Escursione Monte Erdigheta, Monte La Croce, Monte Semprevisa, da Pian della Faggeta

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Derrick

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Parchi del Lazio
  1. Monti Lepini
Dati

Data: 13/07/2013;
Regione e Provincia: Lazio, Roma;
Località di partenza: Pian della Faggeta, Carpineto Romano (RM);
Località di Arrivo: Monte Semprevisa;
Tempo di percorrenza: 4h20' sola andata mio tempo, uno allenato la fa in 3 ore immagino;
Chilometri: 7,35 sola andata*;
Grado di difficoltà: E;
Descrizione delle difficoltà: Ultima parte un po' scomoda. Percorso lungo da fare andata e ritorno (quasi 15 km) ma esistono per il ritorno alternative rapide;
Periodo consigliato: Qualsiasi, le pendenze non sono estreme e nel complesso il sentiero è ombroso;
Segnaletica: Buona per essere i Monti Lepini, a tratti è facile perdere i segni ma si procede bene di bussola;
Dislivello in salita: 748m sola andata*;
Dislivello in discesa: 89m sola andata*;
Dislivello complessivo andata e ritorno: 837m;
Quota massima: Monte Semprevisa, 1536 mslm;
Accesso stradale: strada asfaltata fino al parcheggio.
* Dati ricavati da QLandkarteGT sulla traccia GPS allegata


Descrizione

Si tratta del sentiero numerato dal CAI come n.8 e numerato con l'8 anche dalla guida di Stefano Milani, "Monti Lepini", allegata alla mappa dei sentieri nella "carto-guida" sui Monti Lepini delle Edizioni Lupo.

Istruzioni per arrivare all'attacco del sentiero venendo da Roma.
Si prende l'autostrada per Napoli, si esce al casello Anagni - Fiuggi.
Dopo avere versato il cospicuo obolo al primo bivio si svolta a sinistra. Si arriva molto presto ad una rotatoria. Si prende la seconda uscita della rotatoria (la prima è segnata come "strada vicinale", senza indicazioni particolari, la successiva è quella giusta).
Si prosegue per la strada fino ad un bivio indicato Anagni a sinistra, Gorga a destra. Si prende a dx per Gorga. Da questo momento basta seguire le indicazioni per Carpineto Romano, che sono sempre presenti.
Si attraversa prima l'abitato di Montelanico per arrivare poi a Carpineto Romano.
Si incontra una prima chiesa sul lato destro della strada, e poco dopo una seconda chiesa, immediatamente dopo la quale, sempre sul lato destro, una svolta "a gomito" indica, tra le molte altre cose, "Pian della Faggeta". Da questo momento si segue la strada (via Rerum Novarum) fino ad arrivare a Pian della Faggeta, che si trova dove finisce l'asfalto.
Si entra nello spiazzo sterrato e si parcheggia, immediatamente sulla destra, nell'area predisposta.

Si rimette l'altimetro, Pian della Faggeta è a 865 mslm, e si comincia l'escursione.

Si prende la sterrata che si incammina lungo Pian della Faggeta in direzione Sud-Est (la guida di Milani dice Sud-Ovest, si tratta ovviamente di un refuso). La strada costeggia alcuni "ousi", nome locale per inghiottitoio carsico (latino Os, oris bocca), alcuni cartelli forniscono informazioni sulla flora e sulle caratteristiche geologiche del luogo.

Si giunge ad una fontanella, la Fonte dell'Acquicciola, sul lato sinistro della direzione di marcia. La Fonte, che tiene fede al suo nome, può non dare acqua o darne pochissima. C'è una capace vasca di raccolta alla quale attingere se si è dotati di qualche sistema di potabilizzazione (l'esistenza della vasca non è un segreto per i bovini del luogo).

La strada continua in leggera pendenza e si inoltra in una faggeta non fitta. In corrispondenza di una curva a gomito che piega a destra si trova, sul lato sinistro della strada, un cartello che illustra gli interventi di recinzione per proteggere, in alcune zone dei Lepini, alcune specie vegetali dall'usura operata dagli animali d'allevamento. Alla sinistra di questo cartello parte un sentiero segnato che sale. Si prende il sentiero e lo si segue.

Dopo un breve tratto sostanzialmente rettilineo il sentiero arriva ad una formazione rocciosa che viene aggirata a sinistra per trovarsi su una "terrazzina" in piano con un grosso masso nei cui pressi sono evidenti segni di bivacco. Il sentiero fa una leggera piega a sinistra dietro il masso e, salendo una scarpatella un po' ripida, si reimmette nella strada sterrata. L'incrocio tra sentiero e strada è segnato come TrattoStrada nel tracciato GPS.

Si segue la strada sterrata verso sinistra, in leggera salita, e dopo poche decine di metri si arriva ad un tornante destro per chi sale. Sul lato sinistro del tornante, dietro una panchina, è chiaramente indicato il sentiero n. 8. Si segue il sentiero apprezzando, alla propria sinistra, la vista di Pian della Faggeta, del Monte Semprevisa e del Monte Capreo (Caprea su IGM). Il sentiero (che ha tracce "alternative" a valle, tenersi su quella segnata, a monte, che passa vicino ad una recinzione che si vede sulla destra) cammina a mezza costa (NB mancano punti traccia nel tracciato GPS allegato in questo breve tratto rettilineo) finché fa una brusca svolta a destra (riprende la traccia GPS) e sale per pochi metri di dislivello portando ad una sella.

Ci si porta alla sella, la sella dell'Obbico delle Ritarre, e si osserva dietro di sé la coppia Semprevisa - Capreo già nota, e davanti a sé il Malaina (il primo a sinistra di quelli evidenti e vicini, con azimut 23° circa) e in lontananza, sulla destra, l'inconfondibile forma conica del monte Caccume (o Cacume), che non ha questo nome per un capriccio del caso, con azimut 87° circa.

Per proseguire si scende lungo il sentiero appena percorso di pochi metri e sul lato sinistro scendendo, o destro quando si saliva, si può vedere la traccia che procede in direzione Sud, tenendosi poco a destra del crinale.
Da questo momento e per qualche centinaio di metri il sentiero è poco visibile, invaso da cespugli vari, e piuttosto sassoso. Procedere con cautela, occhio a storte e cadute. Se si è dotati di machete approfittarne per dare una sfoltita! Il tratto è segnato poco e male e si procede di bussola e d'istinto, tenendosi paralleli al crinale. Il tratto difficoltoso si supera, comunque, in pochi minuti.
Comincia un leggero "saliscendi" per lo più all'ombra di faggi. A destra si incontra un "ouso" non recintato, il sentiero lo lambisce, prestare attenzione. Si prosegue ancora per il sentiero segnato, che poco prima dell'ouso prende a piegare verso Sud-Ovest, sempre comunque seguendo il crinale in modo ovvio. Sporgendosi ove comodo sul crinale alla propria sinistra si può dopo un po' già godere della vista del monte Pizzone.

Al termine del bosco ci si ritrova ad affacciarsi sui Piani di Erdigheta. Sono chiaramente visibili, da sinistra: il Monte Pizzone, una cima intermedia, il Monte Erdigheta, la sella a destra del Monte Erdigheta, e il fianco del Monte La Croce che, al contrario dei precedenti, è alberato sulla sommità.
Da questo momento si sale "liberamente" a vista verso la sella a destra dell'Erdigheta.

Raggiunta la sella ci si affaccia sul panorama sottostante a Sud. Si rimette l'altimetro, 1.308 mslm. E' spesso possibile vedere uccelli rapaci in caccia, che sfruttano il vento che sale lungo la facciata Sud del crinale. Il gagliardo e volenteroso potrà salire a vista alla cima dell'Erdigheta (1.330 metri). Chi immagina che la cima dell'Erdigheta sia ideale per consumare il pasto e sia immune da puzza di sterco e nugoli di mosche rimarrà tuttavia deluso.

Se si ha intenzione di tornare indietro al Pian della Faggeta potrebbe essere interessante percorrere il resto della cresta giungendo con grande facilità prima alla cima intermedia e poi al Monte Pizzone, 1.314 mslm. Dal Pizzone si scende liberamente, a vista, lungo il pianoro inclinato portandosi con facilità di nuovo all'ingresso nella faggeta. In ogni caso il punto di ingresso del sentiero n. 8 nel bosco è riportato nel tracciato GPS come punto di interesse con nome "Piani_di_Erdigheta".

Se invece dalla sella o dalla cima dell'Erdigheta si vuole raggiungere il Semprevisa, si sale a vista lungo il crinale del Monte La Croce senza un sentiero ben definito. Una variante, chiaramente visibile dall'Erdigheta, porta a ridurre la pendenza salendo leggermente verso un piccolo albero avanzato rispetto alla linea del bosco, sulla destra, per poi ripiegare di nuovo verso il crinale, attenzione a un altro "ouso" che chi fa questa variante vede da presso.

Ci si immette dunque, dalla cresta, nel bosco e si trovano chiari segni che guidano lungo il crinale. Si è non lontani dall'imbocco dell'Abisso Consolini, che comunque non è situato lungo il sentiero. Qui il sentiero è molto libero e intuitivo, si procede in modo ovvio lungo il crinale, che tiene un andamento Nord-Ovest fino al Semprevisa, senza che il sentiero segnato sia più efficiente rispetto ai molti percorsi alternativi e paralleli. La camminata è molto agevole, praticamente in piano, e discretamente ombreggiata. Si arriva alla ben poco cospicua cima del Monte La Croce che non ha assolutamente nulla a segnalarla salvo il fatto che il crinale sale leggermente per poi scendere leggermente.

Si arriva a un punto che ho segnato come punto d'interesse Albero_Caduto. Qui si dipartono due tracce, una a destra dell'albero, l'altra a sinistra. La traccia a sinistra scende leggermente e passa sotto a delle grosse formazioni rocciose che formano un ostacolo lungo la progressione in cresta. La risalita alla cima, però, è verosimilmente difficoltosa a giudicare dalla carta topografica. Non ho percorso interamente questo tratto e sono tornato indietro all'albero caduto. Chi vuole raggiungere la cima farà bene a prendere la traccia a destra dell'albero caduto, seguendo i segni biancorossi. Da questo momento il sentiero diventa piuttosto disagevole, pieno di rami caduti, e i segni si perdono facilmente, o almeno io li ho persi. Il tracciato GPS segue la via che ho percorso io, poco confortevole ma comunque di non soverchia difficoltà, può darsi che esista un sentiero segnato, più comodo, che io non ho trovato.

Si arriva infine alla cresta sassosa e si punta a vista verso la croce di vetta del Semprevisa (che dall'ultima volta che vi ero stato, nel 2005, non è più la sola striminzitissima croce con due rami legati, che ancora resiste ma è affiancata da una croce in ferro, dedicata nel 2010 ad una persona di nome Gabriele).

Si rimette diligentemente l'altimetro alla quota del Semprevisa, 1.536 mslm, massima vetta dei Monti Lepini.
Fin qui si sono saliti 748m di dislivello e si sono percorsi 7,35 km secondo QLandkarte GT e traccia GPS.

Per tornare all'automobile si hanno tre possibilità:

- Rapida e ripida discesa a Nord-Ovest direttamente verso l'Acqua di Mezzavalle, da me mai percorsa, e di lì comoda discesa a Est lungo il solco creato da Monte Semprevisa e Monte Capreo;
- Discesa classica lungo il sentiero CAI n.7, che è anche il n.7 nella guida di Milani, che passa per il Pozzo della Neve, la "Schiazza di Paolone" (indicata come "Sella" su IGM, dove arriva il sentiero che viene da Bassiano), poi la sella con panchine tra Monte Capreo e Monte Ardicara, per poi attraverso il breve pianoro erboso immettersi di nuovo in faggeta, nel solco tra Monte Capreo e Monte Semprevisa, passando naturalmente per l'Acqua di Mezzavalle, lungo questo sentiero:
http://www.avventurosamente.it/vb/1...n-della-faggeta-variante-croce-di-capreo.html ;
- Ritorno per la via d'andata, percorso sicuramente lungo (sono 14,7 km fra andata e ritorno) ma non faticoso, essendo la discesa sempre abbastanza agevole e l'ombra abbondante.

Naturalmente per salvaguardare la montagna è bene lasciare un po' di soldi alla comunità locale, comprando qualcosa in un negozio, bevendo un bel birrone al bar, oppure mangiando una pizza ecc.
Nel caso di Carpineto Romano consiglio una birra alla spina al tavolo in un bar di via Giacomo Matteotti (esperienza fatta in passato, gustosa rilassante ed economica).
Il giorno dell'escursione ho mangiato alla pizzeria Taccone di Montelanico: 1 supplì (piccolo ma buono), 1 pizza napoletana (di mio gusto, comunque il forno è a gas), 1 birra alla spina (che dopo la montagna è sempre la cosa migliore), 1 caffè (buono) e 1 grappa (discreta) per €17,00 compresi €1,5 di servizio già nel conto. Ricevuta fiscale emessa senza doverla chiedere. Si parcheggia senza alcun problema.

ALLEGATI:
Un file .ZIP contenente due file:
Traccia GPS del percorso, in formato .GPX;
File con punti notevoli del percorso, in formato .GPX.
La traccia GPS ha due interruzioni in punti di scarsa difficoltà, penso tuttavia che sia del tutto comoda da seguire anche per chi preferisce procedere "di GPS" anziché "di carta e bussola".

LIBERATORIA: Tutte le informazioni fornite sono da intendersi come un aiuto di favore all'escursionista mio prossimo. Non mi assumo alcuna responsabilità per imprecisioni o errori di queste note e del tracciato GPS. La fruizione delle informazioni fornite è a rischio e pericolo del fruitore.
Testo di Fabrizio Ruggeri, 2013. Salva la pubblicazione sul sito Avventurosamente.it, tutti i diritti sono riservati.
 

Allegati

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Derrick

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Ti ringrazio.
Quando ho cominciato ad andare da solo ho sentito la mancanza di guide veramente "precise" per le escursioni. La guida di Milani, ed. Il Lupo (che fa parte della carto-guida) va bene ma in certi punti potrebbe essere più esauriente.
Invece A Piedi nel Lazio, vol. 1, di Stefano Ardito - ho una vecchia edizione 1988, ristampa 1997 - è a mio avviso molto deludente per l'approssimazione delle indicazioni.

Così ho pensato di inserire, in questo sito che mi sembra ottimamente strutturato e frequentato, delle descrizioni per quanto possibile accurate dei siti che percorro, da vedere proprio come un ausilio a chi vuole fare il sentiero per la prima volta, magari senza esperienza, più che come resoconto della singola escursione.
 
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