Noi bambini avventurosi

Guardando un album fotografico di AVVENTURE di 20anni fa che mi ha portato da Padova fino in Austria inoltrata per vedere un eclissi vuoi per le situazioni vissute con persone conusciute nel viaggio vuoi per l annata del fatto mi son spinto in ricordi di avventure ancora più antecedenti e così sono passato ai campi invernali fatti agli scout e anche li mi son soffermato a momenti surreali che a ripensarli oggi mi fan venire i sudori freddi se non fosse stato per casi fortuiti e non sperati da esser bloccati dentro un pozzo a cader da un burrone...........ecco penso che da quel momento io e i burroni e strapiombi abbiamo avuto sempre un cattivo rapporto almeno finche non mi son messo a scalare e pure la mi son trovato in situazioni non tanto piacevoli almeno nei primi approcci ma si sa chi la dura la vince (a meno che non mi ritrovi ,di nuovo,nel vuoto appeso al cofano della macchina tenuta solamente da un pino quella si era una situazione surreale)ma comunque sono andato ancora più nel profondo finché sono arrivato all'età di 5 6 anni ero a Venzone in friuli all'epoca si ricostruiva ancora il paese per via del terremoto del 76 io vivevo in una barracca poco fuori le mura quella per i terremotati con mio zio che era architetto e presidente della scuola di scalpellini e di restauro della zona nella via ci stavano solo baracche e dipendenti ai lavori con le loro famiglie di solito nella via quando gli adulti andavano a lavorare noi bambini stavamo in tempo di vacanza smistati nelle baracche di chi stava a casa a cucinare ma alla fine ci si trovava in strada a correre in bici o a giocare a palla guerra.
La strada finiva sul torrente Venzonassa a sinistra dove scendeva si vedeva il ponte che dalla statale portava dentro le mura a sinistra saliva verso la montagna e se aguzzavi l'orecchio sentivi il fragore di una cascata così una mattina mi dicisi a spingermi nel bosco per vederla di persona ma non potevo andarci da solo chiamai Mirco la Elena la Evelin i gemelli e li abbindolai a seguirmi dicendogli che gli avrei portati a veder l'arcobaleno uscire da una cascata altissima almeno così me la immaginavo anche pechrè non la vedemmo mai partimmo a metà mattinata a mezzo giorno noi capimmo che ci eravamo persi nel bosco e i genitori nello stesso istante non sentendo la caciara giovanile capirano che era successo qualcosa per cui andare in panico noi al contempo piccoli già agitati nel bosco non sapevamo più cosa fare avevamo perso il sentiero e mi sentivo gli occhi di tutti addosso allorché inconsciamente dissi seguitemi vi riporto a casa e feci la cosa più ovvia andai in discesa alle 16 del pomeriggio ormai con le baracche che si vedevano in lontananzaio e le piccole canaglie vedemmo venirci incontro tutta la via che urlava i nostri nomi.........ci abbracciarano con affetto e poi.........una voce dalla folla disse "di chi è stata l idea di salire sulla montagna" e tutti i miei cari amici "di Roberto"puntandomi il dito addosso ecco il seguito l ho rimosso non ricordo quale fu la punizione ma il punto è un altro incosciamento avevo applicato una regola disopravivenza che mi ha permesso di ritornare a casa.
E voi qual'è il ricordo più profondo che vi ha portati nel sentiero dell'avventura che ha fatto da favilla al primo fuoco sotto le stelle
 
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Bah forse faccio domande troppo intime o forse siete troppo giovani o forse ancora il vostro sguardo è rivolto più al nuovo coltello o al nuovo scarpone pantalane maglione guanto o cosplayer bah nessuno che condivide le sensazioni ma si esalta il superfluo
 
se parli dell'eclissi del '99, mio fratello maggiore e' andato a pinkafeld a vederla :)

comunque no, non e' discorso di eta' o di domande intime. penso sia un discorso complesso, su cui a volte non e' facile esprimersi.

ogni tanto pubblico raccontini autobiografici della mia vita da ragazzaccio della bassa padovana. ero uno sbandato e un delinquentello, e ne ho fatte tante. e ne ho passate anche tante di brutte. e no, non e' facile trovare un rapporto con se stessi e col proprio passato, specie se una buona fetta degli amici di allora non ci sono piu'. che si tratti di raccontare di una bella pescata con amici o di una maxirissa in campagna, non e' facile comunque. bisogna saper affrontare se stessi.
 
Non è facile scoprire da dove nasce la scintilla che ci spinge all'avventura.
Anche nel tuo caso, la ricerca della cascata è conseguenza di uno spirito d'avventura che già c'era e quindi l'episodio in se per quanto remoto non ne è l'inizio.
La causa prima di alcune cose non è definibile, infatti si dice, ad esempio, che qualcuno ha orecchio o sa disegnare, come se si nasce già con alcuni talenti.
Comunque la tua discussione mi ha dato lo spunto per riflettere nuovamente sul perché mi sento incline a certe cose piuttosto che ad altre; forse per alcuni stimoli familiari, forse per la libertà in campagna in vacanza dai nonni, forse i fumetti, forse gli articoli di Walter Bonatti, forse gli scouts.
Poi potrei anche raccontare qualche monelleria ma, pensiamoci bene, se fosse finita male altro che spirito d'avventura parleremmo di ben altro.
 
Mi sa che hai ragione ma se una cosa che ti rende felice oggi magari ha un filo diretto con un momento felice del passato e si l'eclissi del 99 io mi sono messo proprio nella zona di massima durata ed estata un esperienza bellissima non mi ricordo di preciso il paese ma l esperienza è stata strepitosa
 
Io mison spinto a quel ricordo anche perché momenti legati prima di allora non me ne vengono e solo ragionandoci con le nozioni di oggi poi vero in famiglia tutti camminavano da sempre
 
Allora se parliamo d'avventura la mia prima escursione con coetanei, borsa da spiaggia a tracolla, scarpe basse di cuoio ai piedi e gli abiti di tutti i giorni, il massimo delle attrezzature era il surplus militare e se lo potevano permettere in pochi.
Ma quella era avventura e libertà e da allora, per quanto le mie esperienze siano modestissime e forse risibili, non ho mai smesso di amare la natura.
 
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Avevo meno di dieci anni e fui portato ad un santuario su per una mulattiera con un gruppo parrocchiale (ho ricostruito dopo anni che si trattava della salita alla Mentorella - Guadagnolo, Roma - per quello che oggi si chiama sentiero Karol Woytila). Ricordo quei massi che mi sembravano enormi e quanto dovessi alzare il piede per arrivarci e come dovessi spingere con le mani sul ginocchio per salirli, ed un vago ricordo di complimenti "al bambino che ce l'ha fatta" ed anche una medaglietta (di quelle di latta dello spaccio dei ricordini) datami per ricordo e rimasta in giro in casa per un po'.

Credo di non averci capito nulla, e che come per tutti i bambini le mie attenzioni fossero spostate su altro, sui rapporti umani, in quel gruppo ero l'unico bambino e gli altri (adulti e ragazzi) mi erano indifferenti. Sono tornato in montagna venti anni dopo e mi è piaciuta subito non so se per qualcosa che mi è rimasto della esperienza infantile o meglio nonostante quella.

Di sicuro quando vedo bambini in montagna molto meno eccitati di quanto non lo sia il papà che li porta su provo un certo senso di pena, forse stanno facendo una esperienza positiva, di sicuro non si stanno divertendo.
 
Non mi piace la montagna... ero uno di quei bambini portati a camminare su sassi troppo grossi e con scarpe troppo nuove che facevano male ai piedi, con mete e tabelle orarie troppo inadeguate per l'età che avevo...

Amo il bosco, che ho scoperto da sola, passandoci il tempo in cui sfuggivo al controllo dei nonni, il luogo delle mie osservazioni incantate di fiori e animali che, non spaventati dalla mia silenziosità dovuta al non dovermi fare scoprire dai nonni, si avventuravano nelle mie vicinanze. Un mondo che mi ha accolta senza mai spaventarmi e mi ha fornito spunto per immaginare i luoghi descritti nei libri di avventura che leggevo e
il boschetto di noccioli e castagni diventava la porta per le foreste più intricate, piene di serpi e animali fantastici e spesso pericolosi, attraversate da pirati malesi e figli orfani di lord inglesi ^_^
 
Non mi piace la montagna... ero uno di quei bambini portati a camminare su sassi troppo grossi e con scarpe troppo nuove che facevano male ai piedi, con mete e tabelle orarie troppo inadeguate per l'età che avevo...

Amo il bosco, che ho scoperto da sola, passandoci il tempo in cui sfuggivo al controllo dei nonni, il luogo delle mie osservazioni incantate di fiori e animali che, non spaventati dalla mia silenziosità dovuta al non dovermi fare scoprire dai nonni, si avventuravano nelle mie vicinanze. Un mondo che mi ha accolta senza mai spaventarmi e mi ha fornito spunto per immaginare i luoghi descritti nei libri di avventura che leggevo e
il boschetto di noccioli e castagni diventava la porta per le foreste più intricate, piene di serpi e animali fantastici e spesso pericolosi, attraversate da pirati malesi e figli orfani di lord inglesi ^_^
Questo è un ricordo coi contro fiocchi bravissima
 
Boooh di ricordi da piccolo non che me ne sono rimasti molti: una volta mio padre mi disse di non sedermi sul tetto di una specie di capannina (non ricordo bene) io lo volli fare lo stesso e così mi ritrovai con il sedere pieno di schegge di legno..............
Una volta anni dopo ero nel pieno del mio perio do rambesco , così decisi di salire in montagna con un paio di anfibi da lancio da paracadutista che mi facevano sentire un duro: ricordo solo il male ai piedi e che il giorno dopo corsi ad acquistare un paio di "normali" scarponcini da tekking.....................
 
ecco, ricordo anche le boiate fatte ai campiscuola dell'acr. gli scout a fare i fighetti con tutte le loro invenzioni, poi arrivavamo noi ragazzi di campagna con zaino della scuola e scarpe da ginnastica, e, in due boarissimi secondi e facendoci adeguatamente del male, arrivavamo allo stesso loro risultato. ci odiavano :D
 
Hahahahaha vero vero mi hai fatto venire in mente una volta in un campo scout ai lupetti eravamo penso dalle parti di Trento in una stalla adibita a camerata con letti a castello con i materassi di fieno siamo stati la tre quattro giorni la mattina delsecondo giorno verso le sei veniamo svegliati dal mio vicino di letto il quale a sua volta stava cercando di scappare da una mucca che gli stava mangiando la coperta
 
Amo il bosco, che ho scoperto da sola, passandoci il tempo in cui sfuggivo al controllo dei nonni, il luogo delle mie osservazioni incantate di fiori e animali
Bellissimo!
Pure io da piccolo andavo nei boschi di castagni, faggi e noccioli a 600 metri slm, qualche volta con gli amichetti per "costruire una capanna", ma più spesso da solo.
Crescendo un po' i miei amichetti non sono proprio più venuti, allora c'andavo da solo...ed era molto diverso: stavo in silenzio, avevo un sacco di tempo da buttare, quindi mi sedevo su una roccia e guardavo il bosco.
Qualche volta ho visto passare cacciatori che camminavano furtivi convinti di essere invisibili come dei ninja... :D
Qualche volta ho visto dei cerbiatti che però scappavano, mentre io c'avrei fatto amicizia.

Poi è arrivata l'adolescenza e mi sono perso tra bevute, discoteche, canne, qualche ragazza... poi la moto, weekend con amici in moto e tenda ma in motoraduni chiassosi...
Ma quella brace era sempre accesa, sotto la cenere.

Doc
 
Il mio primo ricordo in stile "avventuroso" risale a quando avevo circa 7/8 anni, quando, nel piccolo giardino di casa, improvvisavo un tepee indiano con le stecche di legno che mio padre usava per sostenere piante di pomodori, fagiolini, etc. Delle coperte inchiodate sulle stecche e via, a rifugiarsi dentro io e mia sorella. Era estate, a casa eravamo soli perché i nostri genitori lavoravano e dentro la "tenda" faceva un caldo!!
A 10/11 anni costituì un gruppo scout (per modo di dire) insieme ai miei amici, lo chiamammo Squadriglia Ghepardo:):D, il nostro istruttore era il Manuale delle Giovani Marmotte ed avevamo ognuno un quaderno dove annotavamo tecniche di pronto soccorso, le tracce di animali tra cui orsi, tassi, lupi, tutti animali che in periferia di Roma non avremmo mai visto, l'alfabeto Morse, tecniche di segnalazione con i sassi e legnetti a terra, con le bandierine, nozioni che, interrogandoci a vicenda, controllavamo di sapere.
Le prove pratiche consistevano nel fare nodi, mettere in pratica le tecniche di segnalazione e la "prova di coraggio", che consisteva nell'attraversare una marana (chi è di Roma sa che cosa sia, per tutti gli altri: https://it.wikipedia.org/wiki/Marrana) appesi ad una corda, a mò di Tarzan:rofl::lol:
Nei prati vicino casa arrivammo a scavare delle grandi buche di circa 4x4 metri e profonde circa 1 metro, per coprirle con teli di plastica appoggiati a delle assi di legno: all'interno scavavamo delle nicchie che avevano la funzione di mensole e ripiani, coltivavamo anche qualcosa tipo finocchi ed erbette varie.
A 14 anni comprai il mio primo coltello, quello che uso tuttora in escursione, durante una vacanza al paese di mio padre, in Toscana: per provarlo, uscivo tutti i pomeriggi da solo e mi inoltravo nel bosco dove avevo trovato un alberello che avevo deciso di abbattere, inconsapevolmente stavo usando la tecnica del batoning. Un pomeriggio che aveva appena piovuto portai a termine "l'arduo compito"e, tutto compiaciuto, indietreggiai di qualche passo per ammirare il lavoro e finii per cadere in un fosso abbastanza profondo, l'acqua mi arrivava alla cintola. per uscire mi aggrappai a rovi pieni di spine, c'era l'ortica e le more ma ci riuscii. Arrivai a casa di mia zia che sembravo uscito da una lotta con un gatto selvatico: ero pieno di graffi, bagnatissimo e pieno di spine. Ci vollero delle ore a mia madre e mia zia per togliermi tutte le spine con le pinzette per le ciglia ma ero soddisfatto, avevo vissuto la mia prima grande avventura!!
 
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