Alpinismo Punta Trieste Via Scimitarra

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati

Data:10/01/2020
Regione e provincia: Abruzzo, Aquila
Località di partenza: Piani di Pezza
Località di arrivo: Punta Trieste
Tempo di percorrenza: 7h (4h su canale, lenti per proteggere bene)
Chilometri: 10km circa
Grado di difficoltà: AD (gradato PD+ ma con la poca neve di questo periodo è sicuramente AD)
Descrizione delle difficoltà: Non facilmente proteggibile, Pendenza media 50°-55°, due salti di 4-5m su misto quasi verticali, ultimo tiro 70°
Periodo consigliato: Con molta neve perde di difficoltà e divertimento
Segnaletica: Vernice Rossa ed ometti lungo il sentiero, canale ben riconoscibile
Dislivello in salita: 700m (200m sola via, 300m di sviluppo)
Dislivello in discesa: 700m
Quota massima: 2230m
Materiale: 3 Chiodi da roccia, 3 chiodi da ghiaccio, 1 fittone da neve (meglio un paio in più), 2 set di nuts
Accesso stradale: Da piani di pezza c'è la sterrata lunga 5km circa che porta al bosco dove si lascia la macchina, la sterrata è un pò una sfida per le sospensioni ed è a tratti innevata e congelata quindi occorre un pò di accortezza, sconsiglio di farla a piedi, la piana la mattina verso le 6.00 stava a -12°C e ci vuole circa 1h. Io l'ho percorsa con una Volkswagen Polo e gomme 4 stagioni.

Descrizione

Una delle prime vie di misto tentate da me ed Andrea, lo scarso innevamento di questo periodo e le temperature elevate hanno reso quasi tutte le montagne degli scivoli di ghiaccio, punta Trento e punta Trieste invece formano un semicerchio che ha permesso a alla neve di questa zona di essere protetta da vento e sole, garantendo una buona stabilità dei piedi in gran parte del percorso.

Avvicinamento (1.15h)
Partenza ore 6.30 da anello di capo di pezza col buio, si lascia la macchina appena prima del bosco prima del cartello di divieto di transito, si va a sinistra (SE) e si prende il sentiero che taglia per il bosco ed aggira a destra una collinetta, il sentiero è segnato in rosso e con degli ometti, molto logico ma a tratti si perde tra le piante, se non battuto conviene seguire le orme degli animali che conoscono bene la zona.
Usciti dal bosco si incontra una struttura fatta di roccia che dovrebbe essere una fontana, da lì resta un ultimo tratto più ripido (20min) che aggira a destra un rilievo roccioso e porta nella vallata con a sinistra punta Trieste e a destra punta Trento.
La vallata ha un grosso sasso al centro (freccia gialla, chiamato "piccolo bar" credo dalla forma semisferica) ottimo per fare una sosta riparati dal vento vestirsi e prepararsi ad attaccare il canale.

Guardando la fine della vallata dal sasso il canale della via "Scimitarra" è il secondo a sinistra, parte un pò obliquando verso sinistra.
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Canale (4h)

Partenza accogliente a 45° saliamo fino a che non troviamo una buona sosta dove fare sicura, infatti le pendenze aumentano poco dopo andando sui 55°, le piccozze entrano perfettamente ma la roccia non ispira fiducia, invece la neve è in alcuni tratti talmente dura da far entrare i chiodi da ghiaccio perfettamente
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Il 1° Tiro (60m) parte soft obliquando ancora a sinistra, con una pendenza 50-55° continua, procediamo lenti, è una delle prime esperienze di misto per entrambi e vogliamo esser sicuri di non far cazzate e di proteggerci bene, i chiodi da ghiaccio saranno più utili sugli ultimi tiri dove la neve è molto più dura, su questo tiro usiamo i nuts il fittone e cordini attorno a massi, specialmente nei primi due tiri poi cade qualche sasso da sopra ma i caschi ci proteggono egregiamente.

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Il 2° Tiro (60m) Parte più aggressivo, il canale inizia a stringersi e obliqua di meno, le pendenze aumentano arrivando a 55°- 60° continui e si riducono verso la fine dove si riallarga. La neve è ottima e le uniche difficoltà sono date solo dalle protezioni difficili da trovare
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Al 3° Tiro(40m) la sosta è appena prima del 1° Salto, non ci aspettavamo la verticalità ma siamo saliti lo stesso, il salto era una lingua di ghiaccio lunga 4 metri incastonata in un camino roccioso, in foto potete vedere il mio compagno mettere la prima protezione con un chiodo da ghiaccio che teneva benissimo. L'abbiamo salita in piolet traction ed è stata la parte più bella di tutta la via, dopo il salto il canale si allarga nuovamente e le pendenze tornano sui 50°
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4°Tiro 45m: Si vede la cresta in lontananza! Il canale si allarga molto e le pendenze diminuiscono 45°, ci si trova in una piazza quasi circolare circondati da muri di roccia Scegliamo il muro che ci sembra più basso e procediamo verso di lui, la neve qui fa un suono strano, molto più sordo, sembra di camminare su polistirolo, ipotizziamo che ci sia uno strato molto precario e procediamo proteggendoci con l'unico fittone che abbiamo e con cordini attorno ai pochi massi. Facciamo sosta appena prima del 2°salto (visibile in fondo alla foto), tiro molto difficile da proteggere ma riposante al livello di pendenza.
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5° Tiro 45m: Il secondo salto (In foto Andrea intento a superare il salto) non è proprio verticale ma ci mette comunque alla prova, saranno stati 5 metri ad 80° ma con neve ghiacciata, i chiodi da ghiaccio quindi erano oltremodo affidabili e ci siamo sentiti tranquilli, dopodiché proseguendo pochi metri si esce dal canale le pendenze aumentano di nuovo 60° ed attrezziamo l'ultima sosta su due chiodi da roccia
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6°Tiro 50m: Siamo fuori dal canale, la roccia è poca ed è quasi tutta neve con pochi tratti gelati ottima per fittoni, purtroppo ne abbiamo uno solo, la pendenza aumenta sui 65° e arriva al massimo appena prima dell'uscita in cresta dove troviamo anche un paio di metri verticale di cornicione, Andrea se la sente e messo il primo fittone (teneva talmente bene che ho avuto difficoltà a levarlo poi) procede con sicurezza,usciamo in cresta e finalmente troviamo un po' di sole, altri 10 metri più su ed arriviamo in cima.
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Discesa:
Seguendo la larga cresta si incontrano pendii più morbidi che scendono verso piani di pezza e tornano nel bosco.

Considerazioni: Via corta e divertente il giusto che ha poche e ben distribuite difficoltà tecniche ma presenta molte difficoltà ad essere protetta bene, più volte siamo rimasti con pezzi di roccia in mano, ma con il giusto tempo ed aguzzando gli occhi si riescono a trovare buone soluzioni per salire in sicurezza.
Inoltre la via non è segnata sul libro di Cristiano Iurisci, ringraziamo Nicola Carusi per averci chiarito le idee.


Fabio Ricci e Andrea Valeri (gli alpinisti)
 

Allegati

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