- Parchi della Valle d'Aosta
-
- Massiccio del Monte Bianco
Dati
Data: 18/05/2014
Regione e provincia: Aosta
Località di partenza: Courmayeur
Località di arrivo: Courmayeur
Tempo di percorrenza: 5 ore tra andata e ritorno
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: via ferrata
Dislivello in salita: 1200 m
Quota massima: 2343 m
Il M. Chétif è una montagna dai versanti ripidi e rocciosi che incombe proprio sopra Courmayeur. Il sole tramonta presto dietro il suo profilo e a dirla tutta questo monte ha l'aspetto poco rassicurante. Visto dal paese, sembra quasi che ti guardi con uno sguardo di ammonimento. La sommità è costituita da una specie di cono roccioso che su tre lati non offre appigli alla salita mentre su un quarto (quello ovest) è meno ripido e consente ad un sentiero di farsi strada tra i ginepri e i radi abeti. Tra tutti i monti dirimpettai al Bianco, è quello più vicino alla vetta e costituisce un balcone eccezionale su tutto il Massiccio.
Per salire in vetta esiste un comodo sentiero che parte da Dolonne, frazione di Courmayeur, e aggira la montagna passandovi ad ovest. Vi è poi una via ferrata - detta "del Bicentenario" perché realizzata in occasione del bicentenario della prima salita al M. Bianco, 1786 - che parte sempre da Dolonne ma affronta il più ripido versante est, tagliando le placche rocciose e risalendo alcuni canalini. La via ferrata termina sotto il suddetto "cono" sommitale e, percorrendone la base in senso orario, va a ricongiungersi con la parte terminale del sentiero "normale".
Essendo il monte che ho proprio sopra casa non ho potuto trattenermi dal salirvi in cima. Così decido di compiere "l'impresa" il 18 maggio, da solo.
Parto da Dolonne verso le 9:30 e subito il sentiero prende quota per ripidi pendii boscosi, prima di raggiungere le fasce rocciose di attacco della ferrata.
Un'immagine di Courmayeur dall'alto: Dolonne è la frazione sulla destra.
Prima di cominciare la ferrata mi volto verso sud, dove giganteggia il M. Crammont, 2730 m. Il suo versante nord è roccioso e solcato da frane e valanghe.
L'inizio della ferrata è il tratto un po' più impegnativo ed è costituito da un traverso su placche abbastanza lisce e senza appigli. Si cammina su una cengetta rocciosa. Il percorso poi passa su quel balconcino sulla destra.
La ferrata è in realtà molto semplice e il solo fatto che le maggiori difficoltà siano queste iniziali la dice tutta. Più in alto molte protezioni metalliche sarebbero ampiamente evitabili e posizionate più per comodità che per altro. Quando ho potuto ne ho fatto volentieri a meno, anche compiendo qualche variante.
Di nuovo il tratto iniziale, visto a ritroso. Da notare i miei fazzoletti in basso a destra, che rimarranno là
Una parte un po' più aerea del percorso: ora stiamo percorrendo la pancia del monte in senso antiorario. Siamo infatti partiti dal versante sud e ci dirigiamo su quello est. Sullo sfondo la Val Sapin.
Terminato questo primo tratto di ferrata si arriva ad una balconata che dà verso nord-est. Compare finalmente una parte del Massiccio del M. Bianco, insieme alle frazioni di Entrèves e La Palud, in basso. Questi due centri abitati sono quelli minacciati dall'ormai celebre frana che dovrebbe scivolare dal pendio di destra (Mont de La Saxe), ostruendo anche il percorso della Dora di Val Ferret.
Tra le nubi svetta la Punta Walker delle Grandes Jorasses (4208 m)...
...e l'Aiguille de Rochefort, 4001 m.
Una bella fioritura lungo il percorso.
Parecchi crochi lungo il sentiero.
Spunta la vetta dello Chétif.
Un vecchio tronco di larice su cui sono stati fissate delle pacchette di metallo con la data di qualche ascensione sulle cime del Bianco. Ogni placchetta è stata fissata in corrispondenza dell'anello che l'albero ha creato ai tempi della data riportata sulla placchetta stessa.
La placchetta con la data più recente: 1961. Questo anno viene ricordato per la tragedia al Pilone Centrale di Freney, in luglio. Walter Bonatti fu protagonista dell'episodio.
Tra sentiero più ripido e qualche canalino attrezzato, si arriva finalmente alla base del cono roccioso sommitale. Da qui il sentiero segue una fascia erbosa che lo cinge alla base, muovendosi in senso orario (a sinistra nella foto). Purtroppo mi sono scordato di scattare qualche immagine di questo tratto interessante di percorso ma ero molto preso a muovermi con prudenza, visto che l'ambiente lo richiedeva. Ad un certo punto ho persino seguito una traccia sbagliata ritrovandomi a tu per tu con un burrone
Terminato l'aggiramento, ci si ritrova esattamente dall'altra parte del cono. Qui è decisamente più facile salire!
Affrontato e superato il pendio finale, si è in vetta. Su un'anticima più ad est che dà proprio su Courmayeur è stata edificata una piccola cappella sormontata da una statua della Madonna, visibile dal paese.
La cima vera e propria vista dall'anticima. Tra le due c'è una piccola sella in cui ristagnano le acqua di fusione della neve.
Ed ora un po' di panorami (peccato che la giornata si fosse annuvolata):
la Val Ferret verso nord-est, percorsa dall'omonima Dora. Alla sua testata vi è la Tête de Ferret, 2714 m (la montagna innevata in fondo), che separa i Colli di Grand e Petit Ferret e che mettono in comunicazione Italia e Svizzera.
Ancora la bella Val Sapin, dominata a destra dalla Tête de Liconi, 2930 m.
Verso ovest, l'alta Val Veny, invasa dalla lingua biforcuta del Ghiacciaio del Miage, il più grande della Val d'Aosta con oltre 10 kmq di estensione. In fondo vi sono il Col de la Seigne, 2510 m, e le Pyramides Calcaires, 2722 m.
Il Ghiacciaio della Brenva, nel settore centrale del Massiccio. Questo Ghiacciaio (6,5 kmq di estensione) è talmente tormentato e tribolato da non poter neanche lasciare immaginare un passaggio tra i suoi seracchi. Dalla fronte franano immensi blocchi di ghiaccio verso il basso, dove, a causa dei continui crolli, esiste un altro corpo glaciale alimentato da quello sovrastante. Anticamente questo ghiacciaio si è spinto fin quasi ad Entrèves, minacciando l'integrità delle case. Il suo bacino accoglie di tanto in tanto qualche frana. Celebre è quella immensa del 1920 (8 milioni di metri cubi), quando franò una parte del Pilier d'Angle e i macigni arrivarono fino a fondovalle. Dalla cima dello Chétif lo spettacolo è impressionante.
Dettaglio del fronte della Brenva.
Zoom su P.ta Helbronner, 3474 m, dove sono in piedi le due gru per la costruzione della nuova stazione di arrivo della funivia da Entrèves, e sul Colle del Gigante, 3365m.
L'Aiguille Noire de Peuterey, 3772m, con la cima sfiorata dalle nuvole.
Nonostante sia domenica sono completamente solo e la montagna è tutta per me. Rimango in cima un paio di orette (e mi faccio pure una pennichella) e verso le 15:30 ridiscendo. Il ritorno a Courmayeur sarà per il sentiero normale, che transita a Plan Checrouit.
Lungo la discesa si passa per qualche centinaio di metri sul versante esposto a nord, dove c'è ancora parecchia neve.
Questo canalone conduce rapidamente a Plan Checrouit. Da lì, con facile sentiero dentro al bosco, si ritorna a Dolonne.
Data: 18/05/2014
Regione e provincia: Aosta
Località di partenza: Courmayeur
Località di arrivo: Courmayeur
Tempo di percorrenza: 5 ore tra andata e ritorno
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: via ferrata
Dislivello in salita: 1200 m
Quota massima: 2343 m
Il M. Chétif è una montagna dai versanti ripidi e rocciosi che incombe proprio sopra Courmayeur. Il sole tramonta presto dietro il suo profilo e a dirla tutta questo monte ha l'aspetto poco rassicurante. Visto dal paese, sembra quasi che ti guardi con uno sguardo di ammonimento. La sommità è costituita da una specie di cono roccioso che su tre lati non offre appigli alla salita mentre su un quarto (quello ovest) è meno ripido e consente ad un sentiero di farsi strada tra i ginepri e i radi abeti. Tra tutti i monti dirimpettai al Bianco, è quello più vicino alla vetta e costituisce un balcone eccezionale su tutto il Massiccio.
Per salire in vetta esiste un comodo sentiero che parte da Dolonne, frazione di Courmayeur, e aggira la montagna passandovi ad ovest. Vi è poi una via ferrata - detta "del Bicentenario" perché realizzata in occasione del bicentenario della prima salita al M. Bianco, 1786 - che parte sempre da Dolonne ma affronta il più ripido versante est, tagliando le placche rocciose e risalendo alcuni canalini. La via ferrata termina sotto il suddetto "cono" sommitale e, percorrendone la base in senso orario, va a ricongiungersi con la parte terminale del sentiero "normale".
Essendo il monte che ho proprio sopra casa non ho potuto trattenermi dal salirvi in cima. Così decido di compiere "l'impresa" il 18 maggio, da solo.
Parto da Dolonne verso le 9:30 e subito il sentiero prende quota per ripidi pendii boscosi, prima di raggiungere le fasce rocciose di attacco della ferrata.
Un'immagine di Courmayeur dall'alto: Dolonne è la frazione sulla destra.
Prima di cominciare la ferrata mi volto verso sud, dove giganteggia il M. Crammont, 2730 m. Il suo versante nord è roccioso e solcato da frane e valanghe.
L'inizio della ferrata è il tratto un po' più impegnativo ed è costituito da un traverso su placche abbastanza lisce e senza appigli. Si cammina su una cengetta rocciosa. Il percorso poi passa su quel balconcino sulla destra.
La ferrata è in realtà molto semplice e il solo fatto che le maggiori difficoltà siano queste iniziali la dice tutta. Più in alto molte protezioni metalliche sarebbero ampiamente evitabili e posizionate più per comodità che per altro. Quando ho potuto ne ho fatto volentieri a meno, anche compiendo qualche variante.
Di nuovo il tratto iniziale, visto a ritroso. Da notare i miei fazzoletti in basso a destra, che rimarranno là
Una parte un po' più aerea del percorso: ora stiamo percorrendo la pancia del monte in senso antiorario. Siamo infatti partiti dal versante sud e ci dirigiamo su quello est. Sullo sfondo la Val Sapin.
Terminato questo primo tratto di ferrata si arriva ad una balconata che dà verso nord-est. Compare finalmente una parte del Massiccio del M. Bianco, insieme alle frazioni di Entrèves e La Palud, in basso. Questi due centri abitati sono quelli minacciati dall'ormai celebre frana che dovrebbe scivolare dal pendio di destra (Mont de La Saxe), ostruendo anche il percorso della Dora di Val Ferret.
Tra le nubi svetta la Punta Walker delle Grandes Jorasses (4208 m)...
...e l'Aiguille de Rochefort, 4001 m.
Una bella fioritura lungo il percorso.
Parecchi crochi lungo il sentiero.
Spunta la vetta dello Chétif.
Un vecchio tronco di larice su cui sono stati fissate delle pacchette di metallo con la data di qualche ascensione sulle cime del Bianco. Ogni placchetta è stata fissata in corrispondenza dell'anello che l'albero ha creato ai tempi della data riportata sulla placchetta stessa.
La placchetta con la data più recente: 1961. Questo anno viene ricordato per la tragedia al Pilone Centrale di Freney, in luglio. Walter Bonatti fu protagonista dell'episodio.
Tra sentiero più ripido e qualche canalino attrezzato, si arriva finalmente alla base del cono roccioso sommitale. Da qui il sentiero segue una fascia erbosa che lo cinge alla base, muovendosi in senso orario (a sinistra nella foto). Purtroppo mi sono scordato di scattare qualche immagine di questo tratto interessante di percorso ma ero molto preso a muovermi con prudenza, visto che l'ambiente lo richiedeva. Ad un certo punto ho persino seguito una traccia sbagliata ritrovandomi a tu per tu con un burrone
Terminato l'aggiramento, ci si ritrova esattamente dall'altra parte del cono. Qui è decisamente più facile salire!
Affrontato e superato il pendio finale, si è in vetta. Su un'anticima più ad est che dà proprio su Courmayeur è stata edificata una piccola cappella sormontata da una statua della Madonna, visibile dal paese.
La cima vera e propria vista dall'anticima. Tra le due c'è una piccola sella in cui ristagnano le acqua di fusione della neve.
Ed ora un po' di panorami (peccato che la giornata si fosse annuvolata):
la Val Ferret verso nord-est, percorsa dall'omonima Dora. Alla sua testata vi è la Tête de Ferret, 2714 m (la montagna innevata in fondo), che separa i Colli di Grand e Petit Ferret e che mettono in comunicazione Italia e Svizzera.
Ancora la bella Val Sapin, dominata a destra dalla Tête de Liconi, 2930 m.
Verso ovest, l'alta Val Veny, invasa dalla lingua biforcuta del Ghiacciaio del Miage, il più grande della Val d'Aosta con oltre 10 kmq di estensione. In fondo vi sono il Col de la Seigne, 2510 m, e le Pyramides Calcaires, 2722 m.
Il Ghiacciaio della Brenva, nel settore centrale del Massiccio. Questo Ghiacciaio (6,5 kmq di estensione) è talmente tormentato e tribolato da non poter neanche lasciare immaginare un passaggio tra i suoi seracchi. Dalla fronte franano immensi blocchi di ghiaccio verso il basso, dove, a causa dei continui crolli, esiste un altro corpo glaciale alimentato da quello sovrastante. Anticamente questo ghiacciaio si è spinto fin quasi ad Entrèves, minacciando l'integrità delle case. Il suo bacino accoglie di tanto in tanto qualche frana. Celebre è quella immensa del 1920 (8 milioni di metri cubi), quando franò una parte del Pilier d'Angle e i macigni arrivarono fino a fondovalle. Dalla cima dello Chétif lo spettacolo è impressionante.
Dettaglio del fronte della Brenva.
Zoom su P.ta Helbronner, 3474 m, dove sono in piedi le due gru per la costruzione della nuova stazione di arrivo della funivia da Entrèves, e sul Colle del Gigante, 3365m.
L'Aiguille Noire de Peuterey, 3772m, con la cima sfiorata dalle nuvole.
Nonostante sia domenica sono completamente solo e la montagna è tutta per me. Rimango in cima un paio di orette (e mi faccio pure una pennichella) e verso le 15:30 ridiscendo. Il ritorno a Courmayeur sarà per il sentiero normale, che transita a Plan Checrouit.
Lungo la discesa si passa per qualche centinaio di metri sul versante esposto a nord, dove c'è ancora parecchia neve.
Questo canalone conduce rapidamente a Plan Checrouit. Da lì, con facile sentiero dentro al bosco, si ritorna a Dolonne.
Ultima modifica di un moderatore: