Piccoli gesti, grandi persone

Penso che il motivo sia un altro e siano casi particolari di qualcosa di più generale. Anche nel mondo hi-fi accade lo stesso che con quello della fotografia e allo stesso modo quello che accade qui è simile a quanto accade in certi sport. La differenza è che in un caso quasi tutto si può comprare col denaro e il legame con la fatica di trasformare macchine e obiettivi in arte è indiretto e aggirabile in mille modi. Ma è inquivocabile se uno è capace di arrivare sul dente del Gigante o meno, e anche il montanaro tecnicamente più modesto impara subito che la montagna mette di fronte alle proprie capacità in modo oggettivo ed eventuale spocchia viene stroncata sul nascere.

Quindi credo che la montagna sia una di quelle attività che da un lato insegnano certe qualità, dall'altro selezionano a modo loro. Beninteso non idealizzo niente. Io sono fisicamente molto insufficiente e le rare volte che ho tentato di aggregarmi a qualcosa che sapevo essere ancora alla mia portata sono stato escluso perché sarei stato quello che rallentava tutti. Ho tanti episodi nella mia memoria che non ricordo con piacere (del resto in 30 anni di escursioni... un po' di casistica si ha). Non posso biasimare nessuno, era solo per dire che persone che giustamente nel tempo che hanno libero antepongono l'obiettivo o si comportano in un certo modo ci sono ovunque. Però la differenza tra i due gruppi di attività, quelle comprabili col denaro e quelle no, resta molto evidente. Almeno per me.
Quello che personalmente ritengo manchi del tutto negli amanti (quelli veri, intendiamoci!) dell'outdoor sia una qualsivoglia forma di sfida con gli altri. Il tutto non viene visto con lo spirito di competizione, quanto di piacevole condivisione delle proprie conoscenze e passioni.
La Montagna è maestra di vita si sa; ti insegna che il raggiungimento di un obiettivo non sempre è fattibile e che in caso contrario di successo, comunque ti costa fatica. Ti insegna ad essere umile, rispettoso. Ti mette davanti agli occhi i tuoi limiti senza nessuna compassione. E fortunatamente non offre nulla che possa essere comperato con il denaro!
 
Io tengo sempre presente (e via via di più col passare del tempo) l'aforisma di uno dei più grandi letterati inglesi dopo Shakespeare, Samuel Johnson:
"La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere assolutamente nulla in cambio".

Se uno ci riflette bene è davvero difficile compiere gesti "incondizionati", perchè persino senza rendersene conto ci si aspetta sempre qualche forma di ricompensa: per quanto possa essere anche astratta, immateriale, dilazionata, persino eventuale (quante volte si pensa inconsciamente "magari mi potrà tornare utile in futuro", fosse anche un amico che un giorno ci possa far compagnia in qualche vacanza). Insomma, quasi tutto ruota intorno ad un "a buon rendere", esplicito o sottinteso che sia, consapevole o meno.

Eppure, continuando a rifletterci altrettanto bene, apparirà chiaro che esiste eccome anche un'intera realtà fatta di gesti incondizionati. Una per tutte, il volontariato: specie quello che si fa sottovoce, senza dirlo a nessuno, che non si mette nei cv, diretto proprio a persone "da cui non si può ricevere assolutamente nulla in cambio". Che siano barboni puzzolenti, o anche bambini orfani. Quante volte le persone ignorano queste realtà, e si convincono che "così fan tutti" (ossia che davvero al mondo tutti pensino a se stessi): invece basterebbe solo cercarle.
Anche se alla fine, in realtà, è pur vero che qualcosa si riceve sempre e comunque, anche "solo" un sorriso e la consapevolezza di non sentirsi inutili, ossia che il proprio gesto abbia cambiato il corso di almeno un frammento della storia del mondo: esattamente il messaggio di quel bellissimo film che è "La vita è meravigliosa".
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Quello che personalmente ritengo manchi del tutto negli amanti (quelli veri, intendiamoci!) dell'outdoor sia una qualsivoglia forma di sfida con gli altri. Il tutto non viene visto con lo spirito di competizione, quanto di piacevole condivisione delle proprie conoscenze e passioni.

Beh, ma... Traggo direttamente dalla "Mission" :
"Allora le escursioni, i trekking, non sono più una competizione per superare noi stessi o addirittura una sfida con la montagna, ma diventano dei momenti in cui godiamo la bellezza della natura e ci ricordiamo di essere parte di essa.
La condivisione è uno dei più potenti motori dell'umanità!
"

Chiunque frequenti un forum si presuppone che ne condivida la mission, dunque ribadirla è un po' come sfondare una porta aperta :).
Il dubbio, magari...è se le "mission" vengano lette :D.

Comunque l'importante è non assumente MAI un atteggiamento giudicante, del tipo "noi siamo i puri, i giusti, mentre gli altri sono i corrotti, i traviati".
Ognuno viva la natura a modo proprio: chi secondo la propria indole contemplativa vivendola quindi come una sorta di museo vivo (il paesaggio diventa come un dipinto dentro cui muoversi); chi secondo un'indole più orientata alla "performance" che lo porterà quindi a viverla invece come una sorta di palestra; chi utilizzando allo spasimo la tecnologia e chi (come ad esempio me) evitandola come la peste :lol:. E così via.
L'importante è rispettarla e, nel frequentarla, non pestarsi i piedi a vicenda.
 
Ultima modifica:
D'altra parte ci sono valori e dei principi ben definiti da atteggiamenti, comportamenti, ambizioni, filosofie, ecc ecc Insomma, cose che non si possono rigirare a proprio piacimento per far sempre bella figura. Questo non toglie che poi ognuno sia libero di fare le proprie scelte, avere le proprie preferenze, abitudini, ecc purché queste siano sempre supportate da oggettività, obiettività ed onestà e purché ci si spacci sempre per quello che si é realmente, ovvero non con le casualità, ma la quotidianità, la maggioranza.

Il fatto di riconoscere che le proprie realtà, le proprie preferenze, ecc non siano realtà assolute, questo é un valore oggettivo aggiunto.
 
No, dai, non vediamola così negativa: è vero che spesso siamo classificati più come "sociopatici" che "solitari amanti della natura", ma resterei nella "norma" e ringrazierei il Cielo che ci è possibile appunto ancora ritrovare noi stessi, smaltire lo stress, R&R, o come ognuno di noi lo vuole chiamare, in un angolo di serenità, prima di tornare in battaglia.

Anche tu @TsurikichiNikke sei da ringraziare perchè spesso i gesti di dono, carità, piacere (ognuno può chiamarlo come vuole) oggi sono accolti con arroganza, prepotenza, supponenza, disturbo, quasi come se fossero addirittura offese, per cui anche per chi li compie non è scontato che siano andatia buon fine, come è stato scritto.
Da venditore assiduo ma anche da "donatore", colgo l'occasione per fare anche una riflessione.
Ho trascorso gli anni dell'università ed i primi del lavoro ad accumulare e risparmiare, e credo che questo sia stato fisiologico, non sapendo bene la "direzione di vita". Forse in quegli anni ho esagerato nel ricercare la soluzione più economica, il gratis a tutti i costi, ricavare dalle vedite una somma senza fare sconti, approfittare delle occasioni, etc.
Sarà capitato anche a Voi, ma soprattutto chiedo se è capitato quello che sto per scrivere.
Da qualche anno invece, è anche questo sarà fisiologico, ho decisamente "svoltato" e, guardandomi indietro ma soprattuo "attorno", ho visto che forse non è il caso di continuare così, che sono stato fortunato, la vita mi ha dato molte cose molte, che è vero che lascerò tante cose ai miei figli, ma che forse è anche ora di far "girare la ruota" e in qualche modo ringraziare e cominciare a dare, anche senza ritorno.
Quindi, con piccoli gesti, ho cercato di aiutare e soddisfare certe richieste.
E' ovvio che non è più facile come una volta, dove i rapporti personali erano più stretti e se una persona aveva bisogno, diciamo che era più a portata di mano per farlo.
Ed è lo stesso fenomeno infatti che si verifica ancora oggi nei paesini più piccoli, dove la comunità si prende cura dei meno abbienti con gesti fattivi e quotidiani.
Il web, i social e le comunicazioni in generale ci portano a conoscere situazioni più lontane, cui non è sempre agevole "rispondere".
Quindi non "scusiamoci" se non abbiamo risposto in tempo, ma facciamo lo stesso gesti di dono e carità (in senso positivo, cristiano) dove possiamo e anche nel nostro piccolo.
Sicuramente contribuiremo ad un mondo migliore.
Per me è pienamente così, ed anzi più passa il tempo più sento farsi largo, dentro, la dimensione, oserei dire la "necessità" del "dare".
Dare senza calcoli, senza atteggiamenti ragionieristici, senza valutazioni di utilità, e soprattutto dare il tempo, che è la cosa cui le persone tengono più di tutto - anche del denaro - perché il denaro può andare e venire, mentre il tempo non si può comprare o riavere indietro. E tutto ciò che il tempo contiene: presenza, ascolto, disponibilità, gesti, comportamenti.
E questo nonostante le traversie della vita non mi possano sinceramente spingere a definirmi uno particolarmente "fortunato", anche se materialmente non mi manca nulla, anzi.
Ossia, per chiarirsi, non sento il bisogno di "restituire" fortune avute (appunto non avendone avute), ma solo e semplicemente di dare, facendone il più possibile e per quanto possibile uno stile di vita.
Certo il discorso sarebbe lunghissimo e sfaccettato, la mia risposta voleva essere solo un frammento di riflessione agganciato alla tua.
 
Per me è pienamente così, ed anzi più passa il tempo più sento farsi largo, dentro, la dimensione, oserei dire la "necessità" del "dare".
Dare senza calcoli, senza atteggiamenti ragionieristici, senza valutazioni di utilità, e soprattutto dare il tempo,
già ....
però nel soddisfare questa che hai definito "necessità" implicitamente il tuo animo riceve ....
diciamo un certo appagamento... quindi c'è comunque un ritorno ,,,,,

Però una cosa è assolutamente fuori di dubbio ....

Prendersi queste piccole soddisfazioni, prendere nel modo che dici tu,
è infinitamente meglio, incommensurabilmente più di valore
che prendersi qualche soddisfazione anche fosse molto concreta, a discapito di altri.
--- ---

All'idea non ci dormivo la notte
In effetti ...potremmo aprire una discussione:
"l'impiegato delle poste potrebbe diventare un pericolo per la salute dell'escursionista?" ;)
 
Ultima modifica:
Io tengo sempre presente (e via via di più col passare del tempo) l'aforisma di uno dei più grandi letterati inglesi dopo Shakespeare, Samuel Johnson:
"La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere assolutamente nulla in cambio".

Se uno ci riflette bene è davvero difficile compiere gesti "incondizionati", perchè persino senza rendersene conto ci si aspetta sempre qualche forma di ricompensa: per quanto possa essere anche astratta, immateriale, dilazionata, persino eventuale (quante volte si pensa inconsciamente "magari mi potrà tornare utile in futuro", fosse anche un amico che un giorno ci possa far compagnia in qualche vacanza). Insomma, quasi tutto ruota intorno ad un "a buon rendere", esplicito o sottinteso che sia, consapevole o meno.

Eppure, continuando a rifletterci altrettanto bene, apparirà chiaro che esiste eccome anche un'intera realtà fatta di gesti incondizionati. Una per tutte, il volontariato: specie quello che si fa sottovoce, senza dirlo a nessuno, che non si mette nei cv, diretto proprio a persone "da cui non si può ricevere assolutamente nulla in cambio". Che siano barboni puzzolenti, o anche bambini orfani. Quante volte le persone ignorano queste realtà, e si convincono che "così fan tutti" (ossia che davvero al mondo tutti pensino a se stessi): invece basterebbe solo cercarle.
Anche se alla fine, in realtà, è pur vero che qualcosa si riceve sempre e comunque, anche "solo" un sorriso e la consapevolezza di non sentirsi inutili, ossia che il proprio gesto abbia cambiato il corso di almeno un frammento della storia del mondo: esattamente il messaggio di quel bellissimo film che è "La vita è meravigliosa".
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Beh, ma... Traggo direttamente dalla "Mission" :
"Allora le escursioni, i trekking, non sono più una competizione per superare noi stessi o addirittura una sfida con la montagna, ma diventano dei momenti in cui godiamo la bellezza della natura e ci ricordiamo di essere parte di essa.
La condivisione è uno dei più potenti motori dell'umanità!
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Chiunque frequenti un forum si presuppone che ne condivida la mission, dunque ribadirla è un po' come sfondare una porta aperta :).
Il dubbio, magari...è se le "mission" vengano lette :D.

Comunque l'importante è non assumente MAI un atteggiamento giudicante, del tipo "noi siamo i puri, i giusti, mentre gli altri sono i corrotti, i traviati".
Ognuno viva la natura a modo proprio: chi secondo la propria indole contemplativa vivendola quindi come una sorta di museo vivo (il paesaggio diventa come un dipinto dentro cui muoversi); chi secondo un'indole più orientata alla "performance" che lo porterà quindi a viverla invece come una sorta di palestra; chi utilizzando allo spasimo la tecnologia e chi (come ad esempio me) evitandola come la peste :lol:. E così via.
L'importante è rispettarla e, nel frequentarla, non pestarsi i piedi a vicenda.
Io ricordo sempre quello che è scritto all'interno della mia tessera del CAI:
“La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano il riposo nella quiete, come per coloro che cercano nella fatica, un riposo ancora più forte”. Guido Rey
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già ....
però nel soddisfare questa che hai definito "necessità" implicitamente il tuo animo riceve ....
diciamo un certo appagamento... quindi c'è comunque un ritorno ,,,,,

Però una cosa è assolutamente fuori di dubbio ....

Prendersi queste piccole soddisfazioni, prendere nel modo che dici tu,
è infinitamente meglio, incommensurabilmente più di valore
che prendersi qualche soddisfazione anche fosse molto concreta, a discapito di altri.
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In effetti ...potremmo aprire una discussione:
"l'impiegato delle poste potrebbe diventare un pericolo per la salute dell'escursionista?" ;)
:rofl:
 
Persone che amano incondizionatamente la Natura e che cercano costantemente una simbiosi con essa. Persone che non devono o vogliono dimostrare nulla a nessuno. Persone che quando hanno uno zaino in spalla son contenti cosi!
Persone che ricercano la loro serenità nella Natura, visto che troppo sovente i loro simili sono solo fonte di delusione.....
parole sante
 
Voglio proseguire in 3D con la scoperta da parte mia della essenza di betulla e di come sia rimasto incredulo del potenziale infinito che la Natura le ha messo dentro.
Io, abituato a gli alberi resinosi, pino in primis con tutti i suoi derivati, sono sorpreso di come la corteccia di betulla sia naturaliter consecutio dell'intento del fuoco! Incredibile la semplicità di accensione, l'efficienza in ambiente umido e la trasportabilità.
Perdonate il mio entusiasmo da persona semplice ma ho potuto vederla e usarla per la prima volta solo da poco; e lì ho capito veramente tutto quello che ho letto finora.
 
Voglio proseguire in 3D con la scoperta da parte mia della essenza di betulla e di come sia rimasto incredulo del potenziale infinito che la Natura le ha messo dentro.
Io, abituato a gli alberi resinosi, pino in primis con tutti i suoi derivati, sono sorpreso di come la corteccia di betulla sia naturaliter consecutio dell'intento del fuoco! Incredibile la semplicità di accensione, l'efficienza in ambiente umido e la trasportabilità.
Perdonate il mio entusiasmo da persona semplice ma ho potuto vederla e usarla per la prima volta solo da poco; e lì ho capito veramente tutto quello che ho letto finora.
Sono sempre più compiaciuto di avertela spedita. A questo punto però dovresti cercare di vederla in natura, per provare anche l'atmosfera che si respira in mezzo a quei nordici alberi.
 
Sono sempre più compiaciuto di avertela spedita. A questo punto però dovresti cercare di vederla in natura, per provare anche l'atmosfera che si respira in mezzo a quei nordici alberi.
Sono un grande "possibilista", nella vita non si sa mai.
Anzi: le cose nate per caso sono sempre state quelle che mi hanno meravigliato di più!
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chissa ' quante cose possediamo in abbondanza o surplus ,oppure non usiamo che potremmo codividere.................magari in una sezione 'REGALO'
Sarebbe la sezione che incarna più di tutte il vero spirito di un forum.
 
Sono un grande "possibilista"

Sarebbe la sezione che incarna più di tutte il vero spirito di un forum.
Ehhhh...(sospiro).
E dire che una volta lo avrei scritto senz'altro anch'io proprio per questo forum, come suo tratto distintivo (anzi, il motivo stesso per cui ci ero rimasto dopo averlo visto); mentre ora molto meno.
Anch'io sono un possibilista, certo non grande, così qualche speranza di ritorno ai vecchi tempi la nutro ma non più di tanto.
Ciao.
 
Ehhhh...(sospiro).
E dire che una volta lo avrei scritto senz'altro anch'io proprio per questo forum, come suo tratto distintivo (anzi, il motivo stesso per cui ci ero rimasto dopo averlo visto); mentre ora molto meno.
Anch'io sono un possibilista, certo non grande, così qualche speranza di ritorno ai vecchi tempi la nutro ma non più di tanto.
Ciao.
Trasuda amarezza il tuo scritto.
Io credo che la speranza di ritorno ai vecchi tempi sia un'illusione e ti spiego perché.
Intanto la speranza è un termine che indica inazione: "non faccio nulla e spero che... " è un concetto che mi vibra in testa.
Il fare esige sacrificio e movimento, la speranza no.
E poi perché i vecchi tempi non hanno alcuna possibilità di tornare ( e menomale aggiungo!)
Il tempo scorre, i valori cambiano (o si svalutano) ma le cose non finiscono, si trasformano solamente senza stratificarsi.
Se avessimo bisogno del ritorno del passato saremmo ancora a zappare in Mesopotamia.
Sta a noi decidere: piena coscienza e deliberato consenso.
Questo 3D è un esempio che si può fare.
Piccole cose, certo, ma moltiplicale per ognuno e vedi che poi l'insieme tanto piccolo non è.
 
Trasuda amarezza il tuo scritto.
Io credo che la speranza di ritorno ai vecchi tempi sia un'illusione e ti spiego perché.
Intanto la speranza è un termine che indica inazione: "non faccio nulla e spero che... " è un concetto che mi vibra in testa.
Il fare esige sacrificio e movimento, la speranza no.
E poi perché i vecchi tempi non hanno alcuna possibilità di tornare ( e menomale aggiungo!)
Il tempo scorre, i valori cambiano (o si svalutano) ma le cose non finiscono, si trasformano solamente senza stratificarsi.
Se avessimo bisogno del ritorno del passato saremmo ancora a zappare in Mesopotamia.
Sta a noi decidere: piena coscienza e deliberato consenso.
Questo 3D è un esempio che si può fare.
Piccole cose, certo, ma moltiplicale per ognuno e vedi che poi l'insieme tanto piccolo non è.

Parole di grande saggezza :si:
 
Trasuda amarezza il tuo scritto.
Io credo che la speranza di ritorno ai vecchi tempi sia un'illusione e ti spiego perché.
Intanto la speranza è un termine che indica inazione: "non faccio nulla e spero che... " è un concetto che mi vibra in testa.
Il fare esige sacrificio e movimento, la speranza no.
Che il mio scritto trasudi un po' di amarezza è indubbiamente vero.
Viceversa dissento totalmente dalla tua interpretazione della speranza che, a mio modo di vedere (e soprattutto supportato da consolidata teoria psicologica, provata anche in concreto sulla mia pelle) assume il significato esattamente opposto a quello da te descritto.
Se c'è uno stato che porta all'assoluta inazione, apatia, abbandono di qualsiasi obiettivo ed assenza di qualsiasi scopo, è la depressione. Una malattia tanto silenziosa quanto letale. È la situazione in cui il vivere si trasforma da una gioia in un problema da risolvere, in una fatica da affrontare, ogni singolo giorno. Nei casi più gravi ci si estrania da tutto e da tutti, si passa il tempo guardando il soffitto, e lasciandosi trasportare dalla corrente. Ci si convince della propria assoluta inutilità, inadeguatezza, di essere al massimo solo un peso e una zavorra per gli altri. Sono questi,evidentemente, i presupposti che conducono a pensieri suicidari e, in casi estremi, al suicidio effettivo: perché se la vita è vissuta come un problema, allora la morte diventa come la soluzione, la liberazione da quel problema. Convinti di non essere rimpianti né ricordati da nessuno, anzi magari persino scusandosi per il "disturbo" arrecato con il proprio stesso esistere.
Perché dico tutto ciò? Perché tra le varie forme depressive quella senz'altro dominante è la "hopelessness", ossia quella che si identifica proprio.con la assoluta "mancanza di speranza", in senso letterale: la convinzione che nulla possa cambiare (se non in peggio), che nulla possa accadere (se non di negativo), che nulla possa migliorare, che nulla sia raggiungibile e così via.
Ora, se solo ci rifletti ti renderai conto che la speranza "non esige sacrificio e movimento", ma questo semplicemente perché è proprio ciò che li consente: ossia tu inverti il nesso causale. di fatto, chi inizierebbe a studiare se non avesse appunto la "speranza" di conseguire un titolo di studio ? E poi la "speranza" che questo titolo.serva a trovare lavoro ? E poi, ancora, la speranza stessa di trovarlo, un lavoro ? Chi emigrerebbe all'estero senza la speranza di trovarvi più occasioni e un futuro migliore ? Chi metterebbe al mondo dei figli se non avesse la speranza che il mondo non sia destinato a una catastrofe ? Chi pianterebbe un arbusto senza la speranza che un giorno diventi un albero frondoso e rigoglioso ? E così via. Persino comprare un biglietto della lotteria è basato sulla speranza (persino irrazionale per quanto microscopica) di vincere: chi, razionalmente, sa di non poterla nutrire per quanto è infinitesimale, il biglietto non lo compra.
Come vedi la speranza è il MOTORE dell'azione, delle decisioni, dei comportamenti proattivi, di ogni progettualità, non il loro estintore.

Mentre l'immobilita' provocata dalla depressione deriva proprio dal fatto che questo motore sia spento, o manchi del tutto.
 
Ultima modifica:
Beh... mi sembra di capire che la questione che esponi sia per te molto più seria di come l'ho compresa io.
Non era mia intenzione denigrare problematiche come la depressione e i vari stadi riferiti ad essa.

Privando il discorso generico di qualsiasi complicazione psicologica ribadisco di come la speranza sia un fatto culturale degli ultimi duemila anni (coincidenza?) in cui la misura del tempo è passata dal ciclico all'escatologico, con la speranza (appunto) di arrivare a salvarsi l'anima (individualisticamente) nell'ultimo giorno del mondo.
Io vivo la natura anche per lavoro e giocoforza canto la musica della trugôidia e non quella della trăgoedîa.
Fermo restando con la mia greca convinzione (e non fede, ndr) i miei Dei si fecero delle gran risate (a torto) quando seppero che uno voleva essere l'unico.
Purtroppo persero la sfida contro "la menzogna bimillenaria".
Di fatto, per me, la speranza è e resta "una caratteristica delle persone poco informate" che non è motore di nulla ma anzi incatena e tiene al giogo le persone attraverso la paura dell'ignoto in attesa di una liberazione totalmente esterna da loro.
"Aiutati che Dio ti aiuta" diceva qualcuno; potrebbe anche essere una specie di "do ut des" ma si romperebbe la sfera del sacro e di conseguenza ci credo ancora meno.

Preciso che sono pensieri assolutamente personali che espongo in maniera libera com'è consuetudine tra persone amiche nella speranza (e qui passatemi il triplo carpiato che è bellissimo!) di non aver offeso i sentimenti di qualcuno.
 
Ultima modifica:
Beh... mi sembra di capire che la questione che esponi sia per te molto più seria di come l'ho compresa io.
Non era mia intenzione denigrare problematiche come la depressione e i vari stadi riferiti ad essa.

Privando il discorso generico di qualsiasi complicazione psicologica ribadisco di come la speranza sia un fatto culturale degli ultimi duemila anni (coincidenza?) in cui la misura del tempo è passata dal ciclico all'escatologico, con la speranza (appunto) di arrivare a salvarsi l'anima (individualisticamente) nell'ultimo giorno del mondo.
Io vivo la natura anche per lavoro e giocoforza canto la musica della trugôidia e non quella della trăgoedîa.
Fermo restando con la mia greca convinzione (e non fede, ndr) i miei Dei si fecero delle gran risate (a torto) quando seppero che uno voleva essere l'unico.
Purtroppo persero la sfida contro "la menzogna bimillenaria".
Di fatto, per me, la speranza è e resta "una caratteristica delle persone poco informate" che non è motore di nulla ma anzi incatena e tiene al giogo le persone attraverso la paura dell'ignoto in attesa di una liberazione totalmente esterna da loro.
"Aiutati che Dio ti aiuta" diceva qualcuno; potrebbe anche essere una specie di "do ut des" ma si romperebbe la sfera del sacro e di conseguenza ci credo ancora meno.

Preciso che sono pensieri assolutamente personali che espongo in maniera libera com'è consuetudine tra persone amiche nella speranza (e qui passatemi il triplo carpiato che è bellissimo!) di non aver offeso i sentimenti di qualcuno.
Ma infatti la speranza è un sentimento double-face, che nell'accezione cristiana è stato sicuramente associato a un'idea passiva della vita, all'attesa ottimistica che le cose vadano meglio, a una sorta di fatalismo.

Ma questo (unito al fatto che è una delle cosiddetta virtù teologali) ha contribuito a collegarla a un discorso di tipo religioso che non ha motivo di essere: altrimenti sarebbe a dire che solo i cristiani possono provare questo.sentimento, mentre tutti gli altri no. Oppure che tutti i cristiani, provandolo, siano dei fatalisti nullafacenti, mentre tutti gli altri degli individui laboriosissimi e indaffaratissimi.
Il che è palesemente falso. Anzi, più che falso: strampalato.

Ho messo in campo la psicologia perché proprio questa scienza è arrivata (tardi) ad occuparsi laicamente di questo sentimento, nel suo progressivo approfondimento di tutti gli aspetti della psiche umana. Con l'effetto, soprattutto, di "sganciare" una volta per tutte la speranza da ogni connotazione religiosa, analizzandola in modo del tutto scientifico e quindi, appunto, laico.
In questo senso mi verrebbe da dire (con rispetto) che il tuo modo di approcciarti al concetto sia ancora quello più antico, ossia alla sua accezione per così dire antiquata, e questo per giunta in chiave un po' "anticlericale".
Direi invece che questo è un sentimento bellissimo che merita di essere liberato da qualsiasi tipo di ciarpame o preconcetto ideologico; ed approcciato in tutta la sua bellezza e trasparenza.
Credo che sia un po'come la salute: molti non si rendono neppure conto di averla e di quanto essa li spinga ad agire, ad affrontare l'incertezza dell'esistenza, in sostanza a vivere, finché non venga meno. E soltanto allora si accorgono della sua importanza.

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