Marmolada, si stacca seracco, 7 feriti

Da video come questo non sembra che il seracco sia andato giù così lontano dal rifugio, ne si può dire che in quelle condizioni, chi era al rifugio era in totale sicurezza.
invece è vero il contrario.
Qui te lo dimostro con una serie di dati orografici ed immagini: https://www.avventurosamente.it/xf/...bili-conseguenze-per-tutti.60316/post-1073840
Conosco quelle zone benissimo.
come quando tira forte vento o c'è una brutta tempesta, causa pericolo, la funivia la chiudono, se il ghiacciaio rischia di crollarti addosso, la funivia la devi chiudere.
Ma non è così!! La cestovia la chiudono (o chiudevano, nel caso specifico, visto che è chiusa dal 2019 per fine vita utile e nel 2020 la valanga ha demolito la stazione a monte) in occasione di temporali non perchè hanno paura che ti bagni o che tu vada in giro per i monti finchè c'è brutto tempo, ma solo perchè essere sospesi in aria dentro i cesti è pericoloso sia per il vento (che può far oscillare molto i cesti provocandone lo sgancio dalla fune), sia per rischio folgorazione da fulmini (perchè ovviamente hai intorno molta ferraglia, fonte di potenziale elettrico notevole). Quindi la chiusura è legata a ragioni esclusivamente riferite all'utilizzo dell'impianto e non invece a cosa tu poi vai a fare dopo che hai usato l'impianto.
La cupola sommitale è seraccata/fessurata da molti anni, quindi che si fa? Chiudi la Marmolada sine die?? Ma dai su, non diciamo fesserie.
Lo stato deve tutelare anche chi non è in grado di capire il pericolo e non deve fornire mezzi per mettere turisti ignari e inesperti ancora più in pericolo.
Nessuno ti impedisce di sporgerti da un qualsiasi palazzo e buttarti di sotto. Cosa facciamo per impedirlo? Obbligo di inferriate ovunque?
La gente sa bene che se vuole andare a fare i vari sentieri dal Pian dei Fiacconi in su, serve attrezzatura; diversamente, può solo scendere a valle a piedi.
Chi è rimasto coinvolto nel distacco non era gente in espadrillas, ma gente attrezzata, solo che non aveva fatto le scelte prudentemente.
 
Ultima modifica:
Noi esseri umani siamo strani.

Qual è il principale motivo di attrazione, per chi va in montagna? Che c'è una certa dose di rischio, che ci "divertiamo" a valutare con attenzione, per contenerla al massimo. Ma c'é, inutile che qui, noi, "avventurosi", ce lo nascondiamo. Ognuno con i propri mezzi e le proprie capacità - nulle le mie - apprezza percorsi "rischiosi" proprio perché rischiosi. Se la molla che ci spinge fosse vedere bei panorami, beh, non vi paia il mio un commento troppo dissacrante, ma: "compratevi un drone!".

Ciò detto, un commento specifico al fatto. Distacchi di queste dimensioni e di questa natura, non sono eventi impossibili. Rari, si. Molto rari. Ma si verificano. Io ho poco più di 60 anni, ma ricordo la valanga del disastro del Vajont (naturale o provocata che fosse, come certe dietrologie affermano) e quella della Valtellina, che ha diviso in due la medio-alta valle.

Come qualcuno ricorderà, ho babbo e fratello geologi. Ed entrambi, forse fuorviati dal loro lavoro, di eventi così mi hanno sempre detto che "fanno parte della normale vita delle montagne". La pianura padana, per chi non avesse notato il dettaglio, era un golfo, che si è riempito di pezzi di montagne circostanti: alpi ed appennino settentrionale. La superba cima del monte Bianco, il monte più alto d'Italia, dal punto di vista di un geologo, è destinata a diventare terra che presumibilmente chiuderà la parte nord del mare Adriatico, assieme a tutte le altre cime delle catene montuose che circondano la pianura padana.

Sempre loro due, malefici! :) , mi hanno instillato la convinzione che le fasi glaciologiche si misurano in secoli e non in millenni. Nel '700 eravamo in piena era glaciale, nonostante l'esplosione della rivoluzione industriale ed il suo forsennato uso di carbone.

Basterà un'eruzione di un vulcano un po' seria, con relativa nube di ceneri ad oscurare la terra in un pezzo abbastanza ampio, per convertire l'attuale fase termica e tornare in piena era glaciale. La parte di riscaldamento di natura antropica, rispetto a quello che combina "madre" natura, è davvero insignificante.

Io non ho la verità in tasca, specie di fronte a fatti dolorosi come quelli di domenica. Ma lo sciacallaggio "verde" su una tragedia così, lo trovo insopportabile, date le considerazioni appena esposte.

Ciò detto, anch'io ho più di una perplessità, causate dal numero di persone coinvolte e dall'orario. Troppa gente, in un orario decisamente anomalo. Ancora di più se, come leggo, sono coinvolte guide. Temo che ciò che è successo sia molto umano; temo che le guide abbiano fatto un "ragionamento" del genere: "sono in rosso sul conto corrente, perché l'anno scorso e quest'inverno si è lavorato poco, causa covid19, ho una bella comitiva, che mi porta a ripianare il deficit. Si, è tardi. fa caldo, ma in fondo non è mai successo niente." Ed ecco che succede qualcosa.

Si poteva evitare? Non credo. A meno di vietare tutto il vietabile. Ma come ho detto, la montagna ha il fascino dell'imponderabile, credo proprio, per esperienza, che non funzionerà. Spero che nessuno faccia l'ennesima legge "sull'emozione del momento". Anche perché, se ho indovinato il "ragionamento" delle guide, un eventuale divieto probabilmente peggiorerebbe invece di migliorare la situazione. Come tutte le leggi, finirebbe per far pensare che: "se sono legale, sono anche al sicuro". Eh, magari...
 
Ore 11:04 - Trovati escursionisti che continuano a salire. Ipotesi controllo degli accessi

Alcuni escursionisti continuano a salire sulla Marmolada, nonostante l’intera montagna sia chiusa dopo l’ordinanza del Comune da due giorni. Sono gite «molto pericolose», viene ribadito dalle autorità, per possibili nuovi crolli. Proprio per stabilire i «confini» del divieto e prevedere eventualmente un controllo dei principali «ingressi» alla montagna è un corso una riunione dei soccorritori e del primo cittadino alla sede del Cnsas (Soccorso alpino).


Ore 13:56 - Decisa la chiusura totale del massiccio

La Marmolada sarà chiusa in seguito a un’ordinanza emessa dal sindaco di Canazei, Giovanni Bernard. Il provvedimento, che al momento ha una durata indefinita, segue l’ordinanza di chiusura parziale di domenica ed è ritenuto necessario per operare in sicurezza e allontanare curiosi dalla zona del disastro.
 
invece è vero il contrario.
Qui te lo dimostro con una serie di dati orografici ed immagini: https://www.avventurosamente.it/xf/...bili-conseguenze-per-tutti.60316/post-1073840
Conosco quelle zone benissimo.

Ma non è così!! La cestovia la chiudono (o chiudevano, nel caso specifico, visto che è chiusa dal 2019 per fine vita utile e nel 2020 la valanga ha demolito la stazione a monte) in occasione di temporali non perchè hanno paura che ti bagni o che tu vada in giro per i monti finchè c'è brutto tempo, ma solo perchè essere sospesi in aria dentro i cesti è pericoloso sia per il vento (che può far oscillare molto i cesti provocandone lo sgancio dalla fune), sia per rischio folgorazione da fulmini (perchè ovviamente hai intorno molta ferraglia, fonte di potenziale elettrico notevole). Quindi la chiusura è legata a ragioni esclusivamente riferite all'utilizzo dell'impianto e non invece a cosa tu poi vai a fare dopo che hai usato l'impianto.
La cupola sommitale è seraccata/fessurata da molti anni, quindi che si fa? Chiudi la Marmolada sine die?? Ma dai su, non diciamo fesserie.

Nessuno ti impedisce di sporgerti da un qualsiasi palazzo e buttarti di sotto. Cosa facciamo per impedirlo? Obbligo di inferriate ovunque?
La gente sa bene che se vuole andare a fare i vari sentieri dal Pian dei Fiacconi in su, serve attrezzatura; diversamente, può solo scendere a valle a piedi.
Chi è rimasto coinvolto nel distacco non era gente in espadrillas, ma gente attrezzata, solo che non aveva fatto le scelte prudentemente.

Non sono d'accordo. Lo stato deve tutelare i cittadini e salvaguardarli da un pericolo noto, o concreto. Indipendentemente dal fatto che la funivia sia il pericolo o che il pericolo sia nei dintorni.

Dici bene, se io mi butto da un palazzo sarà colpa mia. Non è del tutto vero. Se il palazzo è un luogo pubblico non è così. La responsabilità è un parte di chi gestisce la struttura. Vedi nei casi di suicidi da scuole-ospedali ecc. Ricordo che alla mia università, le finestre erano tutte sigillate, chiuse a chiave, per un caso del genere e non si poteva nemmeno cambiare l'aria.

Inoltre lo stato e la sanità non hanno più soldi per pagare l'assistenza indiscriminata a chiunque, anche a chi si mette in pericolo da solo, per sport. Se bisogna iniziare a tagliare le spese, questi sono tra i primi della lista. Lo dico a malincuore, ma è così. Non a caso chi va a sciare, ha spesso una sua assicurazione privata. A volte è compresa nel pacchetto delle agenzie. Che è diverso dal privatizzare sanità e soccorsi, che devono restare pubblici. Questo è ovviamente un discorso molto, molto complesso, che esula da questa discussione. E il mio è un pensiero personale.

Non andava chiusa la Marmolada, ma andava monitorato il pericolo ed eventualmente andava chiuso l'accesso al ghiaccio, se si fosse reputato necessario. Attualmente credo sia giusto aver chiuso tutta la montagna, almeno fino a quando non siano finite le operazioni di soccorso e non si sia valutata la sicurezza di quei luoghi.
 
Ognuno con i propri mezzi e le proprie capacità - nulle le mie - apprezza percorsi "rischiosi" proprio perché rischiosi.
mmm... no.
Io la vedo diversamente, almeno per come vivo io le cose, ma vale anche per miei amici.
Io provo piacere nel superare le difficoltà tecniche, nel raggiungere una cima per una via XY, nel percorrere un certo itinerario e nel vedere certi panorami e questo non perchè c'è un rischio. Anzi, io i rischi cerco sempre di minimizzarli e non provo piacere nell'espormi al rischio.
Ad esempio, con gli sci faccio di tutto, dallo sci ripido alla pista molto veloce, ma non è il brivido che cerco: mi piace la pulizia del gesto tecnico, il controllo, la continuità e fluidità del gesto tecnico e, certo, anche la velocità. Idem nell'alpinismo, arrampicata o in mtb (ed anche qui faccio un po' di tutto, da xc a marathon a discesa)... Mi diverto al massimo quando mi sento ragionevolmente sicuro, quando il rischio non lo percepisco, nel senso che valutata la situazione, sulla base delle mie capacità e dei mezzi a disposizione mi sento a mio agio sull'itinerario.
Quando avverto il rischio, la cosa comincia a piacermi poco ma la accetto se il rischio resta contenuto nel molto ragionevole, diversamente rinuncio. Quando procedo, ovviamente, sono poi contento di essere andato oltre, ma la tensione non mi aggiunge più piacere.
Questo vale anche per i più fidati dei miei amici e compagni di attività.

Non è del tutto vero. Se il palazzo è un luogo pubblico non è così. La responsabilità è un parte di chi gestisce la struttura. Vedi nei casi di suicidi da scuole-ospedali ecc.
No. Se la struttura, pubblica o privata, è conforme a norma di legge, il proprietario della struttura non ha alcuna responsabilità per l'uso improprio che della stessa ne dovesse fare un individuo. Se un adulto si butta dalla finestra di un hotel, da casa di un amico, da un qualsiasi luogo pubblico (es. ponte o muraglione) o si butta sotto un treno o un tram sono cavolacci suoi.
Ed è giusto che sia così.
Il caso delle scuole è un po' particolare, perchè hai a che fare con minori che sono affidati in custodia agli insegnanti e quindi questi vanno vigilati. Altrettanto vale per alcuni reparti ospedalieri, tipo pediatria e psichiatria, dove sono ricoverati minori o maggiorenni ma fuori controllo, quindi categorie di persone che vengono prese in custodia dall'ospedale.

Probabilmente abbiamo una visione opposta della società: io preferisco responsabilizzare l'individuo lasciando libera la collettività. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso. I tonti si sveglino, senza che ne faccia le spese la collettività.

Inoltre lo stato e la sanità non hanno più soldi per pagare l'assistenza indiscriminata a chiunque
Sfondi una porta aperta!
Va però detto che l'assistenza sanitaria, intesa come ospedalizzazione e cura è sempre data a tutti e ad oggi non è questo il problema.
Spesso, invece, la discussione si accende sui costi SAR degli interventi: ricerca, recupero e primo soccorso possono essere molto costosi, è vero. A questo si aggiungano poi le conseguenze a lungo termine, quindi pensioni, indennità, etc. etc.
Proprio per questo da sempre continuo a sostenere che, data la situazione attuale, o si cambiano le regole assistenziali-previdenziali, oppure si cerca di limitare l'attività rischiosa.
Alla fine, quello che succede è proprio quello che finiscono per fare le autorità: emerso un problema, chiudono per un po' l'area.
 
Ultima modifica:
Comunque c'è anche la sfortuna.
Riscaldamento climatico, siccità, consumi, è sicuro che è tutto intrecciato, ma le cose succedono.
Esempio, stavo sciando su pista, a gennaio.
Courmayeur 1997.
Volevo rientrare per la pista di rientro, e gli amici "ma dai che palle, poi cosa fai ci aspetti nel parcheggio come i cani dei distributori, dai, facciamone un altro paio..." Tempo mezz'ora e stavamo sciando straniti sulle cortecce di pino e la terra, ed era pure cambiato l'odore dell'aria. Era venuto giù un costone dal lato opposto, creando una valanga/frana, mostruosa, che aveva preso proprio la pista di rientro, e che un'ora dopo sarebbe stata strapiena di gente.
(Uno purtroppo ci rimase sotto, perchè era sceso proprio nel momento in cui lo avrei fatto io).
 
Ultima modifica:
Certo, la sfiga c'è, ma non bisogna aiutarla.
In montagna e soprattutto in alta quota la sicurezza completa non la potrai mai avere. Ci vuole buon senso, esperienza, prudenza e con queste si riduce di molto la componente di fatalismo e fortuna.
Una componente casuale rimane sempre, ma è tanto più importante quanto più sono critiche le condizioni.
Pretendere che le autorità mettano in sicurezza tutto e tutti è impossibile e ridicolo.
La caduta di seracchi non è prevedibile!
I seracchi ci sono, lo si sa, ma non si sa se e quando cadranno.
Il caldo può però aiutare e se è in atto un processo di fusione importante il rischio può crescere ancora di più, ma nessun bollettino potrà mai dire quanto rischio di caduta c'è.
Sta a noi evitarli, soprattutto in certe condizioni.
La buona regola che con caldo prolungato, fusioni importanti in atto e mancato rigelo ripetuto non si vada in certi posti è vecchia come il cucco e sempre buona.

Poi, in alcuni casi accade che quando la criticità delle condizioni è nota, le autorità possano disporre la chiusura momentanea di alcune zone, soprattutto quando il problema è unico, come ad es. era accaduto sulle Grandes Jorasses, poi però non è crollato nulla ed hanno riaperto. Poi, sul più bello, i crolli ci sono stati, ma per fortuna in momenti in cui non c'era nessuno.
Per contro, sono molti i casi in cui non sono state adottate chiusure, nonostante ripetuti incidenti.
Ad esempio, sul Tacul de Mont Blanc la caduta di seracchi, con tragiche conseguenze, è già accaduta nel 2005, nel 2008 e nel 2012 ma non hanno chiuso perchè la presenza di seracchi era nota e non avrebbe comunque risolto nulla: caduto un seracco, ce n'erano molti altri pronti. Nel 2012 sul mont Maudit de mont Blanc c'è stata un'altro grosso incidente, con una decina di morti e altrettanti feriti se ben ricordo, ma non hanno chiuso nemmeno lì.
 
Propongo alla lettura di chi vuole riflettere dopo essersi documentato, un testo estremamente lungo, ma molto ben composto, sull'alluvione in Valtellina del 1987.

http://www.gazzettadisondrio.it/spe...-dolorosamente-tragica-ricordo-va-quei-giorni

Ci sono molte similitudini. La pioggia sul Bernina a 4000 metri, le bombe d'acqua, il furore dell'acqua che scava, la scala geologica dell'evento, la sua imprevedibilità, ma anche il fatto che è ineluttabile.

Il 28 luglio saranno 35 anni. Abbiamo imparato qualcosa, in tutti questi anni?

Quando leggo "non corro mai rischi", scritto da chi va in montagna, mi scappa un sorriso. Amaro. È il fascino della montagna, bellissima, ma pericolosa. Nel 1987 ero passato già tante volte in quel tratto di statale, non pensando che ci fosse pericolo. Invece... leggete, leggete. In montagna il rischio fa parte delle regole del gioco ed è ovunque. Anche dove non penseremmo mai che si possa celare un pericolo. Ed è l'insidia più grande, quella a cui non sei preparato.
 
Rimango basito da certi commenti, sembrerebbe che la catastrofe fosse annunciata, ineluttabile e solo questione di tempo, ma sinceramente non mi ricordo nessun post o articolo degli scienziati del senno del poi che la annunciasse.

Poteva tranquillamente capitare in un altro momento senza causare vittime e i commenti sarebbero stati ben diversi. È così difficile accettare che esista la sfiga? Senza per forza cercare un colpevole che non c’è?

Anche la storia del rischio in montagna, ogni attività è rischiosa, anche recarsi in macchina al lavoro: lo faccio perché sono un amante del rischio? Direi proprio di no, forse ho solo bisogno di guadagnarmi la pagnotta. Anche stare in casa è rischioso, il numero di infortuni domestici è altissimo.
È così difficile da accettare che la gente vada in montagna semplicemente perché è bello?

Infine i paladini dell’ambiente che fanno pipponi a tutti, dall’alto di non si sa bene quale piedistallo e quale autorità. Prima dimostratemi di avere una vita a impatto zero, poi ne riparliamo. Alla fine avete uno stile di vita molto simile agli altri, ma, per qualche oscuro motivo, vi sentite comunque in dovere di fare la predica a tutti.
Vi dirò una triste verità, utilizzando internet siete già molti nemici dell’ambiente visto che le infrastrutture che sostengono la rete sono molto inquinanti e sono in forte aumento. Se foste veramente amanti della natura non scrivereste sui social e sui forum e noi, grazie a Dio, non vi dovremmo leggere.
 
Rimango basito da certi commenti, sembrerebbe che la catastrofe fosse annunciata, ineluttabile e solo questione di tempo, ma sinceramente non mi ricordo nessun post o articolo degli scienziati del senno del poi che la annunciasse.

Poteva tranquillamente capitare in un altro momento senza causare vittime e i commenti sarebbero stati ben diversi. È così difficile accettare che esista la sfiga? Senza per forza cercare un colpevole che non c’è?

Anche la storia del rischio in montagna, ogni attività è rischiosa, anche recarsi in macchina al lavoro: lo faccio perché sono un amante del rischio? Direi proprio di no, forse ho solo bisogno di guadagnarmi la pagnotta. Anche stare in casa è rischioso, il numero di infortuni domestici è altissimo.
È così difficile da accettare che la gente vada in montagna semplicemente perché è bello?

Infine i paladini dell’ambiente che fanno pipponi a tutti, dall’alto di non si sa bene quale piedistallo e quale autorità. Prima dimostratemi di avere una vita a impatto zero, poi ne riparliamo. Alla fine avete uno stile di vita molto simile agli altri, ma, per qualche oscuro motivo, vi sentite comunque in dovere di fare la predica a tutti.
Vi dirò una triste verità, utilizzando internet siete già molti nemici dell’ambiente visto che le infrastrutture che sostengono la rete sono molto inquinanti e sono in forte aumento. Se foste veramente amanti della natura non scrivereste sui social e sui forum e noi, grazie a Dio, non vi dovremmo leggere.
Infatti, quello che mi dà i nervi è l'atteggiamento sociale oggi diffuso e che ha qualche sostenitore anche qui sul forum: si pretende che le autorità dovessero preventivamente vigilare per chiudere il ghiacciaio prima dell'incidente.
E' assurdo. E' ridicolo. E' deresponsabilizzante.

Anche oggi sui giornali campeggiano titoli del tipo "La rabbia dei familiari: vogliamo risposte" oppure "la Marmolada andava chiusa prima".

La gente va educata a svegliarsi e ad arrangiarsi; va educata all'idea che i primi responsabili della propria sicurezza sono loro stessi e che, comunque, soprattutto in certi ambienti, la sicurezza totale non c'è mai.
Inoltre, la gente va anche riportata alla realtà delle cose: se non hai competenze specifiche e non hai esperienza di certi ambienti, devi accettare che ti stai esponendo a rischi molto maggiori di altri e di questo potrai chiamare a rispondere solo te stesso.
 
Infine i paladini dell’ambiente che fanno pipponi a tutti, dall’alto di non si sa bene quale piedistallo e quale autorità. Prima dimostratemi di avere una vita a impatto zero, poi ne riparliamo.

Prima dagli una alternativa praticabile di vita a impatto zero senza allontanarsi dalla famiglia o giocarsi la salute, poi ne riparliamo. Per dettagli, vedi come finiscono regolarmente tutte le discussioni qui dentro ogni volta che effettivamente arriva qualcuno che "vuole vivere davvero a contatto con la natura, a impatto zero", e si scontra con la realta'.

Che ci siano tanti ambientalisti che sono perfetti imbecilli e' inevitabile, perche' prima o poi ne spuntano in qualsiasi gruppo di piu' di due persone.

Ma "ragionando, si fa per dire, come usi tu" (*), gli operai che incitavano i colleghi a chiedere migliori condizioni di lavoro per tutti avrebbero prima dovuto licenziarsi, fondare chissa' come un'azienda piu' giusta che gli desse salari e condizioni di lavoro migliori, e solo dopo aprire bocca.

(*) citazione, vediamo chi la riconosce
 
Noi esseri umani siamo strani.

Qual è il principale motivo di attrazione, per chi va in montagna? Che c'è una certa dose di rischio, che ci "divertiamo" a valutare con attenzione, per contenerla al massimo. Ma c'é, inutile che qui, noi, "avventurosi", ce lo nascondiamo. Ognuno con i propri mezzi e le proprie capacità - nulle le mie - apprezza percorsi "rischiosi" proprio perché rischiosi. Se la molla che ci spinge fosse vedere bei panorami, beh, non vi paia il mio un commento troppo dissacrante, ma: "compratevi un drone!".

Ciò detto, un commento specifico al fatto. Distacchi di queste dimensioni e di questa natura, non sono eventi impossibili. Rari, si. Molto rari. Ma si verificano. Io ho poco più di 60 anni, ma ricordo la valanga del disastro del Vajont (naturale o provocata che fosse, come certe dietrologie affermano) e quella della Valtellina, che ha diviso in due la medio-alta valle.

Come qualcuno ricorderà, ho babbo e fratello geologi. Ed entrambi, forse fuorviati dal loro lavoro, di eventi così mi hanno sempre detto che "fanno parte della normale vita delle montagne". La pianura padana, per chi non avesse notato il dettaglio, era un golfo, che si è riempito di pezzi di montagne circostanti: alpi ed appennino settentrionale. La superba cima del monte Bianco, il monte più alto d'Italia, dal punto di vista di un geologo, è destinata a diventare terra che presumibilmente chiuderà la parte nord del mare Adriatico, assieme a tutte le altre cime delle catene montuose che circondano la pianura padana.

Sempre loro due, malefici! :) , mi hanno instillato la convinzione che le fasi glaciologiche si misurano in secoli e non in millenni. Nel '700 eravamo in piena era glaciale, nonostante l'esplosione della rivoluzione industriale ed il suo forsennato uso di carbone.

Basterà un'eruzione di un vulcano un po' seria, con relativa nube di ceneri ad oscurare la terra in un pezzo abbastanza ampio, per convertire l'attuale fase termica e tornare in piena era glaciale. La parte di riscaldamento di natura antropica, rispetto a quello che combina "madre" natura, è davvero insignificante.

Io non ho la verità in tasca, specie di fronte a fatti dolorosi come quelli di domenica. Ma lo sciacallaggio "verde" su una tragedia così, lo trovo insopportabile, date le considerazioni appena esposte.

Ciò detto, anch'io ho più di una perplessità, causate dal numero di persone coinvolte e dall'orario. Troppa gente, in un orario decisamente anomalo. Ancora di più se, come leggo, sono coinvolte guide. Temo che ciò che è successo sia molto umano; temo che le guide abbiano fatto un "ragionamento" del genere: "sono in rosso sul conto corrente, perché l'anno scorso e quest'inverno si è lavorato poco, causa covid19, ho una bella comitiva, che mi porta a ripianare il deficit. Si, è tardi. fa caldo, ma in fondo non è mai successo niente." Ed ecco che succede qualcosa.

Si poteva evitare? Non credo. A meno di vietare tutto il vietabile. Ma come ho detto, la montagna ha il fascino dell'imponderabile, credo proprio, per esperienza, che non funzionerà. Spero che nessuno faccia l'ennesima legge "sull'emozione del momento". Anche perché, se ho indovinato il "ragionamento" delle guide, un eventuale divieto probabilmente peggiorerebbe invece di migliorare la situazione. Come tutte le leggi, finirebbe per far pensare che: "se sono legale, sono anche al sicuro". Eh, magari...
Condivido il post tranne, però, due cose.

La prima è che "ognuno apprezzi i percorsi rischiosi proprio perché rischiosi".
No, non mi sembra un approccio generalizzabile, anzi. Se desidero godermi un gran bel panorama, me lo godo proprio per esserci arrivato senza aver avuto il cuore in gola a mo' di pedaggio da dover pagare, e quindi con la necessaria serenità: altro che "compratevi un drone"!
Credo che il piacere contemplativo si ponga, anzi, proprio agli antipodi dell'adrenalina,ne rappresenti un'antitesi. Quante vette si rinunciano - ed io per primo ne ho scartate - proprio perché presentano tipologie di situazioni che possono comportare guai; proprio perchè presentano rischi che portano a ritenere che il gioco non valga la candela; proprio perchè non si ha un approccio "rambistico", che vede la montagna e più in generale l'ambiente come una sorta di luna park dove sfidare i limiti o la sorte. Ed anche dove non si vuole "sfidare" nulla, bensì applicare il cosiddetto "rischio calcolato", a mio avviso la convinzione di poter realmente calibrare e dunque controllare il rischio è illusoria. E in ogni caso il rischio calcolato, proprio in quanto "calcolato", è un po' incongruente col suo "piacere", dato dall'adrenalina, a sua volta data dall'imprevedibilità.

La seconda cosa è questo passaggio : "Basterà un'eruzione di un vulcano un po' seria, con relativa nube di ceneri ad oscurare la terra in un pezzo abbastanza ampio, per convertire l'attuale fase termica e tornare in piena era glaciale. La parte di riscaldamento di natura antropica, rispetto a quello che combina "madre" natura, è davvero insignificante".
E' vero che un'eruzione potrebbe provocare un raffreddamento, ma se dobbiamo "confidare" in quella - e quindi vedere la terra oscurata - non credo che siamo messi granchè bene. Somiglierebbe al passare dalla padella al congelatore, e in ogni caso trattasi di fenomeni che avvengono ogni secoli, non certo ipotizzabili su tempi umani.
Ma soprattutto non mi trova d'accordo l'affermazione che il riscaldamento antropico sia insignificante. E' vero che in passato si sono alternati periodi caldi e glaciali, ma con due caratteristiche fondamentali diverse rispetto a ciò che è avvenuto dal 1860 ad oggi: 1) i riscaldamenti - confermati dai carotaggi - avvenivano al ritmo di 1° ogni mille anni, stavolta 1° in appena 100 anni (dieci volte più rapido); 2) riscaldamenti e raffreddamenti non erano omogenei ma a macchia di leopardo, ovvero riguardavano determinate aree ma non altre, mentre stavolta il riscaldamento - sia pur con diversa intensità - è sincrono e uniforme.

v. qui : https://www.lindipendente.online/20...lorigine-antropica-dei-cambiamenti-climatici/

Del resto basterebbe far caso all'impressionante velocità di aumento della CO2 in atmosfera, che ormai ha toccato le 420 p.p.m. e viaggia a velocità esponenziale (quasi 2 p.p.m. all'anno, ricordo che appena pochi anni fa era 1 sola). E basterebbe solo calcolare la diminuzione della capacità di cattura data dalla deforestazione amazzonica per capire quanto sia elevata l'incidenza antropica anche su questo versante del "bilancio carbonico" (come non bastassero le emissioni).

https://www.rinnovabili.it/ambiente/cambiamenti-climatici/co2-in-atmosfera-record-2021/
 
Ultima modifica:
https://www.facebook.com/smi.nimbus...voXuajNo7BCFCY25mVzWcCnxHU53iQnegUWX6SPRPPvnl


Società Meteorologica Italiana - NIMBUS



Per quanto la ricostruzione della dinamica glaciologica del tragico evento di ieri al ghiacciaio della Marmolada sia ancora in corso, e richiederà tempo per un’analisi accurata, l’ipotesi più accreditata chiama in causa la penetrazione all’interno della massa glaciale – attraverso un crepaccio poco sotto la vetta - di abbondante acqua di fusione e il conseguente generarsi di sovrapressioni in grado di “scollare” parte del ghiacciaio e di innescarne il repentino collasso. D’altra parte alla stazione meteorologica ARPA Veneto a Punta Rocca della Marmolada (3250 m, poco a monte del luogo del fenomeno), salvo un’effimera e lieve gelata il 25 giugno, le temperature sono rimaste sopra 0 °C per ben 23 giorni consecutivi (estremo di 13,1 °C il 20 giugno, e circa 10 °C nel primo pomeriggio di ieri), producendo fusione intensa e anomala che peraltro ha già spogliato quasi tutto il ghiacciaio della (scarsa) neve invernale con un anticipo di oltre un mese rispetto a stagioni passate già negative. Alla drammaticità dell’esito dell’evento, di per sé molto raro benché in potenziale aumento di frequenza in tempi di riscaldamento globale, hanno contribuito l’ora diurna (circa 13:45) e il giorno festivo, propizi all’intensa frequentazione della zona. Diversamente andò il 6 luglio 1989 durante l’episodio - molto simile - del collasso del ghiacciaio Superiore di Coolidge (parete Nord del Monviso, foto di Roberto Tibaldi; http://www.nimbus.it/ghiac.../2019/191218_Coolidge30anni.htm), che non fece vittime anche grazie all’ora notturna e al giorno infrasettimanale in cui avvenne. Per quanto in stagioni come questa - molto calde con intensa e precoce fusione e deglaciazione - e nel quadro del riscaldamento globale attuale, la frequentazione della montagna glaciale e periglaciale presenti rischi maggiori e noti, tra cui appunto il collasso di porzioni di ghiacciai sospesi e/o ripidi, nessun elemento lasciava presagire che proprio lì e in quel momento (rispetto ad altri ghiacciai in condizioni analoghe da un capo all’altro delle Alpi) potesse verificarsi un evento di tale portata. Ne parla oggi sul Fatto Quotidiano il presidente SMI Luca Mercalli: https://www.ilfattoquotidiano.it/.../marmolada.../6648698/.
praticamente è quello che scrive Herr sin da lunedì mattina: due mesi di troppo caldo e fusione intensa in atto, che rendono ancora più pericolosi i tratti sotto i seracchi
--- ---

Nel '700 eravamo in piena era glaciale, nonostante l'esplosione della rivoluzione industriale ed il suo forsennato uso di carbone
ma no caspita... avevamo appena iniziato ad inquinare, quindi è ovvio che ci vuole un po' di tempo per vedere i risultati. Poi abbiamo inquinati sempre di più e dopo duecento anni, nella seconda metà del 900 hanno iniziato a vedersi gli effetti.
Anche a te, se ti tiro un pugno violento sul braccio, nei primi minuti non vedi nulla, poi dopo un po' un po' di rossore e dopo un altro po' ti gonfi un pochino, tutte cose poco evidenti però. L'ematoma viola, quello che si vede alla grande, appare dopo uno o due giorni.
Idem per il clima.
Dopo un bel po' che inquini, cominci a vedere i risultati e se a un certo punto di fermi, la situazione comunque continua a peggiorare per un po', prima di fermarsi.
 
Ultima modifica:
molto è stato detto e sarebbe superfluo ripeterlo.
Dal mio punto di vista bisogna un attimo scindere le due responsabilità del crollo e delle morti.

Che il surriscaldamento globale sia responsabile del crollo è indubbio e potremmo stare giorni e giorni a parlarne, ma cosa cambierebbe di fatto? Sono ancora giovane ma, salvo sovvertimenti, chiuderò gli occhi vedendo i ghiacciai morire, e così i miei figli e forse nipoti. Quello che facciamo per salvare il pianeta quindi non lo facciamo per noi, e forse per questo facciamo così poco. Quest’anno è terribilmente più drammatico degli altri e ahimè dopo due anni di rallentamento causa Covid si è ritornati a pompare co2 nell’atmosfera come se niente fosse, se ne parlo già in tema di voli aerei ma per me non è solo una coincidenza. La causa comunque non sta nel gran caldo da maggio, nemmeno nelle ultime settimane sempre al di sotto della quota di zero termico, quelle sono solo le ultime gocce. la causa è nell’inverno scarsissimo di precipitazioni; senza un manto di neve sufficientemente spesso a proteggere il ghiaccio nei primi mesi d’estate, quello che è accaduto è assolutamente naturale e accadrebbe in qualsiasi altro ghiacciaio se non in via eccezionale a luglio, in naturale decorso ad agosto o settembre.
Poi sia chiaro, rimane sicuramente una fatalità che si stacchi una massa così grande, che logicamente è più mortale, ma poteva staccarsi pure soltanto un metro cubo di seracco e uccidere ugualmente persone, così come poteva staccarsi di notte, o di settimana. Sempre è accaduto e sempre accadrà, stanno solo cambiando frequenza e entità.

Ed è proprio su questo punto che mi focalizzo per trattare la responsabilità delle morti.
Io sono proprio alle prime armi, avrò meno competenze tecniche e fisiche, ma ho un cervello funzionante.. e in un qualsiasi ghiacciaio alpino alle 14 non ci metto piede nemmeno fossi Messner o con un team di sherpa alieni, perché è l’abc dell’alpinismo.
Si può stare a discutere di tanti fattori: che erano esperti, che i crepacci sono già tutti scoperti, che erano ben al di sotto della calotta staccata… tutto valido in caso di condotta esemplare, ma se alle 14 sono in quel punto relativamente iniziale, o sto salendo da poco o sto scendendo comunque già in tarda ora (parliamo di un appena 3300m eh) e non va bene. Ciò significa che in entrambi i casi mi esporrò/ mi sono esposto a rischi in orario non consono alla diligenza dell’alpinista.
Per me questo è un errore di fondo dell’alpinismo moderno dove si cerca di bruciare le tappe o accorciare i tempi sottovalutando il rischio. Un pericolo non è dato dai gradi di difficoltà della salita ma dal rischio che avvenga ciò che non possiamo direttamente controllare, per questo troviamo qualche incosciente salire slegato il breithorn o punta penia. La Marmolada sarà si facile, ma è pericolosa per lo stato precario dei ghiacci che non puoi controllare; tutti i seracchi cadono, ma di certo darei più probabilità che cada prima uno sulla Marmolada che sul Rosa.

Ho tentato un 4mila svizzero ai primi di giugno, settimana di gran caldo, alle 8 stavamo già scendendo in tshirt dopo aver rinunciato e la neve era una poltiglia, in alcuni tratti o pestavi il ghiaccio vivo sotto forse 5cm di neve o sprofondavi al bacino; cosa potrei mai aspettarmi dalla Marmolada a luglio, dopo un inverno secco, dopo mesi di gran caldo, con 20 giorni consecutivi senza rigelo notturno?? Per me questo basta e avanza per dare là responsabilità della morte a chi si trovava lì.
Sarebbe stata sfiga se si fosse staccato un seracco “normale” e centrava proprio le due cordate alle 8, se stavano togliendo i ramponi a valle e la valanga li travolgeva… ma che un crollo di ghiaccio, scarica di massi, o qualsiasi cosa, si verifichi alle 14 è sicuramente più probabile che alle 8.
Se metto piede su una via di salita tengo conto che posso rischiare la qualunque per questo devo minimizzare quel rischio usando la testa e guardando l’orologio.
 
Prima dagli una alternativa praticabile di vita a impatto zero senza allontanarsi dalla famiglia o giocarsi la salute, poi ne riparliamo. Per dettagli, vedi come finiscono regolarmente tutte le discussioni qui dentro ogni volta che effettivamente arriva qualcuno che "vuole vivere davvero a contatto con la natura, a impatto zero", e si scontra con la realta'.

Che ci siano tanti ambientalisti che sono perfetti imbecilli e' inevitabile, perche' prima o poi ne spuntano in qualsiasi gruppo di piu' di due persone.

Ma "ragionando, si fa per dire, come usi tu" (*), gli operai che incitavano i colleghi a chiedere migliori condizioni di lavoro per tutti avrebbero prima dovuto licenziarsi, fondare chissa' come un'azienda piu' giusta che gli desse salari e condizioni di lavoro migliori, e solo dopo aprire bocca.

(*) citazione, vediamo chi la riconosce
Il tuo paragone non è pertinente, scusami, le condizioni di lavoro soprattutto una volta era imposte dal padrone di lavoro, il tuo impatto ambientale dipende anche dalle tue scelte.

Per diminuire il proprio impatto si possono fare rinunce, saranno dolorose/costose ma si possono fare. Mi piacerebbe che i paladini dell'ambiente, visto che a parole ci tengono tantissimo, iniziassero a fare qualche dolorosa rinuncia in nome dell'ambiente e non solo pipponi agli altri.
Chiedo solo un po' di coerenza, tutto qua.

Altrimenti, come dicono in Liguria, sono tutti capaci a fare i bulxxxxxi con il cubo degli altri.
 
Il tuo paragone non è pertinente, scusami, le condizioni di lavoro soprattutto una volta era imposte dal padrone di lavoro, il tuo impatto ambientale dipende anche dalle tue scelte.
OK, andiamo un po' piu' nel dettaglio altrimenti rischiamo (come probabilmente abbiamo iniziato, ripensandoci) di parlare di cose diverse e quindi di beccarci senza motivo.

Finche' parliamo di scelte occasionali e/o "eccezionali", tipo "vado in vacanza al mare a Sharm el-Sheik con l'aereo, oppure in Calabria con auto o treno", oppure "il ponte del primo maggio me lo faccio a Dublino o in B&B fuori porta", OK. Quelle in effetti si possono classificare come scelte. Difficili o in un certo senso false per molti, perche' sopratttutto per una famiglia costa piu' ed e' piu' complicata la vacanza senza aereo che quella senza (dichiarazione VERA di un conoscente che vive a Roma, sei mesi fa: "appena riesco ad andare in ferie, Sharm el Sheik! Il mare non sarebbe piu' bello di certi posti in Calabria, ma a conti fatti costa uguale Calabria, e ci arrivo prima con meno stress"). Ma OK, sono scelte, e su questo ci sta che uno che va in vacanza solo in aereo se poi dice "salviamo il pianeta" non e' coerente. Ma quelle sono le eccezioni, le occasioni speciali che nemmeno hanno tutti.

Se parliamo di vita quotidiana della stragrande maggioranza delle persone, invece, confermo in pieno quello che ho detto. Se ti sei reso conto di come stanno le cose da adulto, cioe' dopo che

hai trovato un lavoro in un posto, casa in un altro a 20km sia dall'ufficio che dai genitori anziani bisognosi di assistenza perche' e' l'unico quartiere che ti potevi permettere, dove non c'e' il salumiere ma solo l'ipermercato che ricopre tutto di plastica, e magari hai dei figli da portare a scuola tutti i giorni in assenza di mezzi pubblici..

ecco in una situazione del genere, che e' quella che conta di piu' perche' e' la vita quotidiana non evitabile della maggioranza, quando ti rendi conto di quanto stai inquinando tuo malgrado mantenendo due macchine e comprando solo prosciutto avvolto in plastica una fetta alla volta perche' e' l'unico prosciutto che puoi arrivare a comprare prima che il negozio chiuda, di possibilita' concrete di cambiare vita ne hai poche o zero.

Perche' puoi comprare dieci volte meno vestiti degli altri e non prendere mai l'aereo, ma dovrai comunque mangiare ogni giorno, e mantenere due macchine per famiglia e usarle tutte e due ogni giorno.

Perche' i cambiamenti che ti servono sono sistemici, non individuali: mezzi pubblici, leggi che impongano anche ai supermercati di vendere il prosciutto solo affettandolo sul momento e avvolgendolo solo in carta, cose cosi'. E a quel punto non solo hai tutti i diritti, ma il dovere di protestare e inc...arti per il riscaldamento globale anche se vi contribuisci ogni giorno. Non c'e' nessuna incoerenza, l'incoerenza c'e' solo quando e dove potresti scegliere.
 
altro distacco

https://www.facebook.com/soccorsoal...Gw4yq3dTHXbh2x177Dqs2wMMCF9gb4uzwZyi2FCqKdTcl

Nuovo sopralluogo aereo sopra il ghiacciaio della Marmolada a seguito di una segnalazione da parte del gestore del rifugio. I tecnici della provincia di Trento stanno effettuando delle verifiche in relazione ad un nuovo distacco. Chi ha dato l’allarme ha parlato infatti di un forte rombo sula destra orografica del massiccio e di un grande crepaccio che si è palesato. Dalle prime rilevazioni aeree si stima che il crepaccio abbia una larghezza di circa 200 metri per un spessore tra i 25 ed i 35 metri. 
La zona è ancora interdetta agli escursionisti dopo la tragedia del 3 luglio scorso. Le attività di osservazione del ghiacciaio proseguono non stop tramite laser e interferometro.

294391730_2308817872613854_5496649740786293139_n.jpg
 
Alto Basso