Dati
Data: 10/4/2022
Regione e provincia: Lazio, Viterbo
Località di partenza: Bomarzo, Parco dei Mostri
Località di arrivo: Bomarzo, Parco dei Mostri
Tempo di percorrenza: 6h 27min
Chilometri: 17,60
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: identificare alcuni guadi nei fossi della selva di Malano
Periodo consigliato: meglio non in estate
Segnaletica: no
Dislivello in salita: 835m
Dislivello in discesa: 835m
Quota massima: 267m
Accesso stradale: girando attorno al parco dei mostri, verifica su traccia il punto più vicino di accesso
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8572
Descrizione
Dopo le uscite di Vitorchiano/Corviano e di Bassano/Chia/Mugnano, mi restava un giro per chiudere la mia personalissima "triade della Tuscia": la Riserva di Monte Casoli, con prolungamento ai due Sassi del Predicatore che nelle precedenti uscite non avevo potuto raggiungere, causa battute di caccia al cinghiale. Cercando in rete per trovare informazioni e spunti, tuttavia, mi sono imbattuto in una traccia interessante su Wikilock, che proponeva un attraversamento della parte destra della Selva di Malano (quella tra Bomarzo e l'abbazia di San Nicolao, per intenderci), ricca di spunti ma apparentemente fuori traccia...una specie di caccia al tesoro, insomma. Il momento era perfetto (giornata soleggiata, non fango dei giorni prima, non troppi rovi per la primavera imminente). E per l'occasione, anche un compagno di eccezione, @Montinvisibili.
Alle 8.00 siamo al punto di partenza e, dopo una suggestiva vista panoramica della Riserva del Monte Casoli dove arriveremo per pranzo, subito ci addentriamo nella boscaglia. La mattinata è piuttosto fredda, la boscaglia attorno a noi è fitta e abitata dai classici massi eruttivi della Tuscia, ma davanti a noi si offre una evidente traccia non riportata su mappe, che coincide con quella scaricata da internet: forse sarà tutto molto più semplice del previsto (e in effetti così sarà).
Riserva Monte Casoli
Boscaglia e massi eruttivi
Poche centinaia di metri ed incontriamo i primi tesori di giornata: le "pietre scolpite", una sorta di edicola doppia primordiale finemente cesellata; le "pietre parlanti", una specie di grotta antropomorfa; e un primo "sasso del predicatore".
Le pietre scolpite
Le pietre parlanti
Primo sasso del predicatore
Qui ci accorgiamo di non essere molto lontani dall'abbazia di san Nicolao, una chiesa antica posta sulla parta bassa della via che verticalmente taglia in due la Selva di Malano, a cui nè io nè Marco nelle nostre rispettive esplorazioni eravamo riusciti ad arrivare causa un cancello chiuso....ma qui potremmo tentare un "assalto" da destra, attraverso la boscaglia, deviando dalla traccia scaricata dalla rete e navigando a vista verso l'indicazione gps. Il rischio di fare molta strada e poi trovarsi bloccati e dover tornare indietro scornati e in ritardo c'è...ma la voglia ci piglia entrambi e ci proviamo. Alcune difficoltà non mancano: il guado del Fosso Serraglio, la risalita a tratti ripida attraverso un noccioleto e poi l'uscita dalla proprietà (e si perchè sempre un cancello c'è!) passando sotto la rete come probabilmente fanno i cinghiali....ma alla fine ce la facciamo e il trofeo è valsa la fatica e in regalo troviamo anche la tomba romana.
Discesa al fosso del Serraglio
Abbazia San Nicolao
Tomba romana
Finalmente usciti dall'oscurità spinosa della valle del Serraglio, si aprono a noi nuovi squarci: la rupe soprastante l'abbazia, inespugnabile; alberi fioriti di pero (?); una dolce lontananza.
Rupe sopra l'abbazia
Fiori di pero?
Lontananza
La parte "eroica" del percorso, che poi così eroica non era, è finita ed ora risaliamo verso nord la strada che divide in due la Selva di Malano, ritrovando nell'ordine la Tomba di Coelius, con iscrizioni che l'altra volta non avevo notato, il secondo Sasso Predicatore che si trova un po' più a nord sulla destra e una curiosa costruzione cubica limitrofa.
Tomba di Coelius
Secondo sasso del predicatore
Ara cubica
Qui iniziamo una seconda esplorazione della Selva di Malano, poco questa volta nella sua parte sinistra che approccia Corviano e che, come già prima la parte destra, sembra ancora connotata dai colori invernali, con pochi segni della nuova primavera. Ma anche qui, scendendo lungo la traccia, troviamo una nuova piccola quantità di tesori: una seconda bellissima edicola arcaica (che a entrambi sembra il pezzo più bello di giornata); un po' oltre e con un po' di fuori pista la "Tomba del re e della regina" (ormai ai piedi di Corviano).
Primi segni di primavera
Edicola arcaica
Tomba del re e della regina
Questa parte della Selva è molto più alta della prima, ampiamente adibita a noccioleti e quindi decisamente più antropizzata: troviamo alcuni piccoli casotti di campagna, un trattore al lavoro ed alcuni operai della raccolta. Rientrando verso est, troviamo il terzo Sasso del Predicatore, da cui si gode un'ampia vista su tutta la valle, quindi scendiamo ancora un po' nel folto per identificare alcune mura ciclopiche riportate sulla mappa.
Casotto
Sasso del predicatore
Mura ciclopiche
La giornata è stata ormai fatta più fuori pista che dentro, così non costa fatica decidere di rientrare sul nostro tracciato tagliando nel fitto fino a rintracciare "la via antica".
Bosco fuori pista
Tomba sulla via antica
Ormai sono le 12.00 passate, il languore comincia a farsi largo nonostante gli snack, e la strada aperta e luminosa che conduce a Monte Casoli gratifica non poco e lascia un gusto di libertà.
Arriviamo così a Monte Casoli, quello che è stato l'inizio della mia programmazione e che invece è la fine del nostro cammino. Marco mi racconta di quando l'ha vista diversi anni fa, in condizioni molto migliori di oggi: in effetti i rovi la fanno da padrone e solo alcune grotte sono accessibili. Alcune piccole e primordiali, altre gigantesche e probabilmente più recenti, quasi tutte con segni visibili di utilizzo millenario. Ne resto affascinato, come mi succede ogni volta che ho la sensazione fisica di camminare nelle orme di chi è venuto prima di me e di attraversare luoghi dove generazioni e generazioni di uomini hanno vissuto ed abitato gli stessi luoghi.
Chiesa Monte Casoli
Abitato rupestre
Un ultimo passaggio archeologico, attraversiamo una piccola suggestiva via cava, che si biforca in due e riporta una nicchia abitata da un'iconcina più recente, quindi finalmente ci fermiamo per il meritato pasto.
Via Cava
Il caldo si è fatto pressante, ma ormai la giornata è finita, alla macchina mancano un paio di chilometri di rilassante carrareccia, con viste di campi accarezzati dal vento, la prospettiva del borgo di Bomarzo, la lontana presenza del Terminillo innevato sullo sfondo. La giornata è stata più lunga di quanto l'orologio dica, anche se non faticosa, trascorsa tra un pizzico di esplorazione e mille chiacchiere piacevoli. E' tempo di ritirare il premio del g(i)usto, che grazie ad un errore del locandiere si rinforza di un "doppio" tagliere con birra media e caffè. La felicità è spesso una cosa molto semplice!
Prato
Bomarzo
Il premio del g(i)usto
Due Camminatori
Alla prossima!
Data: 10/4/2022
Regione e provincia: Lazio, Viterbo
Località di partenza: Bomarzo, Parco dei Mostri
Località di arrivo: Bomarzo, Parco dei Mostri
Tempo di percorrenza: 6h 27min
Chilometri: 17,60
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: identificare alcuni guadi nei fossi della selva di Malano
Periodo consigliato: meglio non in estate
Segnaletica: no
Dislivello in salita: 835m
Dislivello in discesa: 835m
Quota massima: 267m
Accesso stradale: girando attorno al parco dei mostri, verifica su traccia il punto più vicino di accesso
Traccia GPS: https://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=8572
Descrizione
Dopo le uscite di Vitorchiano/Corviano e di Bassano/Chia/Mugnano, mi restava un giro per chiudere la mia personalissima "triade della Tuscia": la Riserva di Monte Casoli, con prolungamento ai due Sassi del Predicatore che nelle precedenti uscite non avevo potuto raggiungere, causa battute di caccia al cinghiale. Cercando in rete per trovare informazioni e spunti, tuttavia, mi sono imbattuto in una traccia interessante su Wikilock, che proponeva un attraversamento della parte destra della Selva di Malano (quella tra Bomarzo e l'abbazia di San Nicolao, per intenderci), ricca di spunti ma apparentemente fuori traccia...una specie di caccia al tesoro, insomma. Il momento era perfetto (giornata soleggiata, non fango dei giorni prima, non troppi rovi per la primavera imminente). E per l'occasione, anche un compagno di eccezione, @Montinvisibili.
Alle 8.00 siamo al punto di partenza e, dopo una suggestiva vista panoramica della Riserva del Monte Casoli dove arriveremo per pranzo, subito ci addentriamo nella boscaglia. La mattinata è piuttosto fredda, la boscaglia attorno a noi è fitta e abitata dai classici massi eruttivi della Tuscia, ma davanti a noi si offre una evidente traccia non riportata su mappe, che coincide con quella scaricata da internet: forse sarà tutto molto più semplice del previsto (e in effetti così sarà).
Riserva Monte Casoli
Boscaglia e massi eruttivi
Poche centinaia di metri ed incontriamo i primi tesori di giornata: le "pietre scolpite", una sorta di edicola doppia primordiale finemente cesellata; le "pietre parlanti", una specie di grotta antropomorfa; e un primo "sasso del predicatore".
Le pietre scolpite
Le pietre parlanti
Primo sasso del predicatore
Qui ci accorgiamo di non essere molto lontani dall'abbazia di san Nicolao, una chiesa antica posta sulla parta bassa della via che verticalmente taglia in due la Selva di Malano, a cui nè io nè Marco nelle nostre rispettive esplorazioni eravamo riusciti ad arrivare causa un cancello chiuso....ma qui potremmo tentare un "assalto" da destra, attraverso la boscaglia, deviando dalla traccia scaricata dalla rete e navigando a vista verso l'indicazione gps. Il rischio di fare molta strada e poi trovarsi bloccati e dover tornare indietro scornati e in ritardo c'è...ma la voglia ci piglia entrambi e ci proviamo. Alcune difficoltà non mancano: il guado del Fosso Serraglio, la risalita a tratti ripida attraverso un noccioleto e poi l'uscita dalla proprietà (e si perchè sempre un cancello c'è!) passando sotto la rete come probabilmente fanno i cinghiali....ma alla fine ce la facciamo e il trofeo è valsa la fatica e in regalo troviamo anche la tomba romana.
Discesa al fosso del Serraglio
Abbazia San Nicolao
Tomba romana
Finalmente usciti dall'oscurità spinosa della valle del Serraglio, si aprono a noi nuovi squarci: la rupe soprastante l'abbazia, inespugnabile; alberi fioriti di pero (?); una dolce lontananza.
Rupe sopra l'abbazia
Fiori di pero?
Lontananza
La parte "eroica" del percorso, che poi così eroica non era, è finita ed ora risaliamo verso nord la strada che divide in due la Selva di Malano, ritrovando nell'ordine la Tomba di Coelius, con iscrizioni che l'altra volta non avevo notato, il secondo Sasso Predicatore che si trova un po' più a nord sulla destra e una curiosa costruzione cubica limitrofa.
Tomba di Coelius
Secondo sasso del predicatore
Ara cubica
Qui iniziamo una seconda esplorazione della Selva di Malano, poco questa volta nella sua parte sinistra che approccia Corviano e che, come già prima la parte destra, sembra ancora connotata dai colori invernali, con pochi segni della nuova primavera. Ma anche qui, scendendo lungo la traccia, troviamo una nuova piccola quantità di tesori: una seconda bellissima edicola arcaica (che a entrambi sembra il pezzo più bello di giornata); un po' oltre e con un po' di fuori pista la "Tomba del re e della regina" (ormai ai piedi di Corviano).
Primi segni di primavera
Edicola arcaica
Tomba del re e della regina
Questa parte della Selva è molto più alta della prima, ampiamente adibita a noccioleti e quindi decisamente più antropizzata: troviamo alcuni piccoli casotti di campagna, un trattore al lavoro ed alcuni operai della raccolta. Rientrando verso est, troviamo il terzo Sasso del Predicatore, da cui si gode un'ampia vista su tutta la valle, quindi scendiamo ancora un po' nel folto per identificare alcune mura ciclopiche riportate sulla mappa.
Casotto
Sasso del predicatore
Mura ciclopiche
La giornata è stata ormai fatta più fuori pista che dentro, così non costa fatica decidere di rientrare sul nostro tracciato tagliando nel fitto fino a rintracciare "la via antica".
Bosco fuori pista
Tomba sulla via antica
Ormai sono le 12.00 passate, il languore comincia a farsi largo nonostante gli snack, e la strada aperta e luminosa che conduce a Monte Casoli gratifica non poco e lascia un gusto di libertà.
Arriviamo così a Monte Casoli, quello che è stato l'inizio della mia programmazione e che invece è la fine del nostro cammino. Marco mi racconta di quando l'ha vista diversi anni fa, in condizioni molto migliori di oggi: in effetti i rovi la fanno da padrone e solo alcune grotte sono accessibili. Alcune piccole e primordiali, altre gigantesche e probabilmente più recenti, quasi tutte con segni visibili di utilizzo millenario. Ne resto affascinato, come mi succede ogni volta che ho la sensazione fisica di camminare nelle orme di chi è venuto prima di me e di attraversare luoghi dove generazioni e generazioni di uomini hanno vissuto ed abitato gli stessi luoghi.
Chiesa Monte Casoli
Abitato rupestre
Un ultimo passaggio archeologico, attraversiamo una piccola suggestiva via cava, che si biforca in due e riporta una nicchia abitata da un'iconcina più recente, quindi finalmente ci fermiamo per il meritato pasto.
Via Cava
Il caldo si è fatto pressante, ma ormai la giornata è finita, alla macchina mancano un paio di chilometri di rilassante carrareccia, con viste di campi accarezzati dal vento, la prospettiva del borgo di Bomarzo, la lontana presenza del Terminillo innevato sullo sfondo. La giornata è stata più lunga di quanto l'orologio dica, anche se non faticosa, trascorsa tra un pizzico di esplorazione e mille chiacchiere piacevoli. E' tempo di ritirare il premio del g(i)usto, che grazie ad un errore del locandiere si rinforza di un "doppio" tagliere con birra media e caffè. La felicità è spesso una cosa molto semplice!
Prato
Bomarzo
Il premio del g(i)usto
Due Camminatori
Alla prossima!