Paura sugli sci..

Anzi, sullo snowboard.
Vi racconto una piccola storia che mi è capitata questo febbraio..

Per 2 mesi, da gennaio a marzo, siamo andati a sciare un week end si ed uno no, complice anche il fatto che ho una casetta in una nota (per i napoletani) località abruzzese, molto vicina agli impianti di risalita dell'Aremogna, Monte Pratello e Pizzalto.

Lo schema è stato sempre lo stesso, raggiungere la località abbruzzese il venerdi sera dopo cena, sciare il sabato e/o la domenica e ritornare in città.
Semplicissimo.

Quel week end eravamo in 4, 2 snowboarder e 2 sciatori.
Ci svegliamo la mattina del sabato e ci pare subito evidente che il meteo non è dei migliori, anzi, non c'era proprio uno spiraglio di sole.
Decidiamo lo stesso di raggiungere gli impianti di risalita e decidere sul da farsi, semplicemente perchè sciare con il mal tempo non è più divertente, oltre che pericoloso.

Uno dei quattro si fa prendere dall'entusiasmo perchè era da tempo che non sciava e mi convince a salire sul punto più alto del comprensorio.
Ok, nulla in confronto alle Alpi, sia chiaro, ma si tratta pur sempre di una cima sui 2000 per di più con condizioni meteo non delle migliori.

Per questioni banali ci dividiamo, io prendo l'ovovia con l'amico entusiasta (entrambi snow) e gli altri 2 restano momentaneamnte indietro.
Fortunatamente siamo in contatto radio (da un paio di anni lascio il cellulare nello zaino ed usiamo dei semplici walkie talkie, comodissimi ed efficientissimi) e li avverto di prendere anche loro l'ovovia.

Mano a mano che salivamo il mio disagio aumentava, ed anche il disappunto.
Disagio perchè a malapena vedevamo la pista sotto di noi. Pista nera oltretutto, e si vedeva chiaramente che le poche persone presenti facevano difficoltà a scendere.
Arrivati a metà salita l'ovovia inizia ad oscillare visibilmente e, credetemi, non si veveva NULLA, non si vedeva più la pista e neanche le altre cabine.

Appena usciamo dalla cabina ci rendiamo conto che oltre alla scarsissima visibilità a complicare le cose c'era anche un vento pazzesco, ecco perchè i pochi altri temerari erano tutti concentrati nel casotto degli impianti, molti dei quali visibilmente impauriti.

Aspettiamo gli altri due e, dopo pochi minuti, decidiamo di uscire e scendere con gli snow/sci ai piedi.
Io non ero convinto e, erroneamente, mi sono lasciato trasportare dal loro entusiasmo e forse anche leggerezza.

Avevamo due scelte, uscire dal casotto e scendere la nera, oppure percorrere un tratto in pianura di circa 100 mt per poi imboccare una pista rossa più che fattibile.
La prima opzione l'abbiamo subito scartata, poca visibilità, vento forte e muscoli freddi> ci facciamo male.
Procediamo per la pista rossa.

Percorriamo il tratto pianeggiante di 100 mt che dividono il casotto dall'inizio della discesa, segnalato con un cartello che indica il nome ed il colore della pista. Cartelli generalmente ben visibili, gialli e abbastanza grandi.

Fatti i primi 20 mt prevedo il peggio. il vento spinge forte da dietro a tal punto che decidiamo di attaccare lo snow e procedere come se fosse discesa.
La situazione era questa: a sinistra c'era il dirupio, delimitato da un muretto di neve e poche e mal messe reti, basse e invisibili. A destra un costone di pietra completamente ricoperto dalla neve. Avanti avevamo il tratto di congiunzione e dietro altra congiunzione, molto più lunga, con un altra pista, assolutamente irraggiungibile per via del vento contrario e della visibilità pari a 0.

Ed è proprio la visibilità a creare il maggior disagio.
Ragazzi era come trovarsi in una nuvola: avanti bianco, sinistra bianco, dietro bianco, destra bianco, sopra e sotto...bianco.
L'entusiasmo di tutti passa presto, faccio fatica a stare fermo perchè il vento spinge forte in avanti, non riesco a controllare la tavola ed ogni 10 secondi ci fermiamo per capire dove dovevamo andare.

Ad un certo punto uno dei quattro urla "fermo, gira a destra, avanti a te c'è il dirupio!". Non l'avevo visto e il vento mi spingeva li, dritto nel nulla.

Io avevo una radio, l'altra la aveva uno dei due con gli sci, che aveva un giubbotto rosso e pareva essere quello con minori difficoltà visive. Gli dico di non avviarsi da solo e tenerci sempre in contatto visivo, il che significava essere a 2 mt di distanza, NON OLTRE.

Come non detto, scompare e non risponde alla radio.
Io mi attacco letteralmente all'altro con la tavola e veniamo spinti in avanti in un modo incredibile dal vento che soffia forte e ti sputa in faccia la neve.

Procedevamo nel nulla, era come avere gli occhi chiusi.
Spero nella presenza di qualcun'altro sciatore, mi giro dietro sperando vedere qualcuno che potesse indicarsi la strada, niente, era tutto bianco.

La radio era muta.
"peppe dove sei?, peppe mi senti?"
Ci fermiamo buttandoci a terra e tenendoci fermi al suolo mettendo la lamina della tavola in modo da contrastare la forza del vento.

Il disagio era totale e a quanto pare non era solo mio, ma anche degli altri compagni.

Decidiamo di tenerci in contatto fisico, tenendo come punto di riferimento il costone roccioso alla nostra destra, cosi da restare lontani dal dirupio ed attendere il fatidico cartello che prima o poi doveva arrivare.

Dopo qualche minuto, lunghissimi, spunta una figura umana in piedi vicino al cartello, con il giubbotto rosso, ad aspettare noi 3 che piano piano arrivavamo.

Imbocchiamo la pista e, scendendo di quota, usciamo dalla nuvola ed iniziamo a riotterenere un minimo di visibilità, quanto basta per scendere a valle ed appurare che, dopo la nostra risalita, l'80% degli impianti era stato chiuso per il meteo avverso.

Un po' scossi decidiamo di restare a quota bassa, sciando sotto la neve ma senza salire "dentro le nuvole".
Alle 1300 concludiamo la giornata di sci, mai stata cosi corta e deleteria.

Vi giuro che ho ripensato allo stato di ansia che ho vissuto causa zero visibilità almeno per un mese. Il mio terrore era restare da solo, non avrei proprio saputo dove andare.

"peppe dove ca... sei?"
"sono al bivio"
"ma vaff..."

Io ho sempre odiato sciare col mal tempo, quella volta ho commesso un errore, non sarei dovuto salire in quota 2000 o comunque sarei dovuto riscendere dentro la cabina.
E' un modo troppo stupido per farsi male..!

Ciao!
 
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