- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 29-30/6/2017
Regione e provincia: Abruzzo, Teramo
Località di partenza: Pietracamela
Località di arrivo: Pietracamela
Tempo di percorrenza: 2gg
Chilometri: 18,8
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: dislivello notevole, traccia non sempre presente, punti in cui si devono usare le mani.
Periodo consigliato: Estate
Segnaletica: presente, bianco-rossa, giallo-rossa (vecchia, tracce)
Dislivello in salita: 1800 (con deviazione tenda)
Dislivello in discesa: 1800 (con deviazione tenda)
Quota massima: 1030-2626
Accesso stradale: Pietracamela
Traccia GPS: https://drive.google.com/file/d/1ByzfVdhnafWglH2xfsUjaxWtf9LD2z6C/view?usp=sharing
Descrizione
Ciao a tutti,
questo dovrebbe essere il mio primo post, provo a presentarmi condividendo con voi questa escursione.
L'escursione è stata effettuata il 29 e 30 giugno 2017, però ne scrivo solo ora, con profonda nostalgia di quei luoghi dopo aver ritrovato sul pc le foto. Per cui perdonatemi se non ricordo tempi o dettagli precisi, spero comunque possa essere utile a qualcuno o possa essere comunque di vostro gradimento.
Protagonisti: io (Alessandro) e due amici universitari.
L'idea è quella di raggiungere il pizzo di Intermesoli per poi scendere nella valle del Venaquaro, dormire nei pressi della fonte e poi tornare a Pietracamela scendendo la valle il giorno successivo.
NB: nel racconto userò la vecchia denominazione CAI perché non mi ritrovo la cartina cartacea a portata di mano, ma solo una scansione di un'edizione vecchia degli anni '90, quando ancora c'erano i bolli giallo-rossi.
Sveglia di primissimo mattino, appuntamento all'autogrill sul GRA della Casilina con l'amico di Monterotondo, autostrada per l'Aquila direzione Pietracamela.
Parcheggiamo la macchina all'inizio dell'abitato per poi incamminarci tra le case, oltrepassare il paese e prendere la strada forestale per la valle del Rio Arno (ex CAI 15). La strada si deve lasciare dopo pochi minuti per scendere a destra verso il torrente che si supera con un ponte in metallo. Si inizia la salita del versante destro della valle fino ad arrivare a un pianoro con prati usati per il pascolo e al bivio che fa lasciare il sentiero ex 15 per la valle del Venaquaro per addentrarci nel bosco del colle dell'Asino (foto 1).
Attenzione: il bivio non è evidente, nonostante la presenza di qualche palo di legno verniciato nel prato e la traccia sembra perdersi nel prato. Dopo qualche incertezza, con l'aiuto di una traccia GPS (non mi ricordo se trovata su questo forum o altrove, ringrazio l'autore anche se non ricordo chi sia) ci mettiamo correttamente in cammino. Sopra di noi il pizzo di Intermesoli, con qualche nuvola. Comincia ad alzarsi un vento abbastanza forte, di cui per adesso sentiamo solo il rumore tra gli alberi. Continuiamo a salire nel bosco molto ripido per un sentiero segnato che non esiste nella mappa CAI ultima edizione (e nemmeno nella vecchia) evitando senza inizialmente accorgersene la grande curva del sentiero segnato in mappa (che comunque esiste). Arriviamo quindi al limitare del bosco (foto 2) nel punto in cui in mappa si rincontra la traccia rossa della cartina e effettivamente vediamo sopra di noi arrivare quel sentiero. Breve pausa cibo. Ci avviamo verso il picco dei Caprai sempre su sentiero recentemente segnato in bianco-rosso dove ogni tanto si incontrano i vecchi segni giallo-rossi oltre che gruppi di camosci che si allontano alla nostra vista, fino a superarlo e arrivare all'imbocco della spettacolare conca del Sambuco (foto 4) con vista sul pizzo di Intermesoli, sul picco Pio XI, in un breve pianoro. Per la curiosità di raggiungere la conca perdiamo di vista sia la traccia che i segni, ma comunque ci inerpichiamo in direzione ovest seguendo un crinale abbozzato (foto 5). Il percorso segnato è qualche decina di metri più a nord (quello della discesa sulla cartina), ma comunque poco cambia: non c'è sentiero ma solo prato, i segni possono servire solo per una direzione di massima. Risaliamo quindi il versante, molto ripido (foto 3), fino ad arrivare all'affaccio sulla valle del Venaquaro e incontrare di nuovo i segni bianco-rossi. Ci accorgeremo solo al ritorno della diversa via seguita dal percorso ufficiale, più a nord rispetto a noi e più legata alla cresta della vetta settentrionale. Ci fermiamo stanchi a riposare e mangiare qualcosa, nonostante il vento forte tenti di farci volare via le cose non troppo pesanti. Riprendiamo il cammino: l'erba lascia il posto alle rocce e in più di qualche passaggio siamo costretti a usare anche le mani. Con qualche sforzo arriviamo sulla vetta settentrionale dove le nuvole basse ci impediscono di goderci la vista. Foto con la croce (foto 6) e si prosegue verso la vetta "vera", lungo un crinale roccioso bellissimo, con a sinistra la conca del sambuco a strapiombo e a destra un lungo declivio roccioso verso la valle del Venaquaro. Il sentiero ha smesso di essere segnato dalla vetta settentrionale. Il vento però si fa sempre più forte (raffiche secondo il meteo fino a 70 km/h), siamo stanchi, gli zaini pesano e camminare in cresta è pericoloso. Inoltre si sta facendo sera. Decidiamo quindi di scendere verso valle, a ovest, nonostante non fosse il punto previsto e segnalato, alla ricerca di un posto dove piantare la tenda, che troviamo duecento metri più in basso, sull'orlo del dirupo (foto 7), non sensa qualche preoccupazione. Ma è l'unico posto abbastanza pianeggiante e fare altrimenti sarebbe correre un rischio serio. Con qualche difficoltà riusciamo a montarla. Ceniamo guardando un tramonto stupendo sul lago di Campotosto, affogando in una bottiglia di vino la stanchezza e le preoccupazioni. Le raffiche di vento comunque sono forti, forse meno che in quota, ma il vento spira forte da N-O. Ci rifugiamo quindi nei sacchi a pelo in tenda, dopo un ultimo controllo dei tiranti. Proviamo quindi ad addormentarci, nonostante le raffiche infinite e qualche tuono in lontananza. Chiamata della buonanotte ai carabinieri comunicando le coordinate.
Notte insonne, per il mio sempiterno mal di schiena e per il timore di volare via. Ma la tenda ha retto benissimo. Cominciamo a smontare il tutto appena albeggia. Appena dopo le 6 mi arriva una chiamata da un prefisso di Teramo: confermiamo le nostre condizioni a un gentilissimo carabiniere e ci rimettiamo in marcia, risalendo verso la cresta (foto 8, 9). Ci avviamo quindi verso il pizzo (foto 10), ma, quasi alla meta, un passaggio un più tecnico, esposto da entrambi i lati, con il vento così forte e gli zaini così grandi ci fa desistere e tornare per la strada dell'andata.
Arriviamo a Pietracamela stanchi e sporchi diverse ore dopo, avendo lasciato dietro fatica, sudore, dolori e decine di camosci, rivedere la macchina è quasi insperato, però già con la voglia di ritornare.
Alessandro
Data: 29-30/6/2017
Regione e provincia: Abruzzo, Teramo
Località di partenza: Pietracamela
Località di arrivo: Pietracamela
Tempo di percorrenza: 2gg
Chilometri: 18,8
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: dislivello notevole, traccia non sempre presente, punti in cui si devono usare le mani.
Periodo consigliato: Estate
Segnaletica: presente, bianco-rossa, giallo-rossa (vecchia, tracce)
Dislivello in salita: 1800 (con deviazione tenda)
Dislivello in discesa: 1800 (con deviazione tenda)
Quota massima: 1030-2626
Accesso stradale: Pietracamela
Traccia GPS: https://drive.google.com/file/d/1ByzfVdhnafWglH2xfsUjaxWtf9LD2z6C/view?usp=sharing
Descrizione
Ciao a tutti,
questo dovrebbe essere il mio primo post, provo a presentarmi condividendo con voi questa escursione.
L'escursione è stata effettuata il 29 e 30 giugno 2017, però ne scrivo solo ora, con profonda nostalgia di quei luoghi dopo aver ritrovato sul pc le foto. Per cui perdonatemi se non ricordo tempi o dettagli precisi, spero comunque possa essere utile a qualcuno o possa essere comunque di vostro gradimento.
Protagonisti: io (Alessandro) e due amici universitari.
L'idea è quella di raggiungere il pizzo di Intermesoli per poi scendere nella valle del Venaquaro, dormire nei pressi della fonte e poi tornare a Pietracamela scendendo la valle il giorno successivo.
NB: nel racconto userò la vecchia denominazione CAI perché non mi ritrovo la cartina cartacea a portata di mano, ma solo una scansione di un'edizione vecchia degli anni '90, quando ancora c'erano i bolli giallo-rossi.
Sveglia di primissimo mattino, appuntamento all'autogrill sul GRA della Casilina con l'amico di Monterotondo, autostrada per l'Aquila direzione Pietracamela.
Parcheggiamo la macchina all'inizio dell'abitato per poi incamminarci tra le case, oltrepassare il paese e prendere la strada forestale per la valle del Rio Arno (ex CAI 15). La strada si deve lasciare dopo pochi minuti per scendere a destra verso il torrente che si supera con un ponte in metallo. Si inizia la salita del versante destro della valle fino ad arrivare a un pianoro con prati usati per il pascolo e al bivio che fa lasciare il sentiero ex 15 per la valle del Venaquaro per addentrarci nel bosco del colle dell'Asino (foto 1).
Attenzione: il bivio non è evidente, nonostante la presenza di qualche palo di legno verniciato nel prato e la traccia sembra perdersi nel prato. Dopo qualche incertezza, con l'aiuto di una traccia GPS (non mi ricordo se trovata su questo forum o altrove, ringrazio l'autore anche se non ricordo chi sia) ci mettiamo correttamente in cammino. Sopra di noi il pizzo di Intermesoli, con qualche nuvola. Comincia ad alzarsi un vento abbastanza forte, di cui per adesso sentiamo solo il rumore tra gli alberi. Continuiamo a salire nel bosco molto ripido per un sentiero segnato che non esiste nella mappa CAI ultima edizione (e nemmeno nella vecchia) evitando senza inizialmente accorgersene la grande curva del sentiero segnato in mappa (che comunque esiste). Arriviamo quindi al limitare del bosco (foto 2) nel punto in cui in mappa si rincontra la traccia rossa della cartina e effettivamente vediamo sopra di noi arrivare quel sentiero. Breve pausa cibo. Ci avviamo verso il picco dei Caprai sempre su sentiero recentemente segnato in bianco-rosso dove ogni tanto si incontrano i vecchi segni giallo-rossi oltre che gruppi di camosci che si allontano alla nostra vista, fino a superarlo e arrivare all'imbocco della spettacolare conca del Sambuco (foto 4) con vista sul pizzo di Intermesoli, sul picco Pio XI, in un breve pianoro. Per la curiosità di raggiungere la conca perdiamo di vista sia la traccia che i segni, ma comunque ci inerpichiamo in direzione ovest seguendo un crinale abbozzato (foto 5). Il percorso segnato è qualche decina di metri più a nord (quello della discesa sulla cartina), ma comunque poco cambia: non c'è sentiero ma solo prato, i segni possono servire solo per una direzione di massima. Risaliamo quindi il versante, molto ripido (foto 3), fino ad arrivare all'affaccio sulla valle del Venaquaro e incontrare di nuovo i segni bianco-rossi. Ci accorgeremo solo al ritorno della diversa via seguita dal percorso ufficiale, più a nord rispetto a noi e più legata alla cresta della vetta settentrionale. Ci fermiamo stanchi a riposare e mangiare qualcosa, nonostante il vento forte tenti di farci volare via le cose non troppo pesanti. Riprendiamo il cammino: l'erba lascia il posto alle rocce e in più di qualche passaggio siamo costretti a usare anche le mani. Con qualche sforzo arriviamo sulla vetta settentrionale dove le nuvole basse ci impediscono di goderci la vista. Foto con la croce (foto 6) e si prosegue verso la vetta "vera", lungo un crinale roccioso bellissimo, con a sinistra la conca del sambuco a strapiombo e a destra un lungo declivio roccioso verso la valle del Venaquaro. Il sentiero ha smesso di essere segnato dalla vetta settentrionale. Il vento però si fa sempre più forte (raffiche secondo il meteo fino a 70 km/h), siamo stanchi, gli zaini pesano e camminare in cresta è pericoloso. Inoltre si sta facendo sera. Decidiamo quindi di scendere verso valle, a ovest, nonostante non fosse il punto previsto e segnalato, alla ricerca di un posto dove piantare la tenda, che troviamo duecento metri più in basso, sull'orlo del dirupo (foto 7), non sensa qualche preoccupazione. Ma è l'unico posto abbastanza pianeggiante e fare altrimenti sarebbe correre un rischio serio. Con qualche difficoltà riusciamo a montarla. Ceniamo guardando un tramonto stupendo sul lago di Campotosto, affogando in una bottiglia di vino la stanchezza e le preoccupazioni. Le raffiche di vento comunque sono forti, forse meno che in quota, ma il vento spira forte da N-O. Ci rifugiamo quindi nei sacchi a pelo in tenda, dopo un ultimo controllo dei tiranti. Proviamo quindi ad addormentarci, nonostante le raffiche infinite e qualche tuono in lontananza. Chiamata della buonanotte ai carabinieri comunicando le coordinate.
Notte insonne, per il mio sempiterno mal di schiena e per il timore di volare via. Ma la tenda ha retto benissimo. Cominciamo a smontare il tutto appena albeggia. Appena dopo le 6 mi arriva una chiamata da un prefisso di Teramo: confermiamo le nostre condizioni a un gentilissimo carabiniere e ci rimettiamo in marcia, risalendo verso la cresta (foto 8, 9). Ci avviamo quindi verso il pizzo (foto 10), ma, quasi alla meta, un passaggio un più tecnico, esposto da entrambi i lati, con il vento così forte e gli zaini così grandi ci fa desistere e tornare per la strada dell'andata.
Arriviamo a Pietracamela stanchi e sporchi diverse ore dopo, avendo lasciato dietro fatica, sudore, dolori e decine di camosci, rivedere la macchina è quasi insperato, però già con la voglia di ritornare.
Alessandro
Ultima modifica: