Premessa: nel 2009 mi sono comprato una bici "da viaggio". Cioè una buona bici, solida, con telaio in buona lega d'alluminio termoformato, ottimo cambio (SRAM 3x9), freni a disco, ruote solide e ampie, solidissimo portapacchi, buone luci con dinamo al mozzo e manopole comodissime. Al prezzo di 550 euro. In Germania, perché in Italia si trovavano solo bici da corsa, specialissime, bellissime, velocissime, da totalmente inadatte ai miei scopi. Internet e la sua comodità. Ai tempi le city bike erano delle emerite schifezze prodotte in Cina e rimarchiate, per venderle guadagnando bene.
In questi giorni ho cercato qualcosa di simile per mia moglie. Prima dai rivenditori locali (Piacenza), che mi hanno guardato come un naturalista osserva un ornitorinco, cioè con un misto di curiosità e raccapriccio, spiegandomi poi che "sono troppo avanti" per il mercato locale.
Evidentemente il piacentino è ancora fermo a spendere pacchi di migliaia di euro per fighissime bici da corsa in carbonio (cavalcate da modesti signori che, con un minimo di dieta, risparmierebbero migliaia di euro e recupererebbero in men che non si dica i 5-10 kg di peso in meno... oltre che anni di vita migliore in vecchiaia). Vabbé. L'unico rivenditore che ne avrebbe avute, non ne tiene da donna.
Su internet, non se ne trovano, se non cose davvero particolari (gravel in carbonio, comunque da adattare, aggiungendo un tot di accessori, per un costo finale da paura). Anche all'estero, la situazione non cambia. Le cause sono 2.
La prima si chiama "disruption of supply chain" (interruzione della catena di fornitura) ed è un problema molto serio, causato dal covid19. In pratica, causa chiusure a macchia di leopardo causate dalla pandemia, nessuno riesce più a produrre oggetti complessi. Il risultato è la più classica delle stagflazioni, cioè incremento dei prezzi (inflazione) ma stagnazione delle vendite. Se non recessione bella e buona.
La seconda, sempre dovuta al covid19, è l'aumento indiscriminato dei costi delle materie prime, che fa da pendant al crollo dell'anno scorso. Quindi, i produttori si trovano a dover aumentare i listini perché le materie prime (tutte, a partire dal petrolio e dai metalli) hanno visto i prezzi schizzare alle stelle.
Perché se ne vendono di meno. E quindi i costi per la parte fissa dei costi va spalmata su un numero di pezzi inferiore. E di chi è la colpa? Dei brutti e cattivi "uomini del marketing"? No, cari miei. E' colpa di noi consumatori.
Per, poi, tornare all'esempio del modesto signore di cui sopra. Se, invece di spendere una follia, per togliere 3 kg di peso alla bici, facesse un po' di dieta, ne perderebbe sicuramente di più e guadagnerebbe in salute. Ma fallo capire, alla gente.