- Parchi della Basilicata
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 11 giugno 2022
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Madonna del Soccorso 1068 m
Località di arrivo: Monte La Spina e ritorno per la stessa via
Tempo di percorrenza: 9 ore ca con qualche pausa lunga
Chilometri: 12 A/R
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Facile e tranquillo il sentiero fino all'attacco della cresta.La cresta rocciosa è ripida, con qualche passaggio in cui è presente terriccio scivoloso.Seguire attentamente i bolli biancorossi che indicano naturalmente il percorso più sicuro.
Periodo consigliato: Sempre.In inverno il tratto in cresta è alpinistico.
Segnaletica: ottima dall'inizio alla fine.Percorso ben segnato
Dislivello in salita: 584 m senza calcolare i saliscendi
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 1652 m
Accesso stradale: A2 uscita Lauria sud.Direzione Castelluccio Superiore-Bosco Difesa-Madonna del Soccorso
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/monte-la-spina-105351953
Descrizione
In tanti anni di salite sulle vette del Pollino era sempre lì, situata in una posizione centrale e visibile da qualunque cima del versante lucano del parco. Transitando lungo la A2 nei pressi di Lauria quel suo profilo alpestre di perfetta piramide mi invitava, una sorta di richiamo magnetico che poi finivo per ignorare. Si tratta di monte La Spina, che insieme al limitrofo Zaccana e Monte Alpi rappresenta la propaggine settentrionale dell'area protetta più grande d’Italia.
Pur non essendo una montagna di quota molto elevata,1652 m, si presenta aspra e difficile, che mette alla prova anche gli escursionisti più allenati. Dal profilo spigoloso e appuntito, è caratterizzata da pareti ripide e rocciose nel versante sud orientale, tanto che qualcuno l'ha simpaticamente definita “un pungiglione nel cielo del Pollino”. Qualcun altro più elegantemente le ha conferito a ragione l'attributo più nobile di “Piccolo Cervino”, cosa che ho fatto anch’io osservandola per la prima volta nei pressi del santuario della Madonna del Soccorso.
L’occasione di organizzare la salita su questa attraente montagna è nata dalla frequentazione sui social con il gruppo “Amici Montanari Puglia e dintorni”, capitanato dall’appassionato e agguerrito Giuseppe, il quale aprendo un profilo dedicato su facebook e pubblicando i video su YouTube, ha cominciato a condividere la sua passione con tante persone che hanno accolto l’invito e si sono affiliati. Dopo diversi mesi finalmente arriva l’occasione di incontrarci di persona.
Ci diamo appuntamento allo svincolo Lauria sud sabato 11 giugno. Proseguiamo verso Castelluccio Superiore, borgo che grazie alla soppressione del feudalesimo nel 1813, acquistò l'autonomia amministrativa, detenuta in concomitanza con Castelluccio inferiore. Fino a quel momento era infatti esistito un unico comune dal nome di Castelluccio.
I tre che giungono dalla Puglia sono Giuseppe, sua sorella Angela con la vispa cagnolina Diana e la giuliva Anna. Punto di partenza la chiesetta della Madonna del Soccorso, una splendida cappella di montagna situata su uno sperone roccioso a quota 1000 m alle falde di monte Zaccana, dalla posizione invidiabile per il panorama che si domina sulla valle del Mercure. Il luogo ha una grande valenza religiosa per gli abitanti di Castelluccio che la seconda domenica di maggio trasportano la statua lungo un sentiero che parte dal paese riportandola indietro la terza domenica di settembre.
Dopo qualche foto nei pressi scendiamo lungo la strada asfaltata per circa 200 metri. Al segnavia giriamo a sinistra, prendendo la sterrata che raggiunge una radura presso Conca Scotella, usata per la raccolta della legna da esbosco dove compare un grande omino di pietre. A motivo delle piogge torrenziali cadute nei due giorni precedenti che hanno smorzato il gran caldo di questi giorni la giornata è fresca e ventilata e la marcia piacevole. Procediamo in faggeta con sottobosco di felci, agrifogli e fioriture di trifoglio, campanula e lilioasfodelo. Diana sembra molto eccitata tanto che va avanti e indietro con impetuosa frenesia.
Dalla radura rientriamo di nuovo nel bosco e in questo tratto il sentiero diventa un piacevole saliscendi che più in alto attraversa una sellata caratterizzata da un enorme frana di detriti e pietrisco dalla quale si aprono scorci panoramici sulla piana di Lauria. Continuando sul fianco sud occidentale del monte Zaccana presto raggiungiamo la sella tra monte Capillo e lo Zaccana dove si stacca il sentiero 915A che sale verso quest’ultimo e che tralasciamo. Prendendo invece il 915 ci insinuiamo di nuovo nel bosco in ripida discesa e dopo una successiva salita sbuchiamo infine sul crinale di Monte Capillo. In questo punto appare la perfetta e slanciata piramide di monte La Spina con la sua vertiginosa cresta orientale che ci chiama, ma è ancora molto lontana.
Alle nostre spalle invece si erge Monte Zaccana dalla cima boscosa e sulle cui scarpate sono appollaiati alcuni esemplari di vetusti pini loricati. In questo tratto caratterizzato da una serie di gobbe con un continuo sguardo sulla valle del Mercure incontriamo ambienti diversificati, ariose praterie, singolari formazioni rocciose stratificate, associazioni pino nero faggio, alcuni sorbi e piccoli esemplari di pino loricato riconoscibili grazie alla caratteristica corteccia bianca, (da cui il nome “leucodermis”) che hanno in giovane età prima che si trasformi nella struttura a scaglie simile alla lorica dei soldati romani.
Si rientra ancora nel bosco che da adesso in avanti diventa molto fitto, quasi impenetrabile alla luce solare, tanto che pare inghiottirci. Il sentiero è molto stretto ma ben evidente e curato, contrassegnato dai segni Cai biancorossi. Incontriamo anche alcuni faggi colossali, uno dei quali simile a un candelabro. Mentre procediamo la cresta si restringe sempre di più diventando affilata proprio nei pressi dell'ultima selletta che introduce al pezzo forte dell’escursione, il crinale orientale di monte La Spina.
Usciti dal bosco su tornanti terrosi le condizioni infatti cambiano radicalmente. Ci si introduce nella parte più impegnativa del percorso incominciando la ripidissima salita lungo roccette a tratti molto insidiose per via del terriccio infido e scivoloso. Anna, aiutata dal prode Giuseppe non abituata a questo tipo di difficoltà dove bisogna anche mettere le mani sulla roccia, comincia a preoccuparsi pensando al sentiero, se così possiamo chiamarlo, da ripercorrere a ritroso in discesa. Angela invece, reduce da diverse escursioni sulle Dolomiti si districa con più sicurezza e scioltezza anche se comincia ad accusare molta stanchezza. Ha in spalla uno zaino molto pesante che a parte le solite cose contiene anche l’acqua e il cibo per Diana.
Mentre la progressione va avanti senza frenesia alcuna ne approfitto per fare qualche foto su Monte Alpi che nel frattempo appare imponente a nordest, agli innumerevoli cardi presi d’assalto dai bombi ghiotti di nettare e da rosacee fioriture di euforbia mirsinite. Diana invece, noncurante di tutto va avanti e indietro con grande agilità e naturalezza, sembra si stia divertendo come una matta.
Raggiunta con un po’di affanno una prima spalla ecco apparire aderta e vertiginosa la rocciosa parete sud est di monte La Spina e il resto della lunga cresta che ancora dovremmo risalire. Un altro bello strappo e ci portiamo sulla seconda spalla e una successiva selletta che dobbiamo ridiscendere per poi affrontare l’ultimo impegnativo tratto di cresta.
Qui Angela davvero stremata pare voler gettare la spugna. Le suggerisco allora di posare lo zaino per proseguire leggera fino in vetta che raggiungiamo da lì a breve. Il duo Giuseppe Anna ci sopraggiunge subito dopo. E’ fatta, tocchiamo finalmente i 1652 m di questa agognata e sudata vetta. Inutile dire che tutti i timori e le ansie per il tratto impegnativo percorso prima, scompaiono in un istante sostituendosi ad un mix di gioia e incredulità. ”E siamo ancora qui’!” esclama infine Anna sulla croce di vetta.
Angela, rivedendo una foto pubblicata su Facebook con un pizzico di commozione dirà: ”se non fossi stata presente avrei avuto il sospetto che si fosse trattato di un fotomontaggio, invece è stato fantastico…proprio Pollinofantastico”(non badate a quest’ultima cosa ).In tutta risposta Anna replicherà: ”E’ tutto vero, paesaggio fiabesco, avventura tosta e sudata fino all’ultimo sassolino”. Beh, quando emergono queste sensazioni nel viso dei partecipanti la soddisfazione è massima, quasi avessi raggiunto una cima importante delle Alpi.
Dalla croce di vetta il panorama è sconfinato e assolutamente circolare. Oltre il dirimpettaio monte Zaccana a due passi da noi si scorgono tutte le cime del Pollino e Orsomarso oggi avvolte da un’antipatica nuvolaglia; poi monte Alpi, il Raparo e il massiccio del Sirino, le valli del Sinni e del Mercure, le cime più prossime del Cilento e tutte le quinte di monti che dominano la costa del Tirreno, tra le quali spiccano il Coccovello, il Crivo, monte Stella e Serralunga.
Dopo le foto di rito ci apprestiamo a scendere per lo stesso crinale ostico e impegnativo da richiedere attenzione e piede fermo. Un po’ di ansia da parte di Anna assistita passo dopo passo da Giuseppe e molta stanchezza affiorata durante il ritorno richiederà una sostanziosa pausa supplementare all’ombra di un faggio su monte Capillo. Scriveranno di me che sono una persona tranquilla che infonde pace, e di questo ne sono grato, ma ben venga se serve nei tratti difficoltosi e adrenalinici per trasmettere sicurezza. Infine, fatto a ritroso tutto il lungo tragitto dell’andata ritorniamo al parcheggio nei pressi della chiesa per il felice e atteso epilogo a parmigiana, formaggio e buon vino pugliesi ampiamente meritati quale ambìto premio per questa bellissima e avventurosa uscita.
Tirando le somme si tratta di un percorso poco frequentato, anche se probabilmente tra i più belli del parco, molto vario e cangiante. Nonostante la sua lunghezza non è particolarmente impegnativo, se si esclude l’ultima parte della cresta. E poi cosa vogliamo aggiungere, questo piccolo Cervino, dalla vetta appuntita e isolata si è rivelato in assoluto tra i monti più panoramici la cui vista è assolutamente unica e impareggiabile. Sono convinto che monte La Spina sia una meta da conseguire e che consiglio vivamente.
Unico rammarico non aver potuto scattare foto con la mia macchina fotografica rotolata per 150 metri da una scarpata della cresta di monte Santa Croce nell’ultima escursione. E vabbè, anche questo fa parte rischi del mestiere.
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Madonna del Soccorso 1068 m
Località di arrivo: Monte La Spina e ritorno per la stessa via
Tempo di percorrenza: 9 ore ca con qualche pausa lunga
Chilometri: 12 A/R
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Facile e tranquillo il sentiero fino all'attacco della cresta.La cresta rocciosa è ripida, con qualche passaggio in cui è presente terriccio scivoloso.Seguire attentamente i bolli biancorossi che indicano naturalmente il percorso più sicuro.
Periodo consigliato: Sempre.In inverno il tratto in cresta è alpinistico.
Segnaletica: ottima dall'inizio alla fine.Percorso ben segnato
Dislivello in salita: 584 m senza calcolare i saliscendi
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 1652 m
Accesso stradale: A2 uscita Lauria sud.Direzione Castelluccio Superiore-Bosco Difesa-Madonna del Soccorso
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/monte-la-spina-105351953
Descrizione
In tanti anni di salite sulle vette del Pollino era sempre lì, situata in una posizione centrale e visibile da qualunque cima del versante lucano del parco. Transitando lungo la A2 nei pressi di Lauria quel suo profilo alpestre di perfetta piramide mi invitava, una sorta di richiamo magnetico che poi finivo per ignorare. Si tratta di monte La Spina, che insieme al limitrofo Zaccana e Monte Alpi rappresenta la propaggine settentrionale dell'area protetta più grande d’Italia.
Pur non essendo una montagna di quota molto elevata,1652 m, si presenta aspra e difficile, che mette alla prova anche gli escursionisti più allenati. Dal profilo spigoloso e appuntito, è caratterizzata da pareti ripide e rocciose nel versante sud orientale, tanto che qualcuno l'ha simpaticamente definita “un pungiglione nel cielo del Pollino”. Qualcun altro più elegantemente le ha conferito a ragione l'attributo più nobile di “Piccolo Cervino”, cosa che ho fatto anch’io osservandola per la prima volta nei pressi del santuario della Madonna del Soccorso.
L’occasione di organizzare la salita su questa attraente montagna è nata dalla frequentazione sui social con il gruppo “Amici Montanari Puglia e dintorni”, capitanato dall’appassionato e agguerrito Giuseppe, il quale aprendo un profilo dedicato su facebook e pubblicando i video su YouTube, ha cominciato a condividere la sua passione con tante persone che hanno accolto l’invito e si sono affiliati. Dopo diversi mesi finalmente arriva l’occasione di incontrarci di persona.
Ci diamo appuntamento allo svincolo Lauria sud sabato 11 giugno. Proseguiamo verso Castelluccio Superiore, borgo che grazie alla soppressione del feudalesimo nel 1813, acquistò l'autonomia amministrativa, detenuta in concomitanza con Castelluccio inferiore. Fino a quel momento era infatti esistito un unico comune dal nome di Castelluccio.
I tre che giungono dalla Puglia sono Giuseppe, sua sorella Angela con la vispa cagnolina Diana e la giuliva Anna. Punto di partenza la chiesetta della Madonna del Soccorso, una splendida cappella di montagna situata su uno sperone roccioso a quota 1000 m alle falde di monte Zaccana, dalla posizione invidiabile per il panorama che si domina sulla valle del Mercure. Il luogo ha una grande valenza religiosa per gli abitanti di Castelluccio che la seconda domenica di maggio trasportano la statua lungo un sentiero che parte dal paese riportandola indietro la terza domenica di settembre.
Dopo qualche foto nei pressi scendiamo lungo la strada asfaltata per circa 200 metri. Al segnavia giriamo a sinistra, prendendo la sterrata che raggiunge una radura presso Conca Scotella, usata per la raccolta della legna da esbosco dove compare un grande omino di pietre. A motivo delle piogge torrenziali cadute nei due giorni precedenti che hanno smorzato il gran caldo di questi giorni la giornata è fresca e ventilata e la marcia piacevole. Procediamo in faggeta con sottobosco di felci, agrifogli e fioriture di trifoglio, campanula e lilioasfodelo. Diana sembra molto eccitata tanto che va avanti e indietro con impetuosa frenesia.
Dalla radura rientriamo di nuovo nel bosco e in questo tratto il sentiero diventa un piacevole saliscendi che più in alto attraversa una sellata caratterizzata da un enorme frana di detriti e pietrisco dalla quale si aprono scorci panoramici sulla piana di Lauria. Continuando sul fianco sud occidentale del monte Zaccana presto raggiungiamo la sella tra monte Capillo e lo Zaccana dove si stacca il sentiero 915A che sale verso quest’ultimo e che tralasciamo. Prendendo invece il 915 ci insinuiamo di nuovo nel bosco in ripida discesa e dopo una successiva salita sbuchiamo infine sul crinale di Monte Capillo. In questo punto appare la perfetta e slanciata piramide di monte La Spina con la sua vertiginosa cresta orientale che ci chiama, ma è ancora molto lontana.
Alle nostre spalle invece si erge Monte Zaccana dalla cima boscosa e sulle cui scarpate sono appollaiati alcuni esemplari di vetusti pini loricati. In questo tratto caratterizzato da una serie di gobbe con un continuo sguardo sulla valle del Mercure incontriamo ambienti diversificati, ariose praterie, singolari formazioni rocciose stratificate, associazioni pino nero faggio, alcuni sorbi e piccoli esemplari di pino loricato riconoscibili grazie alla caratteristica corteccia bianca, (da cui il nome “leucodermis”) che hanno in giovane età prima che si trasformi nella struttura a scaglie simile alla lorica dei soldati romani.
Si rientra ancora nel bosco che da adesso in avanti diventa molto fitto, quasi impenetrabile alla luce solare, tanto che pare inghiottirci. Il sentiero è molto stretto ma ben evidente e curato, contrassegnato dai segni Cai biancorossi. Incontriamo anche alcuni faggi colossali, uno dei quali simile a un candelabro. Mentre procediamo la cresta si restringe sempre di più diventando affilata proprio nei pressi dell'ultima selletta che introduce al pezzo forte dell’escursione, il crinale orientale di monte La Spina.
Usciti dal bosco su tornanti terrosi le condizioni infatti cambiano radicalmente. Ci si introduce nella parte più impegnativa del percorso incominciando la ripidissima salita lungo roccette a tratti molto insidiose per via del terriccio infido e scivoloso. Anna, aiutata dal prode Giuseppe non abituata a questo tipo di difficoltà dove bisogna anche mettere le mani sulla roccia, comincia a preoccuparsi pensando al sentiero, se così possiamo chiamarlo, da ripercorrere a ritroso in discesa. Angela invece, reduce da diverse escursioni sulle Dolomiti si districa con più sicurezza e scioltezza anche se comincia ad accusare molta stanchezza. Ha in spalla uno zaino molto pesante che a parte le solite cose contiene anche l’acqua e il cibo per Diana.
Mentre la progressione va avanti senza frenesia alcuna ne approfitto per fare qualche foto su Monte Alpi che nel frattempo appare imponente a nordest, agli innumerevoli cardi presi d’assalto dai bombi ghiotti di nettare e da rosacee fioriture di euforbia mirsinite. Diana invece, noncurante di tutto va avanti e indietro con grande agilità e naturalezza, sembra si stia divertendo come una matta.
Raggiunta con un po’di affanno una prima spalla ecco apparire aderta e vertiginosa la rocciosa parete sud est di monte La Spina e il resto della lunga cresta che ancora dovremmo risalire. Un altro bello strappo e ci portiamo sulla seconda spalla e una successiva selletta che dobbiamo ridiscendere per poi affrontare l’ultimo impegnativo tratto di cresta.
Qui Angela davvero stremata pare voler gettare la spugna. Le suggerisco allora di posare lo zaino per proseguire leggera fino in vetta che raggiungiamo da lì a breve. Il duo Giuseppe Anna ci sopraggiunge subito dopo. E’ fatta, tocchiamo finalmente i 1652 m di questa agognata e sudata vetta. Inutile dire che tutti i timori e le ansie per il tratto impegnativo percorso prima, scompaiono in un istante sostituendosi ad un mix di gioia e incredulità. ”E siamo ancora qui’!” esclama infine Anna sulla croce di vetta.
Angela, rivedendo una foto pubblicata su Facebook con un pizzico di commozione dirà: ”se non fossi stata presente avrei avuto il sospetto che si fosse trattato di un fotomontaggio, invece è stato fantastico…proprio Pollinofantastico”(non badate a quest’ultima cosa ).In tutta risposta Anna replicherà: ”E’ tutto vero, paesaggio fiabesco, avventura tosta e sudata fino all’ultimo sassolino”. Beh, quando emergono queste sensazioni nel viso dei partecipanti la soddisfazione è massima, quasi avessi raggiunto una cima importante delle Alpi.
Dalla croce di vetta il panorama è sconfinato e assolutamente circolare. Oltre il dirimpettaio monte Zaccana a due passi da noi si scorgono tutte le cime del Pollino e Orsomarso oggi avvolte da un’antipatica nuvolaglia; poi monte Alpi, il Raparo e il massiccio del Sirino, le valli del Sinni e del Mercure, le cime più prossime del Cilento e tutte le quinte di monti che dominano la costa del Tirreno, tra le quali spiccano il Coccovello, il Crivo, monte Stella e Serralunga.
Dopo le foto di rito ci apprestiamo a scendere per lo stesso crinale ostico e impegnativo da richiedere attenzione e piede fermo. Un po’ di ansia da parte di Anna assistita passo dopo passo da Giuseppe e molta stanchezza affiorata durante il ritorno richiederà una sostanziosa pausa supplementare all’ombra di un faggio su monte Capillo. Scriveranno di me che sono una persona tranquilla che infonde pace, e di questo ne sono grato, ma ben venga se serve nei tratti difficoltosi e adrenalinici per trasmettere sicurezza. Infine, fatto a ritroso tutto il lungo tragitto dell’andata ritorniamo al parcheggio nei pressi della chiesa per il felice e atteso epilogo a parmigiana, formaggio e buon vino pugliesi ampiamente meritati quale ambìto premio per questa bellissima e avventurosa uscita.
Tirando le somme si tratta di un percorso poco frequentato, anche se probabilmente tra i più belli del parco, molto vario e cangiante. Nonostante la sua lunghezza non è particolarmente impegnativo, se si esclude l’ultima parte della cresta. E poi cosa vogliamo aggiungere, questo piccolo Cervino, dalla vetta appuntita e isolata si è rivelato in assoluto tra i monti più panoramici la cui vista è assolutamente unica e impareggiabile. Sono convinto che monte La Spina sia una meta da conseguire e che consiglio vivamente.
Unico rammarico non aver potuto scattare foto con la mia macchina fotografica rotolata per 150 metri da una scarpata della cresta di monte Santa Croce nell’ultima escursione. E vabbè, anche questo fa parte rischi del mestiere.