Ho sentito nominare la prima volta la filosofia "leave no trace", ovvero "non lasciare traccia", leggendo un libro di cui si è parlato di recente qui nel forum, "il grande libro della montagna", traduzione italiana di "the freedom of the hills", testo sacro dell'alpinismo americano.
E ho scoperto che laggiù, nei confronti della natura, hanno dei riguardi che qui non ci immaginiamo neanche.
"Leave no trace" è una serie di linee guida per il rispetto e la conservazione dell'ambiente naturale. Per lasciarlo il meno contaminato possibile.
Leave no trace ti insegna che se lavi i piatti con un sapone, quando sciacqui, devi lanciare via l'acqua con un movimento ampio del braccio: in modo da non concentrare il sapone in un solo punto.
Ti insegna che se fai la popò, prima scavi un buco, poi la sotterri: perché la cacca può attirare animali.
Così come gli avanzi di cibo organico: bucce di frutti, gusci d'uovo: si portano via, perché altrimenti degli animali potrebbero mangiarli. E imparare a stare vicino ai sentieri per trovare altro cibo. E cambiare così il loro comportamento.
Non è una fantasia, è vero, e l'ho realizzato quando mi sono anche io colpevolizzato di aver partecipato all'antropizzazione di una volpe. Quella volpe era così abituata, d'inverno, a prendere cibo dagli scialpinisti che passavano che sono riuscito - mea culpa! ancora me ne pento - ad imboccarle del cibo dalle mie mani.
Non è giusto, mi sono sentito responsabile. Perché se chiuderanno quel parcheggio, quella volpe potrebbe nel frattempo aver disimparato a cacciare.
Qui, invece, vedi la gente che lascia le bucce del mandarino sul sentiero o in vetta.
A dirla tutta, questo mi ha fatto sempre incazzare come una bestia anche prima di leggere qualsiasi libro. "Tanto è biodegradabile" una bella sega: se tutti lasciassero lì qualcosa, ci sarebbe una bella discarica di roba in cima alle montagne e lungo le tracce, perché tanto è biodegradabile.
E così non solo ho imparato che se sbuccio le banane a casa non devo riportarmi giù la buccia, ma anche, spesso, a raccogliere i rifiuti degli altri, perché sostengo da sempre che se non sei parte della soluzione, allora sei parte del problema.
Poi, mentre cerco di passare senza rompere rami e lasciando il minimo segno possibile del mio passaggio, scopro di gente che accende fuochi, mi sembra di capire - temo - non sempre utilizzando legna già morta. O che costruisce ripari, anche qui: non so se sempre con legna morta.
E non so cosa pensare. Perché forse, forse forse, fuori dai sentieri, dove non passerebbe nessuno, l'impatto che può avere un fuoco fatto con intelligenza non è così grande.
Leggevo, nel thread sui coltelli che ho aperto qualche giorno fa, che qualcuno usa l'accetta per prepararsi uno spazio lì, dove vuole dormire.
Mentre leggevo mi è venuto in mente un pensiero che è esattamente riportato anche nelle linee guida "leave no trace": un buon campo si dovrebbe trovare, non costuire. Perché se chiunque radesse un pezzo di bosco ovunque vuole stare...
...diventerebbe presto un groviera.
...o forse no?
Forse non siamo così tanti, da dover giustificare tutta questa religiosa, sacra attenzione verso la Natura?
Forse, anche se siamo in pochi, dovremmo conservarla come la cosa materiale più preziosa che abbiamo?
Per inciso: non so dove voglio andare a parare. Forse è che avevo delle idee molto chiare in testa e frequentare il forum e scoprire di altre attività mi fa domandare se non fossero troppo estreme. Oppure no. Ecco, questa qui sopra è la mia confessione.
E ho scoperto che laggiù, nei confronti della natura, hanno dei riguardi che qui non ci immaginiamo neanche.
"Leave no trace" è una serie di linee guida per il rispetto e la conservazione dell'ambiente naturale. Per lasciarlo il meno contaminato possibile.
Leave no trace ti insegna che se lavi i piatti con un sapone, quando sciacqui, devi lanciare via l'acqua con un movimento ampio del braccio: in modo da non concentrare il sapone in un solo punto.
Ti insegna che se fai la popò, prima scavi un buco, poi la sotterri: perché la cacca può attirare animali.
Così come gli avanzi di cibo organico: bucce di frutti, gusci d'uovo: si portano via, perché altrimenti degli animali potrebbero mangiarli. E imparare a stare vicino ai sentieri per trovare altro cibo. E cambiare così il loro comportamento.
Non è una fantasia, è vero, e l'ho realizzato quando mi sono anche io colpevolizzato di aver partecipato all'antropizzazione di una volpe. Quella volpe era così abituata, d'inverno, a prendere cibo dagli scialpinisti che passavano che sono riuscito - mea culpa! ancora me ne pento - ad imboccarle del cibo dalle mie mani.
Non è giusto, mi sono sentito responsabile. Perché se chiuderanno quel parcheggio, quella volpe potrebbe nel frattempo aver disimparato a cacciare.
Qui, invece, vedi la gente che lascia le bucce del mandarino sul sentiero o in vetta.
A dirla tutta, questo mi ha fatto sempre incazzare come una bestia anche prima di leggere qualsiasi libro. "Tanto è biodegradabile" una bella sega: se tutti lasciassero lì qualcosa, ci sarebbe una bella discarica di roba in cima alle montagne e lungo le tracce, perché tanto è biodegradabile.
E così non solo ho imparato che se sbuccio le banane a casa non devo riportarmi giù la buccia, ma anche, spesso, a raccogliere i rifiuti degli altri, perché sostengo da sempre che se non sei parte della soluzione, allora sei parte del problema.
Poi, mentre cerco di passare senza rompere rami e lasciando il minimo segno possibile del mio passaggio, scopro di gente che accende fuochi, mi sembra di capire - temo - non sempre utilizzando legna già morta. O che costruisce ripari, anche qui: non so se sempre con legna morta.
E non so cosa pensare. Perché forse, forse forse, fuori dai sentieri, dove non passerebbe nessuno, l'impatto che può avere un fuoco fatto con intelligenza non è così grande.
Leggevo, nel thread sui coltelli che ho aperto qualche giorno fa, che qualcuno usa l'accetta per prepararsi uno spazio lì, dove vuole dormire.
Mentre leggevo mi è venuto in mente un pensiero che è esattamente riportato anche nelle linee guida "leave no trace": un buon campo si dovrebbe trovare, non costuire. Perché se chiunque radesse un pezzo di bosco ovunque vuole stare...
...diventerebbe presto un groviera.
...o forse no?
Forse non siamo così tanti, da dover giustificare tutta questa religiosa, sacra attenzione verso la Natura?
Forse, anche se siamo in pochi, dovremmo conservarla come la cosa materiale più preziosa che abbiamo?
Per inciso: non so dove voglio andare a parare. Forse è che avevo delle idee molto chiare in testa e frequentare il forum e scoprire di altre attività mi fa domandare se non fossero troppo estreme. Oppure no. Ecco, questa qui sopra è la mia confessione.