Foxtrotcharlie
Guest
Ciao ragazzi! Lo so, sto aprendo troppe discussioni-riflessioni ultimamente...
Che vi devo di'? Sto riflettedo parecchio in questo periodo
Sto finendo di leggere "Survive!" il libro di Les Stroud (in inglese) e devo dire che nonostante sia a metà libro, sono rimasto affascinato dal suo modo di interpretare "la sopravvivenza".
L' interpretazione che Les Stroud da nel libro, è più o meno questa:
".......Non importa quanto preparato sei. Non devi mai dimenticare che una situazione di sopravvivenza è un'emergenza. Non ci si diverte in una emergenza. Potresti divertirti in un "corso di sopravvivenza" in cui sei ben nutrito, guidato da un istruttore e circondato da un gruppo di studenti belli e sorridenti..... (WOW!)
...Molti istruttori rendono più "romantica" la sopravvivenza insegnando tecniche che possono aiutarti, ma la linea di confine è che in una reale situazione di sopravvivenza sei terrorizzato, forse solo, affamato, stanco e infreddolito. Vuoi solo uscire da quell' incubo...."
Quindi va ad analizzare l'aspetto psicologico della sopravvivenza in un intero capitolo (lo stesso faceva Cody Lundin nel suo libro e pochi altri). Anche io credo che la preparazione mentale sia più importante di altre forme di preparazione. Se non si ha la giusta mentalità, non si possono nemmeno mettere in pratica le proprie conoscenze.
Più vado avanti nella lettura e più sono entusiata.
Vorrei discutere qui sul forum la questione "sopravvivenza", avere uno scambio di opinioni e condividere il mio punto di vista.
Un capitolo intero è dedicato alla segnalazione di soccorso, che l'autore reputa la priorità e la prima cosa da fare prima di mettersi a giocare a Rambo. Infatti afferma:
"... Una volta che si è constatato che non c'è nessun pericolo imminente e che non c'è l'urgenza di un riparo, la priorità è la segnalazione di soccorso....".
E devo dire che come ragionamento non fa una piega!!!!!! Troppa gente va in montagna o per boschi con il coltello e magari senza il fischietto o lo specchietto segnalatore. Con la tanta "immondizia" trasmessa dai media, si è un po' perso questo concetto. Ecco perchè mi piace questo libro!! Perchè la priorità dell'autore è portare la pelle a casa, non improvvisarsi Rambo o uomo dei boschi.
L'aspetto per lui più importante nella preparazione ad un'attività outdoor, è il sapersi orientare con una cartina topografica e una bussola. E aggiunge: "... Nessuno gioca a hockey senza saper pattinare!..." E anche qui condivido.
Secondo lui i migliori insegnanti di sopravvivenza sono le popolazioni indigene dei luoghi; oppure quando si è recato in qualche store specializzato, ha trovato molto utili i consigli dei clienti. Cioè quello che vuole/voglio dire è che quando il consiglio viene da gente del luogo che fa già attività outdoor e che quindi ha esperienza, non c'è istruttore che tenga. Condivido.
Ho elencato i punti che mi interessavano maggiormente, che condivido e che possono aiutarvi a capire il mio pensiero.
Reputo errato pensare che la sopravvivenza (o meglio, emergenza) sia un' americanata o roba da invasati. Reputo questa, un'affermazione presa sotto gamba e troppo superficiale. Ad esempio in montagna e nei boschi, si possono presentare molte emergenze, basta anche essersi inavvertitamente allontanati troppo dal proprio gruppo per fare i propri bisogni, e non ritrovare più la strada del ritorno e ritrovarsi con il cellulare che non ha campo. E chi reputa inutile parlare di sopravvivenza/emergenza pecca di grossa presunzione. Quindi credo sia importante saperserla cavare anche da soli e prepararsi (SOPRATTUTTO MENTALMENTE) al meglio per una possibile emergenza. La preparazione è tutto in questi casi.
Cosa ne pensate?
Che vi devo di'? Sto riflettedo parecchio in questo periodo
Sto finendo di leggere "Survive!" il libro di Les Stroud (in inglese) e devo dire che nonostante sia a metà libro, sono rimasto affascinato dal suo modo di interpretare "la sopravvivenza".
L' interpretazione che Les Stroud da nel libro, è più o meno questa:
".......Non importa quanto preparato sei. Non devi mai dimenticare che una situazione di sopravvivenza è un'emergenza. Non ci si diverte in una emergenza. Potresti divertirti in un "corso di sopravvivenza" in cui sei ben nutrito, guidato da un istruttore e circondato da un gruppo di studenti belli e sorridenti..... (WOW!)
...Molti istruttori rendono più "romantica" la sopravvivenza insegnando tecniche che possono aiutarti, ma la linea di confine è che in una reale situazione di sopravvivenza sei terrorizzato, forse solo, affamato, stanco e infreddolito. Vuoi solo uscire da quell' incubo...."
Quindi va ad analizzare l'aspetto psicologico della sopravvivenza in un intero capitolo (lo stesso faceva Cody Lundin nel suo libro e pochi altri). Anche io credo che la preparazione mentale sia più importante di altre forme di preparazione. Se non si ha la giusta mentalità, non si possono nemmeno mettere in pratica le proprie conoscenze.
Più vado avanti nella lettura e più sono entusiata.
Vorrei discutere qui sul forum la questione "sopravvivenza", avere uno scambio di opinioni e condividere il mio punto di vista.
Un capitolo intero è dedicato alla segnalazione di soccorso, che l'autore reputa la priorità e la prima cosa da fare prima di mettersi a giocare a Rambo. Infatti afferma:
"... Una volta che si è constatato che non c'è nessun pericolo imminente e che non c'è l'urgenza di un riparo, la priorità è la segnalazione di soccorso....".
E devo dire che come ragionamento non fa una piega!!!!!! Troppa gente va in montagna o per boschi con il coltello e magari senza il fischietto o lo specchietto segnalatore. Con la tanta "immondizia" trasmessa dai media, si è un po' perso questo concetto. Ecco perchè mi piace questo libro!! Perchè la priorità dell'autore è portare la pelle a casa, non improvvisarsi Rambo o uomo dei boschi.
L'aspetto per lui più importante nella preparazione ad un'attività outdoor, è il sapersi orientare con una cartina topografica e una bussola. E aggiunge: "... Nessuno gioca a hockey senza saper pattinare!..." E anche qui condivido.
Secondo lui i migliori insegnanti di sopravvivenza sono le popolazioni indigene dei luoghi; oppure quando si è recato in qualche store specializzato, ha trovato molto utili i consigli dei clienti. Cioè quello che vuole/voglio dire è che quando il consiglio viene da gente del luogo che fa già attività outdoor e che quindi ha esperienza, non c'è istruttore che tenga. Condivido.
Ho elencato i punti che mi interessavano maggiormente, che condivido e che possono aiutarvi a capire il mio pensiero.
Reputo errato pensare che la sopravvivenza (o meglio, emergenza) sia un' americanata o roba da invasati. Reputo questa, un'affermazione presa sotto gamba e troppo superficiale. Ad esempio in montagna e nei boschi, si possono presentare molte emergenze, basta anche essersi inavvertitamente allontanati troppo dal proprio gruppo per fare i propri bisogni, e non ritrovare più la strada del ritorno e ritrovarsi con il cellulare che non ha campo. E chi reputa inutile parlare di sopravvivenza/emergenza pecca di grossa presunzione. Quindi credo sia importante saperserla cavare anche da soli e prepararsi (SOPRATTUTTO MENTALMENTE) al meglio per una possibile emergenza. La preparazione è tutto in questi casi.
Cosa ne pensate?