Roselli Nikkarinpuukko (75€)
Heimo Roselli
fondò la propria azienda nel 1976, dopo due anni di forgiatura da autodidatta, ad Harmoinen, paese 90 km a est di Tampere, nella Finlandia centrale.
Dato il periodo in cui cominciò la sua attività può fregiarsi, e non perde occasione per farlo, di essere uno dei fabbri che ha contribuito alla rinascita della forgiatura in terra di Finlandia.
In quegli anni si stava vivendo un’impennata verso la produzione industriale, con la conseguente sostituzione degli oggetti forgiati con degli equivalenti prodotti in serie a prezzo inferiore. I coltelli non fecero eccezione e i fabbri che continuarono a forgiare lame si contavano sulle dita delle mani: Kustaa Lammi, Altti Kankaanpää, Yrjö Puronvarsi, Veikko Hakkarainen, Roselli e pochi altri.
Nel corso degli anni '80 e '90 Roselli passò dalla forgiatura con martello a quella attuale con pressa idraulica e dime; i coltelli, da convessi a tutta altezza e a codolo passante, diventarono “scandi” e a codolo nascosto; i foderi dismisero la cucitura sul retro e adottarono quella mista. Ora alla H. Roselli Oy lavorano, oltre al fondatore, una decina di operai specializzati.
lama
lunghezza - 87 mm
larghezza - 21 mm
spessore - 3 mm
acciaio - W75
biselli - piani
tagliente - 17°, appena convesso
durezza - ~ 60 HRC
manico
lunghezza - 112 mm
larghezza - 28 mm max.
spessore - 20 mm max.
peso
coltello - 75 g
con fodero - 111 g
La lama è stata stampata da una barra di W75, una lega pura di Fe e C con 0,75% di C. La lama acquisisce forma tramite vari passaggi di pressa e dima, smerigliatura e rifinitura su levigatrice. Ha sezione piatta non rastremata. Il trattamento termico è fatto a gruppi di 25 lame circa, temprate in olio e quindi rinvenute in forno. I biselli sono portati a 17° con una leggerissima convessatura del filo.
Il manico, in betulla careliana, è sgrossato a macchina, quindi rifinito a levigatrice con grana media. Ha un collare in alpacca da 3 mm, proporzioni medie, si rastrema molto in altezza e, soprattutto, in spessore, verso la lama. Ha un accenno di pomo uncinato e una sezione a goccia rovesciata.
Il fodero, realizzato con cuoio spesso 2 mm, è cucito a macchina. Il cuoio della bocca è piegato e incollato verso l’interno per migliorare la ritenzione; la lama è avvolta da un salvafilo di plastica. Il passante per la cintura ha due semplici asole. La ritenzione è molto efficacie, ma non è comunque necessaria molta forza per sfoderare il coltello.
In uso
Fra i Roselli, il Nikkarinpuukko è quello che si è distaccato meno dai puukko tradizionali, nonché il meno specializzato, diventando ovviamente il modello con spettro d’uso più ampio, combinando dimensioni sufficienti, ma non grandi, a un peso ridotto. Non è comunque il Roselli più venduto e usato.
È bilanciato verso il manico, ma la differenza di peso fra lama a e manico è così poca da sembrare quasi neutro.
Prima di iniziare l’ho stroppato con paste Bark River nera (#3000) e verde (#6000).
Cominciamo con i troll in platano stagionato sei mesi.
Il puukko ha dimostrato un buon mordente sia lavorando in favore sia contro le fibre. Ho percepito un po’ di resisitenza solo mentre lavoravo con la pancia della lama per intagliare la parte conica del secondo cappello. Un calo del mordente a rasoio era percepibile già dopo il primo troll e, alla fine del secondo, il coltello ha cominciato a faticare quando ho dovuto lavorare in senso opposto alle fibre. Il manico ha sempre consentito un ottimo controllo, permettendo di lavorare a una buona velocità e dosando bene la forza necessaria. A fine lavoro, dopo aver anche spianato due nodi, il filo era intonso, mentre il mordente a rasoio era praticamente andato su tutta la sua superficie. L’ho quindi ripristinato con dieci passate per lato di pasta nera prima e verde poi.
Proseguiamo con lo spirito in pioppo stagionato tre mesi.
A causa del filo convesso il puukko non ha mostrato un mordente particolarmente incisivo a piallare in senso opposto alle fibre, ad assottigliare lo spessore per spezzare il ramo e spianare il piede a fine lavoro. A tagliare in favore delle fibre era invece discreto. La punta, combinata con i biselli piuttosto acuti, si è dimostrata sufficientemente agile per creare il profilo dei lati del naso, ma non abbastanza rastremata per lavorare bene attorno al labbro. In questo caso anche la larghezza della lama ha influito.
Il manico si è nuovamente dimostrato assolutamente ottimo per controllo e comodità.
A fine lavoro il filo era intono, ma il mordente a rasoio era completamente andato. L’ho quindi ripristinato con dodici passate per lato su pasta verde.
Concludiamo con la spatola in abete bianco.
Mordente buono, manico comodo, spigoli del dorso non sufficientemente vivi da dare fastidio. Nessun particolare problema nella sgrossatura del dorso e della parte anteriore della spatola.
Durante la sgrossatura della pancia il puukko è rimasto comodo e rapido, ma a metà circa del lavoro il mordente era calato drasticamente e la forza da esercitare tirando il coltello verso di me cresceva in fretta. Prima di continuare ho quindi dato quindici passate su pasta verde.
Completare la curva della pancia e tutti le rifiniture è stato abbastanza facile, anche se, di nuovo, la velocità con cui il filo perde mordente, mi ha richiesto più tempo che con il Puukkopaja, non ostante tutto. Piallate il piatto della spatola per ridurne lo spessore è stato a volte poco pratico a causa della tendenza del filo convesso e scivolare sulla superficie piuttosto che mordere. La giunzione fra manico e spatola è risultata, inoltre, meno pulita.
A fine lavoro il filo era intonso e il mordente a rasoio era andato.
Conclusioni
Probabilmnete il manico più comodo e agile fra i puukko semiindustriali. Con un acciaio da utensili, capace di formare carburi e quindi di una tenuta del filo migliore, sarebbe un puukko di gran lunga più sfruttabile. Il W75 e le geometrie acute lo relegano invece al solo legno verde. Il trattamento termico, che per stessa ammissione della Roselli non permette di determinare con precisione la durezza finale, influenzata dalla posizione della singola lama all’interno del forno al momento del rinvenimento, non è sufficiente per garantire prestazioni a lungo termine su legno secco. Facilissimo da riaffilare, ma decisamente molto rapido a perdere il filo. Se lo stroppare il coltello ogni 20-25 minuti non è un problema, allora tutto bene.
Heimo Roselli
fondò la propria azienda nel 1976, dopo due anni di forgiatura da autodidatta, ad Harmoinen, paese 90 km a est di Tampere, nella Finlandia centrale.
Dato il periodo in cui cominciò la sua attività può fregiarsi, e non perde occasione per farlo, di essere uno dei fabbri che ha contribuito alla rinascita della forgiatura in terra di Finlandia.
In quegli anni si stava vivendo un’impennata verso la produzione industriale, con la conseguente sostituzione degli oggetti forgiati con degli equivalenti prodotti in serie a prezzo inferiore. I coltelli non fecero eccezione e i fabbri che continuarono a forgiare lame si contavano sulle dita delle mani: Kustaa Lammi, Altti Kankaanpää, Yrjö Puronvarsi, Veikko Hakkarainen, Roselli e pochi altri.
Nel corso degli anni '80 e '90 Roselli passò dalla forgiatura con martello a quella attuale con pressa idraulica e dime; i coltelli, da convessi a tutta altezza e a codolo passante, diventarono “scandi” e a codolo nascosto; i foderi dismisero la cucitura sul retro e adottarono quella mista. Ora alla H. Roselli Oy lavorano, oltre al fondatore, una decina di operai specializzati.
lama
lunghezza - 87 mm
larghezza - 21 mm
spessore - 3 mm
acciaio - W75
biselli - piani
tagliente - 17°, appena convesso
durezza - ~ 60 HRC
manico
lunghezza - 112 mm
larghezza - 28 mm max.
spessore - 20 mm max.
peso
coltello - 75 g
con fodero - 111 g
La lama è stata stampata da una barra di W75, una lega pura di Fe e C con 0,75% di C. La lama acquisisce forma tramite vari passaggi di pressa e dima, smerigliatura e rifinitura su levigatrice. Ha sezione piatta non rastremata. Il trattamento termico è fatto a gruppi di 25 lame circa, temprate in olio e quindi rinvenute in forno. I biselli sono portati a 17° con una leggerissima convessatura del filo.
Il manico, in betulla careliana, è sgrossato a macchina, quindi rifinito a levigatrice con grana media. Ha un collare in alpacca da 3 mm, proporzioni medie, si rastrema molto in altezza e, soprattutto, in spessore, verso la lama. Ha un accenno di pomo uncinato e una sezione a goccia rovesciata.
Il fodero, realizzato con cuoio spesso 2 mm, è cucito a macchina. Il cuoio della bocca è piegato e incollato verso l’interno per migliorare la ritenzione; la lama è avvolta da un salvafilo di plastica. Il passante per la cintura ha due semplici asole. La ritenzione è molto efficacie, ma non è comunque necessaria molta forza per sfoderare il coltello.
In uso
Fra i Roselli, il Nikkarinpuukko è quello che si è distaccato meno dai puukko tradizionali, nonché il meno specializzato, diventando ovviamente il modello con spettro d’uso più ampio, combinando dimensioni sufficienti, ma non grandi, a un peso ridotto. Non è comunque il Roselli più venduto e usato.
È bilanciato verso il manico, ma la differenza di peso fra lama a e manico è così poca da sembrare quasi neutro.
Prima di iniziare l’ho stroppato con paste Bark River nera (#3000) e verde (#6000).
Cominciamo con i troll in platano stagionato sei mesi.
Il puukko ha dimostrato un buon mordente sia lavorando in favore sia contro le fibre. Ho percepito un po’ di resisitenza solo mentre lavoravo con la pancia della lama per intagliare la parte conica del secondo cappello. Un calo del mordente a rasoio era percepibile già dopo il primo troll e, alla fine del secondo, il coltello ha cominciato a faticare quando ho dovuto lavorare in senso opposto alle fibre. Il manico ha sempre consentito un ottimo controllo, permettendo di lavorare a una buona velocità e dosando bene la forza necessaria. A fine lavoro, dopo aver anche spianato due nodi, il filo era intonso, mentre il mordente a rasoio era praticamente andato su tutta la sua superficie. L’ho quindi ripristinato con dieci passate per lato di pasta nera prima e verde poi.
Proseguiamo con lo spirito in pioppo stagionato tre mesi.
A causa del filo convesso il puukko non ha mostrato un mordente particolarmente incisivo a piallare in senso opposto alle fibre, ad assottigliare lo spessore per spezzare il ramo e spianare il piede a fine lavoro. A tagliare in favore delle fibre era invece discreto. La punta, combinata con i biselli piuttosto acuti, si è dimostrata sufficientemente agile per creare il profilo dei lati del naso, ma non abbastanza rastremata per lavorare bene attorno al labbro. In questo caso anche la larghezza della lama ha influito.
Il manico si è nuovamente dimostrato assolutamente ottimo per controllo e comodità.
A fine lavoro il filo era intono, ma il mordente a rasoio era completamente andato. L’ho quindi ripristinato con dodici passate per lato su pasta verde.
Concludiamo con la spatola in abete bianco.
Mordente buono, manico comodo, spigoli del dorso non sufficientemente vivi da dare fastidio. Nessun particolare problema nella sgrossatura del dorso e della parte anteriore della spatola.
Durante la sgrossatura della pancia il puukko è rimasto comodo e rapido, ma a metà circa del lavoro il mordente era calato drasticamente e la forza da esercitare tirando il coltello verso di me cresceva in fretta. Prima di continuare ho quindi dato quindici passate su pasta verde.
Completare la curva della pancia e tutti le rifiniture è stato abbastanza facile, anche se, di nuovo, la velocità con cui il filo perde mordente, mi ha richiesto più tempo che con il Puukkopaja, non ostante tutto. Piallate il piatto della spatola per ridurne lo spessore è stato a volte poco pratico a causa della tendenza del filo convesso e scivolare sulla superficie piuttosto che mordere. La giunzione fra manico e spatola è risultata, inoltre, meno pulita.
A fine lavoro il filo era intonso e il mordente a rasoio era andato.
Conclusioni
Probabilmnete il manico più comodo e agile fra i puukko semiindustriali. Con un acciaio da utensili, capace di formare carburi e quindi di una tenuta del filo migliore, sarebbe un puukko di gran lunga più sfruttabile. Il W75 e le geometrie acute lo relegano invece al solo legno verde. Il trattamento termico, che per stessa ammissione della Roselli non permette di determinare con precisione la durezza finale, influenzata dalla posizione della singola lama all’interno del forno al momento del rinvenimento, non è sufficiente per garantire prestazioni a lungo termine su legno secco. Facilissimo da riaffilare, ma decisamente molto rapido a perdere il filo. Se lo stroppare il coltello ogni 20-25 minuti non è un problema, allora tutto bene.
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