Parchi della Basilicata
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 1 febbraio 2020
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Colle Impiso 1575 m.
Località di arrivo: Vetta Pollino e rientro per la normale
Tempo di percorrenza: 8 ore circa
Grado di difficoltà: PD+ alle condizioni da noi trovate
Descrizione delle difficoltà: avvicinamento su sentiero ghiacciato,poi neve farinosa nel bosco.Neve che cambiava consistenza repentinamente tra il costone nord e l'anfiteatro della Grande Frana.Prima parte della via fino alla spalla neve compatta,seconda parte poca neve tra roccette e ciuffi d'erba.
Periodo consigliato: inverno
Segnaletica: fino ai Piani del Pollino bandierine bianco rosse
Dislivello in salita: 673 m.
Quota massima: 2248 m.
Accesso stradale: Uscita A2 Campotenese.Si raggiunge Rotonda.Si scende direzione centrale del Mercure.Prima della centrale prendere bivio a destra per Viggianello.Raggiunto il paese continuare per la frezione Torno e poi andando a prendere la Ruggio Visitone fino a Colle Impiso.(Questo il percorso dal versante lucano.Da quello calabro grossi problemi per strada non spalata)
Descrizione
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Di certo inverni avari sul Pollino ce ne sono stati, come quello del 2016 andando a memoria, ma un mese di gennaio interamente asciutto e senza fenomeni, da che vado in montagna non si era mai visto. Purtroppo ciò ha interessato non soltanto l’area del Pollino ma l’intero Appennino, da quello Tosco emiliano e ancor più su fino alla Sicilia, un po' meno le Alpi.E’ triste vedere l'intera catena del Pollino in veste estiva i primi di febbraio. L'unica sacca di resistenza è costituita dai versanti a nord circoscritti ai Piani di Pollino in cui è presente la neve caduta e accumulatasi nella prima metà di dicembre.

Le vie alpinistiche che avremmo potuto tentare sarebbero state il Costone Nord e la Via dei Lupi su Monte Pollino, itinerari questi che resistono al disgelo e conservano discrete condizioni a lungo nel tempo, a volte anche fino a primavera inoltrata. Essendo vicine nel settore della Grande Frana, in loco avremmo deciso di attaccare prima il crestone e poi, una volta giunti sul margine sinistro tentare il traverso lungo l'anfiteatro per tastare le condizioni del manto nevoso. Se fosse stato compatto garantendo una buona camminata, ci saremmo “buttati” sulla Via dei Lupi. Contrariamente avremmo proseguito lungo il Costone. Questa in breve la strategia con tanto di “piano B”.

Una nota sulle condizioni meteo e sulla viabilità. Stranamente il meteo dava poco nuvoloso sul Pollino e coperto con debole pioggia nei paesini vicini come Viggianello. Avremmo scoperto una volta in quota che l’alta pressione teneva le nuvole basse sulle vallate generando lo spettacolare mare di nubi sopra il quale invece ci saremmo trovati noi.Sulla viabilità ormai vi ho stancato dicendovi che raggiungere Colle Impiso d’inverno dalla Calabria è “mission impossible” causa condizioni di strada ghiacciata che permane nelle zone in ombra e che praticamente non viene mai spalata. Dunque, armati di tanta pazienza facciamo il giro da Viggianello prendendo la Ruggio Visione dal versante lucano. Un bel viaggetto di quasi due ore. In ogni modo alle 7.50 siamo pronti a partire.

Il sentiero classico che transita per Vaquarro fino all'ingresso dei Piani di Pollino è una lingua di ghiaccio che ci consente di essere molto veloci. I versanti esposti al sole sono invece completamente scoperti. Giunti ai Piani la situazione cambia. La neve diviene farinosa e nel bosco, alle pendici nordorientali della montagna l’ascensione si trasformerebbe in una faticosa ravanata se non fosse per la presenza di un provvidenziale traccione tipo Alpi, lasciato dal gruppo CAI la settimana precedente nel fare il Costone Nord. Rimaniamo a galla.

Ad un'ampia radura fuori dal bosco dove il Pollino si svela in tutto il suo sontuoso splendore la traccia scompare. Adesso abbiamo a che fare con uno strato superficiale durissimo di un paio di centimetri sotto il quale permane neve morbida. Cerchiamo di camminare lentamente come sulla superficie di un lago ghiacciato stando attenti a non sfondare. Purtroppo, giunti al margine del boschetto terminale di piccoli faggi, ad ogni passo si sfonda di brutto. Questa è veramente la situazione peggiore in cui ci si possa trovare durante la progressione su neve. Fortunatamente dura poco perché guadagnato il crinale allo scoperto, lo spessore di neve diminuisce e le rocce affiorano. Si sale adesso di gran carriera su uno strato omogeneo, duro e compatto.

Nel frattempo la nebbia proveniente da nord comincia a salire insinuandosi nelle vallate e avvolgendo la dirimpettaia Serra del Prete conferendole un aspetto quasi fiabesco. Raggiunta i Piani si mantiene piuttosto bassa per effetto dell'alta pressione non creandoci così alcun fastidio. Proseguiamo lungo il margine del costone cercando un punto in cui si possa accedere comodamente sul nevaio. Per raggiungere l'attacco della Via dovremmo attraversarlo integralmente. La neve adesso cambia stato repentinamente. Ora è farinosa, subito dopo diviene crostosa, poi dura e compatta e di colpo troviamo lastre di vetrato. Mai viste condizioni così mutevoli in poco spazio.

Commettiamo però l'errore di salire troppo trovandoci sul bordo dei salti rocciosi che costituiscono il margine sinistro della Grande Frana. Ci tocca così disarrampicare in retromarcia per 150 metri lungo una parete ghiacciata con inclinazioni che toccano anche i 55°.Discesi allo spigolo della costola rocciosa, all’altezza di un loricato isolato su uno spuntone roccioso e aggiratolo dal basso, possiamo puntare dritti verso la Via dei Lupi.

Via storica dell’alpinismo sul Pollino, più che un canale è costituita per la prima parte da un largo scivolo con pendenze che toccano i 55°, diviso in due da una crestina che raggiunge una spalla. Mantenendo la destra si risale poi una seconda linea ripida su neve, roccette affioranti e ciuffi d’erba fino a prendere la cresta sud est del Pollino. Se si va a sinistra invece si impegna una rampa nevosa più facile che di solito si intraprende dopo la prima parte della variante B della via. In ogni caso le due uscite confluiscono allo stesso punto.

La salita risulta piacevole con condizioni più che soddisfacenti. Troviamo infatti neve compatta e a tratti ghiacciata perché in effetti la via rimane pressoché in ombra per tutto il tracciato. Magnifici e slanciati esemplari di pini loricati popolano questo settore del Pollino.Dall'uscita guadagniamo la vetta in un quarto d'ora camminando su poca neve, rocce e ginepri emisferici. L’orizzonte verso sud ovest è interamente un mare di nubi e anche Serra del Prete dove sono sopraggiunti diversi escursionisti saliti per la cresta nord è investita da folate di nebbia. Nel complesso però la giornata è solare, luminosa e poco ventilata in quota.

Dopo la vetta scendiamo sul fondo della magnifica dolina per rifocillarci e poi impegniamo per il ritorno la via normale da sud ovest. Fino a Gaudolino poi è la fotocopia dell’ultima discesa dell'8 gennaio ma con meno neve sul versante occidentale. Anche Piano Gaudolino fa un po’ tristezza per la scarsa quantità di neve. Alcuni escursionisti o turisti popolano il piccolo e accogliente rifugio e noi abbastanza soddisfatti rientriamo per il sentiero che porta a Colle Impiso.

Prima pero’ deviamo per la pittoresca sorgente di Spezzavummola, dalla quale sgorga l'acqua più fredda del Pollino. Essa riusciva a rompere i contenitori di terracotta, le “vummole” appunto, quando venivano riempite. Infine rientriamo a Colle Impiso dove ci aspetta l'auto e il lungo viaggio di ritorno.

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