Parchi della Basilicata
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 20 febbraio 2021
Regione e provincia: Confine Basilicata Calabria
Località di arrivo: Vetta Monte Pollino
Tempo di percorrenza: ca 8 ore anello
Chilometri: Quasi 13
Grado di difficoltà: PD+ 55° max
Descrizione delle difficoltà: Salita alpinistica su ghiaccio molto compatto 2 piccozze estrema attenzione nei momenti di sosta in cui avevo difficoltà a praticare con i ramponi esili gradini per riposare.In compenso le picche entravano alla grande nel ghiaccio dando molta sicurezza anche se dovevo spingere.
Periodo consigliato: inverno,inizio primavera finchè tengono le condizioni della neve
Segnaletica: segni biancorossi fino a Piano Toscano
Dislivello in salita: 673
Quota massima: 2248 m

Descrizione

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Giornata e condizioni perfette. Oggi non potevo chiedere di meglio al Pollino. Il meteo schizofrenico del periodo rischiava di farmi fare qualcosa a metà tra una ravanata su neve molle e una salita tra le margherite. Si, perché durante l’ultima ondata di gelo con il Burian che ci ha sferzato, le nevicate non sono state per niente abbondanti. Ad essa poi è seguita una settimana di caldo con lo scirocco che l’ha fatto da padrone. Però di notte grazie alle temperature che andavano parecchio sottozero il rigelo ha preservato il manto nevoso delle ultime nevicate trasformandolo e consolidandolo, creando quelle condizioni ideali di ghiaccio compatto tanto amato dagli alpinisti.

L’unico problema è che questa volta parto solitario, e quindi opto per un itinerario che conosco bene e che ho fatto lo scorso anno prima del lockdown, la Via dei Lupi, una classicissima dell’alpinismo sui contrafforti settentrionali di questa splendida montagna. Gli spunti paesaggistici più interessanti lungo il sentiero che porta ai Piani di Pollino sono il bel colpo d’occhio sul versante est di Serra del Prete che rivela il suo spettacolare circo glaciale e il profilo perfettamente piramidale di Monte Pollino del suo versante nord ovest.

Ma è all’imbocco di Piano Toscano che vengo rapito dalla magia del paesaggio che qui si apre sconfinato e immerso in una luce accecante. Da destra a sinistra sfilano Monte Pollino, Serra Dolcedorme e Serra Ciavole disposti a corona con i luminosi Piani al centro. Dopo la pausa di rito comincio a seguire una delle tracce lasciate dagli escursionisti che prevalentemente si dirigono verso il Pollino. Basta seguirle e sfruttarle per portarmi a ridosso della base della Grande Frana risparmiando molta fatica visto che non sono munito di ciaspole.

Da lontano scorgo le figure di due alpinisti che stanno puntando Psicologika, via che risale l’estremo costone di destra della Frana. Si tratta di una via molto bella ed impegnativa che feci sei anni fa e che mi piacerebbe ripetere, ma ora il mio obiettivo è la Via dei Lupi. Calzo i ramponi e mi avvio per il lungo traverso alla base della Grande Frana che mi condurrà all’attacco. Guardando in alto osservo le sue poderose cornici cercando di stimarne ad occhio condizioni e spessore. Però raggiunto un roccione sormontato da un loricato mi lascio incantare da un’altra linea che ancora non ho fatto. Le condizioni sono perfette, ghiaccio pressato e qualche svalangamento.

Con molta attenzione risalgo ripidamente per un terzo della via fino all’imbocco di un ampio anfiteatro, ma a questo punto le condizioni cambiano drasticamente. In questa conca perennemente in ombra le rigelate notturne hanno praticamente trasformato il manto nevoso in ghiaccio marmoreo, quasi impenetrabile. Purtroppo devo rinunciare perché con queste condizioni così estreme, un coefficiente di difficoltà alto e soprattutto senza un compagno che mi assicuri non ci sarebbe alcuna possibilità di proteggermi con la piccozza in caso di scivolata. Alla passione bisogna a volte fare prevalere il buon senso.

Mi tocca però ridiscendere con estrema cautela dal pendio ghiacciato a 55° ritornando fedelmente sui miei passi fino a raggiungere una posizione più tranquilla. Breve traverso e sono sulla via del Lupi, ampia, luminosa e molto aerea. Essa è costituita da una prima rampa che successivamente dopo una sella piega verso destra andando a guadagnare la cresta sud est. Tutto con pendenze a 55° su ottimo ghiaccio. Durante la progressione solo le punte anteriori dei ramponi riescono a bucare il ghiaccio e per fare entrare le punte delle picche devo spingere energicamente. Certo, quando non hai nessuno con te e hai il ghiaccio sotto i piedi la concentrazione rimane alta e l’adrenalina sale alle stelle.

Infine dopo una pettata che non dà tregua guadagno l’uscita che mi deposita finalmente su terreni più miti. L’adrenalina accumulata durante la discesa in retromarcia e la successiva salita mi hanno sfiancato. Riprendo fiato ammirando il paesaggio e scattando molte foto prima di risalire la cresta. Poi mi avvio seguendo il ciglio della Grande Frana per ammirare le cornici che avevo osservato dal basso risultando essere intorno ai due metri. Nel frattempo scorgo i due alpinisti che stanno ultimando Psicologika i quali mi urlano da lontano di fare loro qualche foto. Infine ci ritroveremo in vetta.

Inutile dire che con queste condizioni di luce il paesaggio dal monte di Apollo è semplicemente superbo. Faccio qualche foto alla splendida dolina di vetta che d’inverno diventa nevaio e in alcune stagioni mantiene il manto nevoso addirittura fino a luglio. Guardando verso sud-ovest riesco anche a scorgere a malapena l’Etna innevato, lontanissimo e schermato da una patina di foschia, con il pennacchio e la scia di fumo che va verso sud. In questo periodo la “Montagna” sta dando uno spettacolo incredibile. Purtroppo faccio diversi tentativi con la macchina fotografica al massimo dello zoom stavolta senza risultati. Troppo densa la foschia all’orizzonte perché riesca a catturarlo.

La discesa sarà per la via normale in compagnia dei “guardiani arborei” e di una splendida luna d’argento che fa capolino al di sopra delle creste rocciose. A Piano Gaudolino mi ricongiungo con Ludovico e Gigi conosciuti in vetta. Qui’ sentiamo aimè un elicottero mentre sorvola il versante Nord di Serra del Prete. Purtroppo si tratta di un soccorso in atto prestato ad un malcapitato che sulla cresta nord scivolando si è procurato la frattura della caviglia. Qualcuno avrebbe detto che faceva parte di un gruppo salito in quelle condizioni di ghiaccio senza ramponi ma con le ciaspole. Ancora una volta tanta leggerezza e superficialità. In ogni caso grazie al lavoro congiunto di una squadra di soccorso a terra e il supporto dell’elicottero il ferito viene infine recuperato e il tutto finisce per il meglio e stavolta senza conseguenze funeste.

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