Inoltre non si sta parlando solo di enduro. Ad esempio, io non uso moto da enduro ma da trial o da motoalpinismo.
L'effetto sul suolo di una moto da trial è decisamente minore di quello di un escursionista a pedi con scarponi molto tassellati, o di una mountain bike. La moto da trial procede sostanzialmente su due "cuscini d'aria" assai sgonfi..
Se si parla di emissioni di gas inquinanti, effettivamente una tradizionale moto da trial 2T emette una discreta dose di olio incombusto, ed altre poco raccomandabili sostanze. Situazione però che cambia radicalmente se si passa ad una moderna trial 4T, come la Montesa RT4 o la mia Scorpa, che, grazie anche al catalizzatore, non emettono praticamente alcunchè.
Anche per i 2T, però, il futuro è rosa, perchè la prossima generazione di motori ad iniezione promette di ridurre le emissioni inquinanti a meno della metà di quelle dei 4T catalizzati, come è già successo per i fuoribordo (Evinrude) e per le motoslitte (Ski-doo), entrambi utilizzanti il motore Rotax.
Se già adesso le emissioni inquinanti di una moto da trial 4T catalizzata sono inferiori a quelle di un escursionista a piedi CHE FUMA (come il 30% degli escursionisti, purtroppo, fanno), quelle di un trial 2T ad iniezione saranno inferiori a quelle di un escursionista CHE NON FUMA, giacchè è noto che il corpo umano emette anch'esso una serie di sostanze tossiche (fattosta che nei locali dove vivono le persone occorre un ricambio integrale del volume d'aria dell'ambiente ogni 2 ore).
Ultimo problema di inquinamento è il rumore. Questo è giustappunto il mio mestiere, e qui in effetti c'è ancora da lavorare, soprattutto sui 4T. I 2T sono messi meglio, ed anche in questo caso, con l'arrivo dell'iniezione diretta, e l'eliminazione dell'olio miscela, sarà possibile montare marmitte efficacissime e di lunga durata, portando il problema del rumore a valori vicini a quelle di una Mountain Bike (in pratica, solo rumore meccanico e di rotolamento, che da un lato è inevitabile, e dall'altro ha comunque funzioni di sicurezza, evitando che l'arrivo del veicolo non sia avvertibile).
Allo stato attuale, dunque, abbiamo il dilemma se privilegiare la silenziosità adottando un 2T che però puzza ed inquina, o privilegiare la pulizia dell'aria, adottando un 4T che non inquina ma che fa rumore... E questa al momento è la situazione, sinchè l'arrivo dei 2T ad iniezione non li risolverà tutti simultaneamente.
Vi invito inltre a soffermarvi sul fatto che TUTTE le attività umane hanno non trascurabili impatti sulle varie componenti ambientali, inclusi in primis paesaggio, vegetazione, erosione del suolo, emissione di campi elettromagetici (telefonini, che ormai ogni escursionista porta con se), vibrazioni (i passi sul terreno hanno un effetto notevole sulla vita animale sotterranea, in particolare talpe, ma anche rettili, anfibi ed insetti).
La tutela ambientale assoluta richiederebbe la completa chiusura di porzioni del territorio ad ogni attività antropica: soluzione che in effetti in casi eccezionali viene effettivamente adottata, si pensi all'isola di Montecristo, nell'Arcipelago Toscano o alla Cala dell'Oro, nel Parco del Promontorio di Portofino.
Sempre tornando al problema acustico, che è quello che studio io, non va inoltre trascurata l'emissione sonora da parte delle persone. La potenza sonora di un parlatore medio è pari a circa 1/4 di quella di un autoveicolo: 4 parlatori fanno lo stesso "rumore" di una autovettura in corsa... Lasciando perdere la suoneria dei telefonini, o chi, nel bel mezzo della natura, alla domenica, ascolta la partita di calcio alla radio!
Esistono invero escursionisti "silenziosi", quando andavo in montagna con mio padre era sostanzialmente vietato parlare, e se nel procedere facevamo volare via gli uccelli, mio padre, con un gesto della mano, mi sgridava in silenzio, perchè evidentemente avevamo fatto troppo rumore..
In tutti i gruppi di essere umani, purtroppo, ci sono gli schiamazzatori, i maleducati e coloro che non hanno rispetto per gli altri e per l'ambiente. Il fatto che esistano degli enduristi imbecilli che vanno a velocità pericolose, facendo un rumore inutile ed insopportabile, e rovinino il terreno procedendo in perenne "derapata", non significa che la soluzione sia vietare il transito a tutti i veicoli a motore su strade di montagna sinora aperte al traffico.
Significa invece che ci vogliono controlli e sanzioni, in modo che questa frazione del popolo degli enduristi venga messa in condizioni di non nuocere, a vantaggio di tutti gli altri motocicilisti (enduristi e non - ripeto, io non sono un endurista...). Se l'azione di controllo e di sanzione sarà giustamente finalizzata a reprimere solo tali comportamenti estremi, senza penalizzare la libera circolazione di tutti gli altri, essa darà luogo ad un benefico cambiamento nel comportamento delle persone, che impareranno ad andare in moto nella natura rispettandola ed apprezzandola, fermandosi a fare le foto o risalire a piedi un ruscelletto, anzichè continuare a tirare come forsennati in una prova speciale...
Se invece passa la logica del "divieto totale", un gran numero di appassionati dell'escursionismo su ruota si darà al brigantaggio, togliendo la targa e fuggendo dai potenziali controlli, con aumento del pericolo e generalizzata scomparsa del rispetto delle regole. E questo vorrà dire moto smarmittate e con catalizzatore rimosso, velocità pericolose, attraversamento di prati e boschi per evitare i percorsi più facilmente soggetti a controlli, etc...
Qui si parla troppo di enduro, e poco degli altri "motori" che popolano le nostre montagne: vietiamo anche i trattori agricoli? Emissioni inquinanti, rumore, e danni al suolo di un grosso trattore superano quelli di una decina di moto da enduro racing...
Vietiamo i quad, da sempre il tipico veicolo usato dagli handicappati per raggiungere luoghi altrimenti a loro preclusi?
Vietiamo le motoseghe e gli altri attrezzi a motore usati da contadini e boscaioli?
Mia moglie ha una motosega Husqvarna che fa piu' rumore ed inquina di più della moto Husqvarna 450TE di mio figlio... CHe pure è una Enduro racing pronto gara..
La motosega la usiamo per tagliare legna dal nostro bosco, che poi bruciamo nel camino o nella stufa: cosi' facendo, emettiamo in un inverno in atmosfera una quantità di diossina, ceneri, e polveri sottili maggiore di quella emessa da 100 moto da enduro che girassero per il mio podere tutti i giorni, tutto il giorno...
Se cominciamo a valutare gli impatti ambientali delle attività umane, dovremmo tutti, semplicemente, suicidarci: è l'unico modo di non "danneggiare" l'ambiente.
Ci vuole invece un approccio più pragmatico e costruttivo. Per mestiere, vengo coinvolto negli studi di impatto ambientale di infrastrutture di trasporto (autostrade, ferrovie, tranvie, metropolitane): la valutazione di impatto ambientale è sempre comparativa, perchè in termini assoluti cè sempre impatto, qualunque scelta progettuale si faccia. Ed una delle alternative che sempre compare in ogni valutazione è la cosiddetta opzione zero", ovvero la valutazione dello scenario che si determinerebbe se l'opera progettata NON venisse realizzata.
Bene, normalmente si verifica che tale "opzione zero" ha un impatto ambientale PEGGIORE di quello che conseguirebbe alla costruzione dell'opera, perchè ad esempio si continuerebbe ad avere traffico di veicoli dentro le aree urbane anzichè fuori, maggior numero di incidenti, maggiore concentrazione di sostanze inquinanti, etc...
Anche nella valutazione dell'impatto ambientale dell'escursionismo montano si dovrebbe ragionare allo stesso modo comparativo: fa più danno ambientale chi parte da casa in macchina con la Mountain Bike sul tetto o chi la fa tutta pedalando? Chi va in moto o a cavallo? Chi va a piedi mangiando al sacco o chi sale in funivia e mangia al rifugio?
Ogni caso va valutato nel dettaglio pesando lunghezza del percorso, fabbisogno energetico, emissioni di sostanze in atmosfera, rumore prodotto, effetti sulla fauna e sulla flora, etc. etc... E non è scontato che certe attività, istintivamente ritenute "meno impattanti", come la mountain bike, lo siano poi davvero...
L'unico approccio serio è quello di valutare caso per caso e sito per sito, adottando, quando opportuno, gli idonei interventi di limitazione: ci possono essere aree inibite ai veicoli a motore, come ce ne possono essere altre inibite ai passeggiatori a piedi, aree in cui i cani debbono stare al guinzaglio, aree, in cui non si possono far volare gli aquiloni, etc... Ogni attività umana può essere dannosa o pericolosa in alcune aree, che vanno identificate e vietate.
Quel che non ha senso fare è ritenere che la PROPRIA attività sia l'unica "pura" e priva di impatto, e TUTTE LE ALTRE siano da bandire sempre ed ovunque.
Chi come me ne pratica parecchie, vede bene che a volte alcune di esse sono in effetti dannose e pericolose, e non vanno fatte. Ma non potendosi affidare al discernimento dei singoli (atteso il fatto che il 95% della popolazione è costituita da "coglioni"), in una società civile servono regole, controlli e sanzioni. In una società ideale, tutti invece sarebbero sufficientemente intelligenti, colti e preparati da fare sempre la scelta giusta, evitando di fare cose dannose o pericolose.
Ma ripeto, al 95% siamo dei coglioni, quindi ben vengano le regole a metterci in riga...