Due libri molto avvincenti che trattano di alpinismo e in particolare della nord dell'Eiger.
Scritti in tempi molto diversi, (Harrer è stato il primo a salire la parete nord insieme ad altri tre alpinisti, Steck detiene tutt'ora il record di velocità in solitaria) mi hanno fatto riflettere su come tutto vada relativizzato e su come, al giorno d'oggi, sia stato perso -forse giocoforza- un po' lo spirito di avventura che c'era un tempo.
Se di Ueli Steck in molti conoscono la storia e le prodezze fino alla tragedia del Nupste, di Harrer e compagni alcuni non sospettano nemmeno l'esistenza; pensare che Steck abbia salito in poco più di due ore, da solo e di corsa, una parete che 80 anni fa ha richiesto tre giorni di sforzi sovrumani (senza considerare chi è precipitato provandoci) ad un primo esame superficiale può indurre a pensare che l'alpinista svizzero sia stato un superuomo (ed in parte è vero, parliamo cmq di 1800 metri di dislivello.... sono un impresa anche se fatti su una strada asfaltata!) e i primi salitori degli sprovveduti.
Una montagna è pur sempre una montagna, un uomo è pur sempre un uomo.
In verità, miglioramento delle tecniche e dei materiali a parte, lascia esterrefatti pensare al coraggio devono avere avuto i 4 che nel 1938 hanno scalato quella parete.... con abbigliamento assolutamente inadeguato, corde di canapa legate in vita, picchè che oggi non useremmo nemmeno a zappare e ramponi primordiali (Harrer addirittura salì provvisto solo di scarponcini chiodati).
Insomma.... massimo rispetto e stima per le imprese che compiono gli alpinisti di oggi, ma quelli delle vecchie generazioni erano veramente degli eroi.
Scritti in tempi molto diversi, (Harrer è stato il primo a salire la parete nord insieme ad altri tre alpinisti, Steck detiene tutt'ora il record di velocità in solitaria) mi hanno fatto riflettere su come tutto vada relativizzato e su come, al giorno d'oggi, sia stato perso -forse giocoforza- un po' lo spirito di avventura che c'era un tempo.
Se di Ueli Steck in molti conoscono la storia e le prodezze fino alla tragedia del Nupste, di Harrer e compagni alcuni non sospettano nemmeno l'esistenza; pensare che Steck abbia salito in poco più di due ore, da solo e di corsa, una parete che 80 anni fa ha richiesto tre giorni di sforzi sovrumani (senza considerare chi è precipitato provandoci) ad un primo esame superficiale può indurre a pensare che l'alpinista svizzero sia stato un superuomo (ed in parte è vero, parliamo cmq di 1800 metri di dislivello.... sono un impresa anche se fatti su una strada asfaltata!) e i primi salitori degli sprovveduti.
Una montagna è pur sempre una montagna, un uomo è pur sempre un uomo.
In verità, miglioramento delle tecniche e dei materiali a parte, lascia esterrefatti pensare al coraggio devono avere avuto i 4 che nel 1938 hanno scalato quella parete.... con abbigliamento assolutamente inadeguato, corde di canapa legate in vita, picchè che oggi non useremmo nemmeno a zappare e ramponi primordiali (Harrer addirittura salì provvisto solo di scarponcini chiodati).
Insomma.... massimo rispetto e stima per le imprese che compiono gli alpinisti di oggi, ma quelli delle vecchie generazioni erano veramente degli eroi.