Dal punto di vista glaciologico è stato un autentico disastro, la frana era mostruosa. Tra l'altro c'è un altro pezzo, enorme, in bilico.
Sono il solo a considerare l'anticiclone africano come una condizione di vero e proprio maltempo?
Io invece sono l'unico a cui ormai queste tragedie non fanno quasi più né caldo (si fa per dire) né freddo ?
Per un semplicissimo motivo: da qualsiasi prospettiva le si guardi - sia individuale, sia collettivo, sia planetario - la conclusione sembra sempre unica e univoca: inutile piangere sul latte versato, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Ormai dovrebbe essere chiaro che qualsiasi - e dico qualsiasi - cosa si faccia per "prevenire", lo si fa NON per noi e neppure per i figli, ma ben che vada per nipoti e pronipoti, persone del futuro che neppure conosceremo mai.
Perché ormai la situazione è proprio come una valanga, va giù e assume velocità per forza d'inerzia e gravità, e ha un suo spazio d'arresto sul quale non si può far nulla se non lasciarlo sfogare ed esaurire da sé. È qui che si vede tutta la vera impotenza della tecnologia rispetto alle leggi della Natura.
E infatti credo che quel "dovrebbe essere chiaro" sia GIÀ chiaro, eccome: ma sono quelle classiche cose che si pensano ma non si dicono...nemmeno a se stessi. Perché infliggersele ? Perché deprimersi ?
Anche così penso si spieghi tanto menefreghismo ancora più che mai attuale e generalizzato, motivato proprio dalla consapevolezza che nessun sacrificio e rinuncia verrebbe fatto "per sé", a proprio vantaggio. Tanto personale, immediata e pungente, la rinuncia, quanto impalpabile, etereo e fumoso il beneficio. Tutt'al più van bene le cazzate green, cosmesi, anzi ennesima cosa che si presta alla moda, ma soluzioni che stanno al problema come il giardinaggio all'ecologia.
Le irrisioni a chi pone il problema in modo radicale (vedi Greta, un esempio per tutti), rappresentano perfettamente la reale, intima considerazione che se ne ha. Così come quel 97% di italiani- 97%, dato dell'altro giorno - che "non rinuncerebbe al condizionatore", con buona pace non tanto di Draghi o dell'Ucraina, quanto appunto dei ghiacciai e del clima.
E allora tantovale spremere l'ultimo sangue dalla rapa andando al capezzale del morente (il ghiacciaio) a farsi l'ultimo selfie, salvo poi crepare se ci si becca un pieno una delle sue ultime convulsioni.
In fondo anche questo stesso atteggiamento (trovarsi in un posto dove non si sarebbe mai dovuti essere a quell'ora e in quelle condizioni) è sintomatico dell'atteggiamento generale alla base: se si sprezza persino il pericolo immediato per sé stessi, figurarsi se si può essere disposti a mettere in atto un fantomatico "principio di precauzione" per l'intero pianeta, di cui beneficerà chissà chi e quando, se e come.
In altri termini, il comportamento individuale è il riflesso della forma mentis collettiva.
Dopotutto un nanomiliardesimo delle ragioni di quel distacco sta "anche" in quelle 16 auto al parcheggio a valle di chi è finito sotto la frana: nelle loro emissioni.
Certo infinitesime - dal punto di vista quantitativo - nella catena di causa effetto, ma più che sufficienti (dal punto di vista logico e qualitativo) a rendere l'idea di quello che ho scritto all'inizio.
Quindi...lacrime di coccodrillo, a dirla tutta.
In fondo anche chi arrostisce in città sta nello stesso calderone, tutto si tiene, sono solo manifestazioni diverse di un'unica questione. Unica differenza è la "scenograficita', i video sulla Marmolada sono molto più sensazionaliatici.
Un suicidio collettivo travestito da "modello di sviluppo", che poi nella traduzione pratica è spesso un modello di educazione, un modello si divertimento, un modello di approccio agli altri, alle cose, ai beni comuni.
Sinceramente credo di essere forse tra i primi nella storia che non si cambierebbero affatto volentieri con chi è molto più giovane.