Raganello. Riflessioni sulla bellezza della natura, la vita e la morte.

Esprimo cordoglio per le famiglie delle persone tragicamente scomparse e condivido l'intervento di Gerifalco. Cosa non si fa' per denaro,maledetto denaro. Nel dubbio, rinunciare dovrebbe essere la prima regola da seguire delle guide o speudo tali quando si accompagnano escursionisti.
 
Negli interventi precedenti sono state citate due parole importanti: informazione e responsabilità.

Come detto in altre discussioni, io non sono per i divieti ma per l'informazione: cartelli che indichino i pericoli e chi sceglie di affrontarli lo fa sotto la propria responsabilità.
E poi nessun piagnisteo se succede qualcosa a qualcuno.
 
Un istruttore di parapendio (di Castelluccio) mi disse che gli incidenti occorrono più spesso ai turisti che vogliono "sfruttare la vacanza" nonostante condizioni meteo quanto meno variabili che non ai residenti che possono ben rinviare di una settimana senza danno.

Il caso del Raganello sembra uno di questi, molte di quelle persone semplicemente non potevano rimandare perchè avrebbe significato rinunciare per sempre, e questo ha messo in moto un meccanismo perverso.

La bellezza non c' entra molto, ma se vuoi ne possiamo parlare.

Vivere è pericoloso, vivere fa male, ma la soluzione non è il non vivere, chiudersi in una bolla asettica per paura dei germi e dormire in una camera iperbarica per non invecchiare.

In fondo morire mentre cerchi di goderti la vita non è la cosa peggiore che ti può succedere, chi mai abbia assistito un anziano costretto per anni a letto tra piaghe di decubito e pannoloni, fortunato se ancora riesce a veder la TV, sa di cosa parlo.

Il punto quindi non è crepare anzitempo per aver vissuto una vita avventurosa, ma crepare anzitempo per aver fatto la stupidaggine di esporsi a condizioni meteo avverse per una concezione consumistica di vacanza che include l'obbligo di "divertirsi" e magari partecipare a certe cosiddette imprese ridotte a merce turistica venduta un tanto al microgrammo di adrenalina.

Condivido tutto quanto hai scritto, in particolar modo il concetto del "pur di vivere, non vivere".
E purtroppo anch'io conosco bene il riferimento al letto, avendoci avuto mio padre gravemente malato, ed essendoci stato spesso io stesso, per gli accidenti più svariati.

Tuttavia proprio l'ultima parte si presta ad equivoco : "Il punto non è crepare anzitempo per una vita avventurosa, ma per aver fatto la stupidaggine".
Forse è un po' troppo scontato associare per forza alla vacanza l'idea consumistica e l' "obbligo di divertirsi" : per molti è indubbiamente così, ma altrettanto indubbiamente non può esserlo per tutti.
Forse che spesso - proprio per come è strutturata la vita sociale e lavorativa - uno che voglia realmente provare l'avventura non è forse "costretto" ad attendere le vacanze ? I giramondo professionisti son pochi, e se non fossero tali non farebbero poi notizia come fanno : peraltro via via meno, forse proprio perché non son più così mosche bianche. E tuttavia, se fossero tutti giramondo, a non girare sarebbe il mondo. Insomma, è una condizione certo voluta, cercata, ma allo stesso tempo privilegiata.
E gli altri ? Gli altri, appunto, devono attendere quei giorni che vengono loro magnanimamente concessi dalla società di cui sono rotelline. Concessi per appagare ... e qui arriva l'altra precisazione.
Le vacanze possono risolversi appunto nello stupido assolvimento d'un presunto obbligo di divertirsi o di ritemprarsi (con ciò facendo un secondo masochistico favore a quello stesso sistema che ce le concede col contagocce), oppure possono essere momenti, per quanto brevi, nei quali si cerca di appagare le proprie passioni : insomma di catturare un frammento di quella mitica felicità la quale altro non è che sentirsi realizzati nei propri intimi desideri, per fuggevole che sia.
Quindi nel caso specifico in questione il punto si riduce a questo : quanti si trovavano lì in nome di una vita avventurosa (come la chiami tu) o comunque per reale desiderio (come preferirei dire io), e quanti invece ci si trovavano solo per quel malinteso "obbligo di divertirsi", con annesso business e magari addirittura con annesso scopo finale di postare qualcosa sui social.
A fronte di una medesima situazione, nei due casi i moventi sono diversissimi : a fianco di chi è morto felice, ci può essere chi è morto da cretino.
 
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...quanti si trovavano lì in nome di una vita avventurosa (come la chiami tu) o comunque per reale desiderio (come preferirei dire io), e quanti invece ci si trovavano solo per quel malinteso "obbligo di divertirsi" ...

Vorrei restare (o tornare, se preferisci) su un ragionamento di principio, lontano dalle persone vere che lì hanno perso la vita, persone che meritano solo cordoglio senza alcuna sfumatura di biasimo.

Ritornando quindi nel platonico mondo delle idee, per non chiamarla analisi sociologica, scienza su cui non sono formato, l' idea (o il fenomeno sociale) dello scambiare l' ambiente naturale per un parco divertimenti esiste, e tanto basta, non mi sembra il caso di appiccicare questa etichetta a questo o a quello perché - si sa - non si possono mai giudicare gli altri perché non se ne sa mai abbastanza della loro vita per farlo.

A voler portare avanti il ragionamento, io credo che il discrimine sia nella consapevolezza.

Persona consapevole è colui che persegue un ideale di vita e, per raggiungerlo, pur cercando costantemente di minimizzare i rischi in tutti i modi possibili, sa di dover affrontare l'imprevisto assoluto, quello per prevenire il quale non c'é tecnica o conoscienza che tenga.

Gli inconsapevoli, che, attenzione, per definizione non sanno di esserlo, sono quelli che si assumono rischi inutili, o - peggio - non hanno proprio idea di cosa stanno rischiando.

Ok, associare quest' ultima specie al turista tout court è una generalizzazione, in fondo siamo tutti turisti (io stesso quando sono in un gruppo organizzato scherzando amo definirmi "turista", ma è scherzo o ammissione di verità?) ma, insomma, stare troppo a distinguere serve a poco perché alla fine si cade nella trappola della autoreferenzialità.

Posso io decidere per me stesso se sono turista inconsapevole o escursionista esperto?

Quanti diranno di essere esperti e non lo sono?

O forse l' unica risposta possibile è quella di dire: sì di esperienza ne ho molta ma almeno altrettante sono le cose che ancora non conosco e so che dovrò comunque essere cauto.
 
Beh. Però mi si consenta di aggiungere un altro fattore a quanto discusso finora. Una parte del fascino della montagna é proprio il rischio che comporta. Inutile nascondersi dietro un dito: credo che siamo tutti d'accordo. Però un conto é l'orgoglio di padroneggiare il rischio e gli elementi avversi. Altro é muoversi "come inconsapevoli Peter Pan", cioè senza neanche sapere a quali rischi si sta andando incontro. In quest'ultimo caso il mio dubbio é: ma in che cosa consiste, allora, il divertimento?

Ps: domani se accendo il pc, vi copio un pezzo di un bel libro sul tema, il pastore di stambecchi...
 
Come sempre adesso i giornali dicono tutto e il contrario di tutto, ma da quello che ho capito l'allerta meteo c'era e le guide "ufficiali" quel percorso non lo fanno perché reputato pericoloso.

Sarà anche fatalità, o come la volete chiamare, ma ci sono anche responsabilità...
I pericoli oggettivi nel canyon del Raganello possono essere rappresentati da caduta pietre dall'alto soprattutto se piove ma anche causate da branchi di capre selvatiche che meglio degli stambecchi si arrampicano sulle pareti strapiombanti oppure da scivoloni sulle pietre lisce che possono causare distorsioni,botte o quant'altro.A rigor di termini posso dire che quando il torrente è tranquillo e disponi di casco,di scarpe che abbiano una buona grip,di imbrago e uno spezzone di corda non occorre neanche la guida.Il vero problema stà nel conoscere bene il territorio e la natura di questa forra che è tra le più lunghe e strette d'Europa con pareti che si innalzano anche per 500 m.,conoscere le vie di fuga e come dicevo non entrare se qualche ora prima ha piovuto anche a monte.La soluzione migliore per evitare tragedie del genere è quella di formare un organo di vigilanza che chiuda l'accesso alle gole qualora ci fosse un'allerta meteo e di controllare i torrentisti che abbiano il minimo di attrezzatura e una buona conoscenza di quello che si va a fare.D'altronde sul Bianco e sul Cervino se c'è un problema le vie vengono chiuse e i gendarmi bloccano l'accesso.
 
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ma ovviamente che non si inventi un "emergenza" quando emergenza non c'è. Perchè nella mia zona 2 goccie d'acqua è già allerta e manco mi bagna l'orto

Ah be', certo. E' molto meglio dichiarare uno stato di allerta e poi magari non succede niente, piutttosto che non dichiararlo e poi succede qualcosa.

Allora, per pararsi il didietro, si diramano allerte anche quando non sono tali.
 
deve esserci una tabella di dati NUMERICI ,i numeri non mentono.
Perchè se alla tal ora ha fatto 337 millimetri di pioggia è emergenza se sono 335 no.
Invece vanno "a buon peso" e quindi è "sempre emergenza"
 
deve esserci una tabella di dati NUMERICI ,i numeri non mentono.
Perchè se alla tal ora ha fatto 337 millimetri di pioggia è emergenza se sono 335 no.
Invece vanno "a buon peso" e quindi è "sempre emergenza"

Il problema è PREVEDERE che faccia 300 mm di pioggia anzichè 30 o 3... :biggrin:

Le allerte, perchè siano efficaci, si devono diramare PRIMA dell'evento... :poke:
 
Metto qui la citazione che avevo promesso, tratta da "Il pastore di stambecchi, storia di una vita fuori traccia", di Louis Oreiller, con la collaborazione di Irene Borgna. Per offrire a tutti uno spunto di riflessione sul ruolo delle guide e sulla ricerca del "rischio" in montagna (come dicevo nel post qui sopra, parte inscindibile del fascino dell'andare in montagna).

"Quando parti per un'escursione, soprattutto se tieni moltissimo a raggiungere la meta, nello zaino devi ricordarti di mettere attrezzatura, viveri e vestiario - ma nella testa bisogna che lasci un po' di posto all'idea che potresti fallire e una via d'accesso perché la paura possa raggiungerti e ricordarti quando è il momento di tornare indietro. Appena prima dell'errore senza ritorno. I limiti li scopri, li conosci e li alleni solo con l'esperienza - la paura non è una compagna di gita piacevole, ma è preziosa: bisogna che impari ad ascoltarla senza lasciare che diventi troppo invadente. Oppure, in alternativa, puoi chiedere a qualcuno di cui ti fidi di prendere le misure dei tuoi limiti che ancora non conosci, perché ti cucia addosso la gita perfetta, come fosse un sarto, e prenda in consegna le tue paure, le tenga a bada. Chi si affidava a me spesso lo faceva per mettersi alla prova senza cacciarsi nei guai".

Nelle gite, il "sarto metaforico" sono io. Invecchiando, la ricerca dei miei limiti, ha lasciato il posto alla "sartoria". Sono un sarto cinese, a basso costo, che prepara gite economiche e mal tagliate, ma la soddisfazione dei miei compagni, che misurano i proprii limiti in sicurezza, ha progressivamente sostituito la mia ricerca del mio limite personale. Lo annovero contemporaneamente fra gli svantaggi ed i vantaggi dell'invecchiamento...:biggrin:

Ps: Louis Oreiller è un alpinista, esploratore, guida d'alta montagna e molto altro... un sarto di haute couture, insomma.:)
https://www.illibraio.it/louis-oreiller-774827/
 
Il problema è PREVEDERE che faccia 300 mm di pioggia anzichè 30 o 3... :biggrin:

Le allerte, perchè siano efficaci, si devono diramare PRIMA dell'evento... :poke:
Una curiosità, esiste una qualche forma, o pseudo forma, di verifica post allerta in modo tale da avere un riscontro ?

Intendiamoci, questo è a priori rispetto a quanto avvenuto nel torrente Raganello.

Ciao :si:, Gianluca
 
Metto qui la citazione che avevo promesso, tratta da "Il pastore di stambecchi, storia di una vita fuori traccia", di Louis Oreiller, con la collaborazione di Irene Borgna. Per offrire a tutti uno spunto di riflessione sul ruolo delle guide e sulla ricerca del "rischio" in montagna (come dicevo nel post qui sopra, parte inscindibile del fascino dell'andare in montagna).

"Quando parti per un'escursione, soprattutto se tieni moltissimo a raggiungere la meta, nello zaino devi ricordarti di mettere attrezzatura, viveri e vestiario - ma nella testa bisogna che lasci un po' di posto all'idea che potresti fallire e una via d'accesso perché la paura possa raggiungerti e ricordarti quando è il momento di tornare indietro. Appena prima dell'errore senza ritorno. I limiti li scopri, li conosci e li alleni solo con l'esperienza - la paura non è una compagna di gita piacevole, ma è preziosa: bisogna che impari ad ascoltarla senza lasciare che diventi troppo invadente. Oppure, in alternativa, puoi chiedere a qualcuno di cui ti fidi di prendere le misure dei tuoi limiti che ancora non conosci, perché ti cucia addosso la gita perfetta, come fosse un sarto, e prenda in consegna le tue paure, le tenga a bada. Chi si affidava a me spesso lo faceva per mettersi alla prova senza cacciarsi nei guai".

Nelle gite, il "sarto metaforico" sono io. Invecchiando, la ricerca dei miei limiti, ha lasciato il posto alla "sartoria". Sono un sarto cinese, a basso costo, che prepara gite economiche e mal tagliate, ma la soddisfazione dei miei compagni, che misurano i proprii limiti in sicurezza, ha progressivamente sostituito la mia ricerca del mio limite personale. Lo annovero contemporaneamente fra gli svantaggi ed i vantaggi dell'invecchiamento...:biggrin:

Ps: Louis Oreiller è un alpinista, esploratore, guida d'alta montagna e molto altro... un sarto di haute couture, insomma.:)
https://www.illibraio.it/louis-oreiller-774827/

Ottimo pensiero, da parte di una guida che conosce bene il rischio in montagna.
 
Una curiosità, esiste una qualche forma, o pseudo forma, di verifica post allerta in modo tale da avere un riscontro ?

Intendiamoci, questo è a priori rispetto a quanto avvenuto nel torrente Raganello.

Ciao :si:, Gianluca

Che io sappia, no.

Ipotesi: "Allerta meteo per sabato per forti temporali e grandine nel Modenese", se poi non si verifica perchè all'ultimo la perturbazione è scivolata su altre latitudini o si è indebolita e ha fatto solo piogge innocue, non c'è alcuna conseguenza.

Le conseguenze ci sono se si prevede brutto tempo in riviera per il week end ed invece non avviene, allora gli operatori turistici provano a linciare chi l'ha diramata :rofl:
 
Diciamo la verità : ogni volta che si verificano simili eventi, fanno notizia soprattutto per la loro "particolarità". E' la scenografia a condizionarci fin dall'inizio nel giudizio, il fumo più dell'arrosto.
In questo caso, parliamo di qualcosa verificatosi in una forra che senz'altro si presta far parlare di sé (altro elemento essenziale, questo) innanzitutto per la morfologia : per quanto è lunga, stretta, dalle pareti maestosamente alte. Ma ciò che attrae e intriga nel parlarne è esattamente lo stesso che attrae ed intriga nell'andarci.
Quando si dice che sempre più spesso l'ambiente naturale è considerato come un luna park, questo ne è un esempio perfetto. E sempre più come tale viene cercato.
E quindi sempre più vengono cercati luoghi e contesti prima praticamente sconosciuti, con caratteristiche "estreme", in termini di estetica, difficoltà, avventura che possono offrire. E - in certe condizioni - anche pericolo.
E tuttavia, con L'OGGETTIVITA' della statistica, francamente quando accadono queste cose sventolare il "senno di poi" della mancata prudenza a me pare un po' risibile.
Ci sono situazioni di palese e conclamata incoscienza, come chi va in bermuda e infradito sui ghiacciai, e quelle sono un conto.
Ma qui no. In questo caso, quante "allerte gialle" saranno mai state diramate in un intero anno su quell'area ? E quante altre escursioni saranno state fatte in barba a quelle allerte, delle quali non si sa né si saprà mai nulla proprio per il semplice fatto che son finite bene ? Penso che basterebbe chiederlo a una qualsiasi guida.
In definitiva, è ovvio che ANCHE quest'ultima sia stata fatta contravvenendo al principio di precauzione, ma ciò è avvenuto proprio perché in altri 99 casi su 100 contravvenire a quel principio non ha portato conseguenze : o perché l'allerta aveva previsto più pioggia di quella effettivamente caduta, o perché ne aveva sbagliato la localizzazione, o per mille altri motivi. Le situazioni eccezionali sono tali proprio perchè sono una concatenazione di coincidenze normalmente assenti o quantomeno "sfasate" tra loro.
La sincronizzazione delle coincidenze nefaste è, appunto, eccezionale.
Un'allerta gialla è talmente "precauzionale" da esserne diramate ogni santo giorno un'infinità in un'infinità di posti : se dovessero essere rispettate alla lettera, significherebbe dimezzare le attività.
E così, nel luna park naturale è avvenuto quello che ogni tanto si verifica davvero nei luna park artificiali : si stacca un seggiolino dalla ruota, e qualcuno vola per aria e ci rimette le penne. Ma non per questo i luna park sono mai stati chiusi o le ruote sigillate.
Paradossalmente, è statisticamente meno sicuro oggi attraversare un qualsiasi ponte stradale, che andare nuovamente a Raganello a rifare quelle medesime cose. Eppure sui ponti si continua a passare.
E questo conferma che spesso è solo l'aspetto "qualitativo " delle vicende a colpirci e soprattutto a condizionarci nel giudizio (il luogo dove avvengono, il numero di persone coinvolte, la particolarità delle dinamiche a volte cinematografiche), più che il loro aspetto freddamente e asetticamente quantitativo.
Paretone di pietra alte anche 500m ., o l'idea stessa di un canyon, "di per sé" ci incutono un timore e ci fanno "desumere" un pericolo ben oltre quello che oggettivamente è. Condizioni come quelle si verificano una volta su mille ma siamo pronti col fucile spianato a fare il processo di settimo grado a chi ci è finito dentro. Una strada bella larga e assolata invece ci infonde tranquillità, ed è pura imponderabile sfortuna se capita qualcosa lì.
E invece io, personalmente, continuo ad avere ben più paura per qualcuno che, distratto da uno smartphone, m'investe mentre vado in bici, piuttosto che di un'allerta gialla meteo.
 
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Chissà se le guide avevano informato i clienti dei rischi, per il resto la responsabilità è comunque individuale (o del genitore nel caso di minorenni) e non è che stando sul divano a casa sicuramente sopravvivi.
 
Io che sono del posto e che faccio le gole del Raganello,alte,basse e traversate integrali da 20 anni penso posso con tutta la modestia possibile esprimere qualche pensiero.Sono entrato nel Canyon venerdì 17,quindi tre giorni prima della tragedia.Ho consultato cinque siti meteo appurando che non ci sarebbero state piogge su tutto il massiccio se non a partire dalle 13.Con un amico ci siamo messi d'accordo di entrare in acqua alle 8.30,quindi molto presto e uscire max a mezzogiorno.Per questo abbiamo scelto di discendere l'ultimo terzo delle gole basse rinunciando alla discesa integrale.Tornati a Civita ho constatato con tanto di disappunto che le guide preparavano i gruppi a scendere nel pomeriggio benché nuvoloni neri si stessero già addensando in zona.Ora con tutto il rispetto per le guide,alcune delle quali conosco e stimo devo dire che a volte si ignorano le lezioni e l'esperienza di chi lì c'è nato.Il maestro Giorgio Braschi,colui che ci ha fatto conoscere il Pollino,già 30 anni fa scriveva nella sua guida a caratteri cubitali di non addentrarsi nelle gole in caso di TEMPO INCERTO,perche il Raganello non e' tanto pericoloso se si mette a piovere a Civita ma se piove piu a monte,ovvero a San Lorenzo Bellizzi dove l'acqua si incanala e prende velocita' in una forra strettissima arrivando al Ponte del Diavolo come una fucilata.Questo le guide dovevano saperlo,ma siccome il Raganello da qualche anno e' diventato un luna park il senso della prudenza in quello che e' un ambiente pericoloso e' andato a farsi benedire.La bravura di una guida non si vede solo se sa fare i nodi o manovrare con le corde purtroppo.Sicuramente ci sono responsabilità importanti.Vedremo cosa succederà ma nel frattempo 10 vite sono state spezzate.Il mio dolore e' grande,lunedi sera ero a Civita e ho visto di persona tutto,ma con un pizzico di buon senso e una minima regolamentazione questa grande tragedia si sarebbe evitata.

Sottoscrivo ogni parola. Dalle notizie circolate mi sono fatto un'idea di improvvisazione, sebbene si parla di guide e gruppi organizzati.
 
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