Raganello. Riflessioni sulla bellezza della natura, la vita e la morte.

Pur concordando che spesso è il turista ad assumersi dei rischi extra ecc ecc credo che il senso del post sia ben più ampio.

Il dilemma che da sempre opprime l' uomo libero e padrone di sé stesso, del suo tempo, delle proprie scelte (cosa che esclude la gran parte dell' umanità, schiava del bisogno, delle fame, oppressa nei modi più vari...) è se improntare la propria vita alla massima sicurezza (economica, della salute, degli affetti...) con lo scopo di allungarla al massimo e viverla al riparo dalle tempeste nel grigiore di una quotidianità sempre uguale a sé stessa oppure decidere che la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano è sprecare il tempo che gli resta da vivere solo per vivere qualche giorno o qualche anno in più di una vita priva di emozioni.

Certo tutti noi cerchiamo di avere l'uno (una lunga vita) e l'altro (una vita ricca di emozioni) accontentandoci di essere tutt' al più "turisti", gente che gira il mondo per "vederlo" (considerare il "vedere" uno scopo è appunto l'eccellenza della passività) e la cui idea di "avventura" da raccontare agli amici è un bagaglio perso in aeroporto o un aereo partito in ritardo.

Ma è pur vero che in molti, arrivati molto avanti negli anni, con la fine di tutto comunque incombente, nel ravanare nel proprio bagaglio di ricordi, finiscono per chiedersi se sia valsa la pena di scansare sempre e comunque qualsiasi rischio solo per esser vecchio per qualche anno in più e che senso abbia avere come unico scopo della vita quello di preparare una "lunga e serena vecchiaia".

Gli antichi non avevano medici in grado di rendergli facili gli anni della vecchiaia, ne avevano paura e sognavano di morire con la spada in mano piuttosto che nel letto di sofferenze della lunga agonia di un vecchio.

Oggi ci illudiamo che non sia più così, forse perché i vecchi sofferenti li chiudiamo fuori dalla vista (una volta si chiamavano ospizi oggi si chiamano RSA) nelle mani di personale sanitario che si impegna ostinatamente ad impedirgli di morire, credendo fermamente che a noi non toccherà mai quella sorte ma senza far nulla per impedire che accada.
 
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Credo che il compromesso fra rischio e sicurezza sia qualcosa di assolutamente personale. Se ne parla ad ogni disgrazia, siano le gole del Raganello o la recente Marmolada.
Che è il motivo per cui non mi permetto mai di giudicare i comportamenti degli altri. Al di là del fatto che ciò che oggettivamente vale per uno non vale per l'altro, perché ognuno ha un suo personale bagaglio tecnico di capacità (fisiche, tecniche, esperienziali), ma rimane comunque un proprio gusto personale dell'avventura. E l'avventura, cari avventurosi che mi avete redarguito perché nel post sulla Marmolada ho scritto che ci cerchiamo il pericolo (ritenendo che sia affrontabile e gestibile, evidentemente, dato che nessuno va in montagna per suicidarsi, o quanto meno in pochi, almeno scientemente...), l'avventura, dicevo, ha come ingrediente fondamentale il pericolo. O meglio, la nostra illusione di poter fronteggiare, gestire e sconfiggere il pericolo. E non casualmente ho scritto illusione, perché fronteggiare il pericolo significa pianificare e valutare attentamente le condizioni dei luoghi, le nostre capacità e necessità, ecc. ecc. Ma ci sono situazioni che, per loro natura, sono completamente imprevedibili e non gestibili. Sto pensando ad eventi su scala geologica, terremoti, maremoti, smottamenti, frane, crolli, ecc. ma anche, più banalmente, bombe d'acqua. Ma se parliamo di avventure, i pericoli imprevedibili sono anche le rivoluzioni, ad esempio...
Arriveremo a prevedere con sufficiente affidabilità ed anticipo anche questi eventi? Naturali, si. Il problema sono i costi. Se ci fate caso, sul ghiacciaio della Marmolada, per consentire una relativa sicurezza alle squadre di soccorso incaricate prima di soccorrere i feriti e poi del pietoso compito di raccogliere i poveri resti dei caduti, è stato, "velocemente" (compatibilmente con la difficoltà tecnica di progettazione e messa in opera) allestito un sistema di monitoraggio delle condizioni del ghiacciaio. Prima mediante l'uso di droni, poi con un sistema radar di monitoraggio dei movimenti, se non erro. Ovviamente, si può fare in casi speciali, ma non è pensabile attrezzare in modo stabile i ghiacciai in questo modo. E comunque si ricadrebbe nelle false sicurezze: c'è il monitoraggio quindi, posso passare anche ad un'ora meno "canonica" per attravresare il ghiacciaio. Falso. Sbagliato. Stupido. Però, temo che la strada sia tracciata: troppi gli interessi economici in gioco, per trasformare l'ambiente naturale in un luna park. Spero di sbagliarmi.
 
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