- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Regionale Sirente-Velino
Dati
Data: 10 giugno 2014
Regione e provincia: Abruzzo - L'Aquila
Località di partenza: Chalet del Sirente
Località di arrivo: vetta del Sirente, cima di Canale, monte San Nicola
Tempo di percorrenza: 9 ore
Chilometri: c.ca 25 km.
Grado di difficoltà: EE+
Descrizione delle difficoltà: la lunghezza del percorso
Periodo consigliato: da fine maggio a novembre
Segnaletica: presente dalla partenza a tutta la cresta, assente dalla discesa del monte San Nicola fino al Piano di Fonte Canale. Poi presenza di cartelli del Parco Regionale.
Dislivello totale: 1600 metri
Quota massima: 2348 metri
Accesso stradale: da Rocca di mezzo svoltare in direzione Secinaro e dopo 12 km. parcheggiare davanti allo chalet del Sirente.
Descrizione
Presenti: io e Alessandro.
L'escursione fondamentalmente è divisa in tre parti.
Prima parte – raggiungimento della vetta
Partiti alle ore 8,00 allo chalet del Sirente, 1150 m. per la val Lupara
Giunti alle ore 12,00 in vetta, 2348 m. dopo 4 ore di marcia
Dislivello 1200 metri
Seconda parte- percorso in cresta
Dal monte Sirente per la cresta in direzione sud
toccate 2 vette + 3 anticime e tra sali scendi accumulati altri 400 metri.
Terza parte - completamento dell'anello
Scendendo sul Piano di Fonte Canale e ritorno per la valle del Condotto fino allo chalet del Sirente
Dislivello totale 1600 metri.
Il Tempio
In pratica...
Dallo chalet restaurato di recente, percorriamo una giovane faggeta seguendo il sentiero 15 del cai.
Dopo poche decine di metri incontriamo a destra la via che scende dal Canalone Majori che ignoriamo, continuando a percorrere in ripida salita un sentiero ben segnato facendo bene attenzione a non confonderci con i numerosi incroci che incontriamo. A quota 1700 metri il bosco termina in un piccolo terrazzo erboso e panoramico con spettacolari visioni dolomitiche sulla ricca e suggestiva giogaia calcarea del versante est della catena, che crea uno straordinario effetto alpino.
Seguiamo l’evidente via ben segnata che aggira una dorsale a mezza costa fino ad affacciarci nella val Lupara dove l’ambiente diventa severo e selvaggio tra ghiaioni, pietraie e nevai.
Ci portiamo a quota 2000 tra sfasciumi e ghiaie, aggiriamo un ripido nevaio e in ripida salita raggiungiamo la quota di 2200 metri dove ci accorgiamo che la via scompare sotto un vasto accumulo nevoso.
La salita è ormai quasi terminata, manca soltanto l’ultimo salto roccioso per raggiungere la cresta. Scegliamo un comodo camino parzialmente occupato da un nevaio ed improvvisiamo una divertente e breve arrampicata tra simpatiche roccette con passaggi di I e II grado fino a raggiungere lo straordinario ambiente dei prati sommitali.
Una volta terminata la via di salita, l’impatto emozionale è forte per chiunque.
Per me in particolare, oltre alla soddisfazione di aver vissuto l’ambiente di una nuova montagna, si è aggiunta anche una vittoria personale paragonabile ad un riscatto per aver progettato da tantissimi anni questa gita, senza mai essere andata a buon fine per diversi motivi.
Ecco dunque che le mie emozioni si sono accavallate in un divenire sempre più forte fino a sfociare in quella commozione pura che già in altre occasioni mi aveva catturato.
Lacrime dunque, ma la montagna fa anche questo.
Non mi stupisco. Fa parte di questo gioco.
La cresta rappresenta il confine di due mondi completamente diversi.
A ovest le vaste praterie d’alta quota che degradano dolcemente e senza ostacoli, movimentate da qualche gruppo di cavalli al pascolo tra tappeti di fiori multicolori e residui nevai spesso uniti a piccoli laghetti di fusione dai colori pastello.
I dolci prati sommitali si interrompono bruscamente a est lungo una linea di circa 14 km. tra spettacolari e selvaggi balzi rocciosi spesso interrotti da splendidi canali che ricadono a precipizio sul versante est dove la neve è ancora piuttosto presente.
Giunti dunque in cresta, ci muoviamo verso destra, su prati e rocce in direzione della vetta che in poco più di mezz’ora raggiungiamo. Il clima è davvero perfetto. Sembra che il Sirente ci abbia accolto come un padre affettuoso, dedicandoci tutte le attenzioni possibili perché ognuno di noi aveva un conto sospeso con questa montagna così particolare. Abbiamo scelto proprio la vetta come nostro bivacco in un ambiente davvero grandioso, in ottima compagnia e in assoluta solitudine.
Dopo una buona mezz’ora di meritato riposo, abbiamo lasciato a malincuore la vetta ritornando verso il punto in cui eravamo sbucati dal canalino. Lo superiamo proseguendo sugli sterminati prati a filo di cresta in direzione sud.
L'austera e imponente Serra di Celano
Durante la seconda parte dell'escursione abbiamo percorso la linea di cresta dalla vetta del Sirente in direzione sud ovest toccando 5 elevazioni oltre i 2000 metri di cui le prime tre senza nome e rispettivamente di 2325, 2210 e 2207 metri. Successivamente abbiamo toccato la cima del monte di Canale, 2151 metri e il monte San Nicola, 2012 metri, ultima elevazione verso sud dell’intera catena.
Sui prati sommitali...
Due mondi diversi: rocce a picco sul versante est con 500 metri di strapiombo e dolci praterie sul lato opposto
Vetta del monte di Canale
Curiosi disegni sulla prateria
Monte San Nicola, ultima elevazione della lunga cresta
La croce di vetta è stata abbattuta dal vento...
Dopo averla ripristinata, con la speranza che resista qualche giorno, ne approfittiamo per le foto di rito
Dalla vetta del San Nicola, i segnali del Cai, presenti su l’intera cresta, scompaiono e ad intuito scendiamo verso sud ovest puntando una via ben visibile dal nostro punto d’osservazione.
Scendiamo tra ghiaie mobili e prati con forte pendenza fino a portarci sulla via, perdendo ben 300 metri in poco tempo.
Qui aggiriamo il fianco sud occidentale del monte San Nicola fino a portarci decisamente verso est trovando come per incanto alcuni segni del Cai che ci spingono fino alla vetta di un modesto rilievo, il monte Briccialone, 1706 metri. Qui i segni scompaiono di nuovo e anche il sentiero.
Ci studiamo la cartina e la confrontiamo su ciò che ci appare “a vista” osservando il panorama sul versante est. Notiamo una bella carrareccia a circa 400 metri più in basso. Il limite del bosco è proprio davanti a noi e non ci resta che affrontarlo tra alcune difficoltà.
Ci portiamo in brevissimo tempo alla quota giusta e finalmente ci appare confusa tra la fitta vegetazione una lingua grigia e regolare.
Si tratta della strada sterrata che avevamo notato dall’alto e con un sospiro di sollievo iniziamo il lunghissimo defaticamento procedendo dapprima sulla comoda strada, poi sugli sterminati prati di Fonte Canale. Raggiungiamo il laghetto e successivamente il bel fontanile dove ci ristoriamo.
Al fontanile lasciamo la via sterrata e percorriamo l’intero prato in direzione nord ovest. Verso la parte finale incontriamo la traccia del passaggio di fuoristrada e la sfruttiamo per seguirne la direzione.
Ben presto il largo e luminoso prato termina e la strada prosegue nella più stretta e boscosa valle del Condotto, sentiero n. 18.
Qui sono anche presenti i cartelli del Parco Regionale che indicano lo chalet del Sirente e in breve raggiungiamo lo chalet dove finalmente troviamo la macchina!
La valle del Condotto, ultimo tratto della lunga camminata...
Da segnalare la rigenerante sosta-ghiacciolo in un delizioso bar al centro di Rovere.
Giusto per dire che non ci siamo fatti mancare nulla e che la giornata è stata perfetta, dopo tanta attesa!
Grazie Alessandro per avermi permesso di concretizzare finalmente il mio desiderio e soprattutto grazie montagna!!!
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