Data: 17-18 settembre 2023
Regione e provincia: Veneto, Belluno
Località di partenza: Auronzo di Cadore
Località di arrivo: Auronzo di Cadore
Tempo di percorrenza: 11 ore in cammino
Chilometri: 40km
Grado di difficoltà: Escursionistico
Descrizione delle difficoltà: tre banali passaggi protetti da cordino metallico tra il Rif.Baion e il Rif.Chiggiato
Periodo consigliato: da fine maggio a metà ottobre
Segnaletica: ottima, con segnavia dedicati al trekking
Dislivello in salita: 2500D+
Dislivello in discesa: 2500 D-
Quota massima: Forcella Grande, 2255m slm
Accesso stradale: SR48 delle Dolomiti
Descrizione
Causa meteo ballerino e doveri coniugali ho dovuto rimandare la mia partenza per la AV2 delle Dolomiti, trekking che avevo già ampiamente pianificato nelle scorse settimane, ma per non gettare alle ortiche una notte di licenza ho in fretta e furia dirottato le mie attenzioni sul Marmarole Runde, un itinerario che osservavo da un paio d’anni e che per vicinanza a casa e sviluppo (un anello, relativamente breve, con dislivelli contenuti) faceva proprio al caso mio.
Alle 9.30 sono ad Auronzo di Cadore, parcheggio la macchina nel piazzale degli impianti e, visto che è l’ultimo giorno di apertura, investo 13€ in un biglietto di sola andata per la seggiovia Monte Agudo che in due tronconi raggiunge l’omonimo rifugio, 700 metri più in alto rispetto all’abitato di Auronzo.
Imbocco il sentiero 271, traccia scorrevole che immersa nel bosco mi conduce prima ai pascoli di Col dei Buoi e, poco dopo, al Rifugio Ciareido. Il rifugio è chiuso da almeno un paio d’anni per qualche non precisato intoppo burocratico, ma il panorama sulla Croda de Toni e sulle Dolomiti d’Oltre Piave si lascia guardare.
Riprendo la marcia sul segnavia 272 e in meno di mezz’ora raggiungo il Rifugio Baion. È ora di pranzo e c’è un bel via vai di gente, io scatto qualche foto e riprendo a camminare imboccando il sentiero n.262, esco temporaneamente dal bosco, risalgo un ghiaione e inizio un lungo traverso immerso nei pini mughi, passando sotto al Pupo di San Lorenzo.
Supero alcuni brevi e banali tratti protetti da corda metallica, un piccolo tratto impegnativo in discesa ed entro in un bel bosco di conifere. Lascio sulla destra il bivio per il Jau de la Tana e il Biv.Tiziano e in pochi minuti raggiungo la sella dove sorge il Rifugio Chiggiato. Il posto è meraviglioso, in fondo alla valle si vede Calalzo mentre a nord appare in tutta la sua maestosità l’Antelao….peccato che c’è, credo, un raduno del CAI ed un elicottero turistico che decolla e atterra ogni 20 minuti per portare a valle i facoltosi avventori del rifugio, un episodio che forse merita una menzione nel thread del “Grande Carosello Dolomitico”.
Fuggo da quel caos imboccando il sentiero 260 che scende nel bosco verso la Val d’Oten, mi fermo in uno spiazzo con sorgente, mi cucino un’ottima carbonara da trail, pulisco tutto e dopo aver perso oltre 500 metri di quota arrivo in loc.Diassa. Guado l’omonimo torrente ed inizio a risalire gli ampi riporti di ghiaia che giacciono alle pendici dell’Antelao raggiungendo, 4 km più tardi, il Rifugio Capanna degli Alpini. I gestori stanno sbrigando le incombenze di fine stagione ma il rifugio è chiuso, alle 18.30 loro scendono nuovamente a valle e io mi ritrovo da solo in un ambiente a dir poco stupefacente.
Monto la X-Mid in una radura riparata e dopo aver contemplato un po’ l’ambiente circostante e comunicato via InReach con la mia famiglia, preparo la cena, mi infilo nel sacco a pelo e guardo un film che avevo precedentemente scaricato sullo smartphone.
Dormo da papa anche se è una notte calda e umida. Punto la sveglia alle 6.15, faccio colazione, impacchetto le mie cose e, dopo una veloce risalita dell’orrido per dare un occhiata alla Cascata delle Pile, alle 8.00 mi metto in marcia sul sentiero n.255 che sale al Rifugio Galassi. Esco dalla nuvola alle 9.20, transito davanti al rifugio senza sostare ed in breve, sul sentiero 227, scavallo Forcella Piccola.
Dalla base dell’Antelao, ora, si scorge nitidamente il Pelmo svettare sopra l’abitato di San Vito di Cadore; peccato che la giornata non sia delle migliori per godere di un panorama ancora più ampio. Percorro un lungo e piacevole traverso su ghiaioni che insistono sotto a Cima Scotter, supero una valle ed entro nel bosco di larci che mi accompagna fino al Rifugio San Marco.
È un posto incantevole, una struttura che trasuda magia dì montagna; so che tornerò in questo luogo un giorno per viverlo da ospite. Dopo una birra e qualche chiacchiera con la gestrice, riprendo il mio cammino imboccando il ripido sentiero 226 che risale per 400 metri fino a Forcella Grande.
Qui il panorama cambia nuovamente, ora cammino guardando il Gruppo del Sorapis e, sulla destra, l‘elegante Torre dei Sabbioni. Non ho però tempo da perdere, il meteo sta cambiando e anche il Garmin mi avvisa dell’arrivo di un temporale nel pomeriggio.
Scendo quindi per qualche centinaio di metri costeggiando il Corno del Doge, mangio qualcosa e raggiungo perdendo rapidamente quota la bella cascata del Ciadin del Doge. Il sentiero riprende in salita entrando nel bosco per poi ridiscendere nuovamente tra le faggete della Riserva Naturale Orientata di Somadida. Inizia a piovere ma sono ormai alla fine del sentiero, ancora 2km di strada forestale mi separano dall’area visitatori della riserva, dove approfitto dei servizi igienici per darmi una ripulita. Sono le 15.30; qui il percorso proseguirebbe sulla destra orografica del fiume Anisei, ma stiamo parlando di altri 17km di carrareccia sterrata che non ho assolutamente voglia di percorrere, specie sotto la pioggia. Indosso il guscio, supero il ponte, costeggio la statale e affido al mio pollice destro tutte le speranze di riuscire a trovare un passaggio per la macchina. Dopo forse 5 minuti trovo ad aspettarmi in una piazzola di sosta un furgone che, transitando, ha notato il mio pollice alzato. Ringrazio, salgo a bordo e inizio il mio viaggio di ritorno in compagnia di un simpatico signore che, deduco poi, essere il gestore del Rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo. Tra una chiacchiera e l’altra sulle montagne del Cadore, sono nuovamente al piazzale degli impianti per il Monte Agudo dove trovo ad aspettarmi una ciotola di frutta fresca che avevo preventivamente lasciato in macchina proprio per godermela in quel momento.
Regione e provincia: Veneto, Belluno
Località di partenza: Auronzo di Cadore
Località di arrivo: Auronzo di Cadore
Tempo di percorrenza: 11 ore in cammino
Chilometri: 40km
Grado di difficoltà: Escursionistico
Descrizione delle difficoltà: tre banali passaggi protetti da cordino metallico tra il Rif.Baion e il Rif.Chiggiato
Periodo consigliato: da fine maggio a metà ottobre
Segnaletica: ottima, con segnavia dedicati al trekking
Dislivello in salita: 2500D+
Dislivello in discesa: 2500 D-
Quota massima: Forcella Grande, 2255m slm
Accesso stradale: SR48 delle Dolomiti
Descrizione
Causa meteo ballerino e doveri coniugali ho dovuto rimandare la mia partenza per la AV2 delle Dolomiti, trekking che avevo già ampiamente pianificato nelle scorse settimane, ma per non gettare alle ortiche una notte di licenza ho in fretta e furia dirottato le mie attenzioni sul Marmarole Runde, un itinerario che osservavo da un paio d’anni e che per vicinanza a casa e sviluppo (un anello, relativamente breve, con dislivelli contenuti) faceva proprio al caso mio.
Alle 9.30 sono ad Auronzo di Cadore, parcheggio la macchina nel piazzale degli impianti e, visto che è l’ultimo giorno di apertura, investo 13€ in un biglietto di sola andata per la seggiovia Monte Agudo che in due tronconi raggiunge l’omonimo rifugio, 700 metri più in alto rispetto all’abitato di Auronzo.
Imbocco il sentiero 271, traccia scorrevole che immersa nel bosco mi conduce prima ai pascoli di Col dei Buoi e, poco dopo, al Rifugio Ciareido. Il rifugio è chiuso da almeno un paio d’anni per qualche non precisato intoppo burocratico, ma il panorama sulla Croda de Toni e sulle Dolomiti d’Oltre Piave si lascia guardare.
Riprendo la marcia sul segnavia 272 e in meno di mezz’ora raggiungo il Rifugio Baion. È ora di pranzo e c’è un bel via vai di gente, io scatto qualche foto e riprendo a camminare imboccando il sentiero n.262, esco temporaneamente dal bosco, risalgo un ghiaione e inizio un lungo traverso immerso nei pini mughi, passando sotto al Pupo di San Lorenzo.
Supero alcuni brevi e banali tratti protetti da corda metallica, un piccolo tratto impegnativo in discesa ed entro in un bel bosco di conifere. Lascio sulla destra il bivio per il Jau de la Tana e il Biv.Tiziano e in pochi minuti raggiungo la sella dove sorge il Rifugio Chiggiato. Il posto è meraviglioso, in fondo alla valle si vede Calalzo mentre a nord appare in tutta la sua maestosità l’Antelao….peccato che c’è, credo, un raduno del CAI ed un elicottero turistico che decolla e atterra ogni 20 minuti per portare a valle i facoltosi avventori del rifugio, un episodio che forse merita una menzione nel thread del “Grande Carosello Dolomitico”.
Fuggo da quel caos imboccando il sentiero 260 che scende nel bosco verso la Val d’Oten, mi fermo in uno spiazzo con sorgente, mi cucino un’ottima carbonara da trail, pulisco tutto e dopo aver perso oltre 500 metri di quota arrivo in loc.Diassa. Guado l’omonimo torrente ed inizio a risalire gli ampi riporti di ghiaia che giacciono alle pendici dell’Antelao raggiungendo, 4 km più tardi, il Rifugio Capanna degli Alpini. I gestori stanno sbrigando le incombenze di fine stagione ma il rifugio è chiuso, alle 18.30 loro scendono nuovamente a valle e io mi ritrovo da solo in un ambiente a dir poco stupefacente.
Monto la X-Mid in una radura riparata e dopo aver contemplato un po’ l’ambiente circostante e comunicato via InReach con la mia famiglia, preparo la cena, mi infilo nel sacco a pelo e guardo un film che avevo precedentemente scaricato sullo smartphone.
Dormo da papa anche se è una notte calda e umida. Punto la sveglia alle 6.15, faccio colazione, impacchetto le mie cose e, dopo una veloce risalita dell’orrido per dare un occhiata alla Cascata delle Pile, alle 8.00 mi metto in marcia sul sentiero n.255 che sale al Rifugio Galassi. Esco dalla nuvola alle 9.20, transito davanti al rifugio senza sostare ed in breve, sul sentiero 227, scavallo Forcella Piccola.
Dalla base dell’Antelao, ora, si scorge nitidamente il Pelmo svettare sopra l’abitato di San Vito di Cadore; peccato che la giornata non sia delle migliori per godere di un panorama ancora più ampio. Percorro un lungo e piacevole traverso su ghiaioni che insistono sotto a Cima Scotter, supero una valle ed entro nel bosco di larci che mi accompagna fino al Rifugio San Marco.
È un posto incantevole, una struttura che trasuda magia dì montagna; so che tornerò in questo luogo un giorno per viverlo da ospite. Dopo una birra e qualche chiacchiera con la gestrice, riprendo il mio cammino imboccando il ripido sentiero 226 che risale per 400 metri fino a Forcella Grande.
Qui il panorama cambia nuovamente, ora cammino guardando il Gruppo del Sorapis e, sulla destra, l‘elegante Torre dei Sabbioni. Non ho però tempo da perdere, il meteo sta cambiando e anche il Garmin mi avvisa dell’arrivo di un temporale nel pomeriggio.
Scendo quindi per qualche centinaio di metri costeggiando il Corno del Doge, mangio qualcosa e raggiungo perdendo rapidamente quota la bella cascata del Ciadin del Doge. Il sentiero riprende in salita entrando nel bosco per poi ridiscendere nuovamente tra le faggete della Riserva Naturale Orientata di Somadida. Inizia a piovere ma sono ormai alla fine del sentiero, ancora 2km di strada forestale mi separano dall’area visitatori della riserva, dove approfitto dei servizi igienici per darmi una ripulita. Sono le 15.30; qui il percorso proseguirebbe sulla destra orografica del fiume Anisei, ma stiamo parlando di altri 17km di carrareccia sterrata che non ho assolutamente voglia di percorrere, specie sotto la pioggia. Indosso il guscio, supero il ponte, costeggio la statale e affido al mio pollice destro tutte le speranze di riuscire a trovare un passaggio per la macchina. Dopo forse 5 minuti trovo ad aspettarmi in una piazzola di sosta un furgone che, transitando, ha notato il mio pollice alzato. Ringrazio, salgo a bordo e inizio il mio viaggio di ritorno in compagnia di un simpatico signore che, deduco poi, essere il gestore del Rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo. Tra una chiacchiera e l’altra sulle montagne del Cadore, sono nuovamente al piazzale degli impianti per il Monte Agudo dove trovo ad aspettarmi una ciotola di frutta fresca che avevo preventivamente lasciato in macchina proprio per godermela in quel momento.
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