuccia non ha un profilo ben distinto e non ha un paletto, una colonnina o una croce che ne indica il punto esatto, quindi è spesso difficile da individuare. Non esistono infatti delle foto in rete che ne possano svelare la struttura ma soltanto immagini della pietra con la scritta indicante il nome e la quota della montagna con due legnetti incrociati che simboleggiano una croce.
Di conseguenza in caso di innevamento è quasi impossibile trovarla perchè la Metuccia, altro non è che una semplice e impercettibile elevazione dei numerosi sali scendi che compongono la cresta.
Ecco dunque l'importanza soprattutto nel caso di una vetta poco evidente situata su una lunga cresta, di evidenziarla con una piccola struttura artificiale poco invasiva, come ad esempio una bella colonnina, magari come quella che si trova in cima al monte Terminillo, per evitare che un escursionista dopo un lungo viaggio e un'altrettanta lunga e impegnativa camminata, rimanga deluso per non essere riuscito a trovare la cima.
Per me il discorso è diverso, anche se una piccola delusione non posso nasconderla, lo confesso.
In ogni caso, la bellezza dell'ambiente e la ricchezza dei panorami è talmente appagante che per me la rinuncia ad effettuare una foto sulla vetta ufficiale della cresta è di secondaria importanza.
Giungo comunque su una cimetta senza nome, che il mio altimetro segna ad una quota di circa 2155 mt. dove è presente una piccola croce metallica che io ho inizialmente scambiato per la vetta della Metuccia, ma poi a causa delle tempistiche non corrispondenti e della vicinissima vetta del Monte A Mare visibile sullo sfondo, deduco che non si tratta della Metuccia.
Decido comunque di fermarmi qui e di non andare sulla vicina vetta del Monte A Mare.
Le ore di luce sono poche in questo periodo e preferisco non affrontare il bosco con scarsa luminosità anche perchè la presenza di neve sull'intero percorso allunga notevolmente i tempi.
Ripercorro la cresta a ritroso verso il passo dei Monaci cercando, giusto per curiosità, di trovare un punto di riferimento che possa indicarmi la vetta della Metuccia, ma senza esito.
Detto fra noi, che cosa m'importa di cercare una vetta rappresentata da un sasso su una cresta tutta uguale, quando ad ogni passo resto senza fiato per la bellezza dell'insieme?
Ogni cosa che mi circonda trasmette così tanta bellezza che il resto non conta nulla.
Ogni pensiero è annullato, la mente e il corpo sono proiettati in una dimensione diversa, di difficile interpretazione.
Verso ovest si apre il panorama sui monti Cavallo e Forcellone, dietro il mare di nebbia che avvolge la pianura di Cassino.
E poi lei, la regina del parco Nazionale, La Meta.
Giungo di nuovo al Passo dei Monaci e inizio la mia discesa verso il bosco della val Pagana, e ancora l'ambiente mi riserva visioni straordinarie sulle ultime rocce della cresta
La neve è molto alta!
Lungo tutto il tratto che va dal valico fino all'inizio del bosco mi ha creato un notevole impegno psico fisico, soprattutto perchè a causa delle temperature troppo alte, la consistenza era cambiata diventando cedevole ad ogni passo.
Arrivo abbastanza presto al pianoro Le Forme dopo una scorrevole discesa nel bosco.
Non ho trovato la vetta della Metuccia ma tutto sommato ho vissuto una delle più belle giornate in montagna di quest'anno, con un clima sorprendentemente mite e luminoso in un contesto paesaggistico e ambientale di grande impatto emozionale.
Data: 3 dicembre 2015
Regione e provincia: Molise - Abruzzo
Località di partenza: Pianoro Le Forme o Valfiorita (Pizzone - IS)
Località di arrivo: cresta della Metuccia
Tempo di percorrenza: 5,30 ore
Chilometri: circa 14
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: nessuna, ma la lunghezza del percorso con l'innevamento può richiedere un notevole impegno fisico.
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: ottima fino al passo dei Monaci, molto scarsa lungo la cresta della Metuccia
Dislivello in salita: circa 800 mt. totali
Quota massima: 2155 mt.
Accesso stradale: lungo la strada a scorrimento veloce che da Venafro (IS) porta a Roccaraso, procedere fino al bivio per Alfedena e poi passare per Pizzone, attraversarlo nella parte bassa e seguire i cartelli per Valfiorita.
Descrizione
Lasciata la macchina nell'ampio piazzale di Valfiorita, o piana delle Forme, 1400 mt. inizio a camminare tra spettacolari faggete lungo il comodo sentiero della val Pagana, abbondantemente innevata dalle recenti nevicate.
Supero una presa d'acqua con rifugio annesso, e continuo in costante salita, sempre immerso in una fitta faggeta che non lascia intravedere nessun tipo di panorama.
Pizzone (IS) la porta d'ingresso delle Mainarde molisane
Dopo quasi due ore di traversata nel bosco, rallentato dal manto nevoso che dopo i 1700 metri è diventato davvero molto consistente, esco dal bosco e mi si apre una delle più straordinarie viste panoramiche dell'intero Parco Nazionale d'Abruzzo. Una vista che mozza il fiato e che scatena forti emozioni.
Vedersi di colpo apparire il monte Meta, la regina del Parco, in tutta la sua selvaggia eleganza, è uno dei più bei regali che la montagna possa offrire dopo la lunga e monotona traversata in un bosco dal sapore quasi opprimente.
Ed eccomi finalmente giunto al passo dei Monaci, 1968 mt.
Il passo dei Monaci e verso sinistra, l'inizio della lunga cresta della Metuccia che andrò ad affrontare
L'inizio della traversata in cresta presenta alcuni tratti senza neve a causa del forte vento che ha accompagnato le recenti nevicate e che ha distribuito il manto nevoso in maniera molto irregolare.
Camminando lungo il filo di cresta si ha quasi la sensazione di volare sulla sottostante val Pagana
Rocce verticali precipitano a strapiombo su circhi glaciali tra balzi rocciosi e canali che spesso mi ricordano il versante orientale del Sirente.
Ancora panorami dagli stupendi e vertiginosi affacci in cresta
Lontano, oltre le pendici parzialmente innevate a macchia di leopardo del monte Miele, si riconosce la struttura del monte Greco.
Ancora un affaccio molto suggestivo sulle pareti orientali della catena.
Qui si riconosce in alto a destra l'aguzzo profilo del Monte A Mare, 2160 mt. la vetta più alta delle Mainarde.
Ma ogni tanto è doveroso voltarsi indietro, per vedere il monte Meta, 2242 mt. che si allontana sempre di più, scoprendo nuove prospettive...
Proseguo la mia traversata in cresta.
La neve a tratti è molto alta a causa degli accumuli eolici ed è piuttosto difficoltoso procedere.
Ormai sono quasi due ore che cammino in cresta dopo aver lasciato il Passo dei Monaci e la cima della Metuccia, che dal valico si raggiunge in meno di un'ora, l'ho superata senza accorgermene, probabilmente con il sasso che ne indica il punto esatto ricoperto dalla neve.
La Metuccia non ha un profilo ben distinto e non ha un paletto, una colonnina o una croce che ne indica il punto esatto, quindi è spesso difficile da individuare. Non esistono infatti delle foto in rete che ne possano svelare la struttura ma soltanto immagini della pietra con la scritta indicante il nome e la quota della montagna con due legnetti incrociati che simboleggiano una croce.
Di conseguenza in caso di innevamento è quasi impossibile trovarla perchè la Metuccia, altro non è che una semplice e impercettibile elevazione dei numerosi sali scendi che compongono la cresta.
Ecco dunque l'importanza soprattutto nel caso di una vetta poco evidente situata su una lunga cresta, di evidenziarla con una piccola struttura artificiale poco invasiva, come ad esempio una bella colonnina, magari come quella che si trova in cima al monte Terminillo, per evitare che un escursionista dopo un lungo viaggio e un'altrettanta lunga e impegnativa camminata, rimanga deluso per non essere riuscito a trovare la cima.
Per me il discorso è diverso, anche se una piccola delusione non posso nasconderla, lo confesso.
In ogni caso, la bellezza dell'ambiente e la ricchezza dei panorami è talmente appagante che per me la rinuncia ad effettuare una foto sulla vetta ufficiale della cresta è di secondaria importanza.
Giungo comunque su una cimetta senza nome, che il mio altimetro segna ad una quota di circa 2155 mt. dove è presente una piccola croce metallica che io ho inizialmente scambiato per la vetta della Metuccia, ma poi a causa delle tempistiche non corrispondenti e della vicinissima vetta del Monte A Mare visibile sullo sfondo, deduco che non si tratta della Metuccia.
Decido comunque di fermarmi qui e di non andare sulla vicina vetta del Monte A Mare.
Le ore di luce sono poche in questo periodo e preferisco non affrontare il bosco con scarsa luminosità anche perchè la presenza di neve sull'intero percorso allunga notevolmente i tempi.
Ripercorro la cresta a ritroso verso il passo dei Monaci cercando, giusto per curiosità, di trovare un punto di riferimento che possa indicarmi la vetta della Metuccia, ma senza esito.
Detto fra noi, che cosa m'importa di cercare una vetta rappresentata da un sasso su una cresta tutta uguale, quando ad ogni passo resto senza fiato per la bellezza dell'insieme?
Ogni cosa che mi circonda trasmette così tanta bellezza che il resto non conta nulla.
Ogni pensiero è annullato, la mente e il corpo sono proiettati in una dimensione diversa, di difficile interpretazione.
Verso ovest si apre il panorama sui monti Cavallo e Forcellone, dietro il mare di nebbia che avvolge la pianura di Cassino.
E poi lei, la regina del parco Nazionale, La Meta.
Giungo di nuovo al Passo dei Monaci e inizio la mia discesa verso il bosco della val Pagana, e ancora l'ambiente mi riserva visioni straordinarie sulle ultime rocce della cresta
La neve è molto alta!
Lungo tutto il tratto che va dal valico fino all'inizio del bosco mi ha creato un notevole impegno psico fisico, soprattutto perchè a causa delle temperature troppo alte, la consistenza era cambiata diventando cedevole ad ogni passo.
Arrivo abbastanza presto al pianoro Le Forme dopo una scorrevole discesa nel bosco.
Non ho trovato la vetta della Metuccia ma tutto sommato ho vissuto una delle più belle giornate in montagna di quest'anno, con un clima sorprendentemente mite e luminoso in un contesto paesaggistico e ambientale di grande impatto emozionale.
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