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Ma perché vai sempre sul Monte Gennaro? Mi verrebbe da rispondere come l’inglese Mallory in merito all’Everest, con un laconico “perché sta la”, ma visto il confronto antietetico e ridicolo mi limito a dare altre risposte.
I motivi per cui vado sempre su questa vetta sono molteplici e la prima risposta che mi viene in mente è in realtà una domanda: ma dove la trovi una montagna che sale per 1000 metri di dislivello in 5 km a 60 km di distanza da casa mia?
Inizialmente ci andavo quasi esclusivamente per allenarmi e mandare su di giri il cuore, così ho cominciato a frequentarlo qualche anno fa. L’obiettivo, che quasi rasentava il parossismo, era di salire i 1000 metri di dislivello, in meno di 1 ora, cosa che mi è riuscita solo un paio di volte in occasione di due gare trail. Ma poi ho scoperto il piacere di salire per il semplice motivo di stare in mezzo alla natura, vedere come cambia l’ambiente con l’avvicendarsi delle stagioni. In quei sentieri ho diversi amici che ritrovo sempre: il grande faggio, che saluto sempre con un abbraccio e un bacio, il grande acero montano e il grande agrifoglio.
Poi c’è la vetta, mi piacciono quei 15 minuti di sosta in silenzio, dopo la fatica della salita. Sento il mio cuore che rallenta i battiti, mi siedo e do uno sguardo intorno, saluto le grandi montagne che spuntano tra altri rilievi: Il Vettore, sua maestà il Corno Grande e il Velino. Quindi mi giro verso il mare, s’intravedono le isole pontine e sotto la grande città di Roma. Nel silenzio assoluto della vetta mi immagino tutta la frenesia della città e mi viene in mente una frase del grande Bonatti “Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso”
Da un po' di tempo salgo anche con Jamie, il mio cane e a volte perdo del tempo per ritrovarlo, mentre attratto dagli odori si perde oltre il sentiero.
Da inizio anno sono salito su 29 volte, quasi sempre per lo stesso itinerario e quasi sempre da solo. Una volta ho fatto anche la doppia: sono salito in vetta, sceso e risalito di nuovo per lo stesso itinerario: 2000 metri di passione. Quando mi va bene, riesco a salire e scendere in circa due ore, compresa la sosta di 10/15 minuti in vetta, ma ultimamente, da quando vado con il cane ne impiego circa 3. Questo mi permette di tornare a casa abbastanza presto a metà mattinata.
Qui s’incontrano spesso le stesse persone, che in una sorta di pellegrinaggio ripetono più volte il rito dell’ascensione alla vetta.
Primo fra tutti Gerardo, un signore di 81 anni che qui ci arriva con la corriera da Roma. L’ho incontrato per la prima volta anni fa e continuo ad incontrarlo in questi giorni. Mi ha raccontato che pochi anni prima, arrivava a Marcellina col bus alle 8,15 e riusciva a scendere per 11,30 in tempo per la corriera di ritorno.
C’è Enza, la regina del Velino, che insieme a suo marito è salita più di 1000 volte su questa montagna abruzzese e ora sta ripiegando sul Gennaro e penso che a breve eguagli il suo primato anche su questa montagna.
C’è Roberta, una ragazza di Velletri, che arriva a Marcellina con i mezzi pubblici impiegando 2 ore e mezzo e sale sempre in solitaria.
C’è Andrea, corridore e appassionato di natura, che ogni tanto andava a controllare le foto trappole piazzate da queste parti alla ricerca del lupo e del gatto selvatico.
Poi ci sono tutti i trail runner che vivono sotto la montagna e che spesso incontro di corsa: Maurizio, che ha un bar proprio dove inizia il sentiero dei 1000 metri di dislivello, tappa fissa per me al rientro dalla montagna. Paolo, che vive a Marcellina ed esce da casa per arrivare in vetta in circa 50 minuti. Antonella, la vichinga che qui si allena spesso e ottiene grandi risultati in gara. Franco, pensionato solitario che ha forza e determinazione da vendere.
C’è anche Onofrio, che sta qui sul forum che sale spesso
Insomma siamo un bel gruppo di pazzi.
Qui un po' di foto sparse di quest'anno, le ultime 3 non sono le mie, mi sono state date da mio cugino (l'autore è Stefano Palmeri):
Il Corno Grande
Il Terminillo e poco più a destra il Monte Vettore e il Redentore
Il monte Velino
I motivi per cui vado sempre su questa vetta sono molteplici e la prima risposta che mi viene in mente è in realtà una domanda: ma dove la trovi una montagna che sale per 1000 metri di dislivello in 5 km a 60 km di distanza da casa mia?
Inizialmente ci andavo quasi esclusivamente per allenarmi e mandare su di giri il cuore, così ho cominciato a frequentarlo qualche anno fa. L’obiettivo, che quasi rasentava il parossismo, era di salire i 1000 metri di dislivello, in meno di 1 ora, cosa che mi è riuscita solo un paio di volte in occasione di due gare trail. Ma poi ho scoperto il piacere di salire per il semplice motivo di stare in mezzo alla natura, vedere come cambia l’ambiente con l’avvicendarsi delle stagioni. In quei sentieri ho diversi amici che ritrovo sempre: il grande faggio, che saluto sempre con un abbraccio e un bacio, il grande acero montano e il grande agrifoglio.
Poi c’è la vetta, mi piacciono quei 15 minuti di sosta in silenzio, dopo la fatica della salita. Sento il mio cuore che rallenta i battiti, mi siedo e do uno sguardo intorno, saluto le grandi montagne che spuntano tra altri rilievi: Il Vettore, sua maestà il Corno Grande e il Velino. Quindi mi giro verso il mare, s’intravedono le isole pontine e sotto la grande città di Roma. Nel silenzio assoluto della vetta mi immagino tutta la frenesia della città e mi viene in mente una frase del grande Bonatti “Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso”
Da un po' di tempo salgo anche con Jamie, il mio cane e a volte perdo del tempo per ritrovarlo, mentre attratto dagli odori si perde oltre il sentiero.
Da inizio anno sono salito su 29 volte, quasi sempre per lo stesso itinerario e quasi sempre da solo. Una volta ho fatto anche la doppia: sono salito in vetta, sceso e risalito di nuovo per lo stesso itinerario: 2000 metri di passione. Quando mi va bene, riesco a salire e scendere in circa due ore, compresa la sosta di 10/15 minuti in vetta, ma ultimamente, da quando vado con il cane ne impiego circa 3. Questo mi permette di tornare a casa abbastanza presto a metà mattinata.
Qui s’incontrano spesso le stesse persone, che in una sorta di pellegrinaggio ripetono più volte il rito dell’ascensione alla vetta.
Primo fra tutti Gerardo, un signore di 81 anni che qui ci arriva con la corriera da Roma. L’ho incontrato per la prima volta anni fa e continuo ad incontrarlo in questi giorni. Mi ha raccontato che pochi anni prima, arrivava a Marcellina col bus alle 8,15 e riusciva a scendere per 11,30 in tempo per la corriera di ritorno.
C’è Enza, la regina del Velino, che insieme a suo marito è salita più di 1000 volte su questa montagna abruzzese e ora sta ripiegando sul Gennaro e penso che a breve eguagli il suo primato anche su questa montagna.
C’è Roberta, una ragazza di Velletri, che arriva a Marcellina con i mezzi pubblici impiegando 2 ore e mezzo e sale sempre in solitaria.
C’è Andrea, corridore e appassionato di natura, che ogni tanto andava a controllare le foto trappole piazzate da queste parti alla ricerca del lupo e del gatto selvatico.
Poi ci sono tutti i trail runner che vivono sotto la montagna e che spesso incontro di corsa: Maurizio, che ha un bar proprio dove inizia il sentiero dei 1000 metri di dislivello, tappa fissa per me al rientro dalla montagna. Paolo, che vive a Marcellina ed esce da casa per arrivare in vetta in circa 50 minuti. Antonella, la vichinga che qui si allena spesso e ottiene grandi risultati in gara. Franco, pensionato solitario che ha forza e determinazione da vendere.
C’è anche Onofrio, che sta qui sul forum che sale spesso
Insomma siamo un bel gruppo di pazzi.
Qui un po' di foto sparse di quest'anno, le ultime 3 non sono le mie, mi sono state date da mio cugino (l'autore è Stefano Palmeri):
Il Corno Grande
Il Terminillo e poco più a destra il Monte Vettore e il Redentore
Il monte Velino
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