Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Regionale Sirente-Velino
Data: 25 aprile 2022
Regione e provincia: Abruzzo,L'Aquila
Località di partenza: Chalet del Sirente
Località di arrivo: La Castellina o Palazzo del Sirente e ritorno
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: 10.45 Km
Grado di difficoltà: AD
Descrizione delle difficoltà: La salita al ramo destro dello Scurribile non è difficile.Si va su pendenze max di 45°. La via vera e propria oppone difficoltà che arrivano a 55°.L'uscita è complicata per via delle cornici importanti tra cui un poderoso seracco alto una quindicina di metri che pende proprio sulla linea di passaggio.Noi l'abbiamo evitato facendo un canalino laterale e poi la rampa inclinata a 75°. Condizioni pessime di innevamento ovvero neve molle non portante.Via da sconsigliare a tarda stagione o con temperature elevate per via del seracco terminale direi pericoloso.
Periodo consigliato: Inverno
Segnaletica: segnali bianco rossi e tabelle fino all'attacco dello Scurribile.
Dislivello in salita: 1098 m
Quota massima: 2274 m
Accesso stradale: Io ho svincolato al casello Celano.Da li verso Ovindoli e Rovere.Prima di raggiungere Rocca di Mezzo piegare per la SP 11 direzione Secinaro e parcheggiare nei pressi dello Chalet del Sirente.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/palazzo-del-sirente-via-vette-dargento-101153425

Descrizione

[01] sirente vette d'argento.JPG


E così anche quest’anno mettiamo in archivio una lunga, ricca e appagante stagione invernale iniziata appena i primi di dicembre e terminata il 25 aprile. Per l’occasione mi trasferisco sul massiccio del Sirente, uno dei gruppi montuosi più spettacolari e ricercati dell’intero Appennino. Dai loricati del Pollino alle cornici del Sirente dunque. Montagna dai due volti e dai molteplici contrasti, a sud degrada placidamente verso la Piana del Fucino attraverso una serie di prati e di gobbe carsiche, il versante nord invece precipita vertiginosamente a valle con un complesso variegato di speroni, forre e canaloni verticali di origine glaciale senza soluzione di continuità. Un pezzo di Dolomiti trapiantato in Appennino Centrale. Il visitatore che osserva dai Prati del Sirente questo muro poderoso lungo 13 chilometri ne rimane assolutamente rapito.

È la seconda volta che mi reco sul Sirente dopo aver fatto “Ritorno al Sole” nel 2016, una via invernale che intaglia lo sperone occidentale del Maiori. Questa volta volevo visitare il settore occidentale, quello della Neviera.Le notizie giuntemi da un amico la settimana precedente che ha tentato una via tecnica sono però poco rassicuranti: caldo, neve papposa e le piccozze che non tengono. Questo stato di cose mi fa optare per quella che viene chiamata “Via Vette d’Argento”, un elegante canale immediatamente a sinistra della cresta est della Castellina o Palazzo del Sirente.

La via Vette d’Argento consente un approccio iniziale non difficile su “terreno” poco ripido, attraverso la risalita del ramo destro dello Scurribile fino ad ingaggiare la via vera e propria in cui si affrontano pendenze crescenti fino a 55°. Qui’ ce la saremmo giocata mettendo in conto anche le uscite sulle temibili cornici sommitali che toccano i 70,80°. Insomma, un quadro piuttosto incerto al quale aggiungere la nevicata del giorno precedente e un vento sostenuto che da previsione si sarebbe placato soltanto nella notte. Il tutto nel contesto di una giornata grigia con nebbie e foschie alle quote più elevate.

Dopo essere giunto dalla Calabria e aver pernottato nella cittadina di Celano, lunedì 25 aprile parto destinazione Chalet del Sirente transitando per gli incantevoli borghi di Ovindoli e Rovere ed attraversando i verdeggianti altipiani delle Rocche. Poco dopo sopraggiungono @Gianluca84 e Matteo da Chieti ormai compagni “affezionati” nelle mie ascensioni in terra d’Abruzzo. Alle spalle dello chalet imbocchiamo il sentiero CAI della via normale estiva che risale la valle Lupara. Incontriamo la neve solo a quota 1500 circa e questo ci consente di procedere spediti fino alla base della valle della Neviera. Da questo punto eccezionalmente panoramico si apre un palcoscenico unico su tutto il settore occidentale del Sirente.

A sinistra si eleva il ripido Canale San Vincenzo delimitato dallo Sperone Centrale della Neviera. Al centro, proprio davanti a noi sorge il monolitico Altare a destra del quale scende il ramo sinistro dello Scurribile. A seguire lo Sperone di quota 2151 affiancato dal ramo destro dello Scurribile nostra via di salita. I cromatismi della roccia calcarea dalle stratificazioni sottili tradiscono effettivamente il nome della via scelta: “Vette d’argento”.

Durante la progressione sfondiamo un po’ ma le pendenze sono ancora tranquille, si viaggia intorno ai 35,40° fino a raggiungere la sella su inclinazioni più accentuate. Di tanto in tanto nubi ovattate drappeggiano il cielo lasciando intravedere sprazzi d'azzurro. L’imbocco del canale ora si trova davanti a noi semi nascosto dalla foschia. Allora si cambia assetto, via bastoncini, fuori casco, imbrago, piccozze e ramponi. Tiriamo fuori anche il guscio perché il vento in questo punto si fa sentire.

Si entra nel canale rasentando la parete destra dove si sfonda meno. Le inclinazioni aumentano progressivamente fino a toccare i 55°in prossimità dell’uscita. Ma cosa vediamo lassù? Una parete verticale di roccia? L’uscita si troverà alla sua destra? Per niente. Pende invece un immane cornice simile ad un seracco alto una quindicina di metri che incombe sulle nostre teste come una spada di Damocle. Per fortuna oggi non c’è il sole ma il rischio di un distacco vista la stagione inoltrata è forte.

Se volessimo affrontare l’uscita classica andando a prendere le cornici laterali, meno “spaventose” saremmo obbligati a passar sotto questo gigantesco blocco di ghiaccio. Saggiamente evitiamo di prenderci questo rischio e ci insinuiamo in uno stretto e scorbutico canalino di una quindicina di metri che intaglia la parete sinistra poco al di fuori della linea di distacco del seracco. Le condizioni sono al limite, neve non portante, le picche che non aggrappano e un salto semiscoperto e difficoltoso al centro valutato 65°.

Parte Gianluca in libera che in spaccata vince il salto e in alto riesce ad allestire una buona sosta su spuntone e lanciare uno spezzone di corda con moschettone per farci sicura sul breve tratto. Matteo ha qualche difficoltà a superare il masso anche perché dimentica di tirar fuori la seconda piccozza. Fa il tutto con picca, mano e bastoncino. Per ultimo vado io affrontando il passaggio di misto ormai sfasciato.

Usciti fuori ci depositiamo in precario equilibrio su un esile selletta. Piccolo consulto per decidere che strada prendere visto che la sommità è contornata da brutte cornici oltre il seracco. Si decide infine all’unanimità per la rampa inclinata che sale a sinistra delle cornici fino ad un muretto nevoso terminale. Purtroppo vi sono accumuli di neve farinosa e fatichiamo non poco su pendenze che a questo punto raggiungono anche i 75°.Infine riusciamo a sfondare e superare il muro con notevole sforzo e una buona dose di coraggio. Via molto estetica inserita in uno scenario mozzafiato ma da evitare a fine stagione o con temperature alte per via delle cornici e del pericoloso seracco all’uscita.

Usciamo dalle difficoltà in prossimità della vetta della Castellina o Palazzo del Sirente,2274 m, sette in più del mio Dolcedorme proiettati in un paesaggio incredibilmente piatto, in netto contrasto con le verticalità affrontate fin ora. Siamo però avvolti dalla nebbia che non ci aiuta nell’individuare una via di discesa sicura a causa delle grosse cornici che orlano tutta la cresta. Camminando verso ovest seguiamo dei segni cai bianco rossi fino ad individuare un punto debole, un segmento di cresta molto ripido ma senza cornice. Sarà la nostra via per il ritorno che faremo nel primo tratto a marcia indietro o faccia a monte. In basso capiremo che si tratta del ramo sinistro dello Scurribile.

Sfondando ad ogni passo ci ricongiungiamo infine al punto in cui siamo usciti dal bosco la mattina. Dopo la meritata pausa pranzo scambiando qualche chiacchiera con alcuni scialpinisti in loco ritorniamo sui nostri passi fino allo chalet che troviamo aperto. Bicchierone di birra da accompagnare con gli ultimi avanzi del panino e ripartenza.

Ringrazio Gianluca e Matteo che ancora una volta non hanno esitato ad accompagnarmi in questa ennesima avventura nella meravigliosa terra d’Abruzzo che sento ormai gemellata al mio Pollino. E allora alla prossima, ma prima è d’obbligo fermarsi ai prati del Sirente per immortalare scorci panoramici mozzafiato dell’intera catena settentrionale del Sirente, che mi era stata preclusa la mattina a causa della nebbia.

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Ultima modifica:
Si,ormai come dico da tanto tempo l'Abruzzo è la mia seconda "patria"...come non amarlo.Ti diro',dopo uscite come queste non vedo l'ora di farmi una bella camminata più "rilassante".Citando Giorgio Carrozzini "l'escursionismo è una pratica più romantica, quasi “sognante” e meditativa molto più di quanto non lo sia l'alpinismo dove la concentrazione è assai più determinate per l'uscita. Una differenza apparentemente sottile ma essenziale, una differenza che rende l'escursionismo una attività completamente diversa dall'alpinismo. Ben inteso, considerazione questa che non toglie nulla ne all'una ne all'altra delle due attività di montagna."
 
Il grande Giorgio Carrozzini!
Certo, per quella limitata esperienza di arrampicata che ho fatto (ma uguali sensazioni me le può dare una ferrata impegnativa) ho sperimentato come sia diversa la via per l'atarassia nelle due esperienze. Nella totale concentrazione e tensione per l'alpinismo, nella totale distrazione e riflessione nel lungo cammino.
 
come sempre, bellissima relazione di una bellissima esperienza!
Grazie.....il Sirente sa ripagare
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Il grande Giorgio Carrozzini!
Certo, per quella limitata esperienza di arrampicata che ho fatto (ma uguali sensazioni me le può dare una ferrata impegnativa) ho sperimentato come sia diversa la via per l'atarassia nelle due esperienze. Nella totale concentrazione e tensione per l'alpinismo, nella totale distrazione e riflessione nel lungo cammino.
Sensazioni diverse ma ugualmente appaganti
 
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