- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 4 dicembre 2021
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Loc. Valle Piana
Località di arrivo: Celsa Bianca e ritorno
Tempo di percorrenza: 9 ore tot. circa
Chilometri: 11km
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: Con ramponi e piccozza e alle condizioni da noi trovate nessuna difficoltà sostenuta a parte il notevole dislivello e i tratti molto inclinati della prima parte della cresta.Da prestare attenzione al ritorno se si ripercorre la cresta a ritroso.
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: segni biancorossi cai fino al Varco del Pollinello.Poi in libera
Dislivello in salita: 1108 m.
Quota massima: 2047 m.
Accesso stradale: Uscita A2 Morano C. o Frascineto.Raggiungere la Circonvallazione N e intraprendere infine Via Fauciglio verso il Canile.Senza fuoristrada ci si ferma qui.Con un fuoristrada si può raggiungere loc. Vallepiana guadagnando 4 Km A/R e 250 m. di dislivello
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/cresta-ovest-celsa-bianca-e-vetta-90097294
Descrizione
Oggi la montagna era una festa, complice la splendida giornata di sole dopo tanta pioggia. Mai vista tutta questa gente nel versante sud del Dolcedorme che un tempo, nella stagione invernale vedeva salire solo pochi impavidi e motivati. Un’invasione di cordate che lo hanno attaccato dalla Cresta del Campanaro, per la Direttissima e per la Cresta ovest di Celsa Bianca. Spero soltanto che l’eccesso di entusiasmo non porti a sottovalutare i pericoli che questo tipo di ascensioni comporta. Ho saputo infatti di un ragazzo che sulla Direttissima è salito con ramponi e bastoncini, ma senza piccozza. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto nel caso gli fosse sfuggita la presa ai ramponi.
Dopo un novembre passato nel limbo causa weekend piovosi e impegni di vario tipo ecco che a cavallo tra novembre e dicembre arriva come un fulmine a ciel sereno e inaspettata la neve seria. Prima una copiosa nevicata seguita da qualche bella giornata, poi un’altra intensa perturbazione che imbianca di nuovo i nostri monti.
E così sabato 4 dicembre, tirati fuori abbigliamento e attrezzatura invernale, partiamo carichi di entusiasmo direzione Orto botanico di Castrovillari. Con me ci sono Stefano, guida GAE di San Sosti, gli inseparabili “brothers” di Mormanno Simone e Giuseppe e dalla Sila con furore Pierpaolo, reduce da un serio problema al ginocchio che lo ha tenuto lontano dalle escursioni per molto tempo.
Venerdì piove a dirotto e in montagna nevica, ma le temperature subiscono un rialzo, così come la quota neve e lo zero termico. Abbandoniamo l’idea di scalare Montea (montagna dell'Orsomarso alta 1825 m) per la cresta, che sarebbe un gradito ritorno dopo tanti anni. Infatti la quota neve si attesta dai 1800 in su, mentre a quote più basse la pioggia ripulisce la precedente nevicata. Dobbiamo dunque salire più in alto evitando allo stesso tempo itinerari che presentino notevoli accumuli di neve in quota come i canaloni. La scelta ricade su una delle più belle creste del parco del Pollino, la ovest di Celsa Bianca che non ho mai fatto integralmente in veste invernale. Il suo punto più elevato, Murge di Celsa Bianca tocca i 2047 m. di quota.
Mentre mi dirigo in auto direzione Castrovillari mi giunge un whatsapp da un amico in viaggio dalla Puglia che vorrebbe andare sulla Direttissima del Dolcedorme. Perplesso gli dico che con molta probabilità si troverebbe a fare una bella ravanata su neve alta e farinosa. In realtà però non sarà così perché ci saranno condizioni eccellenti, per la gioia dei moltissimi scalatori che la risaliranno per la bellissima variante della Gola del Turbine, lungo la quale ci saranno addirittura tratti ghiacciati.
In ogni caso il “dado è tratto” e la nostra meta sarà quella stabilita. Grazie al possente fuoristrada di Stefano riusciamo a raggiungere la “vera” località di partenza per questi itinerari da sud, Valle Piana a 900 m. di quota, risparmiandoci in tal modo ben quattro km A/R e 250 m di dislivello. Ci avviamo lungo il sentiero della Tagliata o IPV 1 che attraverso un rigoglioso bosco di pini neri, aceri e carpini prima e in faggeta poi, ci condurrà dritti ai 1700 m del Varco del Pollinello.
Il sentiero non consente molte aperture sul panorama, ma quando arriviamo alla base terminale dei canaloni che scendono da sopra si apre un piccolo sipario su un Dolcedorme dall’aspetto dolomitico e abbagliante come un diamante. La vista mozzafiato si amplia ulteriormente sulla innevata parete di Celsa Bianca solcata da innumerevoli canaloni e gremito di centinaia di loricati.
Il tratto finale di questo sentiero scavato nella roccia è davvero suggestivo. È un esile e anche delicato camminamento sovrastato da alte pareti laddove compare una croce in legno per ricordare i quattro aviatori tedeschi che durante la seconda guerra mondiale precipitarono proprio in questo punto. Anche una famigliola di lupi ci precede e, osservando le orme sulla neve pare che il maschio abbia anche una bella stazza.
Girando verso il Varco compare un Pollino candido, ricoperto di neve di una bellezza mozzafiato. I ragazzi sono molto carichi e si comincia la scalata lungo la cresta che all’inizio sale piuttosto placida su ginepraie spruzzate di neve, ma subito dopo si impenna notevolmente. La neve man mano aumenta e ad un certo punto dobbiamo calzare i ramponi perché in alcuni tratti, specialmente in ombra è ghiacciata. La prima rampa è davvero inclinata e seguendone il filo ci concede vedute mozzafiato sui canali laterali che precipitano a valle. Raggiunto un poggio sul quale sorge un loricato secco le pendenze si attenuano e ci consentono una salita più sobria senza tanti patemi.
Giungiamo ad una radura pressoché pianeggiante, ed ecco comparire in tutto il suo splendore sua maestà il Dolcedorme, che da questa prospettiva offre una vista superba sul suo versante sud ovest. La sua imponenza ne fa davvero una gran montagna, la “Grande montagna calabrese” come la definii una volta. E’ una montagna che ha un tale richiamo magnetico che forse un questo momento vorresti trovarti la. Zoomando con la mia fotocamera riesco a catturare distintamente molti scalatori lungo la ripidissima Gola del Turbine. Tra di essi ci sono molti che conosco tra cui Falk, l’amico che mi ha chiamato la mattina. In vetta ci raggiunge infine anche un nutrito gruppetto capeggiato da Franco, un vecchio compagno del Cai che non vedevo da tempo.
Ma prima di toccare l’elevazione massima di Celsa Bianca e dopo essere fuoriusciti da un intricato boschetto di faggi entriamo in un giardino incantato, tra loricati ricoperti parzialmente o totalmente dalla calabrosa. Sembrano spettacolari quanto suggestive sculture di ghiaccio scintillanti al sole. Tutto il paesaggio è avvolto da un’atmosfera fiabesca in cui perdersi.
Anche la più distante Serra del Prete mostra le sue dolci ondulazioni nevose e addirittura cornici importanti nel suo versante sud est. Restiamo molto tempo nei pressi della vetta facendoci rapire dalla magia di questo luogo scattando decine e decine di foto. Davvero non vorremmo lasciare mai questo candore assoluto. Sarà l’effetto della prima invernale? Chissà.
A malincuore però dobbiamo rientrare e ripercorreremo a ritroso la cresta e poi l’interminabile sentiero che ci riporterà al fuoristrada che raggiungiamo con il buio. Durante la discesa ci raggiunge anche Falk proveniente dal Dolcedorme che condividerà gran parte della via del ritorno. Pare che la stagione invernale per questo 2022 prometta bene, ma nel frattempo soddisfatto di questa uscita non posso che dire senza ombra di dubbio: “buona la prima”.
Dolcedorme e Celsa Bianca
Morano C. e monti di Orsomarso sullo sfondo
Monte Pollino
La Gola del Turbine del Dolcedorme
Serra del Prete
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Loc. Valle Piana
Località di arrivo: Celsa Bianca e ritorno
Tempo di percorrenza: 9 ore tot. circa
Chilometri: 11km
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: Con ramponi e piccozza e alle condizioni da noi trovate nessuna difficoltà sostenuta a parte il notevole dislivello e i tratti molto inclinati della prima parte della cresta.Da prestare attenzione al ritorno se si ripercorre la cresta a ritroso.
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: segni biancorossi cai fino al Varco del Pollinello.Poi in libera
Dislivello in salita: 1108 m.
Quota massima: 2047 m.
Accesso stradale: Uscita A2 Morano C. o Frascineto.Raggiungere la Circonvallazione N e intraprendere infine Via Fauciglio verso il Canile.Senza fuoristrada ci si ferma qui.Con un fuoristrada si può raggiungere loc. Vallepiana guadagnando 4 Km A/R e 250 m. di dislivello
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/cresta-ovest-celsa-bianca-e-vetta-90097294
Descrizione
Oggi la montagna era una festa, complice la splendida giornata di sole dopo tanta pioggia. Mai vista tutta questa gente nel versante sud del Dolcedorme che un tempo, nella stagione invernale vedeva salire solo pochi impavidi e motivati. Un’invasione di cordate che lo hanno attaccato dalla Cresta del Campanaro, per la Direttissima e per la Cresta ovest di Celsa Bianca. Spero soltanto che l’eccesso di entusiasmo non porti a sottovalutare i pericoli che questo tipo di ascensioni comporta. Ho saputo infatti di un ragazzo che sulla Direttissima è salito con ramponi e bastoncini, ma senza piccozza. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto nel caso gli fosse sfuggita la presa ai ramponi.
Dopo un novembre passato nel limbo causa weekend piovosi e impegni di vario tipo ecco che a cavallo tra novembre e dicembre arriva come un fulmine a ciel sereno e inaspettata la neve seria. Prima una copiosa nevicata seguita da qualche bella giornata, poi un’altra intensa perturbazione che imbianca di nuovo i nostri monti.
E così sabato 4 dicembre, tirati fuori abbigliamento e attrezzatura invernale, partiamo carichi di entusiasmo direzione Orto botanico di Castrovillari. Con me ci sono Stefano, guida GAE di San Sosti, gli inseparabili “brothers” di Mormanno Simone e Giuseppe e dalla Sila con furore Pierpaolo, reduce da un serio problema al ginocchio che lo ha tenuto lontano dalle escursioni per molto tempo.
Venerdì piove a dirotto e in montagna nevica, ma le temperature subiscono un rialzo, così come la quota neve e lo zero termico. Abbandoniamo l’idea di scalare Montea (montagna dell'Orsomarso alta 1825 m) per la cresta, che sarebbe un gradito ritorno dopo tanti anni. Infatti la quota neve si attesta dai 1800 in su, mentre a quote più basse la pioggia ripulisce la precedente nevicata. Dobbiamo dunque salire più in alto evitando allo stesso tempo itinerari che presentino notevoli accumuli di neve in quota come i canaloni. La scelta ricade su una delle più belle creste del parco del Pollino, la ovest di Celsa Bianca che non ho mai fatto integralmente in veste invernale. Il suo punto più elevato, Murge di Celsa Bianca tocca i 2047 m. di quota.
Mentre mi dirigo in auto direzione Castrovillari mi giunge un whatsapp da un amico in viaggio dalla Puglia che vorrebbe andare sulla Direttissima del Dolcedorme. Perplesso gli dico che con molta probabilità si troverebbe a fare una bella ravanata su neve alta e farinosa. In realtà però non sarà così perché ci saranno condizioni eccellenti, per la gioia dei moltissimi scalatori che la risaliranno per la bellissima variante della Gola del Turbine, lungo la quale ci saranno addirittura tratti ghiacciati.
In ogni caso il “dado è tratto” e la nostra meta sarà quella stabilita. Grazie al possente fuoristrada di Stefano riusciamo a raggiungere la “vera” località di partenza per questi itinerari da sud, Valle Piana a 900 m. di quota, risparmiandoci in tal modo ben quattro km A/R e 250 m di dislivello. Ci avviamo lungo il sentiero della Tagliata o IPV 1 che attraverso un rigoglioso bosco di pini neri, aceri e carpini prima e in faggeta poi, ci condurrà dritti ai 1700 m del Varco del Pollinello.
Il sentiero non consente molte aperture sul panorama, ma quando arriviamo alla base terminale dei canaloni che scendono da sopra si apre un piccolo sipario su un Dolcedorme dall’aspetto dolomitico e abbagliante come un diamante. La vista mozzafiato si amplia ulteriormente sulla innevata parete di Celsa Bianca solcata da innumerevoli canaloni e gremito di centinaia di loricati.
Il tratto finale di questo sentiero scavato nella roccia è davvero suggestivo. È un esile e anche delicato camminamento sovrastato da alte pareti laddove compare una croce in legno per ricordare i quattro aviatori tedeschi che durante la seconda guerra mondiale precipitarono proprio in questo punto. Anche una famigliola di lupi ci precede e, osservando le orme sulla neve pare che il maschio abbia anche una bella stazza.
Girando verso il Varco compare un Pollino candido, ricoperto di neve di una bellezza mozzafiato. I ragazzi sono molto carichi e si comincia la scalata lungo la cresta che all’inizio sale piuttosto placida su ginepraie spruzzate di neve, ma subito dopo si impenna notevolmente. La neve man mano aumenta e ad un certo punto dobbiamo calzare i ramponi perché in alcuni tratti, specialmente in ombra è ghiacciata. La prima rampa è davvero inclinata e seguendone il filo ci concede vedute mozzafiato sui canali laterali che precipitano a valle. Raggiunto un poggio sul quale sorge un loricato secco le pendenze si attenuano e ci consentono una salita più sobria senza tanti patemi.
Giungiamo ad una radura pressoché pianeggiante, ed ecco comparire in tutto il suo splendore sua maestà il Dolcedorme, che da questa prospettiva offre una vista superba sul suo versante sud ovest. La sua imponenza ne fa davvero una gran montagna, la “Grande montagna calabrese” come la definii una volta. E’ una montagna che ha un tale richiamo magnetico che forse un questo momento vorresti trovarti la. Zoomando con la mia fotocamera riesco a catturare distintamente molti scalatori lungo la ripidissima Gola del Turbine. Tra di essi ci sono molti che conosco tra cui Falk, l’amico che mi ha chiamato la mattina. In vetta ci raggiunge infine anche un nutrito gruppetto capeggiato da Franco, un vecchio compagno del Cai che non vedevo da tempo.
Ma prima di toccare l’elevazione massima di Celsa Bianca e dopo essere fuoriusciti da un intricato boschetto di faggi entriamo in un giardino incantato, tra loricati ricoperti parzialmente o totalmente dalla calabrosa. Sembrano spettacolari quanto suggestive sculture di ghiaccio scintillanti al sole. Tutto il paesaggio è avvolto da un’atmosfera fiabesca in cui perdersi.
Anche la più distante Serra del Prete mostra le sue dolci ondulazioni nevose e addirittura cornici importanti nel suo versante sud est. Restiamo molto tempo nei pressi della vetta facendoci rapire dalla magia di questo luogo scattando decine e decine di foto. Davvero non vorremmo lasciare mai questo candore assoluto. Sarà l’effetto della prima invernale? Chissà.
A malincuore però dobbiamo rientrare e ripercorreremo a ritroso la cresta e poi l’interminabile sentiero che ci riporterà al fuoristrada che raggiungiamo con il buio. Durante la discesa ci raggiunge anche Falk proveniente dal Dolcedorme che condividerà gran parte della via del ritorno. Pare che la stagione invernale per questo 2022 prometta bene, ma nel frattempo soddisfatto di questa uscita non posso che dire senza ombra di dubbio: “buona la prima”.
Dolcedorme e Celsa Bianca
Morano C. e monti di Orsomarso sullo sfondo
Monte Pollino
La Gola del Turbine del Dolcedorme
Serra del Prete