Parchi della Sicilia
  1. Isole eolie
Data: 16 Ottobre 2016
Regione e provincia: Sicilia Messina
Località di partenza: Panarea S.Pietro
Località di arrivo: Punta Corvo e rientro a S.Pietro
Tempo di percorrenza: 4 ore e 30 min.
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: Nessuna in particolare,la Cresta del Capraio comunque è bella ripida ma il sentiero è evidentissimo
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: ottima
Dislivello in salita: 421 m.
Quota massima: 421 m.

Descrizione
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Dopo l’emozionante salita ai crateri di Stromboli, il giorno seguente faccio tappa a Panarea, che con soli 3,4 chilometri quadrati è la più piccola delle isole Eolie, ma al contempo un vero gioiello naturale incastonato nel blu cobalto di uno splendido mare. Nel corso del tempo ha incantato artisti, scrittori e musicisti tanto da diventare nel periodo estivo un mix di cultura e mondanità. ”Di notte infatti i vacanzieri si accalcano tra i locali cool per gustare un aperitivo prima di immergersi nel coinvolgente sound delle discoteche isolane.” (turismoeolie.com).
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Personalmente il lato di festosa mondanità dell’isola non mi interessa un granché, il mio obiettivo come in tutte le escursioni che compio è quello di contemplare le bellezze naturali che questo posto incantato offre, e quando sei lassù in cima a Punta Corvo, assaporare quella strana sensazione di trovarti praticamente circondato dal mare in un ambiente assolutamente selvaggio, ben lontano dalle atmosfere da red carpet del paese.
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Giungo così in aliscafo da Stromboli intorno alle otto e al sorgere del sole già si apre un sipario che ti coinvolge su un mare d’argento con gli isolotti affioranti. Dietro si staglia invece l’altura di Punta Corvo con la sua macchia mediterranea che andrò a conquistare operando il periplo dell’intera isola in senso orario in quattro ore e mezza. L’atmosfera è resa ancor più suggestiva dal fatto che le stradine di S.Pietro prima e Drauto dopo sono pressoché deserte.
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Il percorso è obbligato in quanto si attraversano i due centri per raggiungere uno dei piatti forti dell’isola, Punta dei Milazzesi, un promontorio a forma di falce di superba bellezza, dove sorge un villaggio preistorico, il tutto contornato da due splendide calette, quella dei Zimmari e la famosissima Cala Junco, con le isole di Vulcano, Lipari, Salina e Filicudi all’orizzonte.
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La gente che viveva in questo luogo tra il XV e XIII sec. A.C. era di origine siciliana, che doveva avere forti necessità di difesa per aver scelto come sede del loro villaggio questo promontorio sul mare, quasi una fortezza naturale. Infatti l’unico ingresso era possibile solo sullo stretto corridoio sull’istmo che era protetto da una torre realizzata con grossi blocchi.
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Questo villaggio però fu abbandonato velocemente lasciando traccia di incendi come testimonianza di una distruzione e non fu più abitato nelle epoche successive. In questo periodo si percepisce la natura selvaggia del luogo ma cerco anche di immaginare come esso si trasformi nel periodo estivo strapieno di vacanzieri accalcati su questi fazzoletti di spiaggia a contendersene un pezzetto.
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Prima del suddetto stretto corridoio di accesso al promontorio si stacca un comodissimo sentiero ben tenuto che condurrà con un ampio aggiramento al culmine di Punta Corvo. Ad un certo punto vi è una sbarra e poi un cartello che dice di non dare da mangiare agli asini che qui venivano utilizzati per i duri lavori nei vigneti. Acquisirono così tanta importanza che i contadini riservarono loro uno spazio chiamato “Sarduni”. Oggi l’asino a Panarea viene impiegato anche nelle manifestazioni folkloristiche. Attraversando completamente per intero il Piano dei Milazzesi però non ne ho visto nessuno.
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Il sentiero al termine del Piano svolta decisamente a destra iniziando ad inerpicarsi lungo la scoscesa ed esposta Costa del Capraio che con un dislivello di 400 metri raggiunge la Punta del Corvo. Mentre si sale il panorama si apre ancor di più su vasti orizzonti sempre più sconfinati. Verso sud diventa piccola la Punta dei Milazzesi e in lontananza, sud, sud-ovest fanno capolino le isole di Vulcano, Lipari, Salina e Filicudi. Alicudi, più distante non è visibile a causa della foschia.
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Questa è la parte inaccessibile dell’isola fatta di pareti strapiombanti, ripidi canaloni erosi e orridi impressionanti che si gettano nel mare. Lungo questo versante tormentato sorgono Punta Muzza, Punta Lariano e Punta Scritta intervallate dalla Cala Bianca, raggiungibile soltanto via mare. La salita è davvero faticosa lungo un territorio aspro dove la macchia mediterranea la fa da padrona tra ginestre, fichi d’india e qualche pino mentre gli affacci sul mare offrono archi naturali e strane formazioni rocciose dai colori rossastri e giallastri tradendo la natura vulcanica dell’isola.
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Dopo una bella pettata raggiungo l’altopiano di Punta Corvo e qui davvero sembra di trovarsi nel Giurassico, una foresta “primordiale” così fitta che se non fosse per il sentiero realizzato appositamente non si potrebbe accedere in nessun modo. Anche lo scenario muta perché ora si guarda verso ovest, nord-ovest con l’isola di Basiluzzo e gli isolotti vicini e lontana la piramide perfetta di Stromboli che fuma in maniera cospicua che emerge dal blu intenso del Tirreno. Questo è il momento di fermarsi e sognare davanti ad un paesaggio talmente sublime che non ha eguali.
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Tutt’intorno è blu, è mare, è immensità. Peccato soltanto che la foschia all’orizzonte precluda la vista delle catene montuose calabre della Costa Viola, della Catena Costiera, dei Monti di Orsomarso e del Cilento. Ma va bene così, gli occhi non riescono a saziarsi di cotanto spettacolo.
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E’ tempo di scendere dal versante opposto costeggiando i dirupi rocciosi di “Castello di Salvamento” con Scoglio La Nave in fondo e presto si ritorna nella “civiltà” rientrando in paese all’altezza della Caldara dove sono attive le fumarole e delle sorgenti termali prima di impegnare le pittoresche viuzze di Ditella. Il caldo è notevole e il pensiero corre al famoso bar di Carola proprio di fronte all’ormeggio degli aliscafi per ristorarmi con una dissetante e gustosa granita come solo in terra siciliana sanno fare accompagnata da una birrona gelata.
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In attesa dell’aliscafo non c’è di meglio che un meritato riposo sugli scogli all’ombra e al riparo dal sole cocente contemplando ancora una volta lo splendido mare, Basiluzzo e Stromboli che quasi si toccano.
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E’ la terza volta che vengo alle Eolie e non sarà sicuramente l’ultima perché questo arcipelago mi ha assolutamente rapito sotto tutti gli aspetti e dunque alla prossima e sarà di nuovo un lieto ritorno.
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bellissimo posto, mi ricorda in parte (ovviamente con le sue diversità) un tratto di Corsica nord-occidentale dove appunto si estendevano queste punte rocciose di color rossastro.
Ogni tanto anche la vista del mare fa bene :biggrin:
 
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