Pur concordando che spesso è il turista ad assumersi dei rischi extra ecc ecc credo che il senso del post sia ben più ampio.
Il dilemma che da sempre opprime l' uomo libero e padrone di sé stesso, del suo tempo, delle proprie scelte (cosa che esclude la gran parte dell' umanità, schiava del bisogno, delle fame, oppressa nei modi più vari...) è se improntare la propria vita alla massima sicurezza (economica, della salute, degli affetti...) con lo scopo di allungarla al massimo e viverla al riparo dalle tempeste nel grigiore di una quotidianità sempre uguale a sé stessa oppure decidere che la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano è sprecare il tempo che gli resta da vivere solo per vivere qualche giorno o qualche anno in più di una vita priva di emozioni.
Certo tutti noi cerchiamo di avere l'uno (una lunga vita) e l'altro (una vita ricca di emozioni) accontentandoci di essere tutt' al più "turisti", gente che gira il mondo per "vederlo" (considerare il "vedere" uno scopo è appunto l'eccellenza della passività) e la cui idea di "avventura" da raccontare agli amici è un bagaglio perso in aeroporto o un aereo partito in ritardo.
Ma è pur vero che in molti, arrivati molto avanti negli anni, con la fine di tutto comunque incombente, nel ravanare nel proprio bagaglio di ricordi, finiscono per chiedersi se sia valsa la pena di scansare sempre e comunque qualsiasi rischio solo per esser vecchio per qualche anno in più e che senso abbia avere come unico scopo della vita quello di preparare una "lunga e serena vecchiaia".
Gli antichi non avevano medici in grado di rendergli facili gli anni della vecchiaia, ne avevano paura e sognavano di morire con la spada in mano piuttosto che nel letto di sofferenze della lunga agonia di un vecchio.
Oggi ci illudiamo che non sia più così, forse perché i vecchi sofferenti li chiudiamo fuori dalla vista (una volta si chiamavano ospizi oggi si chiamano RSA) nelle mani di personale sanitario che si impegna ostinatamente ad impedirgli di morire, credendo fermamente che a noi non toccherà mai quella sorte ma senza far nulla per impedire che accada.
Il dilemma che da sempre opprime l' uomo libero e padrone di sé stesso, del suo tempo, delle proprie scelte (cosa che esclude la gran parte dell' umanità, schiava del bisogno, delle fame, oppressa nei modi più vari...) è se improntare la propria vita alla massima sicurezza (economica, della salute, degli affetti...) con lo scopo di allungarla al massimo e viverla al riparo dalle tempeste nel grigiore di una quotidianità sempre uguale a sé stessa oppure decidere che la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano è sprecare il tempo che gli resta da vivere solo per vivere qualche giorno o qualche anno in più di una vita priva di emozioni.
Certo tutti noi cerchiamo di avere l'uno (una lunga vita) e l'altro (una vita ricca di emozioni) accontentandoci di essere tutt' al più "turisti", gente che gira il mondo per "vederlo" (considerare il "vedere" uno scopo è appunto l'eccellenza della passività) e la cui idea di "avventura" da raccontare agli amici è un bagaglio perso in aeroporto o un aereo partito in ritardo.
Ma è pur vero che in molti, arrivati molto avanti negli anni, con la fine di tutto comunque incombente, nel ravanare nel proprio bagaglio di ricordi, finiscono per chiedersi se sia valsa la pena di scansare sempre e comunque qualsiasi rischio solo per esser vecchio per qualche anno in più e che senso abbia avere come unico scopo della vita quello di preparare una "lunga e serena vecchiaia".
Gli antichi non avevano medici in grado di rendergli facili gli anni della vecchiaia, ne avevano paura e sognavano di morire con la spada in mano piuttosto che nel letto di sofferenze della lunga agonia di un vecchio.
Oggi ci illudiamo che non sia più così, forse perché i vecchi sofferenti li chiudiamo fuori dalla vista (una volta si chiamavano ospizi oggi si chiamano RSA) nelle mani di personale sanitario che si impegna ostinatamente ad impedirgli di morire, credendo fermamente che a noi non toccherà mai quella sorte ma senza far nulla per impedire che accada.
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