Rapporto tra scienza e poesia. L'esempio davanti a un fiore (Richard Feynman)

Condivido con voi quella che trovo una bellissima riflessione sul rapporto tra "scienza" e "poesia", che mi ha fatto molto pensare anche mettendo in discussione una certa convinzione che avevo, e che trovo ora abbastanza superficiale.

E' stata elaborata da un brillante fisico americano, Richard Feynman (1918-1988), premio Nobel nel 1965, che si è caratterizzato però soprattutto per essere "l'antitesi del perfetto accademico: genio, anticonformismo e carisma", con una visione originale e a tutto campo della scienza ma un profondo interesse anche per tematiche ancora più basilari, in particolare i segreti dell'apprendimento.
Questi lo portarono a spingersi persino sul terreno della pedagogia e della psicologia formulando quello poi chiamato "metodo Feynman", dovuto al suo odio per la didattica meccanica e mnemonica in favore di una più dinamica e propositiva, il cui concetto riassuntivo è: la prova che ci si è appassionati a qualcosa di complesso sta nel riuscire a spiegarla anche a un bambino (qui riporto uno dei tanti link al riguardo, anche se meriterebbe in pieno un thread a parte :) :
https://www.gliaudacidellamemoria.com/tecnica-di-feynman/


Per dare un'idea della persona, ne riporto solo un paio di aforismi:
"Si può apprendere il nome del tordo in tutte le lingue del mondo senza sapere assolutamente nulla di dove vive, delle sue migrazioni e dei suoni che produce" ;
"Pensa quanto sarebbe difficile la fisica se gli elettroni avessero emozioni" (un po' come dire: comprendere le persone è più difficile che comprendere l'Universo).


Bene: il terreno su cui Feynman elabora molte delle sue affermazioni anticonformiste è, forse proprio in quanto fisico, quello della Natura.
E nella riflessione che vi propongo capovolge l'idea dominante e un po' scontata secondo cui da un lato la scienza "spoetizza" la Natura, riducendola a mera materia che obbedisce a un insieme di leggi; che ad esempio riduce una montagna, per parafrasare Bonatti, a "nient'altro che un mucchio di pietre". Mentre, dall'altro lato, ci sarebbe una visione romantica, contemplativa, umanistica, anche religiosa se vogliamo, che ammira la Natura come "Creato" nella sua bellezza ed armonia, senza porsi domande.
Ebbene, di fronte a questa contrapposizione che rasenta lo stereotipo, Feynmann dice così:

"Ho un amico che a volte assume un punto di vista con cui non sono molto d'accordo.
Sollevando un fiore dice: <osserva quanto è bello>, ed io sono d'accordo.
E poi dice: <vedi, io come artista posso scorgere la bellezza del fiore, mentre tu - come scienziato - scomponi tutto questo in parti e lo fai diventare banale>.
Ebbene, io credo che lui ragioni male.
Per prima cosa, la bellezza che lui vede è accessibile ad altri, me compreso. Credo, pur non essendo esteticamente raffinato quanto lui, di saper apprezzare la bellezza di un fiore.
Ma al tempo stesso posso vedere molte più cose a proposito del fiore di quante ne veda lui. Posso immaginare le cellule all'interno, e le complicate interazioni, dotate a loro volta di bellezza.
Voglio dire che la bellezza non esiste solo ad un centimetro di distanza, esiste bellezza anche ad una dimensione inferiore, nella struttura interna. Nei processi, è interessante il fatto che i colori dei fiori si siano evoluti per attrarre gli insetti impollinatori: è interessante, significa che gli insetti possono vedere i colori.
E aggiunge l'interrogativo: questo senso estetico è condiviso anche da forme inferiori ? Perchè è estetico ?
Tutta una serie di interessanti domande che mostrano come la scienza non faccia altro che aggiungere mistero ed emozione alla contemplazione di un fiore: non capisco come potrebbe sminuirlo
".

"I poeti contemporanei non ne parlano; gli artisti non rappresentano questa cosa meravigliosa. Non capisco perchè. Possibile che nessuno di loro tragga ispirazione dall'immagine che abbiamo oggi dell'universo ? Nessun cantante mette in musica il valore della scienza. Non una canzone, non una poesia a riguardo. La nostra non è ancora un'era scientifica"

Ovviamente lo stesso discorso si potrebbe fare di fronte a qualsiasi meraviglia della Natura, a cominciare dall'Universo.
Perchè sono rimasto sorpreso ? Perchè io mi ero "adagiato" sull'idea che davvero curiosità e contemplazione fossero in antitesi, condividendo solo il terreno dell'osservazione ma poi l'una portando ad ipotesi, congetture, calcoli, ecc. mentre l'altra fermandosi a se stessa e su se stessa, tutt'al più spingendosi alla meditazione: insomma, una contrapposizione tra mente e animo.
Invece forse non è così.


 
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Bellissimo post! Inoltre non avrei mai immaginato che su avventurosamente qualcuno potesse citare Feynman! Consiglio a tutti di leggere qualcosa della sua autobiografia e soprattutto dei sui lavori di divulgazione scientifica. Purtroppo la comprensione dei processi fondamentali della natura che abbiamo in media è davvero lontana dai traguardi raggiunti dalla fisica moderna.
 
stupendo!!! :)

feynman era un genio, ed era un personaggio. ironico, scanzonato, assolutamente irriverente... come quando, ad un evento a rio de janeiro, ha dichiarato di star poco bene per andarsene, e poi e' stato beccato al carnevale o al sambodromo :rofl:
 
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In realtà, la bellezza della natura vista in modo scientifico è un guaio
se si resta umani.

La natura ottiene e ci presenta bellezze .... bellezze .... bellezze tali da non riuscire nemmeno ad esprimerle.
E il modo in cui le ottiene ad essere umanamente un guaio.

E' che in natura la bellezza è perfezione e sopravvivenza,
non c'è spazio per gli imperfetti, gli individui imperfetti soccombono senza pietà.

Poi certo la scienza trova bellezza a tutti i livelli ...ma se si tiene presente l'spetto suddetto......
 
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