di Tore R.
Onorevoli e dignitose persone questi eritrei che senza lesinare aiuti e piangere miseria, nel 2004 si sono rimboccati le maniche ed hanno rimesso in esercizio la Ferrovia Massaua-Asmara chiusa durante la guerra civile nel 1978.
Gli ingegneri e macchinisti ormai ottantenni hanno guidato migliaia di giovani eritrei entusiasti che traversina per traversina, rotaia per rotaia e bullone per bullone hanno ricostruito per intero la ferrovia. Non solo. Hanno anche ristrutturato una Aln 60, le Gr. 442 Mallet e le carrozze passeggeri coi carri merci.
Tutto fatto da soli, senza l'intervento di consulenti esteri come forma di orgoglio nazionale.
E tutto oggi funziona perfettamente come allora.
Questa ferrovia, rientra fra i capolavori di ingegneria militare dell’epoca coloniale italiana fra il 1900 ed il 1940.
Per comprendere questo itinerario occorre ritornare indietro nel tempo fino alla metà dell’800 quando l’Italia sviluppava il suo colonialismo in varie zone del continente africano. Queste infrastrutture riguardanti mobilità e trasporto, furono progettate con lo scopo di muovere merci e persone più velocemente ed estendere gli orizzonti commerciali italiani nel mondo.
L’Eritrea divenne ufficialmente una colonia italiana per volere di Umberto I nel 1890 anche se due imprenditori ed armatori genovesi Giuseppe Sapeto e Raffaele Rubattino precorsero la sua colonizzazione fin dal 1850.
Ma è dal 1880 che un pool di ingegneri civili, navali, esperti di edilizia ed infrastrutture ferroviarie, vennero inviati in Eritrea per ricostruire ex novo le città di Massaua ed Asmara, creare strade, ponti, ferrovie, teleferiche, bacini portuensi, ecc… tutto questo rimane ancora oggi intatto.
La Ferrovia
Gli ingegneri italiani con la realizzazione di quattro linee ferroviarie diedero vita ad un uno dei più grandi capolavori ingegneristici della storia. La direttrice principale è la Massaua – Asmara da cui si aprivano le altre diramazioni che raggiungevano i confini con l’Egitto e l’Etiopia, oggi chiuse e disarmate.
La Ferrovia ancora esistente e funzionante è a scartamento metrico italiano (950 mm) e gestita con le locomotive a vapore di tipo mallet Gr. 442, con le Gr 202 e le littorine Aln 60 e diversi vagoni passeggeri e merci.
La Ferrovia venne chiusa nel 1978 a causa della guerra civile e venne riaperta a partire dal 2004 quando gli eritrei compresero la vitale importanza che quella linea ha per lo sviluppo economico nazionale.
La Ferrovia è stata ricostruita e messa in funzione dall’impegno fisico e tecnico di giovani e anziani, che con un orgoglio nazionalista con pochi precedenti hanno recuperato quanto abbiamo lasciato loro, per incamminarsi verso il futuro. Come detto non hanno accettato aiuti da parte nessuno, i macchinisti, il personale di manovra e gli ingegneri in pensione ottantenni sono ritornati per istruire i giovani ed insegnare loro che cosa è una vera ferrovia, rimettendo in posa i binari e rimandando le locomotive in pressione dopo quasi quarantanni anni.
Chi sbarcava al porto di Massaua Taulud negli anni 30 si trovava di fronte ad una città moderna, vivace, caotica e commerciale, fatta di case coloniche in stile liberty in contrasto fra il beige e l’ocra delle larghe strade cittadine in terra battuta sotto quel cielo blu eterno, avendo le connotazioni di un popolo fortemente arcaico che voleva crescere ma ancora soggetto al vassallaggio.
In Eritrea ci andavano gli imprenditori e gli operai, i cercatori di fortuna puntavano su New York e Buenos Aires dove li attendevano terre fertili ed un clima meno estremo. Il governo fascista ebbe particolare attenzione per le sue colonie e certo ne promosse la loro crescita. La Ferrovia partiva dalla quota 2,50 metri di Massaua per raggiungere, dopo 118 km i 2342 metri di Asmara. Gli ingegneri progettarono efficaci sistemi per ridurre le notevoli pendenze, i viadotti, le gallerie, le trincee, tutte infrastrutture ancora oggi efficienti e perfettamente funzionanti. I fabbricati delle stazioni sono identici ai nostri costruiti fra il 1860 e 1940.
Le Vaporiere invece erano dello stesso tipo utilizzate nelle ferrovie siciliane a scartamento metrico e nello specifico le Gr 440, Gr 442 e Gr 202 utilizzate sulla Palermo – Corleone. Fatto salvo per le città di Massaua ed Asmara, oggi questo viaggio viene effettuato in in oltre 6 ore e sono visibili le stesse cose di 100 anni fa, poiché da queste parti il tempo scorre davvero così lento da arrivare a fermarsi.
Il treno parte al mattino dalle torride isole massauensi per inerpicarsi verso la ripidissima montagna, senza fermarsi nè arrancare mai.
I vagoni seppure restaurati sono piccoli, hanno le panche in legno e sobbalzano come le vecchie diligenze del far west, però con pochi soldi ti permettono di viaggiare e di vedere paesaggi e luoghi unici al mondo.
Il deserto selvaggio di rocce e terra arida per quanto inospitale è costellato di piccoli villaggi che sorgono accanto alla ferrovia. A Massaua ed Asmara si parla correntemente quattro lingue fra cui l’italiano. Alcuni vecchi lo hanno insegnato ai loro figli e nipoti, forse come forma di rispetto alla memoria di un tempo andato.
La città di Asmara è a tutti gli effetti italiana e conserva intatto un modo di vivere, il buon gusto dello stile liberty, la cultura, i lemmi e soprattutto l'amore per il caffè espresso che da noi certa modernità ha eliminato.
Asmara è l'unico punto del mondo dove se parli italiano ti comprendono.