Dati
Data: 27/03/2022
Regione e provincia: Lazio, Roma
Località di partenza: Parcheggio Cascate Drosilla
Località di arrivo: Parcheggio Cascate Drosilla
Tempo di percorrenza: 6h
Chilometri: 20
Grado di difficoltà: T/E
Descrizione delle difficoltà: il guado del Mignone, la risalita dalla solfatara vecchia all'acquedotto di Monterano
Periodo consigliato: meglio non in estate
Segnaletica: nessuna
Dislivello in salita: 868m
Dislivello in discesa: 868m
Quota massima: 451m
Accesso stradale: Parcheggio Cascate Drosilla
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8569
Descrizione
L'agenda per oggi prevedeva un'uscita di "formazione fotografica", ma su un tema ed in un contesto per me di nessun interesse. Viceversa, le viscere richiedevano silenzio, il cuore solitudine e le gambe fatica. Ho così rispolverato dalla mia cartella elettronica questa uscita, preparata tempo fa e lasciata lì a "invecchiare in botte", che prometteva proprio queste cose. Il conforto dell'esimio @Montinvisibili, che ho scoperto aver preparato ed effettuato quasi la stessa uscita (con l'aggiunta come sempre di un po' di chilometri e di qualche fuori pista in più) ha fatto il resto.
E così, a dispetto del cambio dell'ora, alle 9.00 ero solo soletto alla partenza del mio percorso. La prima tappa è già suggestiva, con la bella Cascata della Drosilla, (purtroppo quasi secca) e le relative solfatare colorite e spettrali. Il fascino è grande, nella mattina grigia e solitaria. Molto meno lo sarà al ritorno alle 15.00, quando la zona sarà popolata di moltitudini di famiglie con bambini e ragazzi al passeggio.
Cascata e solfatare della Drosilla
Dopo poche centinaia di metri, la strada si inerpica sulla destra per salire al vecchio abitato del borgo medievale di Monterano, passando prima davanti ad una delle tante tagliate della zona (il Cavone) e lasciando ammirare da lontano impensabili aperture umane su una parete a strapiombo sul nulla.
Il Cavone e le tombe verticali
Al culmine dell'ascesa, improvviso si palesa di lontano il profilo della Vecchia Monterano, col sontuoso acquedotto rinascimentale che portava l'acqua fino al borgo e la fontana prospicente. Da subito si comprende come il borgo dovesse essere un gioiello di eleganza e ricchezza.
Monterano, l'acquedotto e la fontana
Aggirando la rocca sulla sinistra lungo un comodo sentiero, si risale improvvisamente e, varcata la Porta Cretella, si entra nel borgo. Per me, un tuffo al cuore. Sovrastati dalla Torre della Chiesa di S.Maria Assunta, si accede al bellissimo Palazzo Altieri con la sua fontana leonina, le antistanti rovine del vecchio Castello e la Chiesa di S.Rocco, piena di castità e del cielo che le entra dall'alto.
Porta Cretella
Chiesa S.Maria Assunta
Palazzo Altieri
Fontana Leonina
Castello
Chiesa S.Rocco
Tanta meraviglia mi colpisce, tanto più che è tutta raccolta in pochi metri quadri. Ma ciò che viene poco dopo davvero mi toglie il fiato. Superata una breve via d'uscita dal borgo, si apre una sorta di ampio pascolo aperto, in fondo al quale campeggia - abbandonata e magniloquente - la Cattedrale di S. Bonaventura: una meravigliosa chiesa barocca, di nuovo dal tetto crollato, e abitata al suo interno da un albero bellissimo, che sarebbe bello immaginare in fiore. E di fronte, quasi assente, una fontana ottagonale del Bernini. Mi prendo del tempo, entrando dentro la chiesa nonostante i cartelli contrari. e un pensiero sale: alla fine, di tutto resterà solo la Bellezza!
Chiesa S.Bonaventura e Fontana del Bernini
Ubriaco, ritorno sui miei passi per scendere sul sentiero che passa sotto la rocca e dirigermi verso la Bandita. Avrei anche trovato una scorciatoia che scende lungo il fianco della collina, ma un branco di cinghiali mi consiglia di fare il giro più largo ritornando lungamente sui miei passi fino al Cavone. Di lì, con alcuni minuti di cammino, arrivo al Mignone, uno dei fiumi caratteristici di queste zone, dal tracciato molto lungo e contorto e dai flussi variabili, ora rigagnolo, ora quasi torrente, ora ricco di rapide, ora placido.
Mignone
Superato il fiume su un ponte, si apre una breve radura godibile, con un'area pic-nic dove mi concedo una prima piccola sosta e con suggestive macchie di fiori e erbe. Da qui si entra nell'area della Bandita. La strada, ora indirizzata a nord, segue una ripida salita fino ad un'apertura su prati vasti, dove spicca, isolato, un albero solitario e meraviglioso.
Area pic-nic
Fiori
Albero solitario
La successiva ora di cammino è piuttosto faticosa: il sentiero, dritto e abbastanza spoglio a questa stagione, è battuto da un sole cocente e l'aria è umida e pesante, il panorama non invoglia a pensieri piacevoli e l'unica attrattiva resta l'Ara del tufo. Si tratta di tombe ipogee, di cui trovo le prime riportate sulla mappa a metà della tratta verso nord, ma non le seconde, riportate più o meno in cima all'anello. Vi entro dentro, armato della mia torcetta, anche se in effetti sono piuttosto claustrofobiche.
Ara del tufo
E' ormai mezzogiorno e mezzo quando raggiungo il punto più a nord dell'anello ed inizia la fase di rientro. Decido quindi di fermarmi per pranzo, all'inizio di una zona finalmente verde e dolce, seduto su una pietra/sgabello all'ombra di un grande albero. La pausa è proprio piacevole, attorno lontani pascolano mucche e cavalli.
Finita la pausa, mi riavvio verso sud. Dopo alcune decine di minuti la strada offre una suggestiva deviazione verso sinistra, che la mia traccia indica come il percorso verso la fantomatica Necropoli della Lega. Proseguendo oltre dovrei poter scendere fino al Mignone, guadarlo e riprendere sull'altra sponda la via del rientro, con un piccolo fuori pista gustoso. E gli indizi fanno ben sperare, perchè la strada è ampia, la boscaglia rada e anche la mappa descrive il tratto del guado come breve e pianeggiante. Purtroppo arrivato al luogo della Necropoli anche girovagando un po' non ne trovo traccia e così decido di ritornare per la mia strada e chiudere l'anello della Bandita, che sembrava invece promettere per il rientro panorami migliori.
Svolta per la Necropoli della Lega
Radici spettacolari
Dopo un'altra mezz'ora ho finalmente chiuso l'anello della Bandita e di nuovo mi ritrovo al ponte sul Mignone. Qui decido di non tornare alla macchina per il sentierone sterrato già battuto che passa a sud del borgo di Monterano Vecchia, ma di risalire il Mignone "circumnavigando" il borgo da Nord, per arrivare alla solfatara vecchia. In questo tratto il fiume è molto bello, fresco e spumeggiante e devo guadarlo due volte per poter arrivare a destinazione.
Primo guado del Mignone
Secondo guado del Mignone
Rispetto alla prima, questa solfatara è molto più vasta, con un tratto di acque quasi plumbee e un tratto di acque ribollenti molto più esteso. Come sempre nelle caldare, l'atmosfera è un po' spettrale.
Solfatara vecchia
Aggirata la solfatara, resta l'ultimo tratto: una risalita quasi fuori pista sul retro della Rocca, che mi porta a sbucare esattamente sotto l'acquedotto rinascimentale, con grande stanchezza e grande soddisfazione.
La giornata è stata buona, qua e là ho incontrato qualche passante e una squadriglia scout, le gambe non sono stanche e - anche se i pensieri cupi sono ancora lì -merita festeggiare adeguatamente. Tornando nell'abitato di Monterano, trovo una buona trattoria che finalmente - dopo diverse uscite non degnamente celebrate - mi permette di ritirare il premio del g(i)usto: tagliere, carciofi fritti e birra media. E (un pezzo di) tanta felicità.
Data: 27/03/2022
Regione e provincia: Lazio, Roma
Località di partenza: Parcheggio Cascate Drosilla
Località di arrivo: Parcheggio Cascate Drosilla
Tempo di percorrenza: 6h
Chilometri: 20
Grado di difficoltà: T/E
Descrizione delle difficoltà: il guado del Mignone, la risalita dalla solfatara vecchia all'acquedotto di Monterano
Periodo consigliato: meglio non in estate
Segnaletica: nessuna
Dislivello in salita: 868m
Dislivello in discesa: 868m
Quota massima: 451m
Accesso stradale: Parcheggio Cascate Drosilla
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8569
Descrizione
L'agenda per oggi prevedeva un'uscita di "formazione fotografica", ma su un tema ed in un contesto per me di nessun interesse. Viceversa, le viscere richiedevano silenzio, il cuore solitudine e le gambe fatica. Ho così rispolverato dalla mia cartella elettronica questa uscita, preparata tempo fa e lasciata lì a "invecchiare in botte", che prometteva proprio queste cose. Il conforto dell'esimio @Montinvisibili, che ho scoperto aver preparato ed effettuato quasi la stessa uscita (con l'aggiunta come sempre di un po' di chilometri e di qualche fuori pista in più) ha fatto il resto.
E così, a dispetto del cambio dell'ora, alle 9.00 ero solo soletto alla partenza del mio percorso. La prima tappa è già suggestiva, con la bella Cascata della Drosilla, (purtroppo quasi secca) e le relative solfatare colorite e spettrali. Il fascino è grande, nella mattina grigia e solitaria. Molto meno lo sarà al ritorno alle 15.00, quando la zona sarà popolata di moltitudini di famiglie con bambini e ragazzi al passeggio.
Cascata e solfatare della Drosilla
Dopo poche centinaia di metri, la strada si inerpica sulla destra per salire al vecchio abitato del borgo medievale di Monterano, passando prima davanti ad una delle tante tagliate della zona (il Cavone) e lasciando ammirare da lontano impensabili aperture umane su una parete a strapiombo sul nulla.
Il Cavone e le tombe verticali
Al culmine dell'ascesa, improvviso si palesa di lontano il profilo della Vecchia Monterano, col sontuoso acquedotto rinascimentale che portava l'acqua fino al borgo e la fontana prospicente. Da subito si comprende come il borgo dovesse essere un gioiello di eleganza e ricchezza.
Monterano, l'acquedotto e la fontana
Aggirando la rocca sulla sinistra lungo un comodo sentiero, si risale improvvisamente e, varcata la Porta Cretella, si entra nel borgo. Per me, un tuffo al cuore. Sovrastati dalla Torre della Chiesa di S.Maria Assunta, si accede al bellissimo Palazzo Altieri con la sua fontana leonina, le antistanti rovine del vecchio Castello e la Chiesa di S.Rocco, piena di castità e del cielo che le entra dall'alto.
Porta Cretella
Chiesa S.Maria Assunta
Palazzo Altieri
Fontana Leonina
Castello
Chiesa S.Rocco
Tanta meraviglia mi colpisce, tanto più che è tutta raccolta in pochi metri quadri. Ma ciò che viene poco dopo davvero mi toglie il fiato. Superata una breve via d'uscita dal borgo, si apre una sorta di ampio pascolo aperto, in fondo al quale campeggia - abbandonata e magniloquente - la Cattedrale di S. Bonaventura: una meravigliosa chiesa barocca, di nuovo dal tetto crollato, e abitata al suo interno da un albero bellissimo, che sarebbe bello immaginare in fiore. E di fronte, quasi assente, una fontana ottagonale del Bernini. Mi prendo del tempo, entrando dentro la chiesa nonostante i cartelli contrari. e un pensiero sale: alla fine, di tutto resterà solo la Bellezza!
Chiesa S.Bonaventura e Fontana del Bernini
Ubriaco, ritorno sui miei passi per scendere sul sentiero che passa sotto la rocca e dirigermi verso la Bandita. Avrei anche trovato una scorciatoia che scende lungo il fianco della collina, ma un branco di cinghiali mi consiglia di fare il giro più largo ritornando lungamente sui miei passi fino al Cavone. Di lì, con alcuni minuti di cammino, arrivo al Mignone, uno dei fiumi caratteristici di queste zone, dal tracciato molto lungo e contorto e dai flussi variabili, ora rigagnolo, ora quasi torrente, ora ricco di rapide, ora placido.
Mignone
Superato il fiume su un ponte, si apre una breve radura godibile, con un'area pic-nic dove mi concedo una prima piccola sosta e con suggestive macchie di fiori e erbe. Da qui si entra nell'area della Bandita. La strada, ora indirizzata a nord, segue una ripida salita fino ad un'apertura su prati vasti, dove spicca, isolato, un albero solitario e meraviglioso.
Area pic-nic
Fiori
Albero solitario
La successiva ora di cammino è piuttosto faticosa: il sentiero, dritto e abbastanza spoglio a questa stagione, è battuto da un sole cocente e l'aria è umida e pesante, il panorama non invoglia a pensieri piacevoli e l'unica attrattiva resta l'Ara del tufo. Si tratta di tombe ipogee, di cui trovo le prime riportate sulla mappa a metà della tratta verso nord, ma non le seconde, riportate più o meno in cima all'anello. Vi entro dentro, armato della mia torcetta, anche se in effetti sono piuttosto claustrofobiche.
Ara del tufo
E' ormai mezzogiorno e mezzo quando raggiungo il punto più a nord dell'anello ed inizia la fase di rientro. Decido quindi di fermarmi per pranzo, all'inizio di una zona finalmente verde e dolce, seduto su una pietra/sgabello all'ombra di un grande albero. La pausa è proprio piacevole, attorno lontani pascolano mucche e cavalli.
Finita la pausa, mi riavvio verso sud. Dopo alcune decine di minuti la strada offre una suggestiva deviazione verso sinistra, che la mia traccia indica come il percorso verso la fantomatica Necropoli della Lega. Proseguendo oltre dovrei poter scendere fino al Mignone, guadarlo e riprendere sull'altra sponda la via del rientro, con un piccolo fuori pista gustoso. E gli indizi fanno ben sperare, perchè la strada è ampia, la boscaglia rada e anche la mappa descrive il tratto del guado come breve e pianeggiante. Purtroppo arrivato al luogo della Necropoli anche girovagando un po' non ne trovo traccia e così decido di ritornare per la mia strada e chiudere l'anello della Bandita, che sembrava invece promettere per il rientro panorami migliori.
Svolta per la Necropoli della Lega
Radici spettacolari
Dopo un'altra mezz'ora ho finalmente chiuso l'anello della Bandita e di nuovo mi ritrovo al ponte sul Mignone. Qui decido di non tornare alla macchina per il sentierone sterrato già battuto che passa a sud del borgo di Monterano Vecchia, ma di risalire il Mignone "circumnavigando" il borgo da Nord, per arrivare alla solfatara vecchia. In questo tratto il fiume è molto bello, fresco e spumeggiante e devo guadarlo due volte per poter arrivare a destinazione.
Primo guado del Mignone
Secondo guado del Mignone
Rispetto alla prima, questa solfatara è molto più vasta, con un tratto di acque quasi plumbee e un tratto di acque ribollenti molto più esteso. Come sempre nelle caldare, l'atmosfera è un po' spettrale.
Solfatara vecchia
Aggirata la solfatara, resta l'ultimo tratto: una risalita quasi fuori pista sul retro della Rocca, che mi porta a sbucare esattamente sotto l'acquedotto rinascimentale, con grande stanchezza e grande soddisfazione.
La giornata è stata buona, qua e là ho incontrato qualche passante e una squadriglia scout, le gambe non sono stanche e - anche se i pensieri cupi sono ancora lì -merita festeggiare adeguatamente. Tornando nell'abitato di Monterano, trovo una buona trattoria che finalmente - dopo diverse uscite non degnamente celebrate - mi permette di ritirare il premio del g(i)usto: tagliere, carciofi fritti e birra media. E (un pezzo di) tanta felicità.
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