Alpinismo Punta San Matteo (3678m) dal Rif. Berni per il Ghiacciaio del Dosegù

Parchi della Lombardia
  1. Parco Nazionale dello Stelvio
Dati

Data: 02/06/2012
Regione e provincia: Lombardia (SO)
Località di partenza e di arrivo: Rif. Berni al Passo Gavia
Tempo di percorrenza (con neve ottimale): 9 ore
Chilometri: 14
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: ghiacciaio, pendii fino a 45°
Dislivello complessivo in salita: 1300m
Quota massima: 3678m
Accesso stradale: Brescia - Val Camonica - Passo Gavia



Descrizione


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La Punta San Matteo è una delle più importanti montagne del gruppo Ortles-Cevedale, splendidamente inserita in un intrico di creste e ghiacciai. Dal passo di Gavia non è subito visibile, è necessario salire e percorrere il ghiacciaio del Dosegù fino in fondo, dove finalmente questa cima svetta appuntita e, come gemme in una corona, contornata da altre montagne “minori” (sempre sui 3500…) quali il Tresero, il Pedranzini e lo stesso Dosegù.



Ovviamente si parte un tantinello presto: sveglia alle 3, in marcia alle 4. Appena usciti dal rifugio, tuttavia, la levataccia è ampiamente ricompensata dalla veduta del bellissimo Corno Tre Signori, sotto la luce della luna piena e del cielo stellato


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Dal Rifugio Berni si scende in direzione di un evidente ponte di legno, seguendo le tracce fino all’entrata dell’enorme vallata che contiene il ghiacciaio.


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Si riscende quindi sul fondo del vallone, perdendo un po’ di quota. Il pendio che porta al ghiacciaio è ancora pieno della peggior neve possibile, profonda ed inconsistente, così guadiamo il torrente di fusione del ghiacciaio e ci portiamo sul lato sinistro. Riprendiamo così quota sulla caotica e scivolosa morena.


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Finalmente ci raggiungono i primi raggi di sole. Dalla morena si raggiunge il ghiacciaio per mezzo di un ripido canalino e poi di una rampa tra due seracchi.


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Messo piede sul ghiacciaio ci si lega in conserva. Da qui in poi il panorama si apre e diventa sconfinato: bianco abbagliante a perdita d’occhio incorniciato qua e là da cime di roccia nerissima, il tutto contro un cielo azzurro, limpido e profondo.


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Si percorre il ghiacciaio sul lato destro, in un susseguirsi di pendii ripidi e momentanei pianori. Data la stagione, per fortuna, i crepacci sono pochi e visibili. Percorrendo l’ultimo pendio del ghiacciaio esce progressivamente dall’orizzonte la Punta San Matteo, che da questo lato costituisce un piramide di roccia e neve quasi perfetta.


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La via normale a questo punto si svolge ai piedi del paretone in direzione nord, per poi riprendere a salire con alcuni secchi tornantini in direzione dell’evidente selletta nevosa dalla quale parte la cresta finale.


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In cima alla sella (3550m) il panorama diventa mozzafiato, si vede con un colpo d’occhio buona parte del gruppo dell’Ortles, il Cevedale, il Vioz, il Ghiacciaio dei Forni steso in terra come un ciclopico tappeto ed in primo piano la maestosa parete nord della Punta san Matteo, sulla quale è appoggiata la cresta che si seguirà per l’ascesa finale.


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La cresta finale è bellissima: sinuosa ed aerea. In due punti bisogna prestare attenzione. Prima un pendio sui 45° abbastanza esposto, che sfocia direttamente sul precipizio sopra al Ghiacciaio del Dosegù e poco prima della cima, dove la cresta si impenna e in caso di neve molto molle – come è successo in questo frangente – si rischiano dei poco simpatici scivoloni


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E finalmente arriva la cima! Abbastanza stretta, con una croce posta quasi nel vuoto e il panorama tutt’intorno provoca quasi un senso di vertigine. Tutti i giganti sembrano a portata di mano. L’Ortles, quell’opera d’arte che si chiama Gran Zebrù, l’Adamello, la Presanella, addirittura il monte Rosa… che spettacolo!


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Peccato dover riscendere immediatamente ma il ritorno è molto lungo e soprattutto, nel nostro caso, abbastanza penoso per via della neve che ha ceduto con ore di anticipo per via del caldo fuori stagione, costringendoci ad affondare praticamente un passo sì ed uno no… ma poco male, con uno scenario anche in questo caso grandioso si accetta tutto!


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:)
 
Ultima modifica di un moderatore:
I miei più vivi complimenti. Bellissima ascensione e gran foto.
Spero di trovare qualche compagno la prima di luglio che sono in val venosta con la famiglia...
 
bella France' ! ti e' servita la seconda piccozza ?

si, nel pezzo ripido ed esposto della cresta sommitale le ho usate entrambe! Infatti grazie ancora per il prestito e a buon rendere! :D



Comunque per informazioni riguardo alla gita chiedete pure! Il pernottamento l'abbiamo effettuato al Rifugio Bonetta, proprio sul passo Gavia, a 1 km dal punto di partenza. Lo consiglio vivamente perchè più che rifugio sembra un alberghetto, con letti veri, lenzuola, doccia e via dicendo.
 
Senza parole...

queste sono impronte che si portano dentro tutta la vita, quelle cose dopo le quali non si è più come prima...

non riesco a dir nulla talmente ogni parola mi sembra inadeguata alle sensazioni che immagino ti porti dentro.

Posso solo complimentarmi per l'esemplarità del percorso "interiore", della "scalata invisibile" che, passo dopo passo, stai portando avanti nel tempo prim'ancora che nello spazio.

Mi sembra di vedere proprio il dosaggio paziente e sapiente di una passione, l'abilità e la maturità per gestirla come le briglie di un cavallo irrequieto, sapendo percepire quand'è il momento giusto per lasciare la presa a dare spazio a uno slancio, a un colpo di reni, e quando invece sarebbe ancora solo un'avventata ed incauta fuga in avanti.

Saper ascoltare e coordinare cuore, testa e gambe, che spesso hanno ritmi ed esigenze del tutto diversi, non è dote comune.

A presto!

A.

P.S. : la prima foto me ne ha ricordata una di Mezcal, se la ripesco la confronto.
 
Ultima modifica:
Grande Strepitoso Francesco!! :si::si::si::si::si:
Bel report, e davvero da poster la prima foto!!
Quando tornerai ai nostri "noantri" miseri appennini, ti sembrerà davvero di fare una passeggiata!!
 
Molto bello Gerifalco.

Posso chiederti con che apparecchio e con quale posa hai scattato la prima foto? Curiosità professionale (sono astronomo).
 
@ Henry: Grazie mille! Proprio vero, anche se fisicamente devastanti, queste esperienze ti segnano nel profondo e rappresentano un'esperienza visiva e più in generale sensoriale unica e purtroppo danno estrema dipendenza!
Cmq mi fa quasi paura la tua capacità di introspezione...:)


@ Pirpolo: mah, insomma, che passeggiate... mi pare che ultimamente le escursioni in Appennino se non superano i 20 km ci fanno schifo...:rofl:


@ Spinoza: ho usato una Sony Alpha Nex-5, dati di scatto: 16mm, f/2.8, 30s, iso 1600, 1 darkframe da 30. La quota ha poi fatto il resto...


Comunque grazie a tutti! :woot:
 
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