Escursione M.Amaro per la Rava della Giumenta

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale della Majella
Dati

Data: 6/5/2023
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Passo San Leonardo
Località di arrivo: Passo San Leonardo
Tempo di percorrenza: 8h 35m
Chilometri: 13
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: fatica
Periodo consigliato: tutti, meglio con fresco
Segnaletica: boh?
Dislivello in salita: 1600mt
Dislivello in discesa: 1600mt
Quota massima: 2793mt
Accesso stradale: Passo San Leonardo
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8664

Descrizione
Oggi un piccolo giorno importante per me: la mia prima esperienza in Majella, e sul Monte Amaro, in "quasi" invernale, col CAI di Roma. Lungamente attesa e finalmente concretizzatasi.
L'arrivo in Abruzzo è sempre un piccolo miracolo di panorami e bellezza, che ogni volta si rinnova: fermarsi con la macchina ad ogni curva regalerebbe foto meravigliose, che invece sempre mancano dal carnet degli scatti di fine giornata. Il programma odierno prevede la salita da Passo San Leonardo per la cosiddetta Rava della Giumenta, un lungo canalone dritto si inerpica su per la montagna con una pendenza costante e insistita di 35-40% (nella foto qui sotto si identifica benissimo come quello che scende subito sotto la vetta dell'Amaro, scendendo al centro verso sinistra).

La Rava della Giumenta e il M.Amaro
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La mattinata è meravigliosa e molto calda, l'approdo alla base della Rava richiede l'attraversamento di un'area boschiva verdissima che regala bellissimi ritagli di montagna tra le piante.
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Arrivati alla base del M.Amaro è subito evidente un aspetto che peserà non poco sulla giornata: le abbondanti nevicate degli ultimi tempi, mescolate alla temperatura ormai estiva, hanno ricoperto l'intera Rava di uno spesso strato di neve sfondosa, che copre quasi 1000 metri di dislivello e che va per forza affrontata coi ramponi, rendendo la progressione estremamente faticosa. Ci sarà da sputar sangue!

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La salita regala prospettive molto suggestive, sebbene la forma del banale del canale - lungo e dritto - renda la salita alla lunga piuttosto noiosa e la fatica non ispiri ad alza lo sguardo dai piedi.

M.Morrone dell'Amaro
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La salita è veramente faticosa e il gruppo rapidamente si sgrana in quattro: quelli che arriveranno per primi con passo rapidissimo, quelli che seguiranno a 20 minuti di distanza, i 4 o 5 che salgono con me sputando sangue e santi vari, rigettando ripetutamente la tentazione di arrendersi, e quelli che desistono a metà. I momenti più duri sono proprio l'ultimo tratto di salita prima dello spiano prefinale, e la salita finale alla vetta, con neve che sfonda fino quasi all'inguine.

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L'arrivo in cima è veramente liberatorio, dopo tanta fatica, sebbene i primi stiano già ridiscendendo. Il tempo è splendido e lascia spazio a godere tutte le meraviglie della vista panoramica e la suggestione del rifugio Velino, che trovo spendido.

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Iniziamo così la discesa, che mostra in tutta la sua "durezza" il lungo percorso seguito all'andata ma anche i meravigliosi bastioni rocciosi che emergono come guardiani dalla neve e il contrasto del gelo della vetta con ricchissimo verde a fondo valle.

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Il ritorno a valle verso le 15.00 restituisce il bosco e i prati in una luce vivida, bucolica, svelando una bellezza che alla mattina non avevo notato.

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Un ultimo istante per girarsi a salutare l'imponente maestosità della Majella ed è tempo di rifugiarsi a Pacentro, piccolo ma delizioso borgo, per regalarci un terzo tempo tanto gioioso quanto necessario, per affrontare il lungo rientro a casa.

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La giornata, iniziata alle 4.30 del mattino, si chiude alle 20.00 col ritorno a Roma. La stanchezza è infinita. La prova per il Gran Paradiso, perchè anche questo voleva essere avendo molti aspetti in comune, mi dice che c'è ancora da lavorare ma si può fare. Ma soprattutto che molti limiti sono più nella testa che nel corpo. Alè.
 
Complimenti. E grazie per avermi fatto rivivere le emozioni che ho provato quando sono riuscito ad arrivare in cima dopo 5 tentativi falliti.
Io però in discesa non ho sofferto, avevo con me uno snowboard :poke:.
 
Complimenti. E grazie per avermi fatto rivivere le emozioni che ho provato quando sono riuscito ad arrivare in cima dopo 5 tentativi falliti.
Io però in discesa non ho sofferto, avevo con me uno snowboard :poke:.
...beh, hai sofferto di più in salita! Complimenti tardivi!!:si:
 
Beh, come si dice a Roma, ti sei tolto la sete col prosciutto. La salita è stata un po come te l'avevo descritta?
Ma è di nuovo saltata via la porta del rifugio?
 
Beh, come si dice a Roma, ti sei tolto la sete col prosciutto. La salita è stata un po come te l'avevo descritta?
Ma è di nuovo saltata via la porta del rifugio?
Questa del prosciutto non la conoscevo.
Sì, la salita è esattam3nt3 come l'avevi descritta: lumga, monotona e dura. E la neve, che pure ha di molto appesantito la progressione, forse le ha dato almeno un pò di attrattiva in più.
Alla porta non ho fatto caso, ma credo di si.
 
Questa del prosciutto non la conoscevo.
Sì, la salita è esattam3nt3 come l'avevi descritta: lumga, monotona e dura. E la neve, che pure ha di molto appesantito la progressione, forse le ha dato almeno un pò di attrattiva in più.
Alla porta non ho fatto caso, ma credo di si.
Mannaggia, dormire lì senza porta è complicato. Speriamo la rimettano a posto. Purtroppo avrai notato come i vandali arrivino fin lassù, con gente che preferisce portarsi nello zaino vernice e pennarelli invece di mortadella e fiaschi di vino.
 
Bella escursione! :si:

Una domanda: ma l'avete fatta tutta in giornata, mi sembra di capire, e allora perchè avete degli zaini così grandi?!?

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una bellissima scarpinata, la direttissima da passo san Leonardo a monte amaro via Giumenta Bianca è uno stupendo posto, stupefacente, unico problema, dalla Giumenta Bianca a monte amaro, ogni 70 metri il dislivello aumenta di 50 m, da fare nel ghiaccio e spettacolare
complimenti
il 6/05/2023 ero sul versante nord/est lato mar adriatico alle sorgenti del fiume foro, dove la pendenza della Majella e più umana, temperatura a 1200 mslm 21 gradi stupenda giornata
 
Ultima modifica:
Io sulla neve mi tocca portare quello da 60! Ramponi, piccozza, abbigliamento pesante (che puntualmente finisce nello zaino), eventualmente ciaspole... come fai a portare quello da 24? Bisogna dire che non uso il casco.
Ramponi, piccozza e casco sono esterni, dentro pala e sonda, 2lt acqua, piumino, guscio, cibo, guanti e ricambi mini, piccole cose (fak, torcia, cosettine varie). Sono abbastanza minimialista sui volumi.
 
Io avevo uno zaino da 24lt. Quelli del CAI, mai capito perché, usano zqini da 40lt!!

non credo che essere del CAI sia la motivazione (lo dico da "caiano"): io col mio 24 litri faccio invernali con tutto il necessario, inclusa la ferraglia da alpinismo. tutto dentro a parte ovviamente corda, picca e casco.
questo inverno ci ho fatto stare pure il necessario per una notte in rifugio. in effetti in quel caso lo zaino era al limite dell'esplosione :/
 
non credo che essere del CAI sia la motivazione (lo dico da "caiano"): io col mio 24 litri faccio invernali con tutto il necessario, inclusa la ferraglia da alpinismo. tutto dentro a parte ovviamente corda, picca e casco.
questo inverno ci ho fatto stare pure il necessario per una notte in rifugio. in effetti in quel caso lo zaino era al limite dell'esplosione :/
Sono "caiano" anche io, sebbene per la.poca frequentazione possa essere meglio definito un "caino"!:D
 
Complimenti, mi hai fatto tornare alla mente uno dei miei 3 "Amari", probabilmente quello più ventoso e più freddo, oltre che l'unico pienamente invernale (28 dicembre).
Memorabile la luce tardo pomeridiana vissuta in vetta e il tramonto vissuto in discesa fino all'ultimo istante, a costo di farci l'ultima ora praticamente al buio :). Ma data la brevità delle giornate era inevitabile.
Indubbiamente una delle montagne appenniniche cui sono più affezionato.

P.S. il rifugio si chiama Pelino. Comunque comprensibile il lapsus freudiano :p
P.S. 2 : guarda che il Granpa (perlomeno se fatto in 2 giorni con pernotto intermedio) potrebbe rivelarsi quasi una passeggiata rispetto all'Amaro, a volte le quote in sè incutono un timore ingiustificato, specialmente quando non presentano soverchie difficoltà tecniche. Contano i dislivelli, le condizioni meteo, della neve, i dosaggi delle forze che persino la motivazione infonde o meno (a seconda dell'obiettivo).
 

Allegati

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Ciascuno di noi almeno una volta si è spinto in montagna con la motivazione più o meno confessata di "compere l'impresa", qualcosa che almeno soggettivamente sentiamo come tale, vuoi che si tratti di salire su una collina in un giorno in cui non te la senti proprio vuoi che si tratti di conquistare la cima del Monte Bianco.
.
Direi che in questo caso - a prescindere dalle tue motivazioni personali - l' "impresa" ci sta tutta, e se qualcuno è salito lassù per questo ne è valsa veramente la pena!
 
Complimenti, mi hai fatto tornare alla mente uno dei miei 3 "Amari", probabilmente quello più ventoso e più freddo, oltre che l'unico pienamente invernale (28 dicembre).
Memorabile la luce tardo pomeridiana vissuta in vetta e il tramonto vissuto in discesa fino all'ultimo istante, a costo di farci l'ultima ora praticamente al buio :). Ma data la brevità delle giornate era inevitabile.
Indubbiamente una delle montagne appenniniche cui sono più affezionato.

P.S. il rifugio si chiama Pelino. Comunque comprensibile il lapsus freudiano :p
P.S. 2 : guarda che il Granpa (perlomeno se fatto in 2 giorni con pernotto intermedio) potrebbe rivelarsi quasi una passeggiata rispetto all'Amaro, a volte le quote in sè incutono un timore ingiustificato, specialmente quando non presentano soverchie difficoltà tecniche. Contano i dislivelli, le condizioni meteo, della neve, i dosaggi delle forze che persino la motivazione infonde o meno (a seconda dell'obiettivo).
Non sei il primo a dirmi che il GranPa potrebbe essere meno impegnativo. Bene comunque, la mia ricerca non è di una vetta o di una performance, ma di conoscere me stesso. Altre volte è stata la paura del bosco o della solitudine. Questa volta era il "non ce la faccio".
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Ciascuno di noi almeno una volta si è spinto in montagna con la motivazione più o meno confessata di "compere l'impresa", qualcosa che almeno soggettivamente sentiamo come tale, vuoi che si tratti di salire su una collina in un giorno in cui non te la senti proprio vuoi che si tratti di conquistare la cima del Monte Bianco.
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Direi che in questo caso - a prescindere dalle tue motivazioni personali - l' "impresa" ci sta tutta, e se qualcuno è salito lassù per questo ne è valsa veramente la pena!
L'hai detta bene, direi!
 
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