Escursione Monte Penna (GE) dai rifugi "Casermette" del Penna e Pennino

Dati

Data: 27 settembre 2019
Regione e provincia: Liguria-Genova
Località di partenza: Casermette del Penna
Località di arrivo: Casermette del Penna
Tempo di percorrenza: 4 ore comprese le abbondanti soste

Grado di difficoltà: E, eccetto la "quasi ferrata", che consiglio ad EE. Non serve attrezzatura da ferrata.
Descrizione delle difficoltà: Un minimo di esperienza di montagna è utile, eviterei il giro dalla parte della ferrata con bambini.
Periodo consigliato: basta che non ci sia bagnato o neve
Segnaletica: molto buona. Triangolo pieno giallo a salire e quadrato pieno con croce (sempre gialli) scendendo.
Dislivello in salita: boh!
Dislivello in discesa: boh!
Quota massima: 1737 della vetta del Penna.
Accesso stradale: dalla val Nure, val d'Aveto o val Taro.


Descrizione

Con il mio solito amico di escursioni ho trovato un giorno ed una notte liberi da spendere in montagna.

Lui ha una casetta in alta val Nure, quindi siamo partiti nel tardo pomeriggio e siamo arrivati in tempo per la cena. Consumato un NON frugale pasto, siamo andati a letto presto. La mattina dopo, sveglia alle 5.30. Partiti con il buio, siamo arrivati al parcheggio dei rifugi della zona detta della "Casermetta del Penna" verso le 7.30.
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Strada facendo, abbiamo incrociato un camioncino dei vigili del fuoco ed un fuoristrada del soccorso alpino.
Entriamo quindi nel bar del rifugio, per capire se ci sono problemi particolari. Il rifugista ci informa che un ottantenne, partito il giorno prima per fare un giro in zona, non è rientrato ed è appena stato trovato, anche se purtroppo morto, nelle vicinanze. Pare soffrisse di cuore e quindi probabilmente si tratta di un decesso naturale.
Chiediamo quindi se il percorso che pensiamo di fare ha problemi particolari. No, tutto in ordine: il morto è da tutt'altra parte, i sentieri sono percorribili, facili e ben segnalati. E così sarà.
Partiamo un pochino immalinconiti, ovviamente, ma poi, riflettendo lungo la salita, ci convinciamo che è un gran bel modo di andarsene: nella bellezza, in un colpo, senza sofferenza, circondati dalla natura e facendo qualcosa che ci piace. Forse è un modo di ragionare egoista, ma ha un suo senso, no?
Tornando nel parcheggio sulla strada, dal bar del rifugio, si prende la strada a destra, verso la val d'Aveto. Dopo 100 metri circa, a sinistra un bel cartello grande in legno scuro e scritta gialla indica l'inizio del sentiero per il Penna. Qui iniziano i segnavia gialli, un triangolo pieno, che ci guideranno fino alla catena, di cui parlo dopo.
Il sentiero per tre quarti d'ora dell'ora totale prevista, si srotola nel bosco, alternando tratti piani o con una salita moderata a pezzi piuttosto ripidi. Nulla di impegnativo.
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Dopo 20 minuti circa, arriviamo ad un bivio molto ben segnalato con cartelli CAI. Notiamo la possibilità di una piccola digressione, per il Lago Penna. 10 minuti in tutto: ok, si può fare!
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Il lago, in effetti, è un piccolo stagno, carino ma non particolarmente interessante. Notiamo, dal lato opposto all'effluente, una costruzione in perfetto stile bushcraft: che sia opera di qualche frequentatore del forum? :)
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Torniamo in breve sul percorso in salita, che comincia a cambiare pendenza e noi... eh, noi rallentiamo!
Dopo un po' c'imbattiamo in una coppia, che sta facendo colazione. Ci spiegano che stanno scendendo e che non si vede niente, per colpa delle nuvole. E che il percorso servito dalla catena è viscido, sconsigliandoci di salire. Un po' perplessi, prendiamo il bivio in direzione "Nave", ma non capiamo nulla e scambiamo una frana per il vallone chiamato Nave. In effetti, il cartello diceva 5 minuti, ma secondo la coppia che abbiamo incontrato ce ne vogliono una buona ventina. Boh? Decidiamo che non si torna indietro e quindi andiamo almeno fino alla sella fra il monte Penna ed il monte Pennino, a vedere com'è la situazione dove inizia la catena. In questo modo arriviamo al bivio che divide esattamente in due la salita, impeccabilmente documentato dai soliti cartelli CAI:
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Per arrivarci, ci sono alcuni punti che richiedono la dovuta calma, per salire! La pendenza, in corrispondenza di un paio di roccioni affioranti nel bosco, è piuttosto ripida, con conseguente rallentamento.
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Ma in breve siamo sulla sella fra le due montagne. Fuori dal bosco (o foresta demaniale, come la chiamano qui) la situazione ci appare chiara: nuvole un po' ovunque. Il cielo è grigio, a tratti siamo anche noi avvolti nelle nuvole e sotto di noi il bosco appare e scompare.
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Peccato: dalla vetta, nelle giornate serene, dicono che si vede la Corsica!
Mi sa che il fatto di essermi ricordato di portare il binocolo (cosa RARISSIMA...) non ci ha portato fortuna :poke:.
Valutata la situazione del percorso, umido ma non bagnato, visto che i nostri scarponi comunque fanno presa bene e che non ci sono punti particolarmente scoscesi o scoperti verso le scarpate, decidiamo di salire!
Lasciato quindi alle nostre spalle il Pennino
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Ci inerpichiamo lungo la salita. La catena, bene infissa nella parete rocciosa, in effetti è più per comodità che per sicurezza di salita; quasi tutto il percorso è tracciato all'interno di una fenditura nelle rocce, quindi si sale ben protetti dallo strapiombo, che rimane lontano alla nostra destra. Tutto il percorso è ottimamente servito sia da una segnaletica ineccepibile (ho il dubbio che sia stata ridipinta di fresco), sia dalla più volte menzionata catena, che agevola la salita nei punti in cui bisogna scavalcare qualche roccia.
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In breve, ci appare la madonnina della vetta. Ancora pochi passi e siamo davanti alla cappellina, riempita di ricordi di caduti in montagna e di ex voto. Suggestiva.
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Ci facciamo un buon caffé con la Trangia, riparandoci nella cappellina. e fatte le foto "di rito" iniziamo la discesa.
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Invece di tornare sui nostri passi (davvero scomodo, pensare di fare il percorso con la catena in discesa) scendiamo per il largo, comodo, poco ripido sentiero che porta al passo dell'Incisa. Qui ci fermiamo a mangiare, essendo mezzogiorno. Quindi, attraverso la strada forestale scendiamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
In tutto, comprese le abbondanti soste, abbiamo impiegato poco, una mezza giornata. E' un giro che fatto da gente giovane ed allenata, senza fermarsi troppo, richiede un 2 ore - 2 ore e mezza. Si può completare salendo anche il Pennino, visitando la Nave o arrivando fino all'Aiona. A noi, data la giornata uggiosa, è bastato così. E poi era il primo giro dopo la pausa estiva...;)
 
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