- Parchi del Lazio
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- Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati
Data: 20 maggio 2014
Regione e provincia: Lazio - Frosinone
Località di partenza: Prati di Mezzo
Località di arrivo: monte Tartaro
Tempo di percorrenza: 6 ore complessive
Chilometri: 18
Grado di difficoltà: EE+
Descrizione delle difficoltà: la lunghezza del percorso
Periodo consigliato: sempre, ma con la neve può diventare un'impresa!
Segnaletica: presenti bolli bianco/rossi del cai
Dislivello in salita: 1200
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2191
Accesso stradale: da Picinisco verso la località turistica Prati di Mezzo, dov'è presente un piccolo impianto sciistico e un bar-ristorante con parco giochi e area di pic-nik.
Descrizione
E’ una di quelle escursioni dal sapore selvaggio e solitario, come spesso ci capita di vivere in alcuni ambienti del nostro Appennino ma tra queste montagne il particolare ambiente riesce a trasmette quel senso di pace, solitudine e libertà meglio di qualunque altra montagna.
La partenza da Roma avviene in maniera a dir poco dopo traumatica.
Partiamo con un mostruoso ritardo per via di una delle peggiori situazioni di traffico che il "meraviglioso" Grande Raccordo Anulare ci regala.
L’appuntamento con Alessandro slitta di oltre un’ora.
Andrea, l’altro componente del gruppo ci attende a Frosinone. Naturalmente lo avvertiamo del ritardo e lui ne approfitta per sfruttare parte della mattinata al lavoro!! C'è chi può, essendo lui stesso il proprio datore di lavoro.
Da Frosinone ci dirigiamo di gran carriera verso Picinisco e poi più su, a Prati di Mezzo. Finalmente partiamo.
L’altimetro al momento della partenza segna un orario inaccettabile, mezzogiorno spaccato!!!
Vedere per credere…
Percorrendo la piacevole via che parte da Prati di Mezzo (Picinisco - FR), ampio e luminoso pianoro carsico, si giunge al cospetto del monte Meta (o La Meta, nel toponimo locale) e delle splendide vette che compongono la sua cresta verso nord.
La via iniziale si snoda nel suggestivo e lunare vallone della Meta, dove gruppi di faggi pluricentenari, spesso isolati e profondamente segnati da secoli di intemperie, ci introducono alle nude pietraie d'alta quota, in un ambiente severo e affascinante.
Alcuni esemplari superano i 250-300 anni di età.
L'escursionista spesso non dà la giusta importanza a questa peculiarità botanica, accecato com'è dalla voglia di raggiungere la vetta dei monti e scambiando quei patriarchi vegetali per semplici ammassi legnosi facenti parte di un normale bosco. Ma così non è!
Per un appassionato dell'aspetto florovivaistico e botanico di ogni ambiente come me, l'escursione potrebbe già concludersi in questo splendido regno che trasmette sacralità, dove i colossi vegetali sembrano comunicare la loro "essenza" con chi attraversa il loro territorio. Sentinelle centenarie di un antico bosco la cui mano dell'uomo ha sottratto circa due secoli fa, per ricavare pascoli e terreni da coltivare.
Quanta storia avrebbero da raccontare...
Usciamo dunque dal vallone della Meta tra nevai e una suggestiva piccola gola. Da qui puntiamo decisamente a sinistra immettendoci nel Pratolungo, a quota 1800 circa, un'altra bellissima valle erbosa ricca di nevai e prime fioriture, con molte pozze d'acqua di fusione, racchiusa da rocce calcaree dalle forme spesso bizzarre.
Qui inizia l'incontro con i camosci. Dapprima con qualche esemplare isolato, poi con sorpresa un intero branco sul finire dell'escursione con almeno 23 capi pazientemente contati.
Il Pratolungo all'uscita del vallone della Meta
Il Pratolungo, spesso con caratteristiche di torbiera. Conviene spesso camminare lungo il bordo e sfruttare le rocce affioranti per non rimanere impantanati nel fango.
La sagoma arcigna e allo stesso tempo bonaria del monte Meta, sembra darci il benvenuto nel suo meraviglioso e solitario ambiente.
Percorse poche centinaia di metri sul Pratolungo, abbandoniamo il sentiero ufficiale che scende di livello e per non perdere quota puntiamo direttamente la base del monte Tartaro caratterizzata da immensi ghiaioni e abbontanti nevai. E' stato un errore in realtà!
Procedere senza sentiero su ghiaie instabili e neve marcia ha aumentato fortemente la fatica costringendoci spesso a effettuare soste, aggirare ostacoli, improvvisare alternative. In compenso numerosi camosci ci osservavano con aria incuriosita al di là degli spalti rocciosi che conferivano loro una certa sicurezza.
Inoltre, tutto il percorso è stato caratterizzato dalla splendida e aerea vista sulla val Canneto. Qui in particolare si vede il convento dei frati agostiniani, poco più a monte del celebre Santuario della Madonna di Canneto, conosciuta e venerata in molti paesi dei dintorni, fino al Molise a alla Campania.
Neve e ghiaie da affrontare. Il Tartaro visto da qui è l'ultima elevazione
Si affronta il ripido ghiaione instabile, ribattezzato "La via dei Camosci", sfruttando le uniche flebili tracce (quando c'erano) utilizzate soltanto dai padroni di casa, camosci e cervi.
Nonostante la difficoltà di risalire sul ghiaione, attraversare 6 nevai su neve marcia, percorrere cenge franose, riesco a immortalare non si sa come, panorami sempre più belli e aerei su tutta la sottostante vallata.
Il monte Meta è il protagonista principale dell'opera!!
Giungiamo in maniera disomogenea in vetta, e qui ci concediamo scatti fotografici di rito con visioni straordinarie sul versante abruzzese.
La vetta del monte Meta con a sinistra la valle dei Biscurri nel disgelo
Sempre lei, La Meta, 2242 metri e in fondo sulla destra, un raggio di sole illumina con la calda luce esattamente la zona del Santuario della Madonna di Canneto con l'antistante piccolo laghetto.
La croce di vetta del monte Tartaro, impiantata da poco tempo da alcuni amici.
Foto di vetta
Giusto il tempo di scattare qualche foto e poi si scende in fretta, il cielo non promette nulla di rassicurante e poi è tardi.
Uno sguardo verso nord.
La bellissima cresta della Meta prosegue verso il monte Altare. Oltre c'è il mitico monte Petroso, invisibile nella nebbia.
Questa volta scendiamo di quota portandoci alla base del Tartaro, sulla via ufficiale che poi era quella già utilizzata dagli antichi viandanti e pastori.
Sono infatti numerose le tracce antropiche che incontriamo, come vecchi stazzi che se non fosse per la mancanza di un tetto, oserei dire che si trovano in buono stato.
La via procede comodamente tra sali scendi portandosi al cospetto della monumentale Torretta di Paradiso, una montagna di 1976 metri.
In breve ci ritroviamo nel Pratolungo e da qui imbocchiamo di nuovo il vallone della Meta che ci riporta ai 1408 metri di Prati di Mezzo.
Grazie come sempre ad Alex per la preziosa compagnia e un benvenuto al nuovo amico Andrea, conosciuto su quella meravigliosa invenzione di facebook, per chi la sa usare e sfruttare bene...
Ringrazio tutti e saluto con questo strepitoso panorama, dal monte Tartaro verso La Meta e la valle sottostante, il Pratolungo ovvero la casa dei camosci.
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