Bambini Pineta del Pino Nero e miniere d'argento - Colle del Melogno

Dati

Data: 15/09/2018
Regione e provincia: Liguria - Prov. Savona
Località di partenza: strada provinciale per il Colle del Melogno, bivio per strada per Calice Ligure, Osteria Din.
Località di arrivo: Miniere d'argento
Tempo di percorrenza: parte di percorso ad anello di complessivi 90 minuti. Se dall'Osteria si va direttamente alle miniere sono 80 minuti A/R
Chilometri: 2.5
Grado di difficoltà: T/E
Descrizione delle difficoltà: sul sentiero principale nessun problema, se si decide di visitare le miniere il sentiero diventa scosceso con passaggi molto stretti e scoperti.
Periodo consigliato: tutto l'anno, evitate le giornate di neve/ghiaccio sul sentiero delle miniere. State attenti alle MTB sul sentiero principale soprattutto di domenica, ti arrivano alle spalle in piena velocità senza segnalare e se non sei abile a scansarti tu, o a scansarsi loro, potrebbe accadere il pasticcio.
Segnaletica: IIO
Dislivello in salita: N/A
Dislivello in discesa: N/A
Quota massima: 1025 (Bric Gettina, ma è fuori sentiero se si vuole raggiungere)
Accesso stradale: Posteggio davanti all'Osteria Din
Traccia GPS: non la ho


Descrizione

Post originale su: scamparsinelbosco.wordpress.com

Chi si reca al Colle del Melogno in genere si ferma al bar-ristorante Din per un caffè oppure un pranzo, e prosegue per lasciare la macchina un chilometro e mezzo più su al Melogno e prendere uno dei vari sentieri che dipartono da quel colle.
Di solito in pochi fanno caso al largo sentiero che inizia proprio di fronte al bar e che subito sotto la cresta prosegue verso il mare, sulla collina che come cima ha il bric Gettina.

La particolarità di quest’area è la pineta di pino nero, figlia di un rimboschimento di parecchio tempo fa. Presenti anche molti noccioli, in alcuni punti molto fitti, oltre ad altre specie tipiche della nostra regione.
Sul versante orientale del Bric si trovano invece le antiche miniere d’argento abbandonate già trecento anni fa.

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(Vista virtuale del Bric Gettina, la partenza del percorso è all’Ostaria Din. Più in alto la provinciale prosegue per il Colle del Melogno)

Il percorso questa volta è tranquillo, almeno sul sentiero principale, la faccenda cambia se si vuole andare alle miniere, il meteo non preannuncia pioggia e anche il cielo è abbastanza sgombro dopo le piogge della notte prima. Quindi di mezzo mattino ci mettiamo in marcia, contavo di prenderci una giornata di semi-riposo dopo il bivacco della settimana scorsa al Sambugu, e di passare una tranquilla giornata con mio figlio a far caccia di un po’ di “reperti vegetali” da aggiungere al suo album degli alberi.

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Il primo incontro è un simpatico lumacone arancione al lato del sentiero

Poi inizia il sentiero, con forte presenza di noccioli e qualche rara betulla. Pochi i faggi che sono più tipici in questa zona e qualche quercia rossa. Un bel sorbo carico delle sue bacche attira la nostra attenzione.

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Ma presto inizia la pineta e qui il pino nero la fa da padrone

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All’altezza del Bric Gettina si dirama il sentiero verso le antiche miniere d’argento. Si ha notizia di attività estrattive fin dal 1400, ma la miniera è povera e già nel ‘700 viene abbandonata vista anche la difficoltà di trasporto e il poco profitto data la natura scoscesa del versante dove si aprono le miniere.
Ci inoltriamo sul sentiero e velocemente lo stesso inizia a scendere, quasi in verticale, sul fianco del monte. La vista è estremamente panoramica sulla vallata di Rialto, il paese a fondo valle. Occorre fare un po’ di attenzione perchè in alcuni tratti si cammina proprio a filo di un burrone e in genere il sentiero ha molte rocce e poco spazio per passare.

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E mentre scendiamo verso le miniere il tempo inizia a cambiare decisamente a brutto, la giornata è molto calda e pesanti nuvoloni stanno risalendo la cresta verso di noi, decido di procedere diretto verso le miniere per non farci sorprendere dall’acqua sul versante scosceso.

Il sito è stato ripulito decenni fa cercando di preservare le costruzioni d’epoca, le gallerie visitabili sono tre, una maggiore con altre due che la fiancheggiano. Subito di fronte agli ingressi delle miniere vi sono piccolissime aree in semi-piano prima che ricominci il burrone, con alcuni edifici quasi totalmente crollati oggi. Negli spazi antistanti le miniere si procedeva alle prime operazioni di sgrossamento dei blocchi di materiale. Alleggeriti del materiale inutile i blocchi venivano poi portati a dorso di mulo nel fondovalle. Quello che restava dalla pulitura iniziale veniva invece gettato direttamente nel burrone. Una delle costruzioni è ancora interamente in piedi, e viene chiamata “la casa del fabbro”.

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Arrivati sul posto iniziamo la nostra esplorazione. Dentro appaiono come semplici grotte naturali ed oltre alle zanzare, estremamente numerose, si trovano anche parecchi ragni.

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Mentre stiamo visitando l’ultima delle tre entrate si apre il cielo ed inizia a venire giù una ramata d’acqua, molto pesante. Allora improvvisiamo un “angolo cambusa” direttamente nella miniera al coperto tanto ormai era ora di pranzo e aspettiamo che spiova per tornare su verso il bricco e il sentiero principale.

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Finito di mangiare e aspettato ancora qualche minuto che finisse di piovere torniamo indietro facendo estremamente attenzione perchè ora le rocce su cui dovremo passare sono diventate estremamente viscide, ma per fortuna è tutta salita, ed è sufficiente guardare bene dove si mettono i piedi, e magari in alcuni passaggi tastare bene con il piede prima di trasferire completamente l’appoggio.

La pineta quando torniamo sul sentiero principale è immersa in una leggera foschia data dalle nuvole che hanno risalito il crinale e sembra quasi un bosco incantato.

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Proprio mentre stiamo per uscire definitivamente dalla pineta, sulla strada del ritorno, il sole fa capolino facendo brillare alcune foglie e illuminando la bianca foschia.

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E al prossimo giro voglio tornare nella Foresta della Barbottina, la faggeta su al Melogno che in autunno diventa qualcosa di magico, ma questa è un’altra storia.

Alla prossima
 
ho la casa a calizzano, quindi vicino, ma non c’ero mai andato .da quel bivio sono andato a vedere l’installazione delle pale eoliche. Bel reportage complimenti
 
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