- Parchi del Lazio
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- Parco Regionale dei Monti Simbruini
Ciao a tutti! Ecco una breve ma faticosa escursione di qualche settimana fa, quando vista la bella giornata (anche se fredda) sono salito sul panoramico Monte della Croce, nei Monti Affilani...
Dati
Data: 9 Febbraio 2013
Regione e provincia: Lazio (Roma)
Località di partenza: Affile (Loc. la Cona)
Località di arrivo: Affile (Loc. la Cona)
Tempo di percorrenza: 1 ora A, 45 min R
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: La salita è ripida
Periodo consigliato: Primavera, Autunno, Inverno
Segnaletica: Assente
Quota massima: 1158 m.s.l.m.
Accesso stradale: SR411
Descrizione
Vi racconto brevemente la bella sgambata fatta il 9 Febbraio sulla "mia" montagna; dico mia perché è così che la sento, dopo che da 26 anni mi dà il buongiorno fuori dalla finestra di casa ogni mattina!
Si tratta del Monte della Croce, noto in zona anche come Monte Affilano (o Mont'Afilano in dialetto), una montagna dai due volti: ripida, brulla e sassosa nel suo versante Ovest, completamente ammantata di fittissimi boschi di carpino e leccio invece ad Est.
Essa si erge a dominio del piccolo paese di Affile (RM), borgo di origini pre-romane dell’alta valle dell’Aniene, noto oggi soprattutto per il Vino Cesanese DOC.
La cima del Monte della Croce, appartenente alla breve catena dei Monti Affilani (pre-appennino laziale), raggiunge la massima altezza di 1158 metri sul livello del mare. Una cima quindi non elevatissima ma che regala comunque panorami ampi e piacevoli in ogni direzione: nelle giornate limpide si può infatti scorgere ad Ovest, oltre i Monti Prenestini ed i Colli Albani, addirittura il Mar Tirreno. Verso Nord si dominano con lo sguardo i Monti Ruffi e Lucretili, mentre ad Est si osservano da una posizione privilegiata tutta la catena dei Monti Simbruini con le sue cime principali che fanno capolino. Solo a Sud lo sguardo risulta “chiuso” dalla più alta cima del Monte Pianezze (1332 m.s.l.m., la più alta vetta della catena).
Il sentiero (non segnato) si attacca partendo da località La Cona, dove si trovano un fontanile ed una cappella votiva (la Cona, appunto). Il luogo è facilmente individuabile in quanto, venendo da Subiaco, si trova sul margine sinistro della SR411 in prossimità di una curva su un ponticello nei pressi del cimitero "nuovo" di Affile.
Non vi è un percorso ben preciso di salita alla vetta, anche se nelle varie volte che vi sono salito mi sono imbattuto in sporadici e confusi segni bianco-rossi, ne tantomeno ci sono sentieri riportati su carte escursionistiche. Stavolta decido di farlo in “direttissima” (passatemi il termine, utilizzato magari in maniera impropria al cospetto di altre ben più note ed impegnative vie di salita), salendo i quasi 600 metri di dislivello nel più breve percorso possibile.
Da dove si lascia l’auto si attraversa subito un fosso, quasi sempre asciutto, e si inizia subito a salire, a tratti aiutandosi con le mani sui numerosi tratti ripidi, ed in breve si guadagna abbastanza quota da godere di un panorama già bello e vasto, soprattutto verso Nord-Ovest.
La salita è veramente accentuata in alcuni tratti e la necessità di riprendere fiato va a braccetto con l’opportunità di fare qualche scatto.
L’intera facciata ovest è caratterizzata da rocce calcaree affioranti cosparse ovunque, e solo di tanto in tanto spunta qualche ginestra o qualche carpino solitario.
Salendo di quota, oltre le ultime propaggini Nord dei monti Ernici (Monte Scalambra, 1405 m.s.l.m.) spuntano le cime dei monti Artemisio e Cavo, e la zona circostante i Castelli Romani. A Nord invece oltre ai Monti Ruffi si vede la bella catena dei Lucretili, con la lunga dorsale innevata del Pellecchia in bella vista.
Proseguendo si incontrano dei residui di neve che man mano si fanno più consistenti e si entra nell’unico tratto coperto dalla vegetazione (seppur rada) oltre il quale si sbuca sulla vetta, dominata da una alta croce ben visibile da valle. Tale croce molti anni fa fu addirittura contorta dalle intemperie, che contrariamente a quanto si possa pensare in relazione alla quota, quassù si fanno ben sentire.
Il panorama come già detto è vasto in tutte le direzioni, ma la sorpresa più bella è ad Ovest, dove sotto i riflessi di un tiepido sole invernale, brilla il Mar Tirreno nel tratto di Anzio-Nettuno.
Dal lato opposto invece, antiteticamente, mi rapiscono la vista le tre cime “regine” dei Simbruini, completamente innevate: Monte Tarino (1961 metri), Monte Cotento (2015 metri) e Monte Viglio (2156 metri). La neve quest’anno è scesa (e continua a scendere) copiosa, tant’è che le mille aspre corrugazioni del Viglio appaiono appiattite e soffocate sotto 2 metri e mezzo di neve.
Vicinissimo appare il Monte Pianezze (1332 m.s.l.m.)
Dopo una carrellata di foto, mi concedo uno spuntino e immerso da solo nel silenzio della vetta mi rilasso, fluori dal mondo quotidiano…Qu' la solitudine ed il silenzio regnano maestosi; i Monti Affilani infatti non sono quasi mai frequentati, nonostante siano comunque un balcone di osservazione degno di nota, soprattutto sulla Valle dell'Aniene!
Così dopo quasi un ora passata a vagare con lo sguardo (e con l’obiettivo) mi accorgo che la temperatura sotto lo zero comincia a farsi sentire, tanto che le dita della mani sono quasi insensibili; decido di scendere allungando però un po’ la via per allontanare il più possibile il momento del ritorno nella “civiltà”.
Proseguo quindi prima verso Monte Pianezze e poi piegando in senso opposto inizio la discesa lungo la scomoda facciata irta di pietre e sassi.
Così mi imbatto nelle tracce lasciate da una coppia di lupi che mi hanno preceduto.
Dopo poco meno di un’ora sono di nuovo a valle, impiegando quasi lo stesso tempo della salita, e facendo forse anche più fatica essendo in continua tensione per cercare di mantenere l’equilibrio sul pendio già ripido e scivoloso di suo, ed oggi reso ancor più infimo dalla neve che sciogliendosi ha “ammollato” tutto. Con i colori morbidi e caldi del tramonto adesso tutto assume un altro aspetto.
Giunto al punto di partenza mi regalo gli ultimi scatti della giornata. Stavolta il tema è l’acqua ghiacciata del fontanile.
In conclusione nonostante la quota (1158 metri) ed il dislivello (quasi 600 metri) non siano da primato nemmeno per l’Appennino, mi sono regalato una salita bella, divertente e soprattutto solitaria (cosa molo difficile da realizzare su monti più blasonati, anche vicini come i Simbruini) su una montagna che porto nel cuore in maniera particolare!
Ciao a tutti!
Dati
Data: 9 Febbraio 2013
Regione e provincia: Lazio (Roma)
Località di partenza: Affile (Loc. la Cona)
Località di arrivo: Affile (Loc. la Cona)
Tempo di percorrenza: 1 ora A, 45 min R
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: La salita è ripida
Periodo consigliato: Primavera, Autunno, Inverno
Segnaletica: Assente
Quota massima: 1158 m.s.l.m.
Accesso stradale: SR411
Descrizione
Vi racconto brevemente la bella sgambata fatta il 9 Febbraio sulla "mia" montagna; dico mia perché è così che la sento, dopo che da 26 anni mi dà il buongiorno fuori dalla finestra di casa ogni mattina!
Si tratta del Monte della Croce, noto in zona anche come Monte Affilano (o Mont'Afilano in dialetto), una montagna dai due volti: ripida, brulla e sassosa nel suo versante Ovest, completamente ammantata di fittissimi boschi di carpino e leccio invece ad Est.
Essa si erge a dominio del piccolo paese di Affile (RM), borgo di origini pre-romane dell’alta valle dell’Aniene, noto oggi soprattutto per il Vino Cesanese DOC.
La cima del Monte della Croce, appartenente alla breve catena dei Monti Affilani (pre-appennino laziale), raggiunge la massima altezza di 1158 metri sul livello del mare. Una cima quindi non elevatissima ma che regala comunque panorami ampi e piacevoli in ogni direzione: nelle giornate limpide si può infatti scorgere ad Ovest, oltre i Monti Prenestini ed i Colli Albani, addirittura il Mar Tirreno. Verso Nord si dominano con lo sguardo i Monti Ruffi e Lucretili, mentre ad Est si osservano da una posizione privilegiata tutta la catena dei Monti Simbruini con le sue cime principali che fanno capolino. Solo a Sud lo sguardo risulta “chiuso” dalla più alta cima del Monte Pianezze (1332 m.s.l.m., la più alta vetta della catena).
Il sentiero (non segnato) si attacca partendo da località La Cona, dove si trovano un fontanile ed una cappella votiva (la Cona, appunto). Il luogo è facilmente individuabile in quanto, venendo da Subiaco, si trova sul margine sinistro della SR411 in prossimità di una curva su un ponticello nei pressi del cimitero "nuovo" di Affile.
Non vi è un percorso ben preciso di salita alla vetta, anche se nelle varie volte che vi sono salito mi sono imbattuto in sporadici e confusi segni bianco-rossi, ne tantomeno ci sono sentieri riportati su carte escursionistiche. Stavolta decido di farlo in “direttissima” (passatemi il termine, utilizzato magari in maniera impropria al cospetto di altre ben più note ed impegnative vie di salita), salendo i quasi 600 metri di dislivello nel più breve percorso possibile.
Da dove si lascia l’auto si attraversa subito un fosso, quasi sempre asciutto, e si inizia subito a salire, a tratti aiutandosi con le mani sui numerosi tratti ripidi, ed in breve si guadagna abbastanza quota da godere di un panorama già bello e vasto, soprattutto verso Nord-Ovest.
La salita è veramente accentuata in alcuni tratti e la necessità di riprendere fiato va a braccetto con l’opportunità di fare qualche scatto.
L’intera facciata ovest è caratterizzata da rocce calcaree affioranti cosparse ovunque, e solo di tanto in tanto spunta qualche ginestra o qualche carpino solitario.
Salendo di quota, oltre le ultime propaggini Nord dei monti Ernici (Monte Scalambra, 1405 m.s.l.m.) spuntano le cime dei monti Artemisio e Cavo, e la zona circostante i Castelli Romani. A Nord invece oltre ai Monti Ruffi si vede la bella catena dei Lucretili, con la lunga dorsale innevata del Pellecchia in bella vista.
Proseguendo si incontrano dei residui di neve che man mano si fanno più consistenti e si entra nell’unico tratto coperto dalla vegetazione (seppur rada) oltre il quale si sbuca sulla vetta, dominata da una alta croce ben visibile da valle. Tale croce molti anni fa fu addirittura contorta dalle intemperie, che contrariamente a quanto si possa pensare in relazione alla quota, quassù si fanno ben sentire.
Il panorama come già detto è vasto in tutte le direzioni, ma la sorpresa più bella è ad Ovest, dove sotto i riflessi di un tiepido sole invernale, brilla il Mar Tirreno nel tratto di Anzio-Nettuno.
Dal lato opposto invece, antiteticamente, mi rapiscono la vista le tre cime “regine” dei Simbruini, completamente innevate: Monte Tarino (1961 metri), Monte Cotento (2015 metri) e Monte Viglio (2156 metri). La neve quest’anno è scesa (e continua a scendere) copiosa, tant’è che le mille aspre corrugazioni del Viglio appaiono appiattite e soffocate sotto 2 metri e mezzo di neve.
Vicinissimo appare il Monte Pianezze (1332 m.s.l.m.)
Dopo una carrellata di foto, mi concedo uno spuntino e immerso da solo nel silenzio della vetta mi rilasso, fluori dal mondo quotidiano…Qu' la solitudine ed il silenzio regnano maestosi; i Monti Affilani infatti non sono quasi mai frequentati, nonostante siano comunque un balcone di osservazione degno di nota, soprattutto sulla Valle dell'Aniene!
Così dopo quasi un ora passata a vagare con lo sguardo (e con l’obiettivo) mi accorgo che la temperatura sotto lo zero comincia a farsi sentire, tanto che le dita della mani sono quasi insensibili; decido di scendere allungando però un po’ la via per allontanare il più possibile il momento del ritorno nella “civiltà”.
Proseguo quindi prima verso Monte Pianezze e poi piegando in senso opposto inizio la discesa lungo la scomoda facciata irta di pietre e sassi.
Così mi imbatto nelle tracce lasciate da una coppia di lupi che mi hanno preceduto.
Dopo poco meno di un’ora sono di nuovo a valle, impiegando quasi lo stesso tempo della salita, e facendo forse anche più fatica essendo in continua tensione per cercare di mantenere l’equilibrio sul pendio già ripido e scivoloso di suo, ed oggi reso ancor più infimo dalla neve che sciogliendosi ha “ammollato” tutto. Con i colori morbidi e caldi del tramonto adesso tutto assume un altro aspetto.
Giunto al punto di partenza mi regalo gli ultimi scatti della giornata. Stavolta il tema è l’acqua ghiacciata del fontanile.
In conclusione nonostante la quota (1158 metri) ed il dislivello (quasi 600 metri) non siano da primato nemmeno per l’Appennino, mi sono regalato una salita bella, divertente e soprattutto solitaria (cosa molo difficile da realizzare su monti più blasonati, anche vicini come i Simbruini) su una montagna che porto nel cuore in maniera particolare!
Ciao a tutti!
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