Ciao gentaglia,
Sulla ricerca del “coltello definitivo” ci siamo passati un pò tutti, dopo un pò di anni di scorribande per boschi e, soprattutto, dopo diversi coltelli testati, ho iniziato a stringere sempre più il cerchio su quelle che ritenevo le caratteristiche più importanti che io volevo trovare in un coltello.
Inutile cercare una cosa del genere fra coltelli industriali, molti li ho apprezzati davvero tanto per alcune caratteristiche che ritenevo perfette, ma nessuno è mai stato da 10 e lode, ogni industriale aveva qualche punto debole, o semplicemente dei particolare che non per forza erano difetti, ma che a me non piacevano.
Il Concept:
Quale coltello? Un 7”, la dimensione che, personalmente, ritengo la più versatile.
Se penso ad un coltello multiruolo, capace di svolgere nella maniera migliore tanto compiti gravosi quanto di essere maneggevole per compiti più minuziosi, credo che una lama sui 17cm sia la migliore per soddisfare al meglio tutti I compiti.
Ho provato diversi coltelli di queste dimensioni, e li apprezzo molto in certe uscite, ma per un motivo o per un altro nessuno è stato in grado di soddisfarmi appieno, sono convinto che sviluppare un coltello allround sia decisamente più difficile rispetto un un coltello bushcraft o altre lame da utilizzi specifici.
Il Maker:
Ho scelto Dario Trifelli, conosciuto come Neanderth.art
Un ragazzo che ho conosciuto anche di persona e con cui ho avuto un buon feeling. Giovanissimo (oggi 24 anni, 23 al tempo in cui ha creato il ReWilder), Italiano, assolutamente talentuoso, molto preciso e puntiglioso. Col senno di poi non mi pento assolutamente di aver scelto lui, credo che farà molta strada.
(Ecco QUI un posto di @Simone A riguardo)
Ma torniamo a parlare del ReWilder
Acciao: O1 58/60 hrc
Peso: 480 gr
Lunghezza lama: 18cm (tagliente 15cm)
Lunghezza impugnatura: 13cm
Lunghezza totale: 32cm
Spessore: 5mm
Bisello: inizialmente piano con microbisello, successivamente convessato il tagliente
Impugnatura: G10 marrone con pin in carbonio; ricasso per bow drill, 3 fori passanti per laccetto, ricasso per presa inversa.
Nota: Noterete che in alcune foto le guancette sono lisce, mentre in altre presentano una lavorazione (fantastica) per aumentare il grip, in più inizialmente il bisello era piano con microbisello, poi quest’ultimo è stato convessato. Queste sono due modifiche fatte dopo alcuni mesi di utilizzo del ReWilder, c’è sempre margine di miglioramento.
Questo è un coltello custom nato per soddisfare le mie esigenze, per cui è fortemente condizionato dal modo in cui io utilizzo un coltello e dalla mia esperienza, molte cose che dirò sono quindi assolutamente soggettive.
Nella strada che mi ha portato al rewilder come progetto finale va menzionato assolutamente Verro.
Verro è un custom forgiato da Henri, praticamente il ReWilder ne è una versione leggermente ridotta e più maneggevole.
Verro è fantastico e privo di difetti, ma mi sono accorto che in molti contesti mi risulta un pò troppo grande e ingombrante, e ovviamente un pò troppo goffo in certi lavori dov’è richiesta più maneggevolezza.
Non c’è nulla di nuovo (o quasi) nel design del rewilder, ci sono diversi coltelli molto simili.
Il fox fkmd panabas
questo white river Camp cleaver
il Maserin WP4
E probabilmente altri...
Ma tutti presentavano alcuni particolari lontani dalle mie esigenze; in particolare il WP4 ha diversi difetti (per me), mentre del fox non mi piace l’acciaio, l’impugnatura, e il profilo della lama, che è curva dall’inizio alla fine, mentre preferisco tutta la prima parte dritta. Il white river non lo conosco e l’ho scoperto quando già esisteva Verro.
Il fodero.
Inizialmente volevo un fodero in kydex multiporto e dotato di qualche piccolo accessorio come una piccola tasca porta pietra e un porta firesteel, ma poi mi sono reso conto che non mi avrebbe affatto rappresentato, sono un amante dei materiali naturali e tradizionali, e anche se ho optato per il G10 per l’impugnatura per una questione di praticità, ho scelto di non togliermi il gusto di un bel fodero in cuoio, ho quindi optato per la soluzione più minimale possibile, un fodero in cuoio con piegatura sul dorso anziché due fogli cuciti così da renderlo meno ingombrante e minimizzare le cuciture (che sono una parte destinata a cedere prima delle altre).
Ho fatto lasciare scoperta la zona con il logo rewild, impresso tramite elettrolisi.
Ha il porto dangler così da risultarmi più comodo e poter oscillare durante i vari lavori o spostamenti.
Tipi di prese:
Più il coltello è grande, più l’impugnatura è importante, in particolare in queste dimensioni, che sono una una via di mezzo, l’impugnatura svolge un ruolo decisivo in quanto è necessario dover impugnare il coltello in diversi modi per svolgere i molti compiti che sono destinati a questa tipologia di coltelli; ho provato diversi coltelli con un ottimo design della lama, ottimi materiali, ma con impugnature che vanificavano tutto il resto che c’era di buono; mi vengono in mente le impugnature piccole e sfuggenti dei fox fkmd, l’impugnatura liscia e dritta del bark river survivor, l’impugnatura spigolosa del WP4, e molte altre.
Presa normale
Presa arretrata
presa avanzata
La forma del rewilder, col dorso a ridosso della punta così pronunciato, ne rende possibili o più comode alcune prese per fare certi lavori o semplicemente avere un ottimo controllo sulla punta.
Posso stringere il paracord legato sul manico e infilarlo nel polso per impugnare il rewilder in punta per lavori prolungati senza stancarmi.
Quando mi capita di dover sbozzare, asportare di precisione del legno per creare utensili vari, colpisco il legno come se facessi chopping, ma bisogna essere molto precisi in certi frangenti, utilizzo la presa qui sotto
Questa presa è davvero comoda, si ha un ottimo controllo sui colpi, il bilanciamento neutro non fa stancare il braccio.
Nel chopping non ho mai avuto problemi, anche paragonato ad altri coltelli simili si dimostra all’altezza delle mie aspettative. Inizialmente capitava si incastrasse un pò, dopo aver convessato il filo è migliorato.
alcune prove di batoning
Dai pezzi ricavati ho fatto un pò di riccioli
Il dorso e il codolo hanno angoli vivi e posso usarli col firesteel
Il codolo può essere utilizzato anche per raschiare e sfibrare, qui sotto della corteccia dopo averla raschiata
Inizialmente utilizzavo un laccio come dragona, comodo nel chopping, ma poi l’ho tolto
Ho iniziato a utilizzare il rewilder in tutte le mie scorribande, inserendolo nei vari setup e trovandolo sempre comodo da utilizzare
Il tagliente era già robusto ancor prima di essere convessato, ci ho tagliato diversi materiali, qui un osso.
Il finger choil, la punta sfruttabile, le possibilità di prese in punta e ovviamente le doti di taglio, rendono questo coltello utilizzabile anche per lavori di fino, qui sotto un try stick.
Ho continuato ad utilizzare questo coltello per le mie uscite, dalla primavera..
fino all’inverno.
Qui provai per la prima volta il ricasso per il bowdrill che ho fatto fare sul manico, provai con quello e con un supporto in metallo, ovviamente si riesce ad utilizzare ma è abbastanza scomodo tenere fermo un coltello di più di 30cm mentre si fa..
L’ho utilizzato sul cibo, frutta e verdura, la geometria è comoda per sminuzzare e tagliare, ma lo spessore di 5mm non è certo il massimo per certi lavori. Qui sotto una zucca
L’ho utilizzato anche sulla carne.
Qui sotto ho pulito un pollo.
Se l’è cavata decisamente meglio che con frutta e verdura; l’ho utilizzato anche su altra carne, e la taglia molto bene, si può afferrare in punta per tagliare la pelle, e si utilizza anche come una mannaia da macello per tagliare arti o altro.
Ho provato un pò di intagli e preparato delle trappole (ovviamente solo a scopo ludico/dimostrativo in quanto in Italia sono vietate)
Una split stick
Wishbone
Figure 4
paiute
Continuo a portarlo fuori
Ecco il giorno in cui ho fatto una cazzata.
Un giorno ricordo che me ne stavo in garage, mi venne voglia di utilizzarlo per un bowdrill così da provare l’incavo apposito e una tavola di thuja vergine, sembrava andare tutto bene.
Poi però mi accorsi che avevo inserito il coltello utilizzando un foro passante anzichè l’incavo per il bowdrill!
Per smorzare la rabbia riprovai immediatamente utilizzando l’incavo corretto, che si è solo un pò annerito.
L’impugnatura, con mani sudate o bagnata, diventava scivolosa
questa cosa, unita al piccolo danno fatto col bow drill, mi hanno spinto ad apportare le modifiche di cui parlavo all’inizio.
Prima di spedirlo a Dario ho provveduto a convessare il microbisello
Dario ha ovviamente controllato il lavoro svolto da me sul bisello, sistemato il danno all’incavo e, soprattutto, fatto un fantastico restyling alle guancette, una lavorazione davvero funzionale e grippante, eccola:
Appena si impugna il coltello si capisce subito quanto il manico ora sia molto più grippante rispetto a prima, se non si è abituati a lavorare manualmente è facile che l’impugnatura risulti un pò troppo aggressiva, a me non da fastidio ma vedrò a breve in qualche uscita invernale se con le mani fredde sarà peggio o no.
Ora il ReWilder, con queste ultime modifiche, è decisamente finito.
Il processo della lavorazione di un mestolo di betulla (incavo scavato con uno spoon knife e mestolo rifinito con carta vetrata), potrà sembrare un lavoro banale, ma se si deve utilizzare un unico strumento non c'è scelta migliore che un coltello come il rewilder per farlo, si parte con del batoning, poi chopping per sgrossare, via via il chopping deve essere sempre più preciso fino a lasciare posto al taglio puro, infine bisogna rifinire il mestolo in tutte le sue parti.
Mia figlia di 4 anni è una piccola selvaggia che vede mostri ovunque, questa estate ho deciso che non poteva affrontarli disarmata.
Nel preparare la freccia mi è tornata utile la presa in punta.
Nel corso dei mesi, quando avevo vicino il rewilder (e capitava molto spesso) non perdevo occasione di provarlo, qui sotto una latta di olio.
Ha continuato a stare al mio fianco nelle uscite.
Dopo il danno fatto all’impugnatura sto molto più attento quando lo uso per il bowdrill
Ho fatto diversi test comparativi utilizzando il rewilder e il lionsteel M7
L’M7 lo ritengo un ottimo multiruolo, solido e capace di svolgere I lavori più duri, se volete approfondire su questo coltello leggete QUESTA recensione.
Che dire, sarà che il ReWilder lo ho sviluppato davvero secondo le mie esigenze e abitudini, ma lo trovo più performante del Lionsteel, più maneggevole nei lavori di intaglio grazie alla punta più sfruttabile e alla comodità di diverse prese; e nei lavori più pesanti come chopping, sfrondare e sbozzare è molto probabilmente migliore senza mezze misure. Sui materiali non mi esprimo, migliori sul lionsteel ma le mie sono scelte volute e consapevoli.
Anche confrontando il rewilder con altri coltelli per test comparativi non posso che ritenermi soddisfatto dei risultati. Qui sotto durante dei test di chopping.
Il rewilder è perfetto? Assolutamente no.
Ma, per me, ci si avvicina parecchio.
La ricerca del coltello ideale prosegue, si può sempre migliorare e un domani, chissà, il ReWilder verrà rimpiazzato da un altro coltello che ritengo migliore.
Ma sono molto felice del risultato, del modo in cui svolge I compiti, della scelta di Dario Trifelli come maker, della funzionalità del fodero.
Sono davvero soddisfatto dei risultati dei diversi test comparativi fatti con altri coltelli, test che dimostrano che indubbiamente il rewilder funziona, e sicuramente non è esente da difetti, ma per la mia mano, la mia esperienza e le mie abitudini, probabilmente questi difetti sono molto limitati, è un custom creato per me, come un abito fatto su misura, e non c’è dubbio che se per me funziona da dio, per altri potrebbe essere meno perfetto.
Appena sarà di nuovo possibile muoversi liberamente per boschi, credo uscirò un paio di giorni per un uscita invernale minimale così da affidarmi a lui interamente, e solo dopo questa prova potrò dare un voto finale a questo coltello.
A proposito, che ve ne pare?