Parchi della Calabria
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 2 dicembre 2019
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Santuario Madonna delle Armi Cerchiara C.
Località di arrivo: Vetta M. Panno Bianco e ritorno
Tempo di percorrenza: 4 ore totali
Grado di difficoltà: III+ PD
Descrizione delle difficoltà: Via esplorata fatta in solitaria e senza attrezzatura alcuna.Da perfezionare
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: No
Dislivello in salita: 280 m.
Quota massima: 1330 m.
Accesso stradale: A2 uscita Frascineto,SS105 direzione Francavilla Marittima.Poi SP 162 per Cerchiara di Calabria.Salire fino al Passo del Bifurto e piegare a sx fino al Santuario.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/panno-bianco-cresta-sud-e-cengia-sud-del-sellaro-44119916

Descrizione

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Il Panno Bianco è una montagna rocciosa del settore orientale del parco del Pollino ed è la cima gemella del monte Sellaro che prende il nome dalla caratteristica forma di sella descritta dal valico tra la sua cima e quella del Monte Panno Bianco. Costituisce l'avancorpo del Pollino sul mare, poiché è la prima vetta con pareti verticali che spicca alla vista guardando dalla costa jonica verso la montagna. Del gruppo del Sellaro fa parte anche la Serra del Gufo, cima minore di 923 m dall’aspetto piuttosto arrotondato ma che verso sud est presenta un versante più aspro.

Nonostante la quota di 1330 m del Panno Bianco non sia eccelsa, dalla sommità si gode di una vista privilegiata sulle Timpe, l’intero quadrante del monte Sparviere e sul Golfo e la Piana di Sibari. Le cime più elevate del massiccio del Pollino sono invece occultate dalla mole del Sellaro. Appare davvero maestoso mentre si percorrono con l’auto i tornanti per raggiungere il borgo di Cerchiara di Calabria. Esso è solcato tra l'altro dal profondo canyon della Gravina o Caldanello, spettacolare gola a forma di esse, fatta di grossi strati a banchi con giunti netti dando l’impressione di un disegno geometrico perfetto.

Alle pendici meridionali del Panno Bianco a 1015 m. sorge Il santuario di Santa Maria delle Armi che è un complesso monumentale di origine medievale, meta da sempre di preghiera e di pellegrinaggio. Il titolo deriva dal greco Των αρμων (Tōn armōn) ossia "delle grotte, degli anfratti".

Questo è stato il punto di partenza della mia ultima uscita. Per motivi di lavoro la brevità dell’itinerario mi ha permesso di conciliare le conseguenti esigenze di orario e chiuderlo entro il primo pomeriggio.

A ridosso del santuario vi è il Diedro del Panno Bianco da dove parte una breve via alpinistica attrezzata con difficoltà che vanno dal III al IV°. Muovendomi però in solitaria e privo di attrezzatura cerco un punto debole della parete per guadagnare la cresta. Provo a spostarmi verso sinistra rispetto alla via risalendo un breve canalino che piega a destra ma negli ultimi metri interseca l’ultimo tiro su roccia liscia con due spit presenti. Sono costretto a desistere perché nonostante la difficoltà non sia eccessiva, l'esposizione è alta. Scendo e dopo aver scavalcato un muretto con filo spinato punto una crestina a gradoni di una quarantina di metri (II+).

Rimontato il crinale principale, ne seguo il filo con attenzione fino a che muore a ridosso di una parete. Il passaggio più comodo per superare l'ostacolo pare essere una placca liscia di IV-. Provo a superarla ma a metà disarrampico perché non conosco il percorso e non so dove e come termina. Aggiro di conseguenza da destra dopo aver fatto una bella rampa pietrosa fino ad individuare uno spigolo con difficoltà minore (III-) rispetto alla placca precedente.

Lo scenario è quello della macchia mediterranea degli ultimi scampoli d'autunno. Incredibile il panorama che si apre sul mar Jonio e la Piana di Sibari. Guardando ad ovest emergono invece le bancate rocciose dello spettacolare Sperone del Naufragio, un paretone verticale alto circa cento metri, estrema propaggine della cresta sud est del Monte Sellaro. Infine questo tratto molto bello termina esaurendosi su terreni più facili dove si apre una sorta di anfiteatro all’estremità del quale giunge un'altra cresta con orientamento sud, sud ovest, molto estetica e convergente alla Sud.

Attraverso l'ampio pendio per intercettarla a circa due terzi della sua lunghezza procedendo in facile arrampicata(II+). Giungo ad uno spuntone roccioso sul quale è affissa una targa commemorativa in memoria di Antonio De Rasis, caduto lo scorso anno nella tragedia del Raganello e Domenico Bloise il “Biondo” stroncato da un terribile male con il quale avevo condiviso in passato delle belle uscite in montagna. Entrambi facevano parte del soccorso alpino Calabria.

Passo per uno stretto canalino facendo molta attenzione (lo scorso anno qui è caduta una escursionista volando per 25 metri. Il caso ha voluto che la sua corsa terminasse su un terrazzino altrimenti avrebbe fatto un altro volo di 30 metri. S’è l’è cavata con traumi diffusi, qualche frattura ma è sopravvissuta). Guadagno la sommità della cresta che ora assume un andamento orizzontale e che raggiunge il culmine massimo dei 1330 m della cima che da questo punto comincia a degradare dalla parte opposta, verso nord.

Il panorama si apre ulteriormente sulle due maestose Timpe di S. Lorenzo e Falconara con le loro pareti verticali e il monte Sparviere più a Nord. Sotto di me sorge il caratteristico borgo di Cerchiara di Calabria con i suoi vicoli stretti. È arroccato a ridosso del canyon del Caldanello e attorniato dai rimboschimenti del Parco della Cessuta, una spettacolare oasi forestale di circa 600 ettari di bosco misto. “Cessuta” in dialetto locale è il luogo delle querce, roverelle, farnie, lecci e cerri. Nella seconda metà del secolo scorso questo versante è stato oggetto di un rimboschimento selvaggio fatto di numerose specie estranee a questi luoghi.

Provo a scendere per la cengia che dà accesso alla vetta ma mi trovo leggermente più avanti e per non tornare indietro disarrampico per una decina di metri fino a prenderla. Essa porta alla sella del Panno Bianco dalla quale giunge il sentiero proveniente dal santuario e conduce al Sellaro.

Adesso mi resta soltanto una bella passeggiata fino alla base dello Sperone del Naufragio per dare un'occhiata alla zona. In una occasione, anni fa sono salito per il versante occidentale del Sellaro in invernale solitaria, e in un'altra lungo lo spigolo occidentale con corda e chiodi. Però il paretone del Naufragio fa veramente impressione. È una via alpinistica che si sviluppa per 115 m con difficoltà che vanno dal III al V+ aperta nel 1981 da Andrea Savonitto e Alessandro Gogna. Non ho però notizie di ripetizioni anche perché non ci sono spit e ad occhio comunque la roccia non mi è parsa delle migliori. Di ritorno infine mi faccio un giro attorno al santuario per qualche scatto assolutamente desolato.

A questo punto sarebbe auspicabile perfezionare la via facendola integralmente, cioè senza aggiramenti, con un compagno di cordata e attrezzatura alpinistica. Si tratterebbe in ogni caso di una via alpinistica valutabile intorno al PD escludendo il Diedro del Panno Bianco ma assolutamente logica. Con l’altra cresta che presa per intero potrebbe essere un caso a sé, ne condividerebbe la parte finale fino in vetta.

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