Un istruttore di parapendio (di Castelluccio) mi disse che gli incidenti occorrono più spesso ai turisti che vogliono "sfruttare la vacanza" nonostante condizioni meteo quanto meno variabili che non ai residenti che possono ben rinviare di una settimana senza danno.
Il caso del Raganello sembra uno di questi, molte di quelle persone semplicemente non potevano rimandare perchè avrebbe significato rinunciare per sempre, e questo ha messo in moto un meccanismo perverso.
La bellezza non c' entra molto, ma se vuoi ne possiamo parlare.
Vivere è pericoloso, vivere fa male, ma la soluzione non è il non vivere, chiudersi in una bolla asettica per paura dei germi e dormire in una camera iperbarica per non invecchiare.
In fondo morire mentre cerchi di goderti la vita non è la cosa peggiore che ti può succedere, chi mai abbia assistito un anziano costretto per anni a letto tra piaghe di decubito e pannoloni, fortunato se ancora riesce a veder la TV, sa di cosa parlo.
Il punto quindi non è crepare anzitempo per aver vissuto una vita avventurosa, ma crepare anzitempo per aver fatto la stupidaggine di esporsi a condizioni meteo avverse per una concezione consumistica di vacanza che include l'obbligo di "divertirsi" e magari partecipare a certe cosiddette imprese ridotte a merce turistica venduta un tanto al microgrammo di adrenalina.
...quanti si trovavano lì in nome di una vita avventurosa (come la chiami tu) o comunque per reale desiderio (come preferirei dire io), e quanti invece ci si trovavano solo per quel malinteso "obbligo di divertirsi" ...
I pericoli oggettivi nel canyon del Raganello possono essere rappresentati da caduta pietre dall'alto soprattutto se piove ma anche causate da branchi di capre selvatiche che meglio degli stambecchi si arrampicano sulle pareti strapiombanti oppure da scivoloni sulle pietre lisce che possono causare distorsioni,botte o quant'altro.A rigor di termini posso dire che quando il torrente è tranquillo e disponi di casco,di scarpe che abbiano una buona grip,di imbrago e uno spezzone di corda non occorre neanche la guida.Il vero problema stà nel conoscere bene il territorio e la natura di questa forra che è tra le più lunghe e strette d'Europa con pareti che si innalzano anche per 500 m.,conoscere le vie di fuga e come dicevo non entrare se qualche ora prima ha piovuto anche a monte.La soluzione migliore per evitare tragedie del genere è quella di formare un organo di vigilanza che chiuda l'accesso alle gole qualora ci fosse un'allerta meteo e di controllare i torrentisti che abbiano il minimo di attrezzatura e una buona conoscenza di quello che si va a fare.D'altronde sul Bianco e sul Cervino se c'è un problema le vie vengono chiuse e i gendarmi bloccano l'accesso.Come sempre adesso i giornali dicono tutto e il contrario di tutto, ma da quello che ho capito l'allerta meteo c'era e le guide "ufficiali" quel percorso non lo fanno perché reputato pericoloso.
Sarà anche fatalità, o come la volete chiamare, ma ci sono anche responsabilità...
ma ovviamente che non si inventi un "emergenza" quando emergenza non c'è. Perchè nella mia zona 2 goccie d'acqua è già allerta e manco mi bagna l'orto
deve esserci una tabella di dati NUMERICI ,i numeri non mentono.
Perchè se alla tal ora ha fatto 337 millimetri di pioggia è emergenza se sono 335 no.
Invece vanno "a buon peso" e quindi è "sempre emergenza"
Una curiosità, esiste una qualche forma, o pseudo forma, di verifica post allerta in modo tale da avere un riscontro ?Il problema è PREVEDERE che faccia 300 mm di pioggia anzichè 30 o 3...
Le allerte, perchè siano efficaci, si devono diramare PRIMA dell'evento...
Metto qui la citazione che avevo promesso, tratta da "Il pastore di stambecchi, storia di una vita fuori traccia", di Louis Oreiller, con la collaborazione di Irene Borgna. Per offrire a tutti uno spunto di riflessione sul ruolo delle guide e sulla ricerca del "rischio" in montagna (come dicevo nel post qui sopra, parte inscindibile del fascino dell'andare in montagna).
"Quando parti per un'escursione, soprattutto se tieni moltissimo a raggiungere la meta, nello zaino devi ricordarti di mettere attrezzatura, viveri e vestiario - ma nella testa bisogna che lasci un po' di posto all'idea che potresti fallire e una via d'accesso perché la paura possa raggiungerti e ricordarti quando è il momento di tornare indietro. Appena prima dell'errore senza ritorno. I limiti li scopri, li conosci e li alleni solo con l'esperienza - la paura non è una compagna di gita piacevole, ma è preziosa: bisogna che impari ad ascoltarla senza lasciare che diventi troppo invadente. Oppure, in alternativa, puoi chiedere a qualcuno di cui ti fidi di prendere le misure dei tuoi limiti che ancora non conosci, perché ti cucia addosso la gita perfetta, come fosse un sarto, e prenda in consegna le tue paure, le tenga a bada. Chi si affidava a me spesso lo faceva per mettersi alla prova senza cacciarsi nei guai".
Nelle gite, il "sarto metaforico" sono io. Invecchiando, la ricerca dei miei limiti, ha lasciato il posto alla "sartoria". Sono un sarto cinese, a basso costo, che prepara gite economiche e mal tagliate, ma la soddisfazione dei miei compagni, che misurano i proprii limiti in sicurezza, ha progressivamente sostituito la mia ricerca del mio limite personale. Lo annovero contemporaneamente fra gli svantaggi ed i vantaggi dell'invecchiamento...
Ps: Louis Oreiller è un alpinista, esploratore, guida d'alta montagna e molto altro... un sarto di haute couture, insomma.
https://www.illibraio.it/louis-oreiller-774827/
Una curiosità, esiste una qualche forma, o pseudo forma, di verifica post allerta in modo tale da avere un riscontro ?
Intendiamoci, questo è a priori rispetto a quanto avvenuto nel torrente Raganello.
Ciao , Gianluca
allora gli operatori turistici provano a linciare chi l'ha diramata
Io che sono del posto e che faccio le gole del Raganello,alte,basse e traversate integrali da 20 anni penso posso con tutta la modestia possibile esprimere qualche pensiero.Sono entrato nel Canyon venerdì 17,quindi tre giorni prima della tragedia.Ho consultato cinque siti meteo appurando che non ci sarebbero state piogge su tutto il massiccio se non a partire dalle 13.Con un amico ci siamo messi d'accordo di entrare in acqua alle 8.30,quindi molto presto e uscire max a mezzogiorno.Per questo abbiamo scelto di discendere l'ultimo terzo delle gole basse rinunciando alla discesa integrale.Tornati a Civita ho constatato con tanto di disappunto che le guide preparavano i gruppi a scendere nel pomeriggio benché nuvoloni neri si stessero già addensando in zona.Ora con tutto il rispetto per le guide,alcune delle quali conosco e stimo devo dire che a volte si ignorano le lezioni e l'esperienza di chi lì c'è nato.Il maestro Giorgio Braschi,colui che ci ha fatto conoscere il Pollino,già 30 anni fa scriveva nella sua guida a caratteri cubitali di non addentrarsi nelle gole in caso di TEMPO INCERTO,perche il Raganello non e' tanto pericoloso se si mette a piovere a Civita ma se piove piu a monte,ovvero a San Lorenzo Bellizzi dove l'acqua si incanala e prende velocita' in una forra strettissima arrivando al Ponte del Diavolo come una fucilata.Questo le guide dovevano saperlo,ma siccome il Raganello da qualche anno e' diventato un luna park il senso della prudenza in quello che e' un ambiente pericoloso e' andato a farsi benedire.La bravura di una guida non si vede solo se sa fare i nodi o manovrare con le corde purtroppo.Sicuramente ci sono responsabilità importanti.Vedremo cosa succederà ma nel frattempo 10 vite sono state spezzate.Il mio dolore e' grande,lunedi sera ero a Civita e ho visto di persona tutto,ma con un pizzico di buon senso e una minima regolamentazione questa grande tragedia si sarebbe evitata.