Parchi del Piemonte
  1. Parco Nazionale Gran Paradiso
  • Dati

Data: Luglio 2016
Regione e provincia: Piemonte, (TO)
Località di partenza: Noasca

Grado di difficoltà: VI

Descrizione delle difficoltà: Via classica, i tiri chiave sono la lama ad orecchio del terzo tiro, non difficile ma psicologica, ed il famoso diedro del quarto tiro, molto estetico. La via, se si eccettuano e soste a spit, è completamente da proteggere, si consiglia un set di nuts e friends piccoli e medi.

Periodo consigliato: Primavera ed estate in caso di velature

Dislivello in salita: 170 mt

Accesso stradale: Arrivati a Noasca Salire verso la cascata (cartello), girare dietro la chiesa e imboccare il sentiero che porta nel vallone di Noaschetta. Proseguire nel bosco sino ad un bivio, poi andare a destra (scritte su roccia) sino alla base della parete (25 minuti).

Il Pesce è stata la mia prima esperienza in assoluto in Valle dell'Orco ed una delle prime vie salite in stile trad. Da quel giorno non ho quasi più toccato spit e la malattia del clean climbing si è aggravata ogni giorno di più portandomi a cercare fessure vergini in giro per i boschi delle mie zone, tutte salite in clean ed autoassicurandomi.
Di seguito riporto le impressioni sulla via scritte ormai più di un anno fa sul mio blog, correlate da qualche foto.

Mia prima volta in Valle Orco, uno dei luoghi storici del “nuovo mattino” dell’alpinismo italiano e dell’arrampicata trad del bel paese.

In una giornata velata di Luglio abbiamo deciso di salire una via storica aperta dal “principe” Motti, Kosterlitz, Manera, Bianco e Morello alla torre d’Aimonin nel lontano 1973, mi riferisco al “pesce d’aprile”, via famosa per la bellezza dell’itinerario ma forse ancor più per l’aneddoto che portò alla scelta del nome. Vale la pena parlarne…

In quel giorno del ’73 due cordate si apprestano ad aprire un nuovo itinerario sulla torre d’Aimonin, una è formata da Gian Piero Motti e dal forte inglese Kosterlitz, l’altra da Manera, Bianco e Morello.

Motti/Kosterlitz sono i primi ad attaccare la via, seguono Manera e compagnia.

Il tiro chiave è il quarto, un bel diedro molto estetico e credo che proprio qui lo “scherzetto” sia stato messo in atto. I battistrada partono e salgono, salgono, salgono, ma da sotto non si sente il classico rumore del martello che batte sui chiodi, che non si stiano proteggendo? Ugo Manera è perplesso e forse chissà, anche spaventato, ma -pensa- giunto il suo momento non potrà certo essere da meno dei due pazzi li sopra, altrimenti chi li avrebbe sentiti poi? Manera parte, si ingaggia e sale il tiro sprotetto, giunto in sosta si consuma il “gioco”: appena Ugo è a tiro Motti gli sventola sotto il naso un mazzo di nuts, forse i primi giunti ed utilizzati in Italia. Posso solo immaginare cosa sia passato in quel momento nella testa di Ugo Manera, messo così davanti a questo invero un po rischioso “pesce d’aprile”.

Aneddoti a parte la via è davvero bella, il diedro molto estetico, ma forse il tiro che mi è piaciuto di più è la bella e netta fessura del sesto tiro da salire d’incastro con mani e piedi.

Come d’uopo in questo tipo di arrampicata in via si trova solo uno spit (soste escluse) che credo faccia parte di una via tracciata successivamente e che incrocia il pesce, la via è quindi da proteggere a friends e nuts. Vecchi chiodi a parte in via si trovano anche due friends incastrati, uno lungo la lama del terzo tiro ed uno lungo il diedro del quarto.

– Il primo tiro risale alcuni gradoni fino ad un diedrino, sono 25 metri giusto per scaldarsi, parte il socio, io mi occupo di recuperare le protezioni. IV+

– Il secondo tiro è in pratica un traverso su una cornice che porta sotto un caminetto da risalire fino alla sosta. E’ il mio turno e decido di proteggere appena ne sentissi necessità, arrivo però quasi sotto il camino e non ho ancora messo nulla, decido quindi di mettere un friend e risalgo fino alla sosta…prendendomi la bonaria ma giusta reprimenda del socio che mi fa notare come in caso di caduta, se la sosta fosse stata a chiodi, avrei -con un volo tanto lungo- richiato di tirar via lui e gli ancoraggi. Vero, mi son lasciato trasportare dalla linea e non ho pensato troppo alla sicurezza, oltretutto abbiamo scelto una via facile proprio per farmi migliorare la confidenza con le protezioni veloci, ma certo che se non ne metto…sarò più ligio quando toccherà ancora a me salire da primo. 25 Mt – IV

– Il terzo tiro è molto estetico, una lama ad orecchio da risalire in Dulfer davvero molto piacevole, qui c’è un friend incastrato, usiamo comunque anche il mio nuovo friend da “poveri” da 0,25 che si comporta a dovere; passata in scioltezza la lama A. prosegue lungo una placchetta fino alla sosta sotto il diedro del quarto tiro. 30 Mt -V+

– Quarto tiro, il diedro, rieccomi. Attacco in scioltezza il tiro, giunto alla fessura del diedro decido di piazzare una protezione, prendo un nut con decisione, piccolo..ne prendo un altro, grande..non ho ancora l’occhio giusto..provo allora un eccentrico che..non va, ne trovo poi uno che pare giusto, forse un pelino “ballerino” ma in caso di caduta “terrà di sicuro” -penso- e poi mica posso svernare sotto quel benedetto diedro! Parto. “appena sei comodo metti qualcosa” mi dice tranquillamente A. “è uscito l’eccentrico?” chiedo “già” risponde A. “pazienza” penso, alla fine il tiro pare non destare troppi problemi. Trovo un friend incastrato e lo uso, procedo e qualche metro più su mi proteggo con un nut, questa volta della misura giusta, poi un friend..in seconda battuta ovviamente, visto che in primis ne avevo scelto uno troppo grosso. Il diedro finisce e vedo la sosta alla mia sinistra, intravedo qualche bella tacca trasversale e mi concedo qualche metro in placca fino al terrazzino dove allestisco la sosta sui due spit che paiono nuovi nuovi. Proprio un tiro divertente! 30 Mt – VI

– Il quinto tiro attacca su una fessurina che porta fino ad uno strapiombino ben ammanigliato, una volta superato un muretto ci guida in sosta. V

– Il sesto tiro mi vede di nuovo come battistrada, comincio risalendo una larga fessura che poco dopo diventa più stretta e nella quale si può giocare ad incastrare mani e piedi, proprio divertente. L’ultimo tratto del tiro e quindi della via si svolge poi in un diedrino di “misto” roccia ed erba/foglie/terra. Ho protetto l’ultima volta a metà fessurina, ora sono molto su e le difficoltà sarebbero finite se non che le scarpette decidono di pattinare allegramente su un terreno che non gli è proprio con il risultato di tirarmi quasi di sotto. Giungo in sosta e una volta attrezzato il tutto recupero A. Ora ci attendono solo le doppie di calata e magari una birra. 35 Mt – V

In sostanza proprio una bella via, più che consigliata a chi volesse prendere confidenza con le protezioni veloci su delle linee comunque mai scontate e davvero estetiche e a chi volesse ripercorrere una delle storiche vie del nuovo mattino su un bel granito.

In uscita dal diedro del quarto tiro

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pronti per il quinto tiro
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Sul sesto tiro, la fessurina d'incastro
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La foto dal basso non rende l'idea della fessura, propongo quindi una foto dal web che la riprende dall'alto:
07.jpg
 
figurati, visto che non posso fare nulla, per ora, mi consolo con i ricordi, e se possono far comodo a qualcuno tanto meglio!
 
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