Parchi della Basilicata
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 30 aprile 2023
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Colle Impiso
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 9 ore
Chilometri: 9.80
Grado di difficoltà: D+ M4 IV (grado alpinistico)
Descrizione delle difficoltà: Presenza di un crepaccio profondo ricoperto da una lingua di neve inconsistente in scioglimento,rocce scoperte,una cornice di due metri in alto e condizioni generali pessime.
Periodo consigliato: Inverno
Segnaletica: da Colle Impiso a piano Toscano
Dislivello in salita: 822 m
Quota massima: 2248 m
Accesso stradale: A2 uscita Campotenese.Direzione Rotonda.Alla Madonnina girare a destra fino al pianoro di Ruggio.Da li altri quattro Km per Colle Impiso
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/monte-pollino-grande-frana-133193978

Descrizione

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E dire che l'avevo sempre un po’snobbata preferendo a questa le altre vie alpinistiche invernali del versante nord est del Pollino. E invece si è rivelata una salita tecnica, complessa e di grande soddisfazione. Parlo della “Grande Frana”, un poderoso circo glaciale delimitato da alti dirupi che in alto si restringe fino ad essere chiuso da una parete. La disposizione degli strati di roccia a franapoggio, cioè inclinati verso valle, ha favorito in un lontano passato il crollo della parte più alta della parete rocciosa formando il canalone nord est, occupato dalla Grande Frana appunto, che sale verso la vetta.

Il superamento avviene operando un monotiro da cinquanta metri circa sfruttando il suo punto debole, un corridoio tra gli anfratti in corrispondenza del bordo destro. La parete culmina infine con la cornice terminale che in questo punto si abbassa di molto risultando meno aggettante.

Ora siccome l’alpinismo invernale non è una scienza esatta, l’attribuzione del grado di difficoltà di una via è legata decisamente alle condizioni presenti al momento dell’ascensione. Infatti nelle guide dedicate, dopo l’indicazione del grado di difficoltà di solito segue la dicitura “alle condizioni trovate dagli apritori”. Differenze che risultano davvero marcate per questa via, a motivo della sua conformazione, morfologia ed esposizione.

Questa può essere valutata PD+ se è completamente coperta da neve portante, AD- se la quantità di neve è inferiore o meno portante; addirittura D- se vi è presenza di ghiaccio. Alle “non” condizioni trovate da noi ritengo di classificarla D+.
F Facile
PD Poco difficile
AD Abbastanza difficile
D Difficile
TD Molto difficile
ED Estremamente difficile
+ - superiore o inferiore

La via è stata aperta da Giorgio Braschi e Nicola Genco nel lontano 1980. Braschi è considerato un po’da tutti il precursore dell’escursionismo nel Pollino. Grande conoscitore di questo territorio, dal 1971 ha compiuto centinaia di uscite estive e invernali percorrendo ogni angolo e ogni sentiero del massiccio. Molti, come il sottoscritto lo conoscono attraverso le pagine della sua pregiata guida “Sui sentieri del Pollino” edita da “Il Coscile”.

Si parte con il socio in un caldo 30 aprile da Colle dell’Impiso. Nonostante la primavera abbia ormai preso piede, da quota 1600 m. incontriamo la neve anche piuttosto abbondante per il periodo. Dopo aver raggiunto un Piano di Vaquarro tappezzato di crochi e attraversato il Frido reso gonfio dai nevai in scioglimento il sentiero ci porta dritti a Piano Toscano dove d’improvviso si apre uno scenario d'incanto sulle vette più elevate del Parco e la mole del Pollino che si innalza maestosa alla nostra destra.

Inizialmente non abbiamo le idee chiare su cosa fare. Vorremmo evitare recenti solite ripetizioni e così la mente corre a due anni fa quando tentammo per la prima volta la Grande Frana rinunciando di scalare la parete terminale per assenza di condizioni. Oggi recuperandola avremo l’occasione di rifarci.

Ai Piani ci raggiunge un’altra cordata che andrà a fare la Via dei Lupi. Ci avviamo tutti insieme verso i pendii boscati alla nostra destra, ma le nostre strade si dividono alla base della Grande Frana. Qui togliamo fuori picche e ramponi e ci imbrachiamo. Fa piuttosto caldo e in queste condizioni la Frana e i Piani diventano una gigantesca lente concava che riflette i raggi del sole. Così cerchiamo di sfruttare le zone in ombra portandoci prima all’altezza dell’attacco della Via dei Lupi e successivamente sotto la Sofi, le quali restano in ombra grazie alle pareti sovrastanti.

Visto che le inclinazioni dai 30 gradi iniziali aumentano fino a toccare anche i 50, giunge il momento di utilizzare la corda. Così dopo esserci legati procediamo in conserva protetta fino all’attacco della parete terminale. Guardandoci attorno ci sentiamo proiettati decisamente in un ambiente dolomitico mozzafiato che ricorda forse la parete nord del Sirente con il valore aggiunto dei bellissimi pini loricati abbarbicati sulle rocce.

Come dicevo prima una delle peculiarità di questa via è l’infelice esposizione a est sud-est, di conseguenza è costantemente baciata dal sole. Giunto alla base della lingua nevosa che costituisce il corridoio di salita mi ritrovo davanti una pessima situazione, un ostico crepaccio ricoperto parzialmente da neve acquosa in fusione. Cerco di immaginare cosa troverò più su. Sono convinto che a questo punto molti avrebbero rinunciato, come accadde già due anni fa, ma stavolta decido di provare nella speranza che la cornice sommitale si lasci infine sfondare. Vista la situazione cerchiamo di tenere al massimo attenzione e concentrazione.

Dopo aver piazzato un friend in una fessura sopra il crepaccio, con la picca cerco di sfasciare la neve che ho davanti per avere una visione più chiara di come procedere. Decido di fare un breve traverso su neve per portarmi a ridosso della roccia scoperta. Mentre dal basso il compagno mi fa sicura vado in drytooling superando a fatica un primo blocco. Arrampico sfruttando due esili appigli per le punte dei ramponi, e subito dopo supero un secondo blocco sopra il quale vi è un discreto terrazzino dove allestire una sosta (IV-).

Nel secondo tiro affronto una lingua di neve in fusione a 60° assolutamente inconsistente con alcuni insidiosi buchi non visibili. Allora mi sposto a sinistra su un secondo terrazzino roccioso fuori dalla neve e subito dopo continuo su una breve rampetta arrampicando con le picche lungo un arbusto di ginepro. Qui’ infilo prima un friend in fessura e qualche metro più in alto riesco a rinviare con un bel chiodo piatto in parete che mette molta sicurezza.

Il successivo ostacolo è il più scorbutico,una paretina verticale con appiccicata della neve sciolta che “spicozzando” se ne viene completamente giù. Dopo aver introdotto un friend in una fessura arrampico su roccia e con un passo atletico (IV) mi ritrovo davanti la cornice terminale alta circa due metri ma leggermente inclinata. Sulla sinistra sfrutto una provvidenziale cengetta che mi permette di affrontarla più comodamente.

Adesso ho solo da sfondare. La neve è abbondante ma molto molle e dopo qualche tentativo usando tutto il corpo e cercando al contempo di fare presa in qualche modo con le piccozze, riesco ad uscire e issarmi in piedi. Un urlo liberatorio richiama l’attenzione di alcuni escursionisti che sono in vetta poco più su. È fatta, anche questa via è vinta. Dieci metri oltre il bordo vi è un blocco grazie al quale passandovi una fettuccia faccio sicura recuperando il compagno che emerge dalla cornice provato ma molto soddisfatto.

In vetta complimenti reciproci, foto di rito, il paesaggio da ammirare e l'immancabile panino. Subito dopo cominciamo la discesa verso la ripida cresta nord ovest dove sorgono i due grandi pini loricati gemelli. Continuando a zigzagare dentro la faggeta che ci protegge da un sole veramente cocente, bypassiamo anche Piano Gaudolino andando ad incrociare più a valle l’IPV2 “Sentiero Italia” il quale ci condurrà infine, dopo circa nove ore totali a Colle Impiso.

Una via che si è rivelata ostica e difficile, fatta a primavera inoltrata e sicuramente non in condizione. Questi gli ingredienti per chiudere alla grande, così come l’avevamo aperta questa altalenante stagione invernale sul Pollino.

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