Ieri sera sono stato in questo quartiere, insieme a mia moglie, sua cugina ed il compagno di quest'ultima (architetto).
Dopo aver mangiato bene ed abbondantemente in un locale con "cucina romana ed araba" ci siamo incamminati tra le strade ed i cortili di questo quartiere, accompagnati dai commenti colti ed appropriati dell'architetto. Sì, ho detto "cortili" perché la passeggiata si è svolta soprattutto in queste parti del quartiere perché l'idea di città-giardino, all'origine della fondazione di questa parte di Roma, era proprio quella di un ambiente aperto, semirurale, con molto verde che doveva aiutare i nuovi abitanti a sopportare meglio il distacco dalle loro terre d'origine. L'idea originaria è rimasta, i cancelli di accesso ai lotti sono tutt'ora aperti, permettendo di entrare nei cortili, attrezzati con spazi verdi (tenuti orgogliosamente dagli abitanti in condizioni decorose), costellati da giocattoli lasciati incustoditi dai legittimi proprietari, i bambini, sicuri di ritrovarceli all'indomani. Inoltre ci ha fatto notare che le vie che si intersecano tra i palazzi sono molto tranquille, anche in una serata limpida e tersa come ieri sera che avrebbe potuto favorire una certa vitalità e confusione. Mi immagino d'estate come questi cortili siano brulicanti di bambini, pieni del vociare infantile e non, tutti genitori di questi bambini "di tutti", sempre sotto controllo e mai per strada.
Un altro particolare che mi ha colpito è che i cancelli di accesso sono quasi tutti in ferro battuto (tecnologia usata negli anni '30) mentre le ringhiere dei cortili siano con lavorazione a saldatura, posteriore agli anni del dopoguerra. Questo è dovuto al fatto che le inferriate siano state requisite all'inizio della II guerra mondiale per la costruzione di armi e navi da guerra.
La serata è terminata su una piazza dove le testate dei palazzi che si trovano disposte a raggiera rispettino il tema circolare della piazza, anche se ognuna mantiene caratteristiche architettoniche proprie.
C'è un giornalaio in questa piazza che, a quell'ora, era chiuso ma aveva esposte delle locandine pubblicitarie tra cui quella di una nota rivista di enigmistica: é stato un attimo prendere una penna e scrivere la prima definizione orizzontale, non ci siamo più fermati, abbiamo coinvolto vari spettatori di passaggio, colpiti da questo gruppo di cinquantenni/sessantenni che tentavano di risolvere un cruciverba in mezzo alla strada, in una fredda notte di febbraio...
P. S.: in 54 anni non ero mai stato al quartiere Garbatella, grazie Marco/Montinvisibili...
Dopo aver mangiato bene ed abbondantemente in un locale con "cucina romana ed araba" ci siamo incamminati tra le strade ed i cortili di questo quartiere, accompagnati dai commenti colti ed appropriati dell'architetto. Sì, ho detto "cortili" perché la passeggiata si è svolta soprattutto in queste parti del quartiere perché l'idea di città-giardino, all'origine della fondazione di questa parte di Roma, era proprio quella di un ambiente aperto, semirurale, con molto verde che doveva aiutare i nuovi abitanti a sopportare meglio il distacco dalle loro terre d'origine. L'idea originaria è rimasta, i cancelli di accesso ai lotti sono tutt'ora aperti, permettendo di entrare nei cortili, attrezzati con spazi verdi (tenuti orgogliosamente dagli abitanti in condizioni decorose), costellati da giocattoli lasciati incustoditi dai legittimi proprietari, i bambini, sicuri di ritrovarceli all'indomani. Inoltre ci ha fatto notare che le vie che si intersecano tra i palazzi sono molto tranquille, anche in una serata limpida e tersa come ieri sera che avrebbe potuto favorire una certa vitalità e confusione. Mi immagino d'estate come questi cortili siano brulicanti di bambini, pieni del vociare infantile e non, tutti genitori di questi bambini "di tutti", sempre sotto controllo e mai per strada.
Un altro particolare che mi ha colpito è che i cancelli di accesso sono quasi tutti in ferro battuto (tecnologia usata negli anni '30) mentre le ringhiere dei cortili siano con lavorazione a saldatura, posteriore agli anni del dopoguerra. Questo è dovuto al fatto che le inferriate siano state requisite all'inizio della II guerra mondiale per la costruzione di armi e navi da guerra.
La serata è terminata su una piazza dove le testate dei palazzi che si trovano disposte a raggiera rispettino il tema circolare della piazza, anche se ognuna mantiene caratteristiche architettoniche proprie.
C'è un giornalaio in questa piazza che, a quell'ora, era chiuso ma aveva esposte delle locandine pubblicitarie tra cui quella di una nota rivista di enigmistica: é stato un attimo prendere una penna e scrivere la prima definizione orizzontale, non ci siamo più fermati, abbiamo coinvolto vari spettatori di passaggio, colpiti da questo gruppo di cinquantenni/sessantenni che tentavano di risolvere un cruciverba in mezzo alla strada, in una fredda notte di febbraio...
P. S.: in 54 anni non ero mai stato al quartiere Garbatella, grazie Marco/Montinvisibili...