Escursione Monte Autore da Vallepietra

Parchi del Lazio
  1. Parco Regionale dei Monti Simbruini
Dati

Data: 6/11/2022
Regione e provincia: Lazio, Roma
Località di partenza: Vallepietra
Località di arrivo: Vallepietra
Tempo di percorrenza: 8h
Chilometri: 22
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: tutti
Segnaletica: CAI, vecchia e stinta nel tratto di salita al M.Autore, migliore nel tratto di rientro
Dislivello in salita: 1542mt
Dislivello in discesa: 1542mt
Quota massima: 1854mt
Accesso stradale: Vallepietra
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8614


Descrizione
Dalla mia lista delle ”escursioni di riserva” create e salvate su Mapy.cz, estraggo in questo week end una uscita sui Monti Simbruini, sperando di intercettare la coda del foliage, ed in particolare questa salita al Monte Autore da Vallepietra, entrambe ancora a me non note.
La sveglia alle 6:00, con arrivo a Vallepietra alle 7:45 fa temere a me e al mio sodale che i 24km previsti per il giro preludano ad un arrivo oltre le 17:00 e quindi sostanzialmente con tratto finale in notturna. Questo mette una sorta di fretta in tutta la giornata e una serie di valutazioni e rivalutazioni di tracce alternative, che un po’ disturbano la quiete interiore che cerco nell'andar per monti.

L'arrivo trova Vallepietra nel sonno, come si addice ad una fredda domenica mattina di inizio inverno, e l'iniziale discesa nel vallone sottostante suggerisce di tenere per un ventina di minuti il piumino, tanto per scaldarsi. Finito il tratto iniziale su fondo valle, inizia la salita che deve portarci al Santuario della S.S.Trinità, sotto l'imponenza verticale dello “stacco” di Colle della Tagliata circa 600mt più su. La vista dal basso è suggestiva, ma più minacciosa di quanto si riveli poi la salita, abbastanza graduale e addolcita da sprazzi di colore e tenui lontananze lungo le anse.

Colle della Tagliata
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Sprazzi di bellezza in salita
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Arrivati al santuario, lo scenario è un po’ spettrale: tutto chiuso, solita costruzione anonima e gigantesca, più un osceno serpente di baracche in metallo che ospitano il mercatino dei giorni di apertura, oggi fortunatamente e malinconicamente chiuse. La vista da sotto dello spaccato in pietra è grandioso, la vista dei manufatti e del santuario no, per cui non la riporto per non diffondere la depressione.

La parete soprastante il Santuario
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Di qui riprende il sentiero che, percorrendo il lato basso del costone per alcune centinaia di metri, si inerpica per ulteriori 200mt fino al Passo Procoio, da cui si gode una splendida vista sul versante sud dei Simbruini, su più lontani rilievi a sud di Roma, dietro una infinita distesa di boschi verdeggianti, e volgendo lo sguardo a nord una suggestiva veduta del Velino sospeso tra le nubi.

Vista sulla parte sud dei Simbruini
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Vista sulle catene a sud di Roma
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I rilievi verdeggianti
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Passo Procoio e vista sul Velino
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Gli ultimi 400mt che ci portano al M.Autore attraversano le prime faggete, suggestive per quanto totalmente spoglie: come avevo avuto modo di notare durante il trekking in Emilia, la siccità di quest'anno anche qui ha indotto un anticipazione del foliage ed un rinsecchimento precoce delle foglie, per cui la magia non è quella che i Simbruini sanno offrire solitamente in questa stagione.

Faggete
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L'arrivo alla vetta di M.Autore non è fotografabile, data la calca impressionante che ricopre la vetta come un formicaio, fatta di un rumoroso gruppo CAI e da svariati merenderos con tute in acetato e borsette griffate...del resto la salita dal vicino Campo dell'Osso è troppo invitante ed alla portata di tutti per evitarlo. Almeno però posso godermi una splendida vista sulla lontana Majella innevata e di nuovo sul vicino Velino, dietro il quale fa capolino la cima innevata del Gran Sasso.

Vista sulla Majella da Le vedute
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Lungo la via del ritorno, arrivati a Campo dell'Osso, decidiamo di non passare per l'anello ufficiale - che toccherebbe Colle della Colubretta, Campotelli e Campitellino - ma di accorciare tagliando dentro per un sentiero, inizialmente fuori pista e successivamente convergente in un sentiero CAI, che ci risparmia qualche km e ci permette di arrivare ancora con la luce. Il percorso, inizialmente faticose per i numerosi alberi abbattuti e successivamente in discesa costante e relativamente agevole, incrocia ripetutamente il Fosso del Vallone, che ci stupisce per la quantità di acqua che porta anche in questa annata secca.

Il fosso del Vallone
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L'arrivo a Vallepietra si consuma nei primi accenni di crepuscolo, in un paese risvegliato dai preparativi di una gustosa sagra serale, che però si terrà molto più tardi. Resta quindi il tempo per un terzo tempo gustoso, serviti dal creativo oste dell'unico bar locale, prima di riprendere la strada di casa. Nel complesso un'uscita non particolarmente memorabile, che ha lasciato comunque un buon allenamento, una buona birra e il piacere delle endorfine che corrono nel corpo che segue ogni buona sgambata.

Rientro
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Vallepietra
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Peccato, i Simbruini (sub-imbris, sotto le piogge) generalmente regalano l'autunno fino a novembre inoltrato. Restano comunque faggete stupende.
Nei primi anni 2000 al Passo del Procoio ci piantai la tenda. E l'arrivo al Santuario nella notte, con una miriade di candele accese dai pellegrini (che se n'erano andati) fu molto suggestivo.

Sei passato per la Fonte degli Scifi? Butta?
 
Si ci sono passato e butta bene. Tutta la zona l'ho trovata rucca di acqua, nei punti dove era prevista, in maniera inattesa rispetto all'annata e a quanto avviene altrove.
Comunque concordo che le faggete, per la loro naturale eleganz e anche per l'orografia ondulata di queste cime, sono comunque piacevoli.
D'altronde i Romani se n'intendevano d'acqua e da quel versante arriva la maggior parte degli acquedotti romani.
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D'altronde i Romani se n'intendevano d'acqua e da quel versante arriva la maggior parte degli acquedotti romani. Vedi l'allegato 241543
Sì, in effetti sembra una delle poche zone che si sia relativamente "salvata" dalla siccità.
La prima foto rappresenta l'abbeveratoio e il panorama di fronte al Rifugio Ceraso, poche settimane fa (quindi quota 1500-1600).
La seconda e la terza sono agli Altipiani di Arcinazzo (quindi circa quota 850), rispettivamente pochi giorni fa e in pieno agosto. Quest'ultima mentre altrove quasi ovunque - specie al nord - non cadeva una goccia d'acqua :).
E' pur vero però che, ad esempio, salendo verso il Rifugio da Fiumata, la Fonte della Radica che si incontra quasi a metà percorso - in corrispondenza delle sorgenti del torrente fiancheggiante il sentiero - ad agosto buttava acqua in quantità, mentre a ottobre l'intensità della gettata si era ridotto praticamente quasi di tre quarti.
Come se gli effetti della siccità si fossero fatti sentire pure lì, sia pure con il tipico ritardo connesso agli abbassamenti delle falde (lo dico così da totale profano, magari i motivi sono tutt'altri).
In ogni caso l'intero bacino degli Ernici, che si allunga fino a Fiuggi (non a caso città termale) è un vero e proprio serbatoio d'acqua, anche per la sua natura calcarea.
 

Allegati

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