Dati
Data: 7 dicembre 2016
Regione e provincia: Veneto, Verona
Località di partenza: Prada Alta, località Punta Veleno
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 7 ore e mezza, senza eccessiva fretta
Chilometri: 13,5
Grado di difficoltà: E con alcuni tratti EE (comunque evitabili per mantenere tutta l'escursione a livello E)
Descrizione delle difficoltà: dislivello elevato, tratti EE leggermente esposti ma nulla di particolare.
Periodo consigliato: tutto l'anno, ovviamente con innevamento serve attrezzatura idonea.
Segnaletica: non gran che
Dislivello in salita: 1.100 metri circa
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2.200 a Punta Telegrafo
Accesso stradale: da Caprino Veronese seguire le indicazioni per Prada e successivamente Prada Alta
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7824
Descrizione
Splendida escursione in ambiente selvaggio ed isolato in una giornata di dicembre eccezionalmente limpida e che permette di godere a pieno il panorama che si può ammirare a 360° dal Baldo (per l'amico @Montinvisibili questo è un piccolo assaggio di cosa ti può offrire il Baldo ).
Tutta l’escursione si svolge con stupende viste affacciate sul sottostante Lago di Garda e, grazie alla giornata splendida, alle montagne sull’altro versante, fino ad arrivare all’Adamello imbiancato sullo sfondo.
Lasciata l’auto si sale su sentiero nel bosco - per la verità si tratta di una traccia appena accennata ed a volte solo intuibile, senza alcuna segnatura - piuttosto ripido con cui si guadagnano circa 500 metri di quota e si sbuca su pascoli frequentati ora da un discreto numero di cavalli, con il Baito Buse in vista (1.623 metri): già da qui il panorama è davvero incantevole!
A monte del Baito Buse si trova un fontanile da cui risale un sentiero; il percorso passa vicino ad una stranissima struttura che sembrerebbe quasi un grande cartellone pubblicitario, senza nessuna affissione, e poi sbuca in una radura; qui il primo incontro della giornata: uno splendido camoscio esce da dietro un cespuglio e si ferma ad osservarmi da una 30ina di metri.
Passato accanto alla cosiddetta Pozza Buse ignoro il “sentiero natura” che si stacca sulla sinistra mentre punto dritto per dritto fuori sentiero su pratoni abbastanza ripidi ma con una particolare conformazione che sembra formare tanti scalini, in direzione della Bocchetta di Coal Santo a quota 1.978 metri dove qualcuno mi sta aspettando: quello di prima pensavo fosse stato un incontro fortunato, ma questa zona è popolata da un gran numero di esemplari di camoscio.
Arrivati alla Bocchetta di Coal Santo ci si trova praticamente in cresta ed il panorama spazia su tutto il Lago di Garda da una parte ed il versante veronese dall’altro; la cresta è percorsa da una comoda ed ampia mulattiera militare, risalente alla prima guerra mondiale.
Seguendo la cresta si arriva rapidamente al Passo del Camino (2.128 metri) e successivamente al Rifugio Telegrafo: il sentiero è suggestivo, passando accanto ad alcuni pennacchi di roccia molto scenografici.
Dall’ampia terrazza panoramica del Rifugio “G. Barana” al Telegrafo (chiuso) si gode di una vista sul lago davvero privilegiata.
Dopo una breve sosta per mangiare i miei panini e riposare un po’, riscaldato dal sole, in un attimo si arriva a Punta Telegrafo (2.200 metri), ben visibile e distante solo un centinaio di metri, da dove il panorama è assolutamente mozzafiato; un selfie con la croce di vetta non può mancare!
Da qui ci sono due alternative: tornare al rifugio e poi prendere il sentiero che inizia la discesa verso valle, oppure seguire una traccia di sentiero che conduce in lieve discesa su una cresta un po’ esposta ma comunque abbastanza ampia e senza passaggi complicati e che conduce ad un’altra croce in ferro, molto più spartana, che si intravede sul promontorio; ovviamente decido di provare a vedere se questa seconda opzione sia percorribile, con l’intenzione di ritornare sui miei passi nel caso non lo fosse.
Naturalmente questo tracciato è il regno dei camosci, si cammina su terra gelata ed un leggero strato di neve (qualche centimetro) molto compatta ed il rischio di scivolare è quasi nullo, inoltre la cresta è larga abbastanza da essere percorsa in sicurezza e non presenta altre difficoltà tecniche mentre il panorama è sempre assolutamente stupefacente.
Ricongiungendosi al sentiero "ufficiale" e procedendo la discesa si giunge ad un bivio che segnala la variante “Forcellin”, ben più panoramica per effettuare la discesa, quindi la imbocco senza esitazione pur sapendo che allungherà leggermente il giro.
Da principio la discesa per la variante “Forcellin” non sembra nulla di particolare – ad eccezione del panorama con vista a picco sul lago, davvero notevole – ma poi proseguendo in alcuni tratti, oltre che sconnesso, il sentiero è anche un po’ esposto: niente di tremendo, ma è bene non avere fretta e prestare attenzione a dove si mettono i piedi.
Il “Forcellin” alla fine si rivela abbastanza faticoso e spacca gambe, tanto che l’arrivo alla congiunzione con il sentiero ufficiale è un vero sollievo; da qui si prosegue in discesa addentrandosi nuovamente nel bosco fino ad arrivare ad una pozza per l’abbeverata degli animali, ora ghiacciata, dove trovo gli ultimi camosci della giornata.
Infine la discesa prosegue con lunghi ed ampi zig-zag su comoda mulattiera ricoperta di foglie secche con gli ultimi colori dell’autunno fino a sbucare finalmente sulla strada asfaltata che sale da Porto di Brenzone e che mi riporta dopo poco più di un kilometro alla macchina.
In conclusione è stata un’escursione fantastica, in un ambiente davvero superbo e che grazie alla giornata particolarmente limpida mi ha regalato delle vedute sul lago di Garda e sulle Alpi bresciane davvero da ricordare.
Questo l'itinerario che ho percorso:
Per quanto non sia un’escursione con particolari difficoltà tecniche (ad eccezione delle varianti che ho scelto io di percorrere ma che avrebbero potuto essere evitate senza pregiudicare la bellezza dell’escursione stessa), va comunque tenuto in conto che è piuttosto faticosa, non tanto per la lunghezza complessiva di circa 13,5 km, quanto soprattutto per il dislivello assoluto di 1.100 metri.
Data: 7 dicembre 2016
Regione e provincia: Veneto, Verona
Località di partenza: Prada Alta, località Punta Veleno
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 7 ore e mezza, senza eccessiva fretta
Chilometri: 13,5
Grado di difficoltà: E con alcuni tratti EE (comunque evitabili per mantenere tutta l'escursione a livello E)
Descrizione delle difficoltà: dislivello elevato, tratti EE leggermente esposti ma nulla di particolare.
Periodo consigliato: tutto l'anno, ovviamente con innevamento serve attrezzatura idonea.
Segnaletica: non gran che
Dislivello in salita: 1.100 metri circa
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2.200 a Punta Telegrafo
Accesso stradale: da Caprino Veronese seguire le indicazioni per Prada e successivamente Prada Alta
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7824
Descrizione
Splendida escursione in ambiente selvaggio ed isolato in una giornata di dicembre eccezionalmente limpida e che permette di godere a pieno il panorama che si può ammirare a 360° dal Baldo (per l'amico @Montinvisibili questo è un piccolo assaggio di cosa ti può offrire il Baldo ).
Tutta l’escursione si svolge con stupende viste affacciate sul sottostante Lago di Garda e, grazie alla giornata splendida, alle montagne sull’altro versante, fino ad arrivare all’Adamello imbiancato sullo sfondo.
Lasciata l’auto si sale su sentiero nel bosco - per la verità si tratta di una traccia appena accennata ed a volte solo intuibile, senza alcuna segnatura - piuttosto ripido con cui si guadagnano circa 500 metri di quota e si sbuca su pascoli frequentati ora da un discreto numero di cavalli, con il Baito Buse in vista (1.623 metri): già da qui il panorama è davvero incantevole!
A monte del Baito Buse si trova un fontanile da cui risale un sentiero; il percorso passa vicino ad una stranissima struttura che sembrerebbe quasi un grande cartellone pubblicitario, senza nessuna affissione, e poi sbuca in una radura; qui il primo incontro della giornata: uno splendido camoscio esce da dietro un cespuglio e si ferma ad osservarmi da una 30ina di metri.
Passato accanto alla cosiddetta Pozza Buse ignoro il “sentiero natura” che si stacca sulla sinistra mentre punto dritto per dritto fuori sentiero su pratoni abbastanza ripidi ma con una particolare conformazione che sembra formare tanti scalini, in direzione della Bocchetta di Coal Santo a quota 1.978 metri dove qualcuno mi sta aspettando: quello di prima pensavo fosse stato un incontro fortunato, ma questa zona è popolata da un gran numero di esemplari di camoscio.
Arrivati alla Bocchetta di Coal Santo ci si trova praticamente in cresta ed il panorama spazia su tutto il Lago di Garda da una parte ed il versante veronese dall’altro; la cresta è percorsa da una comoda ed ampia mulattiera militare, risalente alla prima guerra mondiale.
Seguendo la cresta si arriva rapidamente al Passo del Camino (2.128 metri) e successivamente al Rifugio Telegrafo: il sentiero è suggestivo, passando accanto ad alcuni pennacchi di roccia molto scenografici.
Dall’ampia terrazza panoramica del Rifugio “G. Barana” al Telegrafo (chiuso) si gode di una vista sul lago davvero privilegiata.
Dopo una breve sosta per mangiare i miei panini e riposare un po’, riscaldato dal sole, in un attimo si arriva a Punta Telegrafo (2.200 metri), ben visibile e distante solo un centinaio di metri, da dove il panorama è assolutamente mozzafiato; un selfie con la croce di vetta non può mancare!
Da qui ci sono due alternative: tornare al rifugio e poi prendere il sentiero che inizia la discesa verso valle, oppure seguire una traccia di sentiero che conduce in lieve discesa su una cresta un po’ esposta ma comunque abbastanza ampia e senza passaggi complicati e che conduce ad un’altra croce in ferro, molto più spartana, che si intravede sul promontorio; ovviamente decido di provare a vedere se questa seconda opzione sia percorribile, con l’intenzione di ritornare sui miei passi nel caso non lo fosse.
Naturalmente questo tracciato è il regno dei camosci, si cammina su terra gelata ed un leggero strato di neve (qualche centimetro) molto compatta ed il rischio di scivolare è quasi nullo, inoltre la cresta è larga abbastanza da essere percorsa in sicurezza e non presenta altre difficoltà tecniche mentre il panorama è sempre assolutamente stupefacente.
Ricongiungendosi al sentiero "ufficiale" e procedendo la discesa si giunge ad un bivio che segnala la variante “Forcellin”, ben più panoramica per effettuare la discesa, quindi la imbocco senza esitazione pur sapendo che allungherà leggermente il giro.
Da principio la discesa per la variante “Forcellin” non sembra nulla di particolare – ad eccezione del panorama con vista a picco sul lago, davvero notevole – ma poi proseguendo in alcuni tratti, oltre che sconnesso, il sentiero è anche un po’ esposto: niente di tremendo, ma è bene non avere fretta e prestare attenzione a dove si mettono i piedi.
Il “Forcellin” alla fine si rivela abbastanza faticoso e spacca gambe, tanto che l’arrivo alla congiunzione con il sentiero ufficiale è un vero sollievo; da qui si prosegue in discesa addentrandosi nuovamente nel bosco fino ad arrivare ad una pozza per l’abbeverata degli animali, ora ghiacciata, dove trovo gli ultimi camosci della giornata.
Infine la discesa prosegue con lunghi ed ampi zig-zag su comoda mulattiera ricoperta di foglie secche con gli ultimi colori dell’autunno fino a sbucare finalmente sulla strada asfaltata che sale da Porto di Brenzone e che mi riporta dopo poco più di un kilometro alla macchina.
In conclusione è stata un’escursione fantastica, in un ambiente davvero superbo e che grazie alla giornata particolarmente limpida mi ha regalato delle vedute sul lago di Garda e sulle Alpi bresciane davvero da ricordare.
Questo l'itinerario che ho percorso:
Per quanto non sia un’escursione con particolari difficoltà tecniche (ad eccezione delle varianti che ho scelto io di percorrere ma che avrebbero potuto essere evitate senza pregiudicare la bellezza dell’escursione stessa), va comunque tenuto in conto che è piuttosto faticosa, non tanto per la lunghezza complessiva di circa 13,5 km, quanto soprattutto per il dislivello assoluto di 1.100 metri.