- Parchi del Lazio
-
- Parco Nazionale del Circeo
Data: 26.02.2012
Regione e provincia: Lazio (RM)
Località di partenza: Sabaudia (Piazzale di Torre Paola)
Località di arrivo: Picco di Circe
Tempo di percorrenza: 5h
Chilometri: 2 sul totale
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: diversi passaggi di I grado con esposizione
Periodo consigliato: autunno, primavera
Segnaletica: bolli gialli e segnavia rossi o bianco-rossi che talvolta suggeriscono dei passaggi alternativi in determinati punti
Dislivello in salita: 541 m
Quota massima: 541 mslm
Accesso stradale: Piazzale di Torre Paola dove si può parcheggiare
In principio fu Zimmer in “Circe: veni, vidi, vici!”
Seguirono Donatella e Tiziana in “Te la dò io Circe”
Quindi per completare la trilogia è toccata a noi in “Circe, la replica”
Era da troppo che non andavamo in montagna. Nevicate eccezionali e maltempo in generale hanno vinto più volte beffandoci anche all’ultimo, costringendoci a cambi di programma ripetutisi per oltre un mese, troppo!
Per domenica scorsa fortunatamente nulla sembrava opporsi, se non il tempo a disposizione visto che nel primo pomeriggio (che poi è diventato pieno pomeriggio) dovevo andare a lavorare. Ma il nostro equilibrio sopra la follia c’ha fatto decidere comunque di andare in montagna, ahò non potevamo più aspettare!!
Partiamo alla volta di Sabaudia fomentati come un criceto nella ruota. Il fomento si spegne sull’interminabile e soporifera Via Pontina, per giunta in radio canta un tizio degli anni ’80 che mi urla sopra ogni volta che provo a parlare, sembro doppiato da un pazzo in pratica…vabbè!
Percorriamo il litorale fino al parcheggio guardando il mare come due bambini, ma non capita tutti i giorni di andare in montagna e vedere il mare a pochi metri.
Attacchiamo il sentiero n.1 che dal Piazzale di Torre Paola (Sabaudia) porta al Picco di Circe attraverso un sentiero molto divertente. Il percorso s’avvia su una pista tagliafuoco, ma a dire il vero era più che altro una pista…autocensura! Poi iniziano le roccette, e qui ci riscattiamo di tutti questi giorni che ci hanno separato dalla montagna. Ad ogni passo roccioso mi risuona in mente “Promentory” di Trevor Jones. Non c’è niente da fare, se le rocce si susseguissero all’infinito oggi saliremmo anche l’infinito.
Ok questa è la versione splendida…vera, ma splendida. Poi c’è la versione "follia", per giunta nel punto di maggiore esposizione, denominato chissà perché “Precipizio”, ma tralasciamo.
Chi ci conosce meglio sa che siamo casi persi, chi non ci conosce credo non ambisca a farlo, ora più che mai!!
In circa 2 ore dalla partenza raggiungiamo l’anticima e in un’altra mezz’ora i ruderi del Tempio di Venere, dunque il Picco a quota 541 mslm. Il panorama come già detto nei precedenti resoconti è totale. Nord: Lido di Latina e Golfo di Nettuno. Sud: Terracina e Sperlonga verso Gaeta. Est: Monti Ausoni (credo) e Monti Lepini. Ovest: isole pontine e le nostre ombre.
L’aria che si respira è ibrida: la finezza della montagna si mescola con la spumeggiante brezza del mare, il tutto condito dai profumi della fitta ed insolita vegetazione! (a dire il vero un’altra aria l’abbiamo respirata negli ultimi metri di dislivello: un odorino di frittura di pesce del ristorante a valle, ma questa è tutta un’altra storia, unta e profana).
Il cielo coperto del mattino, inizia ad aprirsi ed il sole ci riscalda durante la pausa in cima. Poi però si fa una certa e iniziamo la discesa per lo stesso sentiero.
L’ultimo tratto in ripida discesa nel bosco di lecci è tragico per le dita dei piedi che chiedono asilo politico alla Maga Circe. Codesta minacciando di trasformarle in maiali le ha convinte a far ritorno con noi.
Il viaggio di ritorno in compagnia telefonica della zia Donatella (a cui devo una rivisitazione del calendario) avviene in stile pole position di Annalonso per cercare di farmi recuperare un ritardo atavico a lavoro, ma dopo ‘sta giornata, un po’ di chissene ci sta tutto!
Un saluto, Luca
Nota1: osservando i lecci nel bosco iniziale si può notare come tronchi e rami maggiori degli alberi siano estremamente lisci “levigati”. L’effetto si deve all’utilizzo che, in quel tratto molto ripido, quasi tutti gli escursionisti fanno degli alberi presenti, servendosene come corrimano.
Nota2: La Torre Paola alle pendici del promontorio, è una delle sei torri difensive della zona costiera limitrofa e fu commissionata nel XVI secolo da Papa Pio IV per contrastare le avanzate saracene. Ad oggi conserva la quasi totalità della sua originaria struttura.
Vedi l'allegato 17655
dopo il bosco iniziale iniziano le roccette
dopo qualche zigzag su roccia si scorge Torre Paola, il punto di partenza più o meno
la fitta vegetazione, uno sguardo verso il mare
sembra la cima ma non è
Vedi l'allegato 17658
quella è la cima
e questo il "precipizio"
qualche brivido verso Ovest
doveroso per Tiziana: libero nel vento l'ultimo vessillo e me ne vanto
ruderi del Tempio di Venere
cima, verso SE sul golfo di Gaeta e verso gli Ausoni e Lepini
cima, verso O le isole pontine
lungo la discesa, verso N Nettuno e Anzio
Regione e provincia: Lazio (RM)
Località di partenza: Sabaudia (Piazzale di Torre Paola)
Località di arrivo: Picco di Circe
Tempo di percorrenza: 5h
Chilometri: 2 sul totale
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: diversi passaggi di I grado con esposizione
Periodo consigliato: autunno, primavera
Segnaletica: bolli gialli e segnavia rossi o bianco-rossi che talvolta suggeriscono dei passaggi alternativi in determinati punti
Dislivello in salita: 541 m
Quota massima: 541 mslm
Accesso stradale: Piazzale di Torre Paola dove si può parcheggiare
In principio fu Zimmer in “Circe: veni, vidi, vici!”
Seguirono Donatella e Tiziana in “Te la dò io Circe”
Quindi per completare la trilogia è toccata a noi in “Circe, la replica”
Era da troppo che non andavamo in montagna. Nevicate eccezionali e maltempo in generale hanno vinto più volte beffandoci anche all’ultimo, costringendoci a cambi di programma ripetutisi per oltre un mese, troppo!
Per domenica scorsa fortunatamente nulla sembrava opporsi, se non il tempo a disposizione visto che nel primo pomeriggio (che poi è diventato pieno pomeriggio) dovevo andare a lavorare. Ma il nostro equilibrio sopra la follia c’ha fatto decidere comunque di andare in montagna, ahò non potevamo più aspettare!!
Partiamo alla volta di Sabaudia fomentati come un criceto nella ruota. Il fomento si spegne sull’interminabile e soporifera Via Pontina, per giunta in radio canta un tizio degli anni ’80 che mi urla sopra ogni volta che provo a parlare, sembro doppiato da un pazzo in pratica…vabbè!
Percorriamo il litorale fino al parcheggio guardando il mare come due bambini, ma non capita tutti i giorni di andare in montagna e vedere il mare a pochi metri.
Attacchiamo il sentiero n.1 che dal Piazzale di Torre Paola (Sabaudia) porta al Picco di Circe attraverso un sentiero molto divertente. Il percorso s’avvia su una pista tagliafuoco, ma a dire il vero era più che altro una pista…autocensura! Poi iniziano le roccette, e qui ci riscattiamo di tutti questi giorni che ci hanno separato dalla montagna. Ad ogni passo roccioso mi risuona in mente “Promentory” di Trevor Jones. Non c’è niente da fare, se le rocce si susseguissero all’infinito oggi saliremmo anche l’infinito.
Ok questa è la versione splendida…vera, ma splendida. Poi c’è la versione "follia", per giunta nel punto di maggiore esposizione, denominato chissà perché “Precipizio”, ma tralasciamo.
Chi ci conosce meglio sa che siamo casi persi, chi non ci conosce credo non ambisca a farlo, ora più che mai!!
In circa 2 ore dalla partenza raggiungiamo l’anticima e in un’altra mezz’ora i ruderi del Tempio di Venere, dunque il Picco a quota 541 mslm. Il panorama come già detto nei precedenti resoconti è totale. Nord: Lido di Latina e Golfo di Nettuno. Sud: Terracina e Sperlonga verso Gaeta. Est: Monti Ausoni (credo) e Monti Lepini. Ovest: isole pontine e le nostre ombre.
L’aria che si respira è ibrida: la finezza della montagna si mescola con la spumeggiante brezza del mare, il tutto condito dai profumi della fitta ed insolita vegetazione! (a dire il vero un’altra aria l’abbiamo respirata negli ultimi metri di dislivello: un odorino di frittura di pesce del ristorante a valle, ma questa è tutta un’altra storia, unta e profana).
Il cielo coperto del mattino, inizia ad aprirsi ed il sole ci riscalda durante la pausa in cima. Poi però si fa una certa e iniziamo la discesa per lo stesso sentiero.
L’ultimo tratto in ripida discesa nel bosco di lecci è tragico per le dita dei piedi che chiedono asilo politico alla Maga Circe. Codesta minacciando di trasformarle in maiali le ha convinte a far ritorno con noi.
Il viaggio di ritorno in compagnia telefonica della zia Donatella (a cui devo una rivisitazione del calendario) avviene in stile pole position di Annalonso per cercare di farmi recuperare un ritardo atavico a lavoro, ma dopo ‘sta giornata, un po’ di chissene ci sta tutto!
Un saluto, Luca
Nota1: osservando i lecci nel bosco iniziale si può notare come tronchi e rami maggiori degli alberi siano estremamente lisci “levigati”. L’effetto si deve all’utilizzo che, in quel tratto molto ripido, quasi tutti gli escursionisti fanno degli alberi presenti, servendosene come corrimano.
Nota2: La Torre Paola alle pendici del promontorio, è una delle sei torri difensive della zona costiera limitrofa e fu commissionata nel XVI secolo da Papa Pio IV per contrastare le avanzate saracene. Ad oggi conserva la quasi totalità della sua originaria struttura.
Vedi l'allegato 17655
dopo il bosco iniziale iniziano le roccette
dopo qualche zigzag su roccia si scorge Torre Paola, il punto di partenza più o meno
la fitta vegetazione, uno sguardo verso il mare
sembra la cima ma non è
Vedi l'allegato 17658
quella è la cima
e questo il "precipizio"
qualche brivido verso Ovest
doveroso per Tiziana: libero nel vento l'ultimo vessillo e me ne vanto
ruderi del Tempio di Venere
cima, verso SE sul golfo di Gaeta e verso gli Ausoni e Lepini
cima, verso O le isole pontine
lungo la discesa, verso N Nettuno e Anzio
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